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l'aspro duolo che vi prese al cuore quando per le vie di Jerusalem smarriste il dolce Figlio, volgete gli occhi vostri benigni all' addolorata mia madre: rendetele salvo il figliuolo! Voi vedete in quanta amarezza il cuore di lei si contristi per i trascorsi di fratelmo! oh fate che con quel suo disdegno non sia ora ad offendere alcuno ve ne scongiuro prostrata, o santissima Vergine clemente. Vi supplico a non permettere che egli offenda il benedetto vostro Figliuolo; ch' ei non offenda il prossimo! Dolce Madre, salvatemi, salvatemi l'anima e il corpo del mio fratello - vi prometto che domani di. giunerò in vostro onore. >>

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Appresso dolenti i famigliari riportavano a casa il cattivello tutto pesto e sanguinente. Qual fosse il dolore di Bianca, quale quello della Piccarda ci passiamo dal dirlo. Chiamati in gran fretta i maestri di cerusica lo lavarono, lo curarono con estrema disciplina. Messer Simone per due capi inviperì a questo accidente si trovò scornato nell' onta fatta al figliuolo dai cani del popolo, e sentì grandissimo dolore per le battiture e lo strazio del medesimo. Oh, ma lascia fare a me diceva all'arrogantello dal muso fracassato lascia fare a me, che la pagheranno cara! Cacciarti in dosso le profane lor mani, mio caro Balduccio? Era meglio per loro se le avessero cacciate nella bragia ardente: oh era meglio! Sel vedranno que' ragazzacci da frusta . . . e i padri loro che diceano: dàlli, dàllisel vedranno.

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Queste erano le lezioni di cristiana mitezza che porgevagli il vecchio: il perchè scoppiava di tradolore la buona Bianca, e guai se ne lo avesse ripreso! Per poco non erale colle mani sul viso, e ad occhi veggenti de' figli l'avrebbe malmenata. Alla donna non rimaneva altro conforto che divorare in silenzio quell'amarezza.

Dopo quattro o cinque giorni il fanciullo miglio. rava assai, e Piccarda che non cansavasi dal capoletto cominciò allora le sorellevoli sue ainmonizioni. Pareva

una moderna Figlia della Carità; una di quelle ange. liche creature che mostrano al mondo disonorato e incancrenito i miracoli che può adoperare la vera carità cristiana, quella carità che opera e non ciarla. E Sinibaldo a pentirsi del mal fatto, a promettere l'ammenda alla sorella con una mansuetudine ed una docilità insolite. Vedi, Baldino, dicevagli amorosa, oramai la cosa l'è passata; ma lo vedi che birbonerìa fu quella tua? poveri ragazzi, che t' aveau eglin fatto? Erano là, meschinelli, con farsettucci rotti o rattoppati, siccome tu stesso mi dici là si scaldavano al sole, perchè forse a casa le loro madri non aveano un fuscello da accendere a questi freddi giocavano, e sai perchè? per non istare in ozio, o anche per ingannare la fame che si sentivano mordere in corpo, poverini. E tu che per grazia singolare di Dio nuoti nella roba e sei splendidamente vestito, tu volevi dar loro la baia e cuculiarli perchè non aveano da metter su con teco i denari! E se ti si rivoltarono non ebbero poi tutti i torti: meglio meglio era - oh che carità fiorita! - se tu davi loro quel tornese, che volevi giocare, affinchè si comperassero da far colazione. Ah pognamcelo in testa, fratel mio: per avere qualche po' di sostanze non siamo di sangue diverso da quello de' poveri, e noi stessi saremmo quanto loro e più di loro, se Dio il volesse. Dimmi: o non si poteva na scere tanto io che tu figli delle mamme di que' poveri fanciulli? o non potean essi nascere in grande stato, figli della madre nostra ? E poi ripensa quest'altra: e se tu ne avessi schiacciato alcuno con quel cavallo? . . E se tu medesimo vi fossi rimasto morto, come poco vi mancò, dimmi qual coltellata di dolore alla mamma, a tutti? ..

Le ammonizioni di Piccarda a Sinibaldo erano, com'è da pensare, l' eco e la spiegazione degli insegnamenti materni; e questa spiegazione Bianca non tollerava che da alcuno fosse fatta in casa salvo che dalla buona figliuo

letta ciò per timore che altri non vi mescesse alcunchè di reo, e ciò che tenesse d'ignoranza o di superstizione. E sì quella era guardinga e tenera in questa purità che nemmeno alla Marianna, un' antica fantesca, non lasciava dottrinare la prole: di che la vecchia muggiva in segreto, e dovea ringollarsi le centinaia di leggende e di storie delle quali avea pieno il cervello. Se non che Bianca rosa dalle ambasce in breve infermossi di lunga e grave malattia. Questa sventura di fami glia diede agio alla serva di sciorre il sacco delle sue mostruose narrazioni. E quanto più elle fossero piene di feroci gesta tanto stimavale più pregevoli e dilettose. Per buona e virtuosa ell'era dessa, ma ove avesse potuto incastrarvi le atroci figure di Nerone o di Ezzelin da Romano, tu la vedevi nuotare in una compiacenza sì che l'avresti detta la moglie d'un carnefice. Ezzelino poi lo aveva sempre in bocca co' fanciulli, massime quando trattavasi di porgere loro alcuna similitudine di efferatezza; perchè un giorno durante la infermità di Bianca, mentre Sinibaldo e Piccarda desinavano e la fante li serviva, il garzoncello spronato da curiosità le dimandò, ma che è questo vostro Ezzelino ?

Ezzelino! Voi mi chiedete chi si fosse Ezzelino? Io vel rammento spesso perciocchè a questo nome va congiunto quanta orribilità e crudeltà si è sfogata nel mondo da Caino a Nerone, e da Nerone a questo Ezzelino, che è morto or ha trent'anni. I suoi parenti eran discesi dalla Magna in Lombardia con Otton terzo imperatore. La gente ben me lo ricordo, dicealo figlio d'un Ezzelin Monaco e di Aledeida sorella de' conti dal Mangano; ma per li più savj si credeva lui esser figliuolo del fistolo e della versiera- che Domeneddio permettesse la cotestui apparizione su questa terra per punire le peccata de' Lombardi e massime Veronesi e Padovani. E poi guardate la sua figura e ditemi se e'non era figliuolo del fistolo! La statura di suo corpo era

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mediocre, nè magro nè corpulento; e fin qui non vi ha cosa da riprendere ma uh! certi denti egli avea, certe zanne acute che usciangli fuor delle labbra da quella squarciatissima bocca, com' escono le zanne al cignale; e alcuni neri que' denti, altri color di ferro arrugginito che faceano stomaco e spavento insieme. Che vi dirò de' capelli? Di qual colore e' fossono non può dichiararsi; chè n' avea de' bianchi e de' rossi; de' castagni bruciati e de' castagni cupi in fronte poi neri e tutti irti, setolosi, intricati per forma, che sembravano un aggroppamento di masnade nemiche in arnesi svariati, le quali siensi trameschiate insieme e rabbiosamente si battano sul cacume e ne' fianchi d'un poggio. I sopraccigli erano anch'essi di pel nerissimo: gli occhi rossi come bragia - come quelli del basalisco che guarda ed uccide . . . no; io dico fossono quegl' istessi del vermo d'infinita magnitudine che laggiù in inferno tormenta Giuda, Anna, Caifa, Erode e le altre anime nere (1). - Innanzi che costui entrasse in Padova a farne l'aspro governo che ne fece, egli dimostravasi nel viso e negli atti composto alquanto ed elegante: anco di dolce conversazione! quando poi si ebbe tolto in mano il comando della misera città, ecco il suo volto vestirsi d'austerezza diabolica, e terribile addivenne in ogni parola ed azione. Nell' andare, superbo ed altiero; sempre d' ira pieno e di dispetto : spaventava chiunque non pur colle parole, ma con quei suoi sguardi ancora. Ebbe in odio i ladri e i micidiali, ma, ridete, egli uccideva nondimeno, martoriava e spogliava altrui de' suoi beni. Sospettoso poi oltre modo: le parole altrui e i fatti in dubbio, sempre interpretava alla peggior parte inimico di pace, istigatore di civili discordie. Come in tutti i tiranni tuttodì veggiamo, egli era astutissimo in trovare ed ammassar denari, e la mag

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Iuxta quem infernum vermis erat infinitae maibi sunt Iudas, Anna, Caiphas, Herodes. »

Piccarda Donati

Visione di Alb. mon. cassin. C. IX.

Disp. 4.

gior parte ammassavala in ispogliar chiese e palagi di nobili; poi quasi ad un tempo se ne mostrava larghissimo spenditore in assoldar gente e in accrescere signoria. Egli era crudelissimo e senza misericordia; ma perchè mi distendo io in tante parole? era il più crudele di tutti i crudeli tiranni delle passate età! De' preti e de' frati avrebbe tuttodì voluto il sangue a mensa nella sua coppa d'argento. Si ritrova essere stati in diversi tempi e luoghi uccisi da lui e per sua commissione più di tremila tra uomini e donne con varie sorte di uccidimenti, cioè di coltello, di fame, di laccio, di fuoco e d'altri tormenti assai. Tutto il suo cuore era in vedere l'umana carne rosolata, torturata, gettata alle fiere: quando vedea spicciare il sangue dalle arterie segate de' miseri andava in giolito, si vedea lui essere nel proprio elemento come i paperi nell'acqua. A molte donne fece strappare la carne del petto, tagliare il naso e le labbra di sopra: in odio de' lor genitori, e se mai belle ragioni ! fe' cavar gli occhi a fanciulli e fanciulline come voi. Sì, vedete Dina, quel satanasso come poteva aggranfiare qualche bambinella che altri gli avesse detto esser figlia del tal nobile o del tal plebeo che macchinasse contro suo stato o signoria, la metteva tantosto ai più duri e inestimabili patimenti; e ora faceale divellere la chioma con tutta la cotenna, ora comandava fosse dissolata alle piante e appresso condotta a passeggiare su per i ceci secchi; oggi le tagliava una manina e rinsaldavale il moncherino con catrame bogliente, siccome odesi usare li efferati saracini; dimani le facea mozzare un piede e nel modo istesso glielo impiastrava quando la poverina era all'agonia la finiva sul cavalletto

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Misericordia interruppe la fanciulla: o perchè non si raccomandavano alla Madonna che ne li salvasse ? E Sinibaldo perchè non fuggivano i miseri da tanto inferno di città ?

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