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pilastro presso la porta della chiesa, mentre il tristo ve. gliardo zoppicando e maledicendo si conduceva lungo il recinto dell'orto e speculava se meglio di qui o di là si potesse introdurre. Rassembrava il capitano che prima di dare la scalata alle mura nemiche fa suoi argomenti e disegni. Non molto dopo ritornò da Rossellino, e questi vedendo che l' aria imbrunava gli ebbe rinnovato le più calde preghiere a torsi giù da quel proponimento, a venirsene via alla città. Lasciate andare questo imbroglio, ve ne troverete più contento, ne avremo e voi ed io più pace, più gioia.

L'avaro Simone si riscosse a quest' ultima parola, non già perciò che ella sonava in quella frase, ma per associazione di un'idea a lui troppo più cara; le gioie! Sì, entriamo in chiesa, disse. La chiesuola era deserta : due sole lampade la rischiaravano; le monachelle ora si udivano salmeggiare. Con occhi biechi, come quelli della jena che slancia l'aguzzo grifo e gli artigli a sbranare un bissontino di latte, guarda e riguarda Simone verso

è

gli altari di Dio. Rossellino ha sentito una voce. tutto estatico, a labbra aspiranti ascolta la dolce e passionata preghiera, la quale diceva:

« In te, Domine, speravi non confundar in aeternum, in justitia tua libera me » (1).

Sta' pur tranquilla per me; risponde il giovane, o per meglio dire il battito del suo cuore: io non m'op. porrò più oggimai al volere tuo, che è volere della giu. stizia di Dio.

« Esto mihi in Deum protectorem et in domum refugii, ut salvum me facias «< (2).

Deh, anche a me, o sacra vergine, impetra da Dio proteggitore la difensione e la salute verace!

« Quoniam tu es, Domine, spes mea, Altissimum posuisti refugium tuum » (3).

E la malizia degli uomini non andrà lieta di strapparti da cotesto rifugio.

« Ecce nunc benedicite Dominum omnes servi Domini » (4).

Oh, ineffabile angiolella! è l'estrema parola di prece che t'invio . . . . oh, la tua benedizione discenda sull'anima mia: farammi ritornare alla infantile inno. cenza!

<< Benedicat te Dominus ex Sion, qui fecit coelum et terram » (5).

(1) In te, o Signore, ho riposto la mia speranza, non resti io confusa giammai: salvami tu nella tua giustizia.

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(2)« Sii tu a me Dio protettore in questa casa di refugio, affinchè io possa salvarmi. »

(3) Poichè tu sei, o Signore, la mia speranza: per mio rifugio ho eletto l'Altissimo. >>

(4) « Orsù, benedite il Signore, o servi del Signore. »

(5) « Ti benedica da Sion il Signore, che fece il cielo e la terra. n Piccarda Donati

Disp. 27.

Uno scoppio sulla predella d'un altare frastornò il giovane da quelle dolcezze. Simone dopo aver ritolto con mano sacrilega i gioielli di Piccarda, e forse alcuni altri che con essi alla immagine erano appesi, stando in sullo scendere smucciò del piede, e giù a schiena riversa era precipitato. Le collane, i vezzi, le gemme, lasciato andare il gherone del grembo, gli s' erano sparpagliate per il pavimento. Poichè coll'aiuto di Rossellino si fu rialzato diedesi a cercare con grande ansia quegli arredi. Oh Dio, mi son tutti caduti, diceva sottovoce e brancolando : mettetevi meco per carità a ritrovarli.

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A fare il ladro di chiese? Rossellino di Odaldo della Tosa non piegherassi giammai a tanta lordura ed empietà. Disse il giovane, e fieramente indignato partiva.

Il vecchio ribaldo, per nulla curando il frizzore del dorso percosso, tanto rovistò ed annaspò che novello Calandrino alla perfine si ebbe ridotte in seno tutte le pietre preziose.

Poco stante Ghello e Pino tornarono conducendo un villano colla scala. Salite su, disse Simone. Pino tentennava, e pareva non avesse la minima voglia d'obbedire, ma Ghello più tristo di lui (e lo vedemmo al letto di Buoso) vi s' inerpicò come una biscia e fu al sommo. Allora il contadino maravigliato gridò: ehi, maestro ; dove avete la mestola e la calcina? Siete bravo se mu. rate senza gli arnesi.

Per questo e' non ha bisogno di mestola, quan. domai di martello; e deve fare un po' di rovistìo alle porticciuole che mettono là dentro, disse Simone.

Ohe, signorelli, che fiabe rechereste a vendere se bergolo io fossi. Non dicestù (volto a Pino) che eravate muratori e volete racconciare uno strappo della clau. sura? Vo' mi sembrate piuttosto . . . . Ehi, costassù; a basso! rivoglio la scala. Alla larga, perdiavolo! anche a me vorreste regalare un tôcco della vostra scomunica? Ohe, giù, dico.

Non v'è scomunica, rispondeva sottovoce Simone, sta' in silenzio, non siamo gente di malaffare, si tratta di riprendere ciò che è nostro.

Ohe, senti senti! Ma sì che là c' è la scomunica e quella grossa: e'basta affacciarsi al muro; tanto peggio se si va dentro come ha fatto colui.

Ghello veduto che dalla parte interna il terreno dell'orto era a tale altezza da potervisi lanciare senza pericolo, spiccò un salto a piè pari, e dato un rivoltone per terra si rialzò nel momento. Il villano allora vista sgombra la scala, senz' altro dire se la poneva in spalla per andarsene a casa; ma il vecchio tanto lo pregò, tanto gli promise di mancia, e Pino tanto lo trattenne colle sue braccia gagliarde, che dovè aspettare il ritorno di Ghello.

Ma badate bene, soggiunse a Simone: io lo vo

glio ora subito il marco d'ariento.

Eccoti il marco bello e nuovo.

L'aria è fosca . . . non sarebb' egli falso?

Egli è un marco nuovo di conio, e vale quattro bei fiorini di Milano. Ti par buona questa giornata? Sta' zitto, che Cristo ti dea la . . . buona notte. - Pino, affacciati colà dentro; guarda se lo ha trovato il pertugio.... ah, mascagno, al salario sei lesto: non c'è scomuniche di sorta, daresti forse retta al villano?

Aho, se la c'è! soggiunse il contadino, e grossa vi dico, ad entrare per li conventi: e' ce l' ha messa il Papa nuovo, come qualmente ci predicò un frate predicatore qui in chiesa per la festa. Voi che leggete le storie dovreste ben sapere di quel nobile barone antico, il quale aveva nome Liodoro, che volle entrare a rubare la chiesa d'un ricchissimo convento, ed oltre alla scomunicazione si ebbe le ossa rotte dalle bastonate degli angioli. Fate avaccio con la scala, ch' io vada pe' miei bisogni.

--

La non c'è, ti dico; vo' siete troppo semplici e

credenzoni in campagna: la clausura è cosa di consiglio, e poi bisogna che abbi riguardo all' animo onde fai una cosa; abbiamo colà persona sulla quale noi cusiamo ragioni.

Presto, vi dico, chè non ci sopraprenda la famiglia della Signoria, non forse pigliassero anche me per un.... Tanto è ladro chi ruba, che chi tiene il sacco o la scala.

Pino che era salito cavalcioni al muro disse a Simone che Ghello trovava ogni porta ed ogni finestra bene sprangata, per lo che dimandava di venirsene via, inutile essendo il ricercare e pieno di pericolo. Simone però non volle desistere peranche dal reo proposito; batteva i denti pel freddo quantunque avesse in dosso un gran capperone foderato di vaio e a' piedi borsacchini di carfagno soppannati di fiocchi di montone: ciò nulla di meno anch' egli si volle provare ad ascendere lassù. Buon uomo, diceva al villano, aitami a salire, t'aggiungerò cinque o sei aguglini per comperare i confetti ai fanciulli.

Che fate, padron mio? gridava il fante dalla cima del muro.

Che vi pare? così vecchio come siete, ripiglia il villano, e poi, la volete guadagnare anche voi questa indulgenza?

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Nè indulgenza nè scomunica. Breve, eccoti un altro mezzo marco, punta le spalle e sospignimi su.

...

Ma... però. ebbene, ma io non voglio af. facciare nemmeno la testa al di là, veh! io sto dietro... E tu Pino, ridiscendi alquanto e tráimi su.

Chi lo crederebbe ? la passione del vecchio fu in. tensa tanto che, sebbene a stento grandissimo, vinse la infermità della natura. In quella sera ed in quel luogo

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