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sta che comprese d'averla scossa abbastanza stette alquanto in silenzio per godere del costei avvilimento, e perchè tutta nell' animo le penetrasse la punta delle sue parole; indi piantatasi le mani su i fianchi venne a questa conclusione e qui che mi rispondete, o signora dai bravi consigli? Niente in fede mia voi saprete rispondere, ma sì farollo io per voi, e dirò che Nèlla mogliere di Forese Donati è in peccato dinanzi a Dio per aver messo l'inferno in quella casa, dove prima la giustizia regnava e la pace: che perciò è tenuta in coscienza a disdirsi con sua cognata Piccarda, e confessare che la tradiva col lasciarla farsi monaca e non volere il giuratole sposo. Brevemente, che Nèlla se non vuole andare all'inferno è mestieri persuada a Piccarda di sposare Rossellino della Tosa; e nel momento!

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Balda del trionfo di questa sua prima filippica corse alle stanze della fanciulla. Ella leggeva un libro con molta attenzione: il suo volto era lievemente vestito d'una tinta malinconica ma pur soave. Per virtuosa e pia che la si fosse come non dovevano, lei malgrado, mostrarsi in volto alla povera figliuola le tracce rodenti di quella notte di dolori? La fronte aveva quasi nascosta in un bianco lino, in dosso cingeva una vestetta nera e sul petto lo zinnale ugualmente di lino. Aspasia prese la mossa da quella semplicezza d'abito e cominciò :

Buon giorno! come stai, mia bella e dolce cognata? Già, lo vedo da me; bene, benissimo tu stai e troppo meglio che fra i buiori del convento. Ma vedo anche un'altra cosa, e questa non mi va punto a sangue: ti compatisco però, mia cara, chi maneggia la pece ragion vuole che di quella s' imbratti: io miro in cote. sta tua foggia e nigredine di vestimento un rimasuglio di monachismo.... Via via, lasciali cotesti mortorî alle foresozze, che fatta ragion tra il pan di cruschello e la marra da una parte, e il pan bianco, il vino, la braciuola e il beato non far nulla dall' altra, si vanno eleggendo la

vita del chiostro; e lasciali anche a quelle poche gocciolone di femmine, che se dal cielo ebbero copia di agi alla casa paterna, nacquero però colla testa scema, e lo spirito del lombrico bavoso e amante di perpetua sepoltura. Scusami queste laide imagini, che io non ho altro di migliore per fartivi comparazione che s'avvenga. Ma già! io do biasimo a te di questa sconcezza di vestire, e non mi accorgo che sono io pure in veste da camera. Che vuoi ? tanto tu mi sei nel cuore, che ho stimato mio debito di venire subito a farti visita, a toglierti, se ombra pur n'avessi tuttavia, le tristezze alle quali t' eri abbandonata, e il volli fare pur prima di met. termi sotto la fante all' acconciatura. Ben ti tratta la tua salute, ma pure godo saperlo dal tuo labbro : come stai tu questa mane?

Come vuole Iddio.

L'Aspasia alla semplice e pia risposta si sentì freddare l' eloquenza in bocca, per lo che fece ricorso agli scherzi e alle scede, nelle quali ell' era maestra. Si mise a burlare irreligiosamente dei monastici esercizii, del modo di salutare altrui, del lungo orare, del digiunare e cose altre somiglianti, come farebbe un' anglofila moderna. E quanto al digiunare ebbe la insigne sfron tatezza di dirle che importa egli a Dio de'nostri languori? che onore gli fanno? A cui Piccarda col volto subitamente acceso, ma in tuono umilissimo rispondeva:

Oh, che direte, Aspasia ? se nulla al Signore importasse delle cristiane astinenze e' non le avrebbe sì spesso e in modo ben chiaro comandate, nè eziandio le avrebbe rimeritate delle grazie più solenni. Abbiamo il vecchio e il nuovo Testamento, dove questo precetto ad ognuno che abbia occhi è aperto e manifesto. Che più? il Signore non solo ci ebbe comandato il digiuno, e lo fe' coll'esempio non men che colla parola, ma degnossi perfino d'ammaestrarci del modo con cui dovessimo digiunare.

Se Dio adunque non si curasse de' nostri languori, per. chè li pregiava nel suo Unigenito ? Se per questi Iddio non venisse onorato, perchè dunque Gesù faceva i di. giuni ad onore del Padre?

per

Fortuna che vi fosti pochi giorni fra quelle mura io ti dico che le donnacchere melense t'avreb. bon pieno il capo di novelle come va. Senti una pa. rola, e ti cheto; essa dice così: non quello che entra la bocca contamina l'uomo, ma sì quello che n'esce: hai inteso? Io ignoro se questo sia un proverbio del popolo, o un detto di qualche santo; sia di chi vuolsi ella è però una verità santissima, a cui credo con tutto il cuore e con tutta l'anima, una di quelle verità che io ammetto.

— Ella anzi è parola, se non erro, del Santo de'santi: ma io n' ebbi una e più fiate sposizione ben altra da quella che voi le date. Gesù non volle per questa sentenza disapprovare i digiuni, sì veramente correggere un cotale errore de' giudei, i quali si avvisavano che alcuni cibi nella vecchia legge vietati potessero l'anima insozzare materialmente.

Stiracchiature! . .

Ma di grazia se fossero inutili i digiuni, o per avventura false ed erronee costumanze, che direte di quella vostra ammirabile Umiliana che ne facea tanti e sì duri, e che ora è beata nel cielo?

Ti compatisco; tempi nuovi, costumi nuovi : quel che si tollerava o usava dieci anni fa oggi è vecchio. Si va a lanci, sai, nella strada del progresso, e prima s'andava a passo di lumaca. Ma lasciamo queste noie. Che facesti a coteste ciglia che le hai tutte scomposte e men belle? Prima le avevi sì regolari, sì spia. nate, sì morbidine,. sì amabilmente fulgenti, che sembrava le ungessi ogni momento col più perfetto stribbio che in Asia si lavori. Oh, a proposito di stribbio ! e' me ne giunse testè un alberello di tal maniera prezioso,

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in Italia, in Europa, non può averne adoperato un simigliante. Fu proprio il caso, fu la buona ventura che il mi fece capitare alle mani, ed io ben volentieri te ne farò copia. Io l'ebbi a prezzo di quindici bisanti, e se ti dico donde viene e per chi fu composto, tu confesserai che mi costa pochissimo: questo impareggiabile unguento, nullameno, era stato preparato per la prima femmina del Soldano di Babilonia! Io, veh, non ti vendo ciuffole, nè altri si attenta di spacciarle a me come a certe credenzone contigiate e dorate, che ogni dì lasciansi gabbare dagli unguentari di porta del duomo. Perciocchè elle si argomentano di avere le migliori essenze, le manteche più squisite, gli olii nobilissimi d'Egitto, di Persia e dell' Indie, mentre per quelle preziosità i barattieri recan loro lo strutto di sugna annerito coll' antimonio, o acqua di bietola, o il cerotto di farina di lupini, e per lo stribbio il più bello perfino la smoccolatura della lucerna. Pecoraggini, imbecillità di cervelli! Che ci vuole a conoscere la trista dalla buona derrata? Oh, la costoro sciocchezza mi fa proprio ridere.

Sì, mia dolce, le mi sembrano vere sciocchezze tutte coteste robe; le mi sembrano la vanità della vanità.

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E dàlli colle sentenze da chiostro ! La brif. falda però altro non seppe aggiungere e per non parere pur vinta seguitò con certa stizza a passare in rivista la fanciulla e le sue robe. Prese in mano il libro che leggeva, e visto che era un breviario rigettoglielo con mal garbo sul desco; poi le trasse di capo il velame per vederne, diceva, la bella capelliera corvina. Oh, sacrilegio! esclamò Aspasia appena la vide rasata, oh monache traditore e maligne! Perchè ti se'tu fatta dischiomare così? Che dirà Rossellino? Tu farai invero una bella figura fra pochi giorni il dì delle nozze! Fortuna

che anco per cotesto fra le mie essenze ho una pomata da fare allungare la chioma in brevissimo tempo. Questa poi mal m' induco a perdonartela: ella era una chioma che valea un tesoro.

E a me pareva anche questa una vanità...

Finiamola e riduciamo tutti ad uno i discorsi: preparati alle sponsalizie, e a ricevere domani messer Rossellino io spedirò subito per la sartrice alla quale daremo gli ordini e le commissioni. Intanto ti mando la mia Nunziata perchè ti ravvii un poco della persona.

Colla sconfitta sul viso la elegantissima donna se ne partì di e tornò diritta da Nèlla a rinnovare la predica, la quale fu sì focosa e lunga che la prima parve appena un esordio. La sera medesima Nèlla ebbe anche i rimbrotti di Forese, la dimane poi venne la invettiva del vecchio, e l'assalto alla baionetta di Corso. Il fatto andò così veramente alla lettera, poichè quello antico zuavo, brandito un trinciante, le andò alla gola e con occhi infocati le intimò rimediasse al mal fatto, innamorasse Piccarda alle nozze, ne mallevasse la prontissima conclusione se no egli l'avrebbe scannata con quel ferro.

Il grande conoscitore del cuore umano Alessandro Manzoni osserva molto bene al nostro proposito che vi hanno dei momenti, in cui l'animo particolarmente de' giovani è disposto in maniera che ogni poco d'istanza basta ad ottenere tutto quanto abbia mostra di bene. Questi momenti spia con grande attenzione l'astuzia interessata, e li coglie di volo per le inique sue mire. La coscienziosa Nèlla tuttor giovane e delle arti malvagie ignara sospettò di avere non molto bene operato nel fomentare le inclinazioni di Piccarda, credè davvero d'essere in colpa. Arrogi il piglio truculento e le feroci parole con che le venivano innanzi da un lato; la spe. rabile cessazione d'altra parte delle disorbitanze a cui più orribilmente appresso poteano disfrenarsi i feroci

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