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Sostui nacque figliuolo ad un artefice misera. bile e vizioso. Non mi dimandate, amici, nè del nome vero delle persone, nè di quello de' luoghi, non ve lo dire' mai: dagli esempi si deve pigliare ciò che veramente approda e lasciare la corteccia.

Eusebio, ciò detto, bevve l' ultimo vino e comin. ciò :

Vi posso dire soltanto così in genere, che essi erano gente d'un borgo di campagna, e lavoravan legname. Perchè a mastro Belacqua (chiameremo così il padre), la gola, il sonno e l'ozio talentavano meglio che i pesanti arnesi, così non avea quasi mai nella scarsella un misero ferlino che tintinnasse coll' altro: oggi pigliava commessione di lavoro, e la dimane andava a strappare un acconto giurando che il lavoro era già innanzi; non era principiato, e volgevano spesso dei mesi prima che pur vi pensasse. Qualche volta avea vinto nel giuoco, chè per baro in quello ove trovasse de' pulcini da pelare, era un uomo, vi dico: memore perciò delle dolcitudini di goz

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zoviglia e di sollazzi che tratto tratto gli avevan procacciato per alcuna settimana quelle vittorie, oh quand' avea un picciolo vi si gettava a corpo perduto; dico un picciolo che fosse rimaso superstite alle esigenze della ghiottornia, perchè la deessa delle passioni di tutta la famiglia era costei. La donna poi era una cianona menata dal borgo san Friano; un'antica sua conoscenza di quando stava in Firenze ad apprendere l'arte. Ma non ci distendiamo in parole sul padre e la madre: guardiamo il figliuolo.

Nacque ultimo a due o tre maschi e, credo ad altrettante sorelle. Scrofoloso e vizzo fino dal latte, la sua mente risentivasi della imbecillità delle membra, il perchè tu lo vedevi a dieci o dodici anni melenso e baggiano per tale, che a stento potette farglisi apparare la lettura, cioè distinguere una lettera dall' altra sulla croce-santa. Anche lui tenevasi il padre alla stazzone per digrossare coll' ascia i regoli o perchè gli porgesse ora l'una ora l'altra masserizia dell' arte sua. Ma se gli chiedeva il martello, ed ei gli presentava la raspa; se lo scalpello, ed ei pronto a porgerli le tenaglie o la squadra... Furbo, perbacco ! e il mio il mio Lippo a quell' età era un dottore conventato. E poi basta dire.. ma tirate innanzi il vostro discorso.

Mastro Belacqua veggendo la mala prova prese da parte una mattina il fanciullo ed in aria grave gli disse: poichè vedo che questo mestiere non t' entra nel capo, e che altresì hai poca salute, vien meco, e te ne troverò un altro di minor fatica. E lo condusse ad un sartore.

Dopo un anno il sartore riaffibbiavalo al babbo, assicurandolo che non v'era da cavarne costrutto. Oh tenetelo un altro po' di tempo, fatemi il piacere 1 - Vi dico, è gittato ranno e sapone. Mi basta che venga un sartuccio come Rigo! - Non ci arriva, credetelo. Io vi saramento che in tutto l' anno non m'è

riuscito insegnarli ad infilare la cruna, non dico cucire nemmeno una filza.

Belacqua aggregò nuovamente il figlio a' suoi la voranti; poi lo mise con un fabbro ferraio, e a mano a mano con un muratore, con un pittore, con un rigattiere, con uno speziale, con chicchessia purchè avessero la pazienza levarglielo dinanzi; ma ogni cinque o sei mesi era di mano in mano rimandato alla paterna bottega. Quando finalmente anche lo speziale, che pazien tissimo uomo era, perduta la pazienza, glielo ebbe ri consegnato...

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Per che motivo rimandollo anche lo speziale ? domandò Farinata.

Per due perchè non capiva nulla, al solito, dell'arte sua, e perchè gli finiva il rosolio. Quando anche ser Nuto speziale glielo ebbe ricondotto, o vuoi rimandato vien qua, ora poi s' ha da terminare la musica davvero, disse Belacqua, intendi bene: vedo che non hai nè cervello nè braccia; tu avessi almeno le braccia del talento è vero ce n'è stato sempre poco in casa nostra, ma le braccia sono state di bronzo, dunque.. O dunque, mogio mogio disse il figlio, che cosa ho da fare? Dunque, dico, fatti prete! . . . Questa sì, e finora non l'avevo pensata, questa l'è per te, proprio per te. Ed io mi farò prete, come volete: anzi sì mi fo volentieri. E sapete, vi dico, che c'è de' buoni guadagni anche per i cherici, l' ho veduto da me con quest' occhi; un chericuccio meno grande di me disse alla spezieria l'altro giorno che per un mortorio ebbe una bella lira e una bella candela. Sì, guardate, piace anche a me questo ritrovato: mi fo cherico volentieri, ma volentieri!

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Belacqua andò in sullucchero. Vedi, diceva alla moglie, se l'ho trovato io il mestiero per Berto: prete, sì prete. E la sorgnona alla sua volta a congratularsi col marito, a magnificarne la bravura. Che mi canzoni, ripi

gliava colui questa è stata da bravo, non fo per dire io avevo sempre in me una smania di trovare il modo da vivere e star bene sensa fatica: fa' ragione che col prete ci si va a questo. Insomma ora egli ha quindici o sedici anni: fra una diecina, o fosse anco una dozzina! e' ti pianta il sedere all' altare; poi o di riffe o di raffe ne viene la cura, e lì ti ci volevo: eccoci a caval. lo. Io fo boto di gettar via subito allora gli arnesi, e di attaccarmi a sonar la campane: quella sarà una vi ta da marchesi. Che bella cosa, Ghita! E tu allora po. trai smettere davvero di filare e di fare il bucato; tu invece nella tua materna autorità ordinerai alla serva del sere fate questo, fate quest' altro e spicciatevi. E i contadini della cura chi sa che riverenzoni ci faranno, e diranno, a me messer sì, messer no, e a te madon. na sì, madonna no: ah! ah! ah! — Il maestro e la maestra per queste beatifiche visioni dell'avvenire perde. rono i sonni alquante notti; il ragazzo li perdette per la dolce speranza delle belle lire e delle belle candele de' mortori. Nel mondo hacci de' misteri che tu non li spiegheresti con tutta la sapienza di Salomone e invero non fu egli un mistero o un miracolo quello che addivenne del tavolone di Berto? da quel tempo in poi messe un gran talento, e in pochi dì imparò benissimo a servire la messa, a spengere e ad accendere le candele, a sonare le campane e cose altre cotali che ai bassi cherici s'avvengono: parve in lui nettamente rinnovato il miracolo di Cimone, il quale, come conta la novella, per amore di stupido divenne savio.

Io ve l'ho posto bell'e cherico, cioè vestito colla sottana da prete e colla cherica, ma ci fu molta diffi. coltà per parte di messere il prete della borgata. Non la volea intendere a nessun patto : potea dire potea ar zigogolare Belacqua, e il prete a lui: ti dico che non v'ha il minimo segno di vocazione, sarà un fuor d'opera, una storpiatura, a alla chiesa di Dio è mestieri genti di te

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sta, di cuore e di anima: obstat quidquid non adiuvat. E Belacqua mi contento di poco, messere: siamo bassa genterella, non pretendo cavarci un gran prete de' sopraffini: mi basta salti sulla predella a legger la messa: o se venisse anco come prete Vitale non n' avanza? Sono più che contento. Il prete fece come Pilato, e rimise il caso a messere il Vescovo. Questi, uomo santo e dol. cissimo come la pasta di zucchero, consentì con amplissime carte e di bei bolli fregiate la vestizione di Berto.

Alquanti mesi appresso il paroco non lo volle più seco; quali fossero le cagioni lasciamo da banda, perciocchè io mi sia proposto di narrarvi solo la parte pu lita, che così richiede la bella virtù della carità, la quale ricopre la moltitudine dei peccati, dice il mio vecchio al Vangelo. Belacqua allora fu astretto a condur quivi in città il figliuolo, e chiesto in prestanza un somiero ad un suo vicino . . . oh, voi ridete del somiero! parvi. ci egli una beffa da ridere? Ed io quasi quasi vi giuro, come qualmente trovisi più nobiltà in questo deriso animale, che in certi cotali varvassori. Io non vorrei ora uscire di filo, ma voi mi ci astringete. L'asino! messeri sì, per bestia è nobile e se ne può vantare. La nobiltà umana ( ci dice il prete sermonando sulla inane gloria del mondo affinchè la si fugga) la nobiltà fin qui si compose principalmente di prepotenza, e di soperchierie; ne' secoli avvenire la si acquisterà forse per servitudine, e per piaggiare; avverrà degli uomini come del lupo, che perduti dalla vecchiezza i denti e gli artigli co' quali s' imbandiva largamente la mensa, chiede poi la limosina ai viandanti. La nobiltà, lo ha scritto un dottore moderno, provenne a casa dell'asino da una serie non interrotta di opere benefiche in favore del gene. re umano, che troppo vi vorrebbe a noverarle. E nel genere umano chi furono mai i fondatori di nobiltà? (Badate, tutto quello che dico, quando tratto di cose Piccarda Donati Disp. 20.

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