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Fuggire? soggiugnea la vecchia con un atto di compatimento; fuggire? pensate voi se non avrebbono abbandonato di subito quel covo di tigre, ove avesser trovato modo! Vivere sotto la tirannia sua era insopportabile, fuggire impossibile. Egli si avea circondata la città di un altissimo fossato e sovra quello d'ogn' intorno poneva guardie ne' luoghi rilevati, dimodochè niuno poteva entrare nè uscire, e se alcuno era soprapreso da'guardiatori incontanente senz' altra udienza era privato degli occhi, o delle mani, o de' piedi, nè era accettata scusazione di alcuna maniera. Che dirò di sua empietà e irreligione? Bastivi sapere che fu scomunicato qual eretico; e pertinace nella perfidia alla cattolica fede conferiva tutti i benefizii a' suoi berrovieri, e a cui volea, come se Papa fosse stato: spogliava preti e frati delle sostanze pur figurando di far loro utilità, e dar loro poscia due cotanti di frutti; ma invero per lo migliore gittavali a marcire in certe sue scurissime prigioni ove moriansi di fame e questi erano i due cotanti di frutti. A' suoi giorni non volle si predicasse mai, nè si visitassero le chiese, ne checchè si voglia altro atto di religione si esercitasse. E poi mi s'ha a dire che e' fosse figliuolo d'un uomo e d'una donna! - io dico, e lo ripeto, egli era figliuolo del fistolo e della versiera. Arrogi che egli avea certe secreterie con certa gente che putiscono di diavolo da qui a là; era sempre co' suoi astrolaghi con Sallion Buzzaccherino, con Reprendino, con Guidone e, peggio che peggio, con quel suo saracino negro dalla lunghissima barba, venutogli diceano da Baldach d'Oriente io dico da casa del diavolo. Di tutte le cose da loro volea sapere le ore, i tempi e i momenti: con essi stava chiuso le intere notti nei laberinti sotter. ranei del suo castello, e le genti che di là passavano sentivano un tintinno di catene strascicate e vedeano vampe di zolfo e lingue di fiamme vive, e un' afa insopportabile uscire dalle feritoie di quelle tane. E v'era

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chi sacramentava che quell'etiope fosse un diavolo incarnato, e che pigliando spesso la forma di caprone facea certi servigetti notturni al suo signore, e questi erano di menarlo in groppa a scorrazzare e rovistare per la città; e dicea la cronica che costoro sostavano ad ogni uscio e invisibili traforavansi per le stanze ove fosse alcun ridotto di gente, osservavano ogni detto, ogni fatto, e miseri se pur nominassero Ezzelino! la mattina venian collati, artigliati, arraffati, arsi vivi per ogni leggerissima causa. Avete inteso chi fosse Ezzelino ?

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Questo è un esemplare de' paurosi ed altri racconti della Marianna. Bianca però, comecchè in letto, ingegnavasi di sapere dalla fanciulla se la fante, contra il di vieto, raccontasse storie, e quando n'avesse raccontata alcuna la garriva: appresso intesone la sostanza, ove alcunchè vi scorgesse di men retto, le raddrizzava, le comentava e a morale utilità le riduceva. Piccardina recitava a Sinibaldo quelle riflessioni come prima il

potesse cogliere, e ciò faceva con tal chiarezza e calore che nulla più perchè il furbetto poi canzonava la vegliarda, facendole conti gli scerpelloni delle sue cantafole.

La gentildonna in brevi anni venne a mal termine. di. salute; di giorno in giorno visibilmente scadeva, il corpo umano non è poi di ferro. L'antico malore ave. vale concesso quelle tregue nelle quali, la Dio mercè, potette fornire la intellettuale e la religiosa educazione de' suoi cari, ma al maggio dell'ottantasette riscoppiò violentissimo in lei e la ridusse agli estremi. La prima sera le furon porti gli ultimi e dolci soccorsi della Chiesa: nella seconda notte passò.

ma

Bianca se n'andava a cogliere la palma d'un martirio poco conosciuto e poco apprezzato quaggiù pur martirio, cioè testimonianza d'incrollabile rassegnazione ai supremi voleri del supremo e benefico Ordinatore delle cose. A Bianca spuntava il giorno della eterna consolazione - a Piccarda l'aurora d' un giorno di prova tremendissima, e quel giorno si spense soltanto colla vita di lei.

Che farà una giovinetta a' quindici anni senza quella madre, e poi con padre e parenti di rea generazione, con ricchezze ed agi, con avvenenza mirabile ? Se diciamo mirabile essere stata la bellezza della fanciulla, non pigli alcuno la espressione per poetico abbellimento, conciossiachè i ricordi del tempo ci faccian fede come Piccarda Donati era la più bella e insieme la più vir. tuosa donzella di Firenze. Dante stesso conferma que st'asserzione nel canto ventesimo quarto del Purgatorio, là dove fa dire a Forese:

La mia sorella, che tra bella e buona,
Non so qual fosse più, trionfa lieta
Nell'alto Olimpo già di sua corona.

Quando ebbe dato le lacrime all'estinta genitrice

si pose a pregare Iddio in ferventissimo modo: facesse guardia a lei nei pericoli che la cingevano : le porgesse lume per iscegliere lo stato di vita a cui Egli la voleva. Per lo che tu avresti veduto quella bennata in abito negletto ritirarsi di sovente nel più riposto angolo della sua cameretta, per ivi attendere, che Colui il quale si compiace della compagnia de' parvoli, le parlasse al cuore parole di guida e di celeste soavità. Bella a vedere quella pia balzare mattutina dal letticciuolo, dove sogni rosei le avevan rallegrato i tranquillissimi riposi, e genuflessa inalzare al trono di Dio i vergini profumi del cuore, come vergine in sul mattino alzano al cielo il lor profumo i fiori! Beati coloro che si chiudono nel lor segreto, e per quotidiano meditare si studiano fin dall' a pril dell'età di comprendere gli arcani celesti! In quella scuola la mente e il cuore arricchito; da essa la indomabil vigoria per misurare a passi di gigante il combattuto sentiero della vita; per essa levatasi l'anima sino al cospetto dell' Eterno ragiona di que' beni che soli possono empire la bramosa voglia del cuore.

Fino dai giorni del materno corrotto Piccarda mirò con più disprezzo che mai le tattere perchè tanto si travagliano i figliuoli degli uomini : attinse valore, idoleggiò un caro pensiero che le rampollava in mente vigoroso, soavissimo e magnanimo pensiero che la incielava ! E colla scorta di Dio si accinse da donna forte a correre la sua via.

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Opuntò l' undecimo giorno di maggio: un fresco venticello divallando giù da'monti di Fiesole blandiva i riposi de' cittadini, e dal vaporoso aere purificava le strade quasi deserte. Il silenzio era lievemente interrotto qua e colà dal passo grave e dal sonito roco dell'armatura di que'pochissimi soldati che perlustravano la città; o da qualche martello di artefice. Le milizie che aveano scortato il principe angioino erano tornate, gli spettacoli popolari quasi cessati, si riprendevano i cittadineschi esercizii, e quest'anno nel maggio, oltre agli spettacoli, era poi da pensare a più serj negozii.

Quella mattina la famiglia Donati destavasi coll'alba avendo in brigata molti di quelli amici, che già in calen di maggio furono convitati al banchetto nuziale; ed erano questi convegni delle brigate, vuoi in città, vuoi in campagna, un' usanza soavissima di Firenze a quel tempo. Per ogni contrada, dice Giovanni Boccaccio, i vicini solevano adunarsi, fare una loro brigata, vestirsi

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