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si manifestò nella sua piena evidenza la grande verità che dice, l'avaro ad ogni minimo ed anche problema. tico suo utile anteporre la sanità, la vita, se medesimo in corpo ed anima: azioni, lucubrazioni ed affetti a questa indegna avidità vengono per lui vilmente indiritti e sacrati. L'età e le riflessioni guariscono non di rado le altre passioni; la tenacità pare che ognor più vigoreggi e ingiovanisca, quanto le membra per vecchiaia infraliscono. A Simone Donati si manifestava la dissoluzione del corpo; ben sentiva d'aver forza appena da sostenere in piedi quel suo cadavere, e sperimentava di frequente un mortale spossamento di tutte le intellettuali facoltà; ma ciò che in lui non aveva patito detrimento si era l'indegna passione dell' avaro: sola essa gli si manteneva gagliarda come vent'anni addietro, e sempre nello insieme di sue azioni si manifestava e metteva sprizzi e scintille, anzi sulle rovine della sua macchina levava più alto l'incendio.

Simone come fu in cima guardò, riguardò, rinnovò ordini a Ghello, fece discendere laggiù anche Pino, gli diede nuove astuzie, volle ritentassero se una fogna, un. pertugio qualunque vi fosse per il quale traforarsi nel monastero; ma per tentativi ed avvedimenti che mettessero in opra non vennero a capo di nulla. Per lo che il vecchio più non reggendosi in piedi su quella disa. giata positura de' piuoli dovette suo malgrado discendere, e in compagnia degli altri tornare a Firenze.

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Bologna, fuori della porta santo Stefano, trattenevansi un giorno dopo il mezzodì alcuni popolani a godere un po'di sole, che quantunque pallido ed annacquato tornava ad essi molto gradito, tanto più che da una settimana non lo avevano visto. Era con loro qualche vecchia filatora e qualche mendico, i quali divisi in gruppetti ragionavano di vari argomenti, ma in specie del tempo se dovesse o no durare buono a quel modo. E l'uno dalla doglia del fianco, dello stinco o del dente faceva prognostico infallibile che il sereno non sarebbe andato fino alla dimane; altri ed altri, com'è naturale, sostenevano con ugual sicurezza il contrario. Ma di lì a breve un omaccione tarchiato stringendo le pupille e fissatele lungo la diritta strada che viene da Pianoro disse ai compagni chi mette su? eccovi un bolognin contro un picciolo che prima di stasera piove a ciel rotto! Baie. Che baie? non vedete laggiù laggiù il polverio della ventuggine? o vento o acqua, non s'esce: ma più acqua che vento. Tu sogni: affè bel polverio con

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si manifestò nella sua piena evidenza la grande verità che dice, l'avaro ad ogni minimo ed anche problema. tico suo utile anteporre la sanità, la vita, se medesimo in corpo ed anima: azioni, lucubrazioni ed affetti a que. sta indegna avidità vengono per lui vilmente indiritti e sacrati. L'età e le riflessioni guariscono non di rado le altre passioni; la tenacità pare che ognor più vigoreggi e ingiovanisca, quanto le membra per vecchiaia infraliscono. A Simone Donati si manifestava la dissoluzione del corpo; ben sentiva d'aver forza appena da sostenere in piedi quel suo cadavere, e sperimentava di frequente un mortale spossamento di tutte le intellettuali facoltà; ma ciò che in lui non aveva patito detrimento si era l'indegna passione dell' avaro: sola essa gli si manteneva gagliarda come vent'anni addietro, e sempre nello insieme di sue azioni si manifestava e metteva sprizzi e scintille, anzi sulle rovine della sua macchina levava più alto l'incendio.

Simone come fu in cima guardò, riguardò, rinnovò ordini a Ghello, fece discendere laggiù anche Pino, gli diede nuove astuzie, volle ritentassero se una fogna, un. pertugio qualunque vi fosse per il quale traforarsi nel monastero; ma per tentativi ed avvedimenti che met tessero in opra non vennero a capo di nulla. Per lo che il vecchio più non reggendosi in piedi su quella disagiata positura de' piuoli dovette suo malgrado discendere, e in compagnia degli altri tornare a Firenze.

dal cappuccio fino alle ciglia, colla bocca fasciata dal becchetto la cui coda in iscorcio vedevasi distendere ad. dietro diritta e orizzontale, come la bianca fumea del carro a vapore. Già s' ode ben distinto lo scalpitio del quadrupede, a cui ne' fianchi il feroce che lo cavalca tiene orribilmente serrati gli sproni. Le narici son gon. fie, la bocca mezzo aperta ad un anelito angoscioso, grondante spuma e sangue : sangue e sudore gli cola da'fianchi lacerati, e larghe chiazze d'umore biancastro appariscono alla testiera, al petto, al sottopancia e all' imbraca. Il cavallo metteva compassione a vederlo; il cavaliero sol guardandolo agli occhi metteva paura; per lo che una filatora esclamò che uomini brutti fanno nella bella Fiorenza!

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Come pervenne presso loro ad un mezzo tiro d'archibuso il cavallo rallentò il galoppo: dall'atto del collo che ad ogni slancio abbassavasi in arco faticosamente, si argomentava che la povera bestia era all' estremo dello spossamento: il corso viepiù rallenta all' entrare della porta, dove con grande sforzo di stomaco dà in uno scoppio di tosse fondo e cavernoso. Ciò nulladimeno lo spietato corriere gl'immerge rotelle e calcagni nel ventre, e il palafreno si contorce, va al trotto, poi al passo : gitta a guaio un altro scoppio di tosse ma più languido del primo e di colpo stramazza sul selciato della via. Maladizione ai cavalli! grida il cavaliere mentre anch' esso precipitava; se non che per lui la caduta fu nulla, poichè a capo rovescio puntò in terra una mano, l'altra, i piedi; e fatto centro del corpo trascorse dieci o quindici passi volutandosi per terra come ruota di cocchio che sia uscita dall' asse. Stette, si brandì, s' alzò vigoroso e baldo: il povero cavallo non potette rialzarsi e giacque cadavere.

La sera fu un gran discorrere in Bologna sul fatto di quello strano corriere e del più strano suo arrivo. Che sarà egli mai? diceva un ricco e pauroso mercan.

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te; sarà un araldo colla sfida di guerra? Malann' aggia chi la brama la guerra: ora che ricominciavano a pigliar forza i nostri negozii, eccoti di nuovo le masnade a mettere il mondo a soqquadro. Ma è un Fiorentino, diceva un altro, e Fiorenza è amica e sorella nostra, non ci travagliamo di paure per questo: Fiorenza si regge a parte guelfa come noi, e il podestà nostro è un Fiorentino guelfo per l' anima. Appunto diceva: perchè non potrebbono li usciti ghibellini aver levato la terra a rumore e cacciato la parte avversa? vorrebbe dir questo? vorrebbe significare che i guelfi di quella città mandano a noi per aita di gente e di pecunia, affinchè fatto assembramento con esso loro, si possa mettere in caccia i ghibellini e ritorre la signoria. infatti, soggiungeva un terzo, quando la casa del tuo vicino è in fiamme aitalo a spegnere, se vuoi salvare la tua. Ora i potenti d' Europa non pare che si ricordino di questo giusto proverbio del popolano bolognese!

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In altri crocchi poi si proponevano nuovi dubbi ed uno esclamava: guai alla città che affida il suo reggimento ad altri che suo cittadino non sia: questo podestà fiorentino non mi va nè punto nè poco. In viso però ti si mostra savio e buon uomo. E in petto traditore... Anche la gatta quando vuole ringuaina li artigli e ti porge la zampa morbida come quella d'un bambino. Io poi non vorrei fosse quel brutto ceffo un messaggio di trama e sodducimento. Come sarebbe? Che quel messer Corso volesse farsi signore e tiranno di Bologna..

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Oh, all' erta, alle guagnele! Ciò non puo essere ; è troppo amico di messere Romeo de' Pepoli, e questi, se mai, vorrebbe lavorare per sè... —

Faranno a mezzo.

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E poi l'uno l' altro si andranno scavalcando. Romeo nostro vincerà di fermo, ha tropp' oro: ventimila fiorini d'entrata son troppi; il Fiorentino poi dicono aver molta nobiltà e poco denaro: come volete voi che

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