Page images
PDF
EPUB

ed utili ritrovati, in punto di agiatezza, di lusso, di vi vere molle e giocondo; fornire aquile d' intelletti in molte discipline, attingere il non più oltre del bello in molte arti; aggiugnivi l'accrescimento per le dome nazioni, e ti parrà vederli giunti all'apice della universa prosperità. Ma chi ben rifletta, molte volte andarono lungi dalla prosperità verace, per la unica e semplice ragione che destri, sia pure, intelligenti e prodi que' popoli, omisero d'altra parte di conoscere le morali verità, di ascol tare le religiose, di trarne sugo e assimilarlo nell'opera santa d'intemerata e religiosa ragione di vita. Più si videro forti e ricchi, più scapestrarono ed insanirono. E posciachè nella gaia fortuna furono insipienti, Iddio mandò loro l'idro perchè a suono di morsi e di flagelli tornassero a senno. Laonde chi comandava diventò schiavo dall'animo abbiosciato, chi rideva e sguazzava pianse in. sanguinato la disfatta fortuna. Lo stolto disse e dice che fu caso, fu necessità delle umane faccende; il filosofo cristiano dice meglio, e dice che fu mirabile provvi denza, fu preparazione amorosa che Dio

nell'abisso

Del suo consiglio fa per alcun bene

In tutto dall'accorger nostro ascisso (1).

Ma questo poi l'uomo carnale non sa comprendere : dico non comprende come mai debba quaggiù soffrire anco l'innocente.

Ed io a lui: che aveva da scontare l'uomo-Dio che l'uomo fu appellato dei dolori?«< Tornami bella >> dice il Creatore alla creatura quando gli esce di mano per inviarsi alla famiglia dei pellegrini; e la creatura ora gli torna angelo, ora demonio. La creatura soffe. rente s'inangela a mano che la creatura persecutrice indemonia perseguendo, attristando. Onta però e guai sem

(1) Purgat, VI.

piterni all' uomo che fa piangere il suo simile: mille volte guai al padre che strazia la prole.

Questo padre ferocissimo ed insensato poichè licenziò la santa figliuola a vivere a suo grado, si mise a scrutarne i passi e le parole senza parerlo, e per esser conseguente senza farle rimproccio di sorta. Sperava nella incostanza femminile le venissero in uggia alla perfine quelle pratiche di pietà; ma Dio vegliava a confondere i biechi consigli del traditore. Trascorse un anno e mezzo di quel modo, dolcissimo per Piccarda, cosperso di fiele per Simone, il quale avvegnachè per antica abitudine avvezzo al dissimulare, questa sorta però di dissimulazione gli sapeva troppo reo, perciocchè vi vedesse andare a monte le sue speranze. Quante volte durante quel periodo fu in procinto il tristo di darle la mal'ora, peggio che non fece quando la mandò a guardare la mandra! Quante volte, veggendo la donzella tornare dalla Chiesa dei frati Minori, dove avea riattinto vigore e consolazione di spirito, persuadendolo il demonio, increspò le labbra, quasi tigre, per menarle un colpo di rabbia, e la semplicetta lo si prese per un sorriso di paterno affetto!

Nulladimeno però la speranza, dolce lusinga anco de' malvagi, non aveva per anche abbandonato il petto del vecchio. Co' Tosinghi teneva la cosa in ponte, teneva a bocca dolce Rossellino che nei parossismi irrefrenabili della fiamma chiedeva non indugiassero di più a libe. rargli la promessa.

Una scoperta porse a Simone il più brusco disinganno. Costumava egli, quando Piccarda era con Nèlla e con le damigelle alla chiesa o al passeggio, di fare una minuta perquisizione della sua cameretta e dell' oratorio, se epistola o qual vuoi scritto vi trovasse, per il quale la volontà sua circa la elezione dello stato fosse mani. festa. Ecco che un bel giorno sfogliando il libro dei salmi vi rinvenne una epistola. Col tremore dell'ira la toglie

[ocr errors]

di là e recasi presso la finestra per leggerne la soprascritta, la quale diceva: alla venerabile serva di Dio suor Chiara Ubaldini, madre badessa del monastero di Monticelli. Il Donato allora riconosciuta la mano leggerissima e franca della figlia (1), corse immantinente a sue stanze segrete; parve il gatto che fugge rapido al nascondiglio poichè furtivo ebbe artigliato il pesce. Stracciò con furore il nastro verde che tenevane fermata l'apertura, e lesse il foglio:

<< Venerabile madre mia!

<< Se nel libro della eterna verità non fosse scritto » che il Signore si degna di chiamare ai suoi più fami» gliari servigi anche il meschino che giace nel fango >> fastidioso dei difetti, e delle colpe, io sarei lungi a » gran fatto dal credermi assunta così di volo a cotanta » onoranza e felicità inestimabile! Fin qui alcuna dubi>> tazione insorgeva nell' animo mio, ora è sparita per » grazia del Signore : le parole manifeste del reverendo » servo di Dio frate Masseo, e le ultime lettere vostre, » o cara madre, mi hanno inondato di giubbilo. In che » giubbilo di paradiso, in che gioia naviga il cuor mio! » io vi dico che non posso stare più in tristezza, nè in » compunzione: la mia faccia si ostina ad essere lieta, >> il mio cuore ad essere giocondo. Se Dio infatti è la » mia luce e la salute mia, chi paventerò oggimai? Se >> il Signore è proteggitore dell' anima mia, di chi avrò » paura? Sotto l'ombra di cotanto scudo, se vien che » nuovamente si muova contra di me il campo degl' i. » nimici, non tremerammi, no, il cuore! Se nuova pu» gna si lievi contra di me oh in questa sì spererò

(1) Per quei tempi sembra che fosse reputato valente calligrafo chi disegnava leggiere e magre le lettere. Lionardo Bruni rimarca in Dante anche questo pregio, dicendo che la lettera sua era magra e lunga e molto corretta. »

» la vittoria. Voi lo sapete, madre, quello ho dimandato » al buon Gesù; quest' una cosa ho ricerco, di abitare » nella casa del Signore in tutti i giorni della mia vita. » Costà con voi e le sante compagne io canterò le lodi » sue - oh la esultazione di paradiso, il salmo e la >> preghiera! Oh la dolce cosa consumare gli anni di quag. » giù nelle lodi dell'eterno sposo, e andarlo poscia a >> comprendere e fruire nella terra dei viventi! Che te» merò adunque ? la contraria volontà degli uomini? » Ma gli uomini è forza che sommettansi, volenti o no, » alla suprema volontà del Signore celestiale. Poverini! >> ravvolti nelle cure del secolo e col capo a quelle co>> stantemente inchinato, sono da compatire se non sem» bra dicevole e buono ai loro occhi, tranne quello che » è di terra. E se altri scotendoli da quel basso rag>> guardare dicesse : ponete mente, cristiani, e mirate il >> cielo più vale colassù una spanna della corda di S. >> Francesco, che tutti insieme gli onori e i tesori della » terra essi te li caccerebbono dinanzi siccome il for. » sennato si caccia. Poverini, io li compiango e compa>>tisco; ma aiutandomi Iddio, son ferma però di seguire » la voce sua anche a traverso il fuoco della fornace, » come i fanciulli di Babilonia.

» Dunque alla Pasqua di Natale! Io ve ne rendo » grazie infinite, madre mia: voi non potevate trasce. >> gliere giorno più bello, più santo, più dolce al mio » cuore. Me lo apprendeste un dì voi medesima, come » quella notte della Natività del Redentore sia sacra alla >> memoria del miracolo, col quale Iddio benedetto a » priego di S. Francesco consolò un pio desiderio che » di lui stringeva Santa Chiara nostra celeste madre e >> patrona (1). O veramente beata notte, dappoichè mi » toglierai dalla morta gente, e me rinata e di novello » nome adorna impalmerai sposa del nascente Signore !

(1) V. Fioretti di S. Francesco, C. XXXV.

» Cara e reverenda madre, vi chieggo perdonanza se >> fui cagione che per leggere queste brevi parole dove>> ste un momento lasciare gl' ineffabili colloqui del Si>> gnore: condonatelo alla brama smisurata della figlia » che avea d'uopo di rivelarsi a voi, alla vostra prece » accomandarsi, e la santa benedizione implorare.

» Io sono la vostra amantissima

« PICCARDA. »

Confesso ingenuamente al cortese lettore che la mia parola è impotente a descrivere la figura di questo vecchio mi restringo a dire che egli dopo aver brontolato smozzicature d'empietà e di rabbia ristette immobile, e a fauci spalancate come l'uomo che da pochi momenti sia divenuto cadavere. Nella convulsione stringeva in pugno cincischiata la carta; stava: e come al trove e in caso somigliante dicemmo, sordido umore fluivagli dalle labbra tremolanti e bianciarde. Dopo breve intervallo di tempo quasi una scintilla elettrica avesse rianimato le sue membra, si scosse ; porse la mano alla bocca, addentò la carta e acciaccatala un poco, la si trangugiò. Fatto quasi eguale raccontano le storie di certo Visconti (ed i nemici di Roma tratteggiando il quadro a forme da eroe, vi menano intorno il ballonchio dello scherno, e suonano le nacchere e sghignazzano), il quale costrinse i legati del Papa a mangiare, mentre gliele porgevano, le bolle di carta pecora con tutto insieme il sigillo di piombo che vi era unito. Il duro padre se la figlia ivi fosse stata presente avrebbe seco lei usato l'insulto e la barbarie del Visconti; ma dappoichè ella era alla chiesa di S. Croce, e per avventura in quegl' istanti pregava per lui, non tollerò di tardare brev' ora a distruggere quella lettera credè così di. strutto e disparso dal mondo il santo pensiero della figlia, come quegli credè per sempre annullata con quella bravura la potenza pontificale. Il Visconti morì, e la potenza pontificale è viva ancora.

« PreviousContinue »