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Ora lasciate dir me: tu Sinibaldo .

E poi vi dico. . . . ma già io farò come me. glio a me sembra, ed il tempo che ci vuole ci vorrà. . Tu, Sinibaldo, chiama subito gli artificieri, or. dina, compra, commetti quanto per l' abbellimento del palagio fia d'uopo: primi di tutti vengano gli arazzieri e i dipintori. Uff! la vorrà costar cara la faccenda, ma ci vuol pazienza. Tu, Forese, argomentati di comporre tosto alcuna gentil poetria per gli sposi.

il poeta.

So i miei doveri, e ci aveva già pensato, rispose

Qualche ora appresso si vide in quella casa un grande affaccendarsi di valletti e d'artigiani; al portone da via erano i verniciatori a stuccare e pomiciare le grandi valve di noce bruno, per poscia lustrarle con olii e ragie odorose: v'erano gli ottonaj a riforbire i metalli delle borchie, i campanelloni e le ferriate che lungo la strada ricorrevano: per l'atrio, per le scale e ne' saloni s'aggiravano muratori, scialbatori e pittori; e fra essi snelle e galanti trasvolavano le modiste, le stiratore, le crestaie; non mancavano i profumieri, gli argentieri, i gioiellieri, i tappezzieri, e tutta questa gente insieme co' servitori e co' padroni menavano lietissima festa del fortunato maritaggio da farsi, commendavano la virtù di Rossellino, incielavano la bellissima sposa, facevanle voti ed augurî serenissimi.

Povera Piccarda! Fermiamoci un istante a contem. plarla. Ella sta nel suo tempietto genuflessa ed intenta in caldissima preghiera. Ha le braccia raccolte al seno, la fronte e le pupille al cielo sollevate: un dolce pianto le scende sui pomelli delle rosee guance, ma brevis. simo hanno il corso quelle stille, chè tosto le assorbe il viso cocente di subita febbre sembrano gocce d'ac. qua che vadan cadendo sull' asciutta arena. Dal mo. mento che rimase priva della madre la vita sua fu una prova continua, e se in alcun periodo parve respirare

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alla quiete e alla libertà de' figliuoli di Dio, subito appresso con fiera vicenda tornarono a martoriarla le ire paterne e fraterne, sicchè anco le brevi tregue di pace nel cuore di lei si fecero piene d' amaritudine. In mezzo alle angustie però non lieve refrigerio ritraeva dalla soave parola e dai provvedimenti amorosi della buona cognata ma ora che dire, ora che la buona Nella aveva mutato con lei linguaggio, e ad ogn' ora la confortava, non più oggimai di suore e monasteri pensasse, ma in quella vece, di nozze e di Rossellino? Anche qui d'al tra parte rimaneva un rimedio; un rinfranco potente, una guida sicura le rimaneva nel padre francescano, e quantunque egli fosse ben lungi la fanciulla poteva confortarsi nel revocare alla mente i sapienti consigli di lui, le parole condite d' unzione celeste. . . Ma ahimè, la lettera che ora giunse anco quest' ultimo ausilio le toglie barbaramente. Se non che, lo abbiamo detto di sopra, un siffatto abbandono di speranza avrebbe potuto

in anime deboli far balenare la fede nella Provvidenza, non già in spiriti come quello di Piccarda: questo isolamento riusciva in lei ad effetto contrario, invigoriva la sua fede, l'animo ritempravasi nel fuoco di quella

sventura.

Io credo però che poche creature al mondo abbian subito nelle domestiche pareti prove sì lungamente atroci, che a quelle sostenute da Piccarda Donati si possano pa.

ragonare.

Al palagio de' Tosinghi era lo stesso lavorio, e forse maggiore che al palagio de' Donati. Rossellino al nuovo annunzio finì col darsi vinto e cacciare dalla sua mente ogni scrupolo. Il giacinto erasi ravvivato a maraviglia, e la tomba ferale disparsa. Aveva anco saputo che Piccarda era stata cavata dal monastero per forza, ma lo voleva a se medesimo dissimulare, e per tutto riparo, ammenda e giustificazione egli accettava e sfruttava una comoda teoria, che adesso è venuta in gran credito la teoria de' fatti compiuti.

La mattina vegnente, col cuore che dal contento appena capivagli in seno, costui venne da Piccarda ma ella non aveva potuto alzarsi dal letto era malata.

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giovane si tenne quasi per beffato, poichè anco in quei rimoti tempi, massime fra'gentiluomini, correva il vezzo d'aver pronti sempre alla bocca i più naturali pretesti per usci. re d' un impaccio e per risparmiarsi la noia di fare o di ricevere una visita. Se non che qui non aveva invenzione di sorta; la nostra fanciulla era travagliata pur troppo da una febbretta acuta, ed eziandio le si manifestava a fior di pelle su tutta la persona una cotale eruzione fitta e pungente, simile a quella che in oggi i fisici appellano miliàre. Rossellino poi depose ogni sospetto d'inganno quando vide mostrarseli da Aspa

sia gli apparecchi del corredo, ed oltracciò scôrse in viso a Nèlla un forte dispiacere perchè a lei non fosse dato di presentargli la fanciulla; in Nella poi non potea cader ombra di menzogna o infingimento. Allora fu fermato che tornasse la mattina seguente, e Simone intanto se n' andò con lui da messere Odaldo a ragionar della dote.

Non è a dire quanto dolente fosse la famiglia tutta per quella sopraggiunta indisposizione. Nèlla se n'ad. dolorò più di tutti, e com' è naturale, sempre piena di premura e di parentevole affetto era assidua al letti. cello di Piccarda, facendole animo che il lievissimo malore svanirebbe in breve. Madonna Aspasia disse parimente che era una cosa da nulla; a semplice cautela stesse oramai in letto per quel giorno, la dimane senza fallo veruno sarebbesi messa in assetto di ricevere la visita e finire una volta quella lunga istoria. Frattanto pigliavale la misura del capo per farle intrecciare la nuzial coronella de' fiori d'arancio.

Ma Piccarda gemeva in segreto e pensava ad un'al

tra corona.

Non t'affliggere, Dina, andava ripetendole Nèlla; questa eruzione, vedi, è un benefizio, una purga per te, sono gli umoracci che ti si guastarono pel disturbo dell'altra notte quando ti condussero a casa . . quelle cose però più non deesi ripensare giammai: quelli umori stemperati e corrotti t'escono ora per la tua salute.

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E Piccarda pensando ad un' altra salute, rispon deva: Sì, amica mia, lo spero!

a

Le bollicelle minute onde al mattino s'era piena l'epidermide del suo corpo disparvero quasi per intero sul cadere del dì, ma in quella vece le comparivano in viso alcune lievi escoriazioni che lentamente spartironsi in chiazzette rubiconde e tumide alquanto. Era una fitta al cuore per la povera Nèlla l'assistere a cotal detur.

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