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dita carezzargli a sommo il capo i capelli ricciotti che avea lionati ed arsi dal sole come le setole del cignaletto.

Nèlla e la guardiana ragionavano: Piccarda tacita e come trasecolata non si saziava di contemplare le grazie virginali di questa, e ammirarne le sagge e virtuose risposte indi come rinvenutasi le dette nella pienezza del cuore un molle bacio, e presala fanciullescamente per mano la richiese del nome suo.

Giovanna è il mio nome, rispose la pudibonda; io son figlia di poverissima gente che abitano in que'casolari laggiù lontano, nella spianata di là d'Arno, a piè di quel colle pieno d' ulivi.

Nèlla.

E come se'tu qua guardiana di pecore ? dimandò

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Che volete, madonna: tanto è lo stremo della miseria ond' erano afflitti i miei, che già tempo doveron vendere quasi insino all'ultima bestiuola del piccolo branco che io pascolava. Con quel denaio ci tirammo un po' innanzi così alla meglio, finchè infermatasi proprio a morte la povera mamma, finimmo tutto; demmo fondo anche a quattro cenci di lenzuola che ci rimanevano, uno solo serbandone per coprirla. Essa allora tra per tanta necessità e amaritudine e per la violenza della malattia, povera mamma - e qui la narratrice schizzò due grosse lacrime. Perdei la madre di quaggiù e allora voltami alla Madre celeste, che si piace esser detta la madre consolatrice degli afflitti, a lei di tutto cuore m'accomandai che madre per sua degnazione mi si mostrasse. Nè la mia speranza fallì: perocchè ella ebbe tostamente inspirato al nostro buon Sere di togliersi cura singolare di me. Il perchè accontatosi con alcuni castaldi tanto ingegnossi e adoperò, che mi ebbe allogata per fante in quella casa di buoni villani lassù a mezza costa. Nèlla quivi la interruppe: a cui pertiensi, di grazia, quella masseria ?

A questessi baroni di cotesta villa.

Le cognate scambiaronsi un sorriso, e Piccarda vie. più accesa nella brama di favellare colla villanella, richiesela compassionevole del morbo che le aveva tolto la genitrice. Giovanna allora, tratto dal suo zaino un brano di tela e asciugatasi le ciglia, rispose:

Ell'era stata sempre sana e fresca come una viola un dolor di capo non l'avea giammai presa fino al suo cinquantesimo anno. Ma il Signore che affanna i poverelli per ristorarneli a larga usura co' beni veraci della seconda vita, e fa tutto per nostro bene, permise che occorresse caso, il quale a quanto sembra, e lo ci assicurò maestro Lapo medico, fu la origine della infermità di lei. Imperciocchè essendo stati imbolati nottetempo alcuni agnelli dall'ovile di un nostro vicino, noi per avventura temevamo lo stesso incontro di che la notte stavamo in sull' avviso e sopra pensiero, e più che il sonno consentisselo vegliavamo origliando. Intenta a que. sta guardia stavasi la madre mia sovrattutti, e una sera poco appresso il coricarsi udì fuori uno stropiccio sopra le foglie; indi un rumore sordo all' usciolo che chiudea la gregge. Balzò di subito dal giaciglio e seminuda com'era fecesi ad aprire bel bello la imposta della finestra che appunto mettea l'occhio giù all' ovile. Scura era la notte spirava una brezza acuta acuta che penetrava alle ossa; onde più avaccio che ella potette diè una rovistata; e poichè per ficcare il viso al fondo del piazzale non ebbe scoperto anima vivente che ivi fosse, sprangò e tornossene. Quel colpo d' aria fu la sua morte! Comin. ciò nei giorni appresso a sentirsi un'uggia, una cascag. gine per tutta la vita: poi febbre con tremito che la poverina faceva pietà a vederla così dibattersi. Si riebbe alquanto, ma sempre cascante di noia tale e sfinimento da non potersi ritrarre; e con questo ella diceva di aver amarissima la bocca, come colui che manica assenzio: poi gran sete, gran sete ed enfiagione a' piedi, al ventre e

per lo viso. Si riebbe un'altra fiata, ma di gusto al cibo nulla tuttavolta io mi racconsolava e faceale animo divisandole come paressemi bene in colore e in carne. Nannina, mi diceva ella, non ti affidare a questo ingannevole miglioramento: io mi sento malata, forte malata e vedo che terminerò: prega Iddio che mi salvi l'anima. A queste parole che ella sovente ripeteami non è a dire se mi scoppiasse il cuore; pure io ne benediceva Iddio, il quale pietoso mi era largo di sovrumano conforto in mezzo a tanta tribolazione. Tre mesi continui travagliossi la tapinella in questo crescere e dar giù della malattia: io erale sempre al fianco e frattanto mio padre scusavami l'ufficio del pascolare. Se non che questa bisogna andava sempre scemando: le pecorelle in breve furono ridotte a due sole; alcune erano morte di contagio, le altre vendute, come ho detto, per comperare alla mamma un po' di pan bianco e carne, e per pagare la chiarea che due volte alla settimana mandavale il maestro. Dopo questi tre mesi essa ricascò ad un tratto in ardentissima febbre.

Qui Piccarda vedendo come il racconto della Forese andava diritto ad uno scioglimento doloroso, e quasi pentendosi d'averne mosso dimanda e sè d'indiscreta tacitamente accusando, avrebbe voluto frastornarlo, onde interruppe la graziosa narratrice dicendo:

Altre sirocchie e fratelli non avevi tu, povera Nannina, i quali ti potessero dare la muta al letto della inferma ?

Sirocchie giammai non ebbi, sì un fratello a me d'anni maggiore e questo era stato tratto alle armi e vive tuttavia, credo, in mezzo ai rischi delle battaglie. Oh! almeno fosse buono, si ricordasse di Dio! Glielo disse la buona mamma al suo dipartire: sii virtuoso, abbi il timor santo di Dio, figlio mio caro: chè s'egli è mestieri che catun giovane abbia il timore di Dio, più certamente è mestieri lo abbia colui, il quale ogni dì

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sottomettendosi ad infiniti pericoli, ha più bisogno degli aiuti suoi. Povera mamma! Chi avrebbe detto che quelli ammonimenti erano gli estremi che dava al figliuolo? Ella nol rivide più, e quando negli assalimenti di questa ultima febbre gagliardissima andava fuor di sè, rammentava sempre Pierino, e quasi ei dipartisse pur allora per andar all'oste, gli faceva i soliti avvisi e i salutari ammaestramenti. Talfiata discolorava ad un tratto, strabuzzava gli occhi, grondava freddissime stille e gridava : ah! Madonna santissima delle grazie, liberatelo, custoditelo! ecco vedete là, che pressa di cavalli!... ve'l'ardito si è spinto nel mezzo!... si difende da due: da tre... ah! l'hanno ferito nel capo. oh... ohimè che colpi oh, torna indietro... volta il cavallo, Pierino figliuol mio, viscere mie... salvati, salvati! — Madonna, salvatelo voi! Oh! un altro colpo nella testa: fila sangue... barcolla oh Dio è cascato di sella ... bocconi... lo pestano, oh Dio mio!o crudeli non siete paghi non siete contenti? o feroci non siete figliuoli anche voi ?... non siete padri nessuno ? - Ah Madonna santissima! eccolo là, là quello da' capelli scuri senza morione in capo... col capo pien di sangue... là in quel fosso... bocconi ... Lasciatelo stare per amor di Dio! lasciatelo stare, ferocissimi uomini che v' ha egli fatto poi? è un ragazzo, non ha vent'anni: ritirate i cavalli... che muoia almeno in pace! si divincola : è in agonia... dà gli ultimi... oh Dio mio... oh morire così, povero figliuolo, sangue mio, viscere mie!... Non volevo, no: le madri non s'ingannano; e ora, oh! senza prete. senza confessione ... morire! ah muoio anch'io! O crudelissimi uomini, non siete padri nessuno?... nessuno ? E di questa guisa le ore intere spasimava la meschinella.

Allorchè il padre mio vide la mala parata fu di corsa dal prete, affinchè venisse e la inferma acconciasse dell' anima. Che angiolo di carità! che buono e santo

uomo quel venerando sacerdote! Venne subito; ma quando entrò in camera la mamma era basita e parea morta. Io e il padre mio traevamo dolorosi guai; il buon vecchio però posciachè ebbe asperso d'acqua benedetta la stanza e il letto confortocci a non disperare, dicendo che presto la inferma avrebbe ricovrato i sensi e la mente e ciò addivenne poco appresso. Quando la meschina ebbe riaperto gli occhi e visto il sacerdote, dissegli innanzi tratto: voi siate il ben venuto, padre mio, vi prego ascoltarmi, chè tosto vo' dire mia colpa. E il sacerdote a consolarla e farle animo, a innamorarla dei godimenti celestiali, che era una vera gioia di paradiso a udire sì tenero e caritativo sermone. Il padre mio s ritrasse, io però volli aggiustarle prima un po' meglio i panni che la coprivano; le detti un sorso da bere e a sciugaile il sudor freddo della fronte: indi recato uno sgabelluccio al prete dipartiimi anch'io. Nel giorno medesimo ei le portò il buon Gesù in sacramento, perciocchè sembrassegli il male andar crescendo, e più enfiata ed affannosa appariva. Tre giorni continui, che tanti ella visse dopo aver comunicato del Corpo di Cristo, fu quel santo e reverendo uomo all' origliere della mamma. Se lo aveste veduto, sempre in piedi, tutto che aggravato dagli anni sempre intento a confortarla di soavi pensieri e di celesti benedizioni! E la mamma ad animarsi di buon grado e sofferire in pace i dolori della infermità, fastidiare la terra e levarsi al cielo. La sera del terzo giorno le diede la santa ed ultima Unzione. Io mi sentiva morire. Venne in buon punto la Nunziata mia co. mare, la quale veggendomi sì sparuta e come fuor di me bellamente mi ebbe tratta della camera. Quello addivenisse poi all'inferma non so, chè il cuore non bastommi di ritornare a vederla in tanta distretta; e mi stava forsennata sur una scranna di cucina, io a Dio con grandi sospiri e a Maria l'anima di lei raccomandava. Un'ora appresso usciva il sere della stanza dolorosa e

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