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L'a

Questo spirito che regge le membra umane egli è somigliante ad un vigoroso puledro: ove questo non fosse imbrigliato e addestrato, a quali cimenti di presentissima morte non condurebbe esso l'audace che gli balzasse in groppa? Noi gli poniamo il freno in bocca e per gli usi nostri ovecchessia lo guidiamo. nimo della gente di mondo rilasciato com'è in propria balìa, corre, vola, si pasce; ma nessun cibo, nessuna corsa vale a disbramarne l'insaziabile talento. La solitudine che sola sarebbe acconcia a farlo ritornare al cuore, oh! ne fugge l'idea, orrenda per lui come quella del sepol cro. È d'uopo che agl' immoderati conviti succeda immediatamente il giuoco, che dal giuoco si passi allo spettacolo, da questo ai geniali passeggi, alle danze, alle cene... e più il sollazzo è romoroso, e atto perciò a coprire i cupi latrati di coscienza, più si agogna colla sete d'un idropico. Quel furfantone che meglio d'altri riesca a di

Piccarda Donati

Disp. 6.

vertirlo, stordirlo, tiene il primo posto nel cuore del mondano. Nel ritiro, oppure nella conversazione delle persone dabbene, oh quanto più dolci assapora i frutti il buon cittadino, la donna cristiana! L'animo sobrio e sapiente della donna cristiana vede dall' alta specola del suo chiarissimo intelletto essergli d'uopo sapere a tempo distrarsi; ma vede inoltre essere più importante o necessario il riflettere. Non è lo spirito di Dio che un tempo prescrive al silenzio ed uno al conversare, uno alla fatica ed un altro al riposo?

Nèlla e Piccarda sentivano il bisogno di richiamare la mente ai casti pensieri delle riposte gioie di spirito e parea loro essere anche di troppo trascorse in quel lungo banchetto: parea loro di aver dimorato in un'at mosfera irrespirabile. Da lunga pezza stavano ora assise al rezzo d'un bellissimo mirto natìo, e di virtù passavano in virtù favellando, come l'ape di fiore in fiore. E mentre di purissimo gaudio a vicenda si giocondavano, ecco uscire un mirabile conserto di voci puerili dalle radici dell' opposito poggerello. Balzarono in piedi e fatteşi al margine estremo d' una spalletta erbosa, donde tutta signoreggiavasi la convalle e il fianco del monte, ebber veduto alcuni giovani pastorelli che cantavano dinanzi al tronco d'antichissima rovere, che aveano adornata di fiori e di verdeggianti festoni. In mezzo a quei villerecci adornamenti parea qualche immagine. Il canto era guidato da una guardiana che stava alle spalle de' fanciulli, ed ogni due o tre strofette costoro godevano ripetere questi versi :

O gloriosa Vergine
Dolcissima Maria,
Monda la lingua mia,

Ch'io vo' cantar di te.

Tu sei dell' alme il giubbilo,

La speme tu dei cuori;

I poveri pastori

Ti chieggono mercè.

Quel cantare così a misura e di sì affettuosa guisa, quelle voci chiare e purgate inondarono d'inaspettata dolcezza le gentili e pie femmine, che eran tutte coll'anima negli orecchi e negli occhi. Bisognava udire infatti che disciplinati scorrimenti, quali trilli e gorgheggi! Qual vuoi più bravo maestro n'avrebbe fatto le maravi. glie. Quando i pensieri della poesia facevansi più severi e anche il canto dei garzoni scendeva in tuoni chiusi e paurosi; così nei versi che dicevano :

Come dall'antro inospito,

Quando più l'aere è cupo
Balza ululando il lupo,
Ghermisce l'agna e va;

Tale dal nero Tartaro

A noi balza Satano:

Deh! qual pietosa mano,
Maria, ne francherà?

E quivi note più dolci udiansi rispondere:

Tu de' cristiani ausilio

Ausilio nostro sei;

E degli artigli rei

Vano sarà il furor

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Ma come facile si spiegasse, fresca, sonora, flessibile e argentina la voce della pastorella mal si potrebbe ritrarre in carte. Avete mai udito cantare gl' inni di Maria nelle chiese di campagna? I teatri vantano . . . ma non vo'insozzare queste pagine ponendo a paraggio il canto della fanciulla cristiana nutrita di squisita pietà, con gli studiati gorgheggi di astute sirene, che pascolate nell' orgie della inverecondia profanano le virginali bellezze di quella dolce arte dell' armonia, facendola ministra di osceni amori e di licenziosi piaceri. La quale arte ritrae l'ordine dal celeste accordo delle stelle, dal misterioso concerto dell'universo, dalle melodie degli angelici cori e dal divino amore della increata Sapienza (1).

(1) Ammonimenti di Tionide, La musica.

Avete udito mai cantare nelle chiesuole di campagna ? È giorno di festa. Il paroco ha fatto al popolo la spo. sizione del santo vangelo, ha celebrato l'arcano sacrifizio di amore, e prima di congedare i figli suoi, intuona il cantico degli encomi, onde i poveri e grami figliuoli di Eva salutano la Vergine tuttasanta. Udite quelle tre o quattro contadinelle che della loro voce limpidissima e robusta signoreggiano il coro? E tale si era la voce di questa fanciulla.

A quell'onda d'armonia mossero pianamente i passi le gentildonne, le quali giammai a pezza non avrebbero creduto che ne' boschi si cantasse dai pastori con sì nobil maniera. Elleno quasi senza addarsene inoltravansi, del bosco sempre facendosi schermo e massime de'ginestroni che rigogliosi ivi sorgeano. Grande era la brama di godere da presso i fanciulli e sovratutto la pastorella, la quale mostravasi così sperta maestra di cantilene: ma elle non s' attentavano scoprirsi, perchè il canto dalla insolita apparizione non fosse interrotto. Si erano però messe a sì breve distanza che oltre a sentire più distinto l'inno, di leggieri osservar potevano a loro bell' agio i cari atteggiamenti di quegl' innocenti il sereno volto, le pietose occhiate che al cielo e all'immagine volgeva la musica guardiana e come direbbe Dante

quel fare pien d'amore

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Che va dicendo all'anima: sospira !

tutto

Posciachè il canto fu alla sua cadenza, elle si trassero in vista, e prima della mano e de' giulivi e benigni sembianti affidatili, imprendevano a gratular loro cortesemente. Ma non tosto i salvatici e rubesti garzoncelli ebber visto le gentil donne splendenti di seta e d'oro, che sgattonarono qua e là per la selva a cacciare ognuno la propria greggia, la quale meriggiando posava. E non poco vi volle di preghi perchè sostassero alquanto: anche la maestra pregonneli; e i ragazzi allora preser

animo a mano a mano, e da tronco a tronco facevansi innanzi. Costei umile e tranquilla in volto accolse le donne con maniere le più cortesi che per povera campagnuola si potesse. Ell' era forse di diciannove anni, snella e disinvolta nel portamento; avea il volto elegantemente ovale grandi e di grandi bruni cigli ornati gli occhi, i quali quando avvallavansi gittavano ombra sulla tinta pallidetta del viso: la pelle delle guance avea quella lanugine montanina, sulla quale la luce brillava come sulla lanugine delle pesche non tocche da mano alcuna.

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Mentre Piccarda maravigliata di tanto pia avvenenza e buona creanza, che vedeva in una forosetta usa al bosco, lodavale altamente il canto e il silvestre ornamento che avea fatto all' immagine della Vergine, ecco un fantolino tant' alto si avvicinò risolutamente alla querce e additando un mazzolino di viole mammole e di narcisi, che con altri era fermato intorno al tronco da un salcio - questo, vedete, l'ho fatto io, disse tutto allegro. E le signore a sorridere e fargli vezzi e dirgli bravo, e colle

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