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in alto sdegno, e preso il tegame lo scagliò dalla fine. stra giù per una fratta dov' era densissimo il forteto.

Così due grandi viluppi di prumi copersero dinanzi agli occhi degli uomini due misfatti di Corso Donati; ma Dio vegliava. Il povero Farinata visse tre giorni in spasimi acutissimi. Di lui fu detto che il troppo bere di quel giorno di cucina, cumulato con tutti i barili del vino bevuto per l' innanzi, gli aveva finito d'arrostire le viscere e però era morto: di Lippo si novellò che ra pita una guardiana di capre, e presa sul podere una forte somma se n'era ito con Dio a far fortuna per il mondo.

Ora gettiamo lo sguardo sopra Simone Donati, e su lui davvero si parve manifesta la giustizia di Dio.

La canizie dell' uomo dabbene è degna di riverenza e d'amore quell' occhio sereno e lene, quella fronte su cui per i lunghi anni menando il tempo l'ala distrug. gitrice ha impresso le sue stimmate, ti fanno anche mal tuo grado chinare le ciglia a venerazione; e spontaneo ti sorge il pensiero che non fu opera tutta del tempo quello avvizzire d'organi, quello affievolire generale del corpo, di che tu senti una dolce pietà; ma lavoro al tresì dello spirito bennato che dentro fiammeggiando v' alberga, e per atto perenne di virtù andò essiccando, sottilizzando e quasi diremmo fece spirituale la materia:

scompaginamento che preconizza il volo che sta per isciogliere l'angelica farfalla. Aggiungi i detti gravidi di sapienza non bugiarda, espressione e succo di prova e di quotidiano costume di lodevoli opere, e sentirai un vivo impulso se i vizii non ti paralizzarono il cuore o se all' intelletto non ti salì la vertigine di malefici volumi — sarai sforzato, dico, a lodare e fare onoranza ad un vecchio siffatto. Ma il vecchio malvagio! Dio ti liberi dalla vista di costui: in lui tutto è orribile a ve. dersi, e t' ispira tale un ribrezzo che se molta virtù cri stiana non accogli nel petto, a gran pena lo vincerai.

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Tutto era deforme a vedere nel vecchio Simone: nella sua faccia la iniquità dai primi giorni della ragione aveva ogni dì inciso un qualche delitto, per che al riguardante essa appariva come inscritta di cifre infinite, più grandi e deformi le ultime, e via via di gradanti alle prime. Egli era venuto già a molto emaciamento quando Piccarda fuggì via dalla casa paterna; allorchè poi ogni speranza per lui fu spenta in modo irrevocabile, cadde in quel languore di membra che, unito a quindici lustri, poco dalla morte si differenzia. Dopo un mese da che passò a miglior vita la donzella egli non usciva più di camera, non gustava che pochissimo cibo, il cibo degl' infermi. Posava seduto in un seggio a bracciuoli tutto intorno imbottito; ma siccome la pelle gli s' informava dall'ossa così queste gli doloravano fieramente, non v'era morbidezza di cuscino che non sembrassegli stecchi, nè per dar volta il suo dolore schermava. I capelli, là dove tuttavia ne rimanevano, rabbuffati e suffusi di sudore glutinoso e graveolente; le sopracciglia ora fatte dipelate e coperte di pelle rossastra; le palpebre invece di scendere in curva oriz zontale a delineare la pupilla, si erano raggroppate all'angolo esterno dell' occhio e formavano una escrescenza continuata colla pelle de' sopraccigli

come

un' onda s'accavalla ad un'altra: le ciglia flaccide avevano gli orli rovesci, specialmente gl' inferiori, e tinti d'un giallo che traeva all' aranciato: braccia e mani tremole per la molta paralisi; l'antica piaga del ginocchio rampollante putredine: la bocca era di continuo in tale atteggiamento d'angoscia, che per trovarne similitudine è d' uopo la immaginativa ricorra all'inferno e la ponga a paragone della bocca d' un dannato; l'aspetto intero di lui era infatti, come dicemmo altrove, l'aspetto d'un reprobo: ma l'uomo non deve giudicare; le ali del perdono di Dio sono d'infinita estensione, potrebbero averlo raggiunto: potrebbe Dio averlo

percosso di qua ad insegnamento degli umani, e di là risanatolo.

Sinibaldo lo sorregge amoroso alle spalle, le quali ove fossero rilasciate a se stesse trovando un mal fermo equilibrio nel tronco traboccherebbero innanzi : Nèlla, l'amorosissima nuora, gli asciuga con un pannolino la fronte e gli va rincalzando i guancialetti de' bracciuoli, dov' egli appoggia i gomiti e le mani : Forese siede in disparte e legge avidamente un libro: un donzello scalda al focolare due pellicce di martora per farne miserabile fomento alle tibie agghiacciate dell'infermo; un altro servo sta ritto dietro alla sedia: ma dietro alla sedia medesima, proprio alle spalle del vecchio, e sì vicino che gli alita sulla cervice, sta un altro personaggio invisibile la Morte. L'occhio di lui fissa le sue mani cadaveriche ed in specie i nodelli del carpo prominenti, e il polso languidissimo, visibile però a cagione della estrema magrezza: si guarda le vene color di piombo, che serpeggianli sulle ossa come tante sanguisughe bramose di succhiarne le ultime gocce di sangue e tut. tociò dimostra chiaramente all'infelice che quelli sono per lui gli ultimi giorni di vita. Lo assale tratto tratto un ribrezzo, come se il corpo suo toccasse già l'arca di marmo ove giacciono le ossa de' suoi maggiori: poi un'idea truculentissima, più straziante del ribrezzo sepolcrale il redde rationem.

La coscienza dell' empio a termine di morte è il tormento più atroce che si possa patire quaggiù: egli muore veramente nella tempesta dell'anima (1). Il cuore di Simone era duro come l'incudine del fabbro, ma una vipera di finissimo dente lo avvinghiava e scerpavalo in molto miseranda maniera. Le viscere si sentiva amari. cate come se avesse sorbito il fiele dei draghi : il vecchio vedeva con gli occhi proprj la sua interfezione,

(1) Morietur in tempestate anima eorum » Job., 36, 14.

e nell'anima beveva il furore dell'Onnipotente (1). Egli in alcuni istanti gelava di tema, di tristezza indefini. bile, in ogni vivente e quasi anco in ogni cosa inanimata credeva nascondersi per lui un nemico. Somigliante a Caino quando, dopo commesso il fratricidio, errava disperato per il vuoto mondo. Anche i morti facevano agghiadare di spavento il Donato. Lippo! se rivelasse costui i raggiri, le falsità, il commessogli attentato? . . . E Farinata ! . . . oh, al danno s'arrogerebbe allora la trista derrata della vergogna. Non fossero spenti?... Mi avesse il figliuolo ingannato?

Erode così: sapeva che l' importuno Battista era stato decollato; a grande agio ne aveva potuto rimirare il teschio in mezzo alle vivande dell'osceno suo banchetto

e pure a sè non crede e trema e aggriccia, e udendo narrare una seguenza di fatti prodigiosi si percuote forsennato la fronte, e grida: il Battista è vivo tuttora!

Combattuto da tanta interna tempesta il vecchio rompe ad un tratto in un tacito pianto frammezzato a violenti singulti. La buona nuora trasalisce, e con atti soavi, con dolcezza infinita di parole imprende a racconsolarlo: egli in ricompensa scaglia a quella affettuosa uno strido di rabbia, laonde trepida si pone nuovamente a sedere mormorando accesissima preghiera per lo sciagurato.

Piangeva Simone per duolo de' suoi misfatti? Simone, ci dimenticammo di notarlo più sopra, dacchè cadde in questa infermità di morte aveva prontissima la lacrima; ed erano le lacrime stizzose del fanciullo quando la mamma per bene di lui gli contende il suo piacere. Ma giacchè quel giorno la coscienza lo fiottava fuor di maniera, si risolse di venire alle prese con essa; così il

(1)

Videbunt oculi eius interfectionem suam, et de furore Omnipotentis bibent. Job, 21, 20.

debitore con un creditore inesorabilmente molesto: volle vedere se quella proprio avesse di molto da pretendere contro di lui. E qui cessato di piangere, avvallato un po' più il mento nel seno si pose all' esame,

fese.

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alle di.

Se un moderno stenografo avesse potuto raccogliere, tradurre in parole, e vergare sulla carta le idee che si passavano nella costui mente, certo si avrebbe un bel saggio di umana tristizie congiunta alla più lorda viltà: si leggerebbero difese così sottili ed avvedute da disgra darne Marco Tullio o il primo avvocato del fôro fio. rentino bassezze e sotterfugi e menzogne quali appena potrebbe concepire la più vile femminella di piazza adusata al mentire: ma non è dato il mentire con se stessi. Perciò il Donato si vedeva sempre nel cospetto i frati di Santa Croce boccheggianti dal veleno gli strazii della angelica Piccarda ad uno ad uno: Corso il figlio prediletto tirato su a tanto costume di scelleranza: nemici fatti capitar male per odio fazioso : innocenti uccisi per interessi domestici, e primo fra essi il povero Buoso in somma i suoi delitti gli stravano tutti schie rati dinanzi come simulacri scolpiti in basalto; per la qual cosa, finito la disamina egli ricascava nel pianto della bile impotente e ridevole.

A queste nuove lacrime Nèlla sobbalza e mormora brevi parole nell'orecchie del marito che tuttavia sta leggendo impassibile; e questi a lei con accento che ri velava lo sdegno della sofferta distrazione: a ciò vi è tempo, le son cose da farsi al dassezzo!

Sconsolata quella pia torna presso il vecchio, e come verace amore di lui le insegnava, nulla curando la probabile ingratitudine comincia a versare nell' anima sua quella parola che piange e che consola, ed aggiungeva come grande alleggiamento ai dolori del corpo trove. rebbe egli nel dar opera ad acconciarsi dell'anima. Rammentasse altresì il santo pensiero che la divina Miseri

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