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L A

DIVINA COMMEDIA

D I D

AN N T E

ALIGHIERI

TRATTA DA QUELLA,

Che pubblicarono gli Accademici della Crusca
l'Anno MDXCV.

Col Comento del M. R. P. Pompeo Venturi
della Compagnia di Gesù.

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DALLE STAMPE DI PIETRO QU. GIO: GATTI

CON LICENZA DE SUPERIORI.

3

!

DEL

PARADISO

CANTO PRIMO.

ARGOMENTO.

Tratta il noftro Poeta in quefto Canto, com'egli afce fe verfo il primo Cielo; ed effendogli nati alcuni dubbj, effi gli furono da Beatrice dichiarati.

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A gloria di colui, che tutto muove
Per l'univerfo penetra, e rifplende
In una parte più, e, meno altrove.
Nel i Ciel, che più della fua luce prende,
Fui' io, e vidi cofe, che ridire

Nè 2 fa, nè può qual di lafsù difcende:
Perchè appreffando fe 3 al fuo disire,
Noftro intelletto fi profonda tanto,
Che 4 retro la memoria non può ire.
Veramente 5 quant' io del regno fanto
Nella mia mente 6 potei far teforo,
Sarà ora materia del mio canto.
O buono Apollo, all' ultimo lavoro.
Fammi del tuo valor si fatto vafo,
Come 7 dimanda dar l'amato alloro.
Infino a quì l' un giogo di Parnafo

Affai mi fu ma or con 8 amendue
M'è uopo entrar nell' 9 aringo rimafo.
Entra' nel petto mio, io e spira tue,
Sì come quando Marfia traefti

Della vagina delle membra fue.
O divina virtù, 11 sì mi ti presti

Tanto, che 12 l'ombra del beato regno
Segnata nel mio capo io manifefti.
25 Venir vedràmi al 13 tuo diletto legno,
E coronarmi allor di quelle foglie,
Che la matera 14 e tu mi farai degno.
rade volte, Padre, se ne coglie,
A 2

Per

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50

Per trionfare 15 o Cefare o Poeta,
(Colpa e vergogna dell' umane 16 voglie)
Che partorir letizia in fu la lieta

Delfica 17 Deità dovria 18 la fronda
Peneia, quando alcun 19 di fe affeta.
Poca favilla gran fiamma 20 feconda:
Forfe diretro a me con miglior voci
Si 21 pregherà, perchè 22 Cirra rifponda.
Surge 23 a mortal per 14 diverse foci

La 25 lucerna del mondo: 26 ma da quella,
Che 27 quattro cerchi giugne con tre croci,
Con miglior corfo, e con migliore 28 ftella
Efce 29 congiunta, e la 30 mondana cera.
Più a fuo modo tempera e fuggella.
Fatto avea 31 di mane, e di qua fera
Tal foce 32 quafi, e tutto era 33 là bianco
Quello emifperio, e l'altra parte nera;
Quando Beatrice in ful 34 finiftro fianco
Vidi rivolta, e riguardar nel Sole:
Aquila sì non gli s' affiffe 35 unquanco
E sì come 36 fecondo raggio fuole

Ufcir del 37 primo, e rifalire infufo,
Pur 38 come Peregrin, che tornar vuole,
Così dell' atto fuo per gli 39 occhi infufo
Nell' 40 immagine mia 41 il mio fi fece,
E fiffi gli occhi al Sole oltre a noftr' 42 ufo,
55 Molto è licito 43 là, che quì non lece
Alle noftre virtù, mercè del loco

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Fatto 44 per proprio dell' umana spece,
Io nol fofferfi molto, nè sì poco,

Ch'io nol vedeffi sfavillar dintorno
Qual ferro, che bollente efce del fuoco.
E difubito parve giorno a giorno

Effere aggiunto, 55 come quei, che puote,
Aveffe'l Ciel d'un altro Sole adorno.
Beatrice tutta 46 nell' eterne ruote
Fiffa con gli occhi ftava, ed io in lei
Le luci fiffe, di lafsù remote,

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Nel fuo 47 afpetto tal dentro mi fei, Qual fi fè Glauco nel guftar dell' erba, Che'l fè conforto in mar degli altri Dei. 70 Trafumanar 48 fignificar per verba

Non fi porìa; però l'efemplo bafti

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A cui esperienza grazia ferba.
S' 49 io era fol di me quel, che creati
Novellamente, so Amor, che 'l Ciel governi,
Tu'l fai, che col tuo lume mi levafti.
Quando la $ ruota, che tu fempiterni
Defiderato, a sè mi fece attefo

Con 52 l'armonia che temperi, e difcerni
Parvemi $3 tanto allor del Cielo accefo

Dalla fiamma del Sol, che pioggia o fiume
Lago non fece mai tanto diftefo.

La novità del fuono, e'l grande lume-
Di lor cagion m'accefero un difio

Mai non fentito di cotanto 54 acume.
85 Ond' ella, che 55 vedea me sì com' io,
Ad acquetarmi l'animo commoffo,
Pria ch'io a dimandar, la bocca aprìo?
É comincio: Tu fteffo ti fai 56 groflo
Col falfo immaginar, sì che non vedi,
Ciò, che vedrefti, fe aveff 57 fcoffo.
Tu non fe' in terra sì come tu credi:

90€

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Ma folgore, függendo l' 58 proprio fito
Non corfe come tu, ch' ad effo 59 riedi
S'i' fui del primo dubbio difvestito

Per le forrife parolette 60 brevi,
Dentro a un nuovo più fui 6r irretito
E diffi: Già contento 62 requievi

Di grande ammirazion: ma ora ammiro Com'io trascenda quefti 63 corpi lievi. 100 Ond'ella, appreffo d'un pio fofpiro.

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Gli occhi drizzò ver me con quel fembiante
Che madre fa fopra figliuol 64 deliro:
E cominciò: Le cofe tutte quante

Hann' ordine tra loro; e quefto è 65 forma
Che Puniverfo 68 a Dio fa fimigliante.
Quì 67 veggion '68 alte creature l'orma
'Dell'eterno valore, il quale è fine,
Al quale è fatta la 69 toccata norma.
Nell'ordine, ch' io dico, fono 70 accline
Tutte nature per diverfe forti,
Più al principio loro, e men vicine:
Onde fi muovono 71 a diverfi porti

Per lo gran mar dell' effere, e ciafcuna
Con inflinto a lei dato, che la porti.
A 3

2

115 Que

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