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1 vecchio non voleva prestar fede a quella in. credibile scappata: accertatosi del fatto, sbrigliò l'animo alle furie le più superlative. In sulle prime un pensiero ferocissimo gli traversò la mente prender seco Farinata e due

o tre altri de' famigli più avvezzi al sangue, armarsi di scuri e di pugnali, andar là, mettere in pezzi la porta del monastero, passare il petto a quante monache trovassero, a Piccarda sovratutte. Ma, come piacque a Dio, un colpo d'accidente troncò pur d' un colpo sì sformata accensione di rabbia, dovè andarsene a letto, il braccio ed il fianco destro sentivasi intorpidito o, per meglio dire più quasi non li sentiva. Era un colpo ri. cevuto un po' a sghembo, superabile perciò, e tale da farlo ravvedere e da mostrare altrui, cosa mille volte mostrata, che il Padre nostro de' cieli vuole l'ammenda non la morte del figliuolo misfattore. Il secondo giorno stava meglio e si volle alzare. Nèlla scongiuravalo ad Piccarda Donati Disp. 26. *

aversi cura, a non uscire dalle coltri almeno per qualche altro dì; rispondeva torvo ed ingrugnato, essergli mestieri di moto per vincere il torpore di quel fianco; tacesse la salamistra colle ugge di quei consigli; se proprio le fosse stato a cuore il bene del suocero non doveva dar mano alla fuga della fanciulla. Raccomandava poi in molto umile maniera, giacchè facile era per lui il trapasso dall' orgoglio alla bassezza, raccomandava che fuori non facessero trapelare cosa veruna di quella novità: ma inteso poi da Sinibaldo che per il sesto di porta S. Piero il rumore cominciava a spandersi, e che quel fatto, non si sa come, conoscevasi eziandio in casa a' Tosinghi, egli mandò pregando Rossellino che tosto venisse da lui.

Rossellino non meno di Simone era esagitato da grandi smanie per la delusa speranza, e con questo anch' egli accagionava Nella come rea d'aver secondato Piccarda, e lasciata la rompere in sì disperato consiglio.

Qui a dir vero potrebbe alcuno maravigliarsi di questo contegno del giovane della Tosa, delle sue speranze redivive e degli attuali corrucci, mentre altra volta, e massime a Vallombrosa, lo vedemmo cedere, comecchè a malincuore, e dismettere ogni speranza, sfolgorato da tanto lume di virtù che contemplava in Piccarda e nel suo generoso divisamento; potrebbe farsene, dico, le più alte maraviglie, quando non ponessimo mente che la incostanza è il vero carattere della gioventù. Ad ogni istante veggonsi nascere nei giovani novelle impressioni, ed ove sieno di quelli non usi molto a pensare, pèrdono fino se medesimi di vista, nè più riconosconsi da quelli di jeri ; tanto è rapida e multiforme la successione che nel lor cuore s'avvicenda di amori e di di sgusti, di speranze e di timori, di brame e di gelosie, di volere e disvolere, d' ingenue confessioni e di smentite, che il cuor loro si trasforma in un abisso pauroso e pieno d'angoscia. Rossellino adunque pagava alcuna volta il

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tributo di questa giovanile antitesi, onde la notizia di sì brusca fuga gli fece gettare da parte i buoni propositi, ed il sentimento della sua indegnità di fronte alla don. zella che anzi ora che la speranza di possedere quel tesoro se n'andava assolutamente, ora appunto la brama di lei divampavagli più smisurata nel petto. L'idea di quel senza era tornata ad essergli fiele e veleno: ah, non più quella guancia di rosa, quelle vivaci pupille gli avrebbero rallegrato il cuore; non più egli l' avrebbe potuta mostrare all'ammirazione della città, passeggiando con essa al fianco, o cavalcando alla villa! Un'altra cosa aggiungevasi a tribolarlo; la ferita ricevuta nel. l'amor proprio. Perciocchè se anche, in qualche lucido intervallo, tornava a riconoscersi indegno di quella mano, però si rammaricava del disgraziatissimo fatto, che cioè la fosse fuggita a quel modo, senza una parola, un ad. dio, fuggita proprio come se egli non fosse giammai esistito al mondo, o non lo avesse udito mai nominare. Con tuttociò non di lei direttamente, avvegnachè anco que. sto pensiero gli svolazzasse sul cervello ed egli a tutto potere ne lo fugasse; non richiamavasi di lei ma del fatto astrattamente contemplato. E poichè l' uomo proclive all'amor proprio non di rado pretenderebbe che tutti gli avvenimenti si acconciassero alle sue vedute, ai suoi riguardi e vantaggi, fino a credersi che il vicinato e la contrada pensi solo di lui, lui abbia in cima d'ogni sua cura; perciò a Rossellino quel fuggirsene di cheto appariva noncuranza e schiaffo immeritato. Ella, pensava fra sè, non avrà con ciò voluto nè inteso d' offendermi ; ma il fatto è tale che altrui porgerà argomento di risa, scemerammi di molto la estimazione, l'onore della ca. sata n'è offeso grandemente. E seguitando sempre a distinguere i fatti dalle persone e dalla natura dei luoghi, gli sapeva reo che un vile casolare qual si era il mo. nastero di Monticelli dovesse accogliere cotanto splendore di bellezza, la quale a lui e al suo palagio dovevasi

per debito di promissione giurata: oh qui poi un'invidiuzza viperina lo molestava, lo faceva sbuffare e dare per mezzo a stravaganze incredibili. Tanto è vero che tutto si avvelena per mano dell' invidia; anco gli animi più nobili ella fa trasmodare, fino a pigliarsela co' san. tuarj e quasi con Dio.

Fu prestamente a casa di Simone, passò nella sua stanza senza pure far cenno d' ossequio a Nèlla che gli occorse dinanzi, e il primo saluto fu un gagliardo rimprovero al vecchio per le asprezze usate con la zitella. Osservate, messere, diceva, dove mai è andato a riuscire il fatto vostro delle fisime e del cipiglio severo con lei : e pure io v' aveva ammonito! Qui si sciorinarono ragioni di qua e controragioni di là, dopo di che si venne a pigliare i provvedimenti, a fare gli sforzi prima che il male acquistasse consistenza. Fu concluso perciò di ricorrere ad uno espediente di efficacia incontrastabile: l'autorità del Vescovo mossa dalla preponderante influenza di casa Tosinga e de' Visdomini protettori del vescovado di Firenze. Rossellino approvava pienamente il concetto, amava bensì che venisse eseguito da qualcuno dei Donati, come quelli che principalmente erano lesi; voleva si mandasse Forese e Sinibaldo a trattare col Vescovo; egli avrebbe pensato a maneggiare i Visdomini e spedirebbeli a rincalzare l'argomento. Ma no, soggiungeva Simone; andate voi, si tratta di causa comune, di diritti vostri come miei, di sfregio che per parte di quelle monache più quasi a voi che a me s' infligge. Se io fossi sano mi vi recherei da me. Sinibaldo è un fanciullo, Forese un astratto che invece di condurre accortamente il trattato, e muovere, lì su' due piedi, il messere, forse metterebbesi a vaneggiare di poesia e di cucina: Corso, il solo che sarebbe a ciò destro, egli è ora al reggimento di Bologna: andatene voi, Rossellino, per amor del cielo e della vostra Piccarda, andatevi e subito. Mandi il Vescovo incontanente un ordine alle monache

di restituirvi la donzella, ed insieme coll' ordine i suoi sgherigli (1), caso mai le stolte perfidiassero a ritenere la preda.

Andò il giovane, si accontò coi Visdomini, perorò con grandissimo calore, ma questo calore non potette ad essi comunicarlo in verun modo: a costoro la sembrava una cosa da lasciarsi correre come l'acqua alla china. Ma che vuo' tu, dicevano, le son faccende che non si ponno conciliare per forza: se la non ti vuole, qual rimedio apporravvi il Vescovo? Ti fai forte di diritti su lei; e tu l'hai guadagnata col valore; te l' hanno impromessa; te l' hanno giurata: ma è ella la capretta del villano da promettersi e vendere in mercato? Che fa ella la promessa del fratello o del padre? Messer Corso poteati profferire e promettere una cosa sua, come il suo denaro e il suo cavallo, non già la sorella. La volontà per questo non può neanche dal padre legarsi, e come tu sei libero di condur moglie e di non renderti frate, così Piccarda è libera di farsi monaca e di non prender marito.

Pure tentiamo se il Vescovo avesse alcun lecito ingegno, soggiunse Rossellino con grande ambascia.

Tu e noi siamo i padroni, i difensori del vescovado, ma non siamo i padroni del Vescovo: casa Mozzi è illustre e potente quanto ogn' altra migliore di Firenze. E poi messere Andrea in questi giorni ha cosa da pensare che troppo meglio a lui premerà: ei vuol mutare l'Arno nel Bacchiglione; se ne va alla sede di Vicenza. Rossellino, oh non ci affanniamo, ne menerai un'altra se questa ti manca: volgansi piuttosto i pensieri nostri, ora che la chiesa vaca, a curare le bisogne di quel patrimonio. E n'avremo il solito frizzo: i fanciulli ripiglieranno la vecchia canzone, e quando sarete in palagio a mangiare canteranvi sotto le finestre:

(1) I Vescovi allora tenevano la squadra de' birri.

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