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Simone scese difilato al portone da via, e si collocò ad un pilastro dalla parte interiore. Là diritto il meglio che la curvatura senile della spina potesse permetterlo, con gli occhi erranti e semi spenti, colla faccia color di rame, e il mento innanzi proteso, colle braccia lungo i fianchi, e le palme rivolte in su a modo di chi fa gio. mella, sembrava il cieco che chiede la limosina sul ponte a Rubaconte, o il matto incantato nella sua fissazione e tale invero al mirarlo sospettaronlo divenuto i servitori di casa. Gli passavano dinanzi attoniti, lo inchinando in atto di ricever comandi, e Simone immobile. Avvi. sarono madonna Aspasia, ma era adagiata nello elegante stanzino dell' acconciatura fra i cento vaselli di manteche e le cento caraffine d' acque e d'olj odorosi era proprio sul momento di compiacersi d'un mirabile ric cio, che la industre cameriera le aveva curvato allora allora con squisitissimo magistero sulla tempia sinistra ; guardate se poteva attendere al vecchio! Avvisarono

messer Forese, il solo de' padroni che in quel punto si trovasse in palazzo; il quale invasato dal furore d' A. pollo, e vuoi dalla stizza concepita per un motto acerbo, stava fiso sur una carta colla penna in mano, e nè egli pure voleva dare ascolto. Pregato nuovamente e rottegli così in testa le idee e i versi, alla fine s'alzò rammaricandosi e dicendo che i servitori sono i nemici delle muse e degli uomini di studio. Disceso e vista la novità: o babbo, proruppe, che vuol dir questo? Que te dementia cepit? E qui lo scrollava, rinnovava l' interrogare, ma visto che era lo stesso che interrogare una statua, lo lasciò e tornò alla sua stanza, come persona cui più forte pensiero stringa e solleciti. Mentre risaliva le scale il poeta declamò:

Va', rivesti San Gal prima che dichi
Parole o motti d' altrui povertate,
Che troppo n'è venuto gran pietate
In questo verno a tutti e' tuoi amichi.
Ed anche se tu ci hai per sì mendichi

Purchè pur mandi a noi per caritate?
Dal castel d'Altafronte hai ta' grembiate
Ch'i' saccio ben che tu te ne nutrichi:
Ma ben ti lecerà il lavorare :

C'è Diotisalvi, la Tana e il Francesco,

Chè col Belluzzo tu non se'in brigata.

Ed ora? seguitò fra sè Forese: ed ora chi ripescherà il pensiero della chiusa ? Santa Mnemosine, madre delle muse e dei poeti, aiutami. La chiusa è il più bello del sonetto, è la gemma rispetto allo anello; e que' gaglioffi importuni vengono a frastornarmi nell' atto ch' io faceva la chiusa! Il sonetto è come il tuono: il tuono incomincia mugolando e cresce e seguita rotolando, rombando; chiude finalmente la orrifica sonata con uno scoppio, con un brruhmb: così dee chiudere e terminare il sonetto. Quivi con gli occhi in resta nel foglio, con la mano alla fronte e la penna trasversalmente inserta fra l'indice e il medio mulinava, rugumava, ripetevasi

Piccarda Donati

Disp. 22.

spesso le finali del terzetto are, esco, ata, nel modo istesso che fa talora lo scolaro di rettorica, il quale recitando a mente il brano assegnatogli della divina Commedia, se avviene che arreni un istante, vassi replicando la rima del secondo verso precedente con afflizione sua, e noia de' compagni e del maestro. La pietosa Ilitia madre dei parti consolò finalmente il povero poeta, il quale frettoloso vergò:

Allo Spedale a Pinti ha' riparare;

E già mi par vedere stare a desco
Ed in terzo Alighier con la farsata (1).

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... e recasi presso la finestra per legger la soprascritta, p. 333.

A chiosa dell'ingiurioso e grossiero componimento di Forese è da notare di volo che Dante, la sera innanzi in una brigatella d'amici, che fra le mille altre cose uscirono a ragionare di parentadi, morse con motto acuto e coperto, secondo suo costume, l'avidità dei Donati per

(1) Rime di Forese Donati. V Commentarj del Crescimbeni.

lo uccellare che facevano l'appoggio di casa Tosinga, e disse press' a poco, come vi era mestieri altro che doti e accosti di grassi cittadini per ristorare le miserie di famiglia. Ma con pace di quel sommo è stolta cosa lo improvvisare sotto le finestre de poeti, sieno pure della risma di Forese: egli era della brigata; sentì la puntura, tacque e propose di rispondere come fece, così per rima.

Simone durò un buon pezzo in quella positura, e dacchè l'accorto lettore ha bene indovinato qual persona costui attendesse, noi diremo che Piccarda allorquando squillò il cenno di nona s'alzò dal mezzo della chiesa, e recatasi ai sepolcri della B. Umiliana de' Cerchi, poichè v'ebbe orato breve spazio di tempo, usciva in un con Nèlla, incamminandosi in porta S. Pietro.

Il grido che l'indegno vegliardo mandò al primo vederla può assomigliarsi al grido stridente di uom che venga strozzato; e insieme col grido si voleva slanciare a percotere la innocente: ma fu buona ventura che il torpore degli anni e della podagra, aggiungi il lungo quivi dimorare in piedi, inchiodando il frenetico, stornasse il primo impeto del bollore. Ciò nulla ostante un momento appresso rinnovò il grido, riarse la rabbia, e si mosse barcollando: con mano profana e indicibile ira s' ingegnava di squassare contro la parete la povera Piccarda.

Che fate messer Simone? Siete impazzato, per...? Così una voce; e insieme alla voce due braccia robuste alzarono di peso il Donati con violento giro in disparte togliendolo. Piccarda e Nèlla colto il destro salirono a rifugiarsi trepidanti come due colombe. La voce e le braccia erano di Rossellino. Tacque smarrito Simone alla impensata apparizione, di colore non mutò; impos. sibile alle sue guance il colorarsi di vergogna: invece guardava smemorato il giovane della Tosa come l'in fermo presso l'agonia guarda talora gli astanti; d'un

tratto poi e ben presto raccolse le idee, e dissimulando interrogò con studiata franchezza: come mai voi qui, messer Rossellino? Ah, ma già, ubi thesaurus, ibi cor.

Io attendeva all' uffizio divino nella chiesa dei frati Minori, e poichè quello al termine è venuto son uscito di colà seguitando, come voleva amore, i passi dell'ammirabile vostra donzella, del mio tesoro perchè altrui stia a cuore, poco se ben vedo, a voi cale questo vostro tesoro di figlia. . .

ma

Le son fisime che vengono a tutti, e a noi vecchi barbogi più che ad altri mai era tanto che l'attendeva su in palagio la mogliera di messere Amerigo di Narbona: son visite preziose perchè non deg. giansi così villanamente schifare: e voi penso amerete di averla tale sposa che avvezza sia alla precisione nelle convenienze, che all'alto stato delle gentildonne son proprie. Ci voleva tanto, Signore, a fare un po' più presto alla chiesa! Ma di voi, oh di voi deggio menar parola di laudazione, dolce fidanzato della mia figlia, che vi mostrate vero ritratto del padre vostro. Come prode e valente voi provate nel giorno della battaglia, così ed anche di più apparite magnanimo ove trattisi di usare a chiesa e non curare gli umani rispetti. La virtù, la gloria verace del cavaliero cristiano non è riposta solamente nello andare intrepido contro la siepe delle lance nemiche, ma eziandio nello affrontare il ghigno degli sciocchi e dei miscredenti. Eccellente verità pronunziata dalla bocca di un malvagio. Rossellino, scambiate poche altre parole, e veduto che il vecchio non invitavalo a salire nel palagio, si congedò.

Ma nell'atto di andarsene guardò Simone con sguardo significante e gl' intimò: se avete cara l'amistà di casa Tosinga guardivi Iddio, Simone, che vi riprendano fisime cosiffatte! Mai più, mai più! rispose il vecchio con grande umiltà, e appoggiatosi alle spalle di Giannozzo si ricoverò alla camera.

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