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tronco; le palme guardavano indietro. Quanto alle vesti. menta egli era messo in una tonichetta bianco-giallognola, tutta lacera: le gote del cappuccio logorissime e orlate d'una lista color terra d'ombra bruciata: lo stesso colore smaltava il panno del petto e quello di sotto le ascelle. Tutt' insieme era una cosa stomachevole a vedere, e per soprassello putiva fieramente di fortore, tantochè l'olfatto n'era molestato a dieci passi di distanza.

Si trascinava innanzi frattanto lietissimo in viso dispensando, come fu presso alla tavola, graziosi baciamani alla brigata che smascellava e vociava a pieno coro: tu sii il benvenuto, ser Ciacco! ben venga ser Ciacco! costaggiù accanto a Biondello: rifarai così la pace delle lamprede!

Eh anzi, rispose Ciacco, la rifarà egli meco per un buon fiasco arrubinato che gli feci avere. Chente ti parve il vino di messer Filippo ?

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Tali fosser parute a te le lamprede di messer Corso rispose Biondello arrossendo un pochetto, e racconciandosi intanto la zazzerina bionda e la elegante cuffia.

Allora molte voci gridarono: bravo Ciacco! Anche affannato dal sole e dall' erta, mostriti sempre bel morditore e pieno di piacevoli motti. Viva Ciacco!...

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Messeri sposi, adunque solennemente incominciò: messeri sposi, baroni eccelsi e valorose dame; bei cavalieri e belle donzelle, vengo, a porgervi l'ossequio della fedele mia ed umile servitù: e se inaspettato e ... e ... Basta basta: siedi, Ciacco; disse Corso in aria d'insopportabile noia: hai più mestieri per ora di rifocillarti e sedere che di recitare la storiella. Bevi intanto un calice di quel trebbiano, chè ti veggio sì accaldato; ti riordinerà anche la memoria, la quale, a quanto mo. stri, ti è uscita de' gangheri.

E in questa entrava un fante con una gran sedia di noce a braccioli.Il curiale provovvisi, ma indarno:

le due barre erano a distanza troppo breve per quella immensa periferia. Venne altro seggiolone massicio e senza braccioli era troppo basso ed anche debole : il terzo di incredibile vastità fu da tanto. Ciacco vi si scaricò, poscia due gagliardi valletti da' lati e due alla spalliera, sedia e sedente con isforzo non lieve aggiustarono alla mensa.

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Se instituto di queste pagine fosse principalmente il ridere e la burla, certo ampia materia si presenterebbe ora con questo personaggio dall' ora duodecima; e direi della sua arpíesca voracità, de' suoi frizzi ora lepidi ora insulsi, delle berte eroicamente da lui patite, alle quali era uso rispondere quello che simili Formioni anch' oggi rispondono: dite, ma lasciate mangiare. Direi della greggia attosa de' buffoni e massime di Scampolino maestro e duca di quella greggia. Quindi non isgradevole sarebbe a narrare il bel garbo, le gentili e cortesi prof. ferte dei donzelli e di tutta la famiglia de' servi; le ricche robe che in quel giorno vestivano; l'ordine, la simmetria del convito che, giusta le norme di quel tempo, era inappuntabile ma neanche di tutto ciò all' animo mio prende vaghezza.

A due terzi di quello splendido corredo vi fu con. serto musicale: salvo che un grandissimo rumore non v'era cosa di buono. Per lo che Casella accennato il più sperto de' trovatori, lo pregò a ricercare sul liuto le delicate note d'una coboletta provenzale, e nel punto che l'armonia spiegavasi in pieno tuono, l'abilissimo cantore entrò colle soavi 'modulazioni di sua voce. Fu cosa mirabile a udire! un rapimento, un' estasi principalmente pel cuore di Amerigo e di Genoveffa, i quali ascoltavano il loro volgare da sì grata musica nobili. tato. Come di questo accordo fu venuto il termine, alzossi dal seggio messer Dino Frescobaldi, e tratta dall'apertura del farsetto una nitida pergamena, salutò della mano e del viso la nobile sposa, poi con aggraziata voce a lei incominciava :

Questa è la Giovinetta ch' Amor guida,

Ch' entra per gli occhi a ciascun che la vede,
Questa è la donna piena di mercede
In cui ogni virtù bella si fida!
Vienle dinanzi Amor che par che rida
Mostrando il gran valor dov' ella siede;
E quando giunge ov' umiltà la chiede
Par che per lei ogni vizio s'uccida.
E quando a salutare Amor la induce,
Onestamente gli occhi muove alquanto,
Che danno quel disio che ci favella.
Sol dov'è nobiltà gira sua luce,

Il suo contrario fuggendo altrettanto

Questa pietosa e giovinetta NELLA (1).

Un lieto scoppio d' applausi a Nella coronò questo vaghissimo componimento: un riciso encomio si tributò per Dante al gentile poeta e amico suo.

Ma Amore è od è fiaba? Così dimandava messer Corso esilarato alquanto e lasciati da banda i tenebrosi pensamenti. Simone che stava lì con in viso una gioietta dilavata, toccandolo del cubito disse piano all' interrogatore che sedevagli a lato: puf! anche tu certe nenie: patria, patria metti in campo, c'è più in

teresse.

Sostenete, amici; e messer lo cancelliere di Federigo diravvi se sia o non sia, Amore. Così Casella, e cantò:

Però che Amore non si può vedere,

E non si tratta corporalemente,
Molti ne son di sì folle sapere
Che credono ch' Amor sia nïente.

Ma poi che Amore si face sentere
Dentro dal cuor signoreggiar la gente,
Molto maggiore pregio de' avere

Che se'l vedesse visibilemente.

(1) Rime di Dino Frescobaldi (tra le rime antiche edite da Gius. Assenzio di Palermo ), Sonetto V.

Per la virtude della calamita

Come lo ferro attirar non si vede,
Ma si lo tira signorevolmente,
E questa cosa a credere m'invita
Che Amore sia: e dammi grande fede
Che tuttor fia creduto fra la gente (1).

Il giovane Rossellino della Tosa, il quale in mezzo a que' gai ragionamenti contra suo modo era stato silenzioso, e come tutto in un pensiero che pareva gli padroneggiasse la mente; se Amore è ch'è dunque, disse, questo Amore? Ci sareste di tanto gentile che ce lo dichiaraste voi, messer Dante?

E Dante disse allora questo Sonetto :

Amore e il cor gentil sono una cosa,
Siccome il Saggio in suo dittato pone:
E così senza l'un l'altro esser osa,
Com' alma razional senza ragione.
Fagli natura quand'è amorosa

Amor per Sire e il cor per sua magione,
Dentro alla quale dormendo si posa
Tal volta poco, e tal lunga stagione.

Beltate appare in saggia donna pui,

Che piace agli occhi sì che dentro al core
Nasce un desio della cosa piacente.

E tanto dura talora in costui,

Che fa svegliar lo spirito d'Amore;

E simil face in donna uomo valente (2).

I più dotti fra' commensali lodavano le sentenze e il nobil dettato del futuro cantore del poema sacro: Rossellino poi diè un'occhiata di traverso alla modestissima fanciulla de' Donati e impallidì.

Non molto dappoi venne il fragoroso canto dello

(1) Pier dalle Vigne, Sonetto tratto da una raccolta di Rime antiche.

(2) Dante, Son. VII.

epitalamio gli sposi eran tuttavia sposi novelli e simil canto vi potea stare anche a questo secondo banchetto! per lo che tutti godevano consertare le voci e i suoni per commendarli.

Alle poetiche e musicali esercitazioni seguirono gli sberleffi di Scampolino; rinnovaronsi i motti di Ciacco già tutto rubicondo ed enfiato all'eccesso: ma il vec chio Simone non si potette più contenere, piantò in mezzo la emergenza della guerra e i torti de' ghibellini. Corso, figurate! prese le prime parti, e l'argomento durò per tutto il tempo che rimaneva a terminare il convito.

E poichè furon levate le mense altri ritornò ai balli, altri a favellare d' amore; e chi a passeggiare, chi a giuocare, chi eminentemente innocuo a dormire; alcuni

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poi continuaronsi nel discorso della impresa contro i nemici. Nella e Piccarda si staccarono bellamente dalla compagnia, e data una gran volta giù per il giardino si furono ridotte molto a dentro nel bosco.

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