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no alla seconda, e a mano a mano dopo altri anni alle altre più avaccio o piu tardi, secondo voglia e intendere dei discepoli. Berto fu mandato alla stanza seconda lo avrebbero locato alla terza o vogli alla quarta, perchè colla età era innanzi, ma fu riguardo insigne ai maestri dell'altro convento, ai quali volevano un bene che non vi so dire. Essi di soverchio rigorosi, voglio dire i maestri del primo convento, appena degno della prima, cioè ultima, stanza aveano riputato il giovanetto: guardate gusti! Ciò quanto a studî; passiamo alla vita. Se non che mi trovo in alcuno imbarazzo: ho stabilito di narrare la parte netta, l'ho promesso e brigherommi di far meglio che per me si possa. Guardiamo se cavalco la via sulle spalle degli esempi.

Voi siete famigli di gentiluomini che tengono gran vita, e torma numerosa di cavalli : vi occorse mai caso che il siniscalco comperasse alcun palafreno o ronzino che pingue per lo innanzi non avesse avuto la greppia, chente i cavalli la trovano nelle vostre stalle ?

Oh qui poi tocca a me, chetatevi tutti (così vociò Farinata rianimandosi e scuotendo la noja di quella storia per lui eteroclita) a cavalli adagio! Volete imparare quali pregi debbe avere il cavallo? Quando alcuno volete comperarne, guardatelo attentamente dalla punta dei peli delle orecchie alla punta de' peli della coda. Lungo vuol essere e quadrato davanti e di dietro; il collo dove si appicca al petto sia ricco di carne, e gradatamente si assottigli, suso in arco levandosi finchè alla cervice si appunti: breve il capo, vivace e spigliato come il capo del serpe: corte ed agute l'orecchie, l' occhio sereno e largo senza incavo al di sopra: gonfi e grandi i cannoni del naso; grande e squarciata la bocca: la lista della criniera stretta piuttosto, e non folto il crino il groppone, guardate bene al groppone! vuol esser doppio, eguale, spianato, e spazioso: il petto aperto ma questo lo dissi già: le cosce carnose e muscolose, tali Piccarda Donati Disp. 21.

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che i muscoli a pigiarli sieno sodi come la pietra: il ventre poi stretto meglio che largo. Le gambe, tutto nel cavallo è d'uopo sia ben conformato, ma per le gambe ogni neo si reputa gravissimo difetto: però tasta e senti se come deono, sian bene asciutte, grosse e nervose, se il ginocchio rotondo, se incavata e salda l'unghia, corto il tallone, e che non si pieghi a terra. La coda finalmente dev' esser larga, crespa, agilissima. Finqui in brevi parole ho detto molto e il più necessario forse, ma non è il tutto: bisogna appresso por mente ai naturali e in fine ai colori.

Tutto questo, perdonate, non fa per me; mi sarebbe mestieri che voi c'insegnaste quale d' ordinario sia la riuscita dei cavalli stati lungo tempo a magra pro. fenda.

De' cavalli che sono stati a stecchetto di fave e d'orzo non ve ne venga mai voglia: allora, vedete, quando si comprano sono di ottime qualità, tutti quanti buoni, fidati, senz' ombra, senza salto di montone, senza nulla di vizii. E di tal modo seguiransi per un mese o per due. Ma quando cominciano a crescere di sugna, quan. do il vigor della biada ha preso a scorrere per le vene e pe' muscoli, che è che non è, un giorno ad un tratto adombrano d'una farfalla, d'un moscerino: ad un tratto eccoti il salto del montone, eccoti il rinculare, il volere andare per isghembo, o a scavezzacollo dove loro salta nel capo, eccoti il restìo; il restìo? a Farinata il restìo? spronate io allora da sventrarli, scudisciate legnate da tritarne le costole !

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E scudisciate e legnate a diluvio sarebbonsi do. vute riversare sul cherico Berto, a cui, come al vostro cavallo, saltavan fuori i vizii all'avvenante che i lombi impinguavano. Oh, il refettorio era per lui troppo miglior lacchezzo che non la stanzuccia dove mangiavano a casa: è vero, e lo notammo, che Belacqua era ghiotto, sì ma ghiotto per sè, e poco o nulla largheggiava ai figliuoli. Quante

volte la campanella chiamava Berto a refettorio gli sembrava un suono mirabile d' arpa, la voce dell' angiolo buono che lo invitasse in paradiso; quante altre chiamavalo a studio o a scuola (era la medesima campanella) gli sembrava l'angiolo della morte che in tuono di de profundis lo chiamasse al sepolcro.

Con queste altre vogliuzze gli vaneavano in cuore, ciò sarebbe il comparire insignorito alquanto, e questo d'ordinario avveniva d'autunno alle vacanze. Era indicibile il giolito suo e de' suoi parenti quando con i signori del luogo gli era dato di usare a fidanza; quan. do più omai nè soprannomi nè saluti di brobbrio venivangli usati, quando non più il tu dagli antichi eguali, ma il voi sempre, e da tutti e da qualche villanello perfino la messeraggine! Quest vanìe in que' primi anni di semenzaio a fatica può dirsi invero che pigolassero, poichè a denaro si faceva a spilluzzico; la tonichetta era logora, poverissimo tutto il corredo, i libri carpiti a prestanza; il povero Belacqua colle sue infinite ricerche non avea potuto raccapezzare che un miserabile benefizio di lire dugento al resto sopperivano le sue braccia, e la carità d'una vecchia zia che dalla bocca toglievasi il boccone. Furba, vivaddio! era meglio la si fosse man. giata tanta vitella per bene dell' anima sua. Ma quando finalmente Belacqua ravvivate l'attenzione quan. do finalmente da un buon signore ebbe la promessa d'un benefizio con un ricco podere, quando la fausta novella egli venne a recare a Berto a Berto le voglie mes. sero le ali, e le spiegarono a volo arditissimo, volea dire infelice. Belacqua ebbe a scoppiarne di contento e di sfinimento: e lo imperchè ascoltate. Avea saputo come a Siena un cherico godente un benefizio d'un podere fosse a termine di morte; corse a Siena, ma il pa trono stava in fondo di Maremma intento alla caccia del cignale. Ed egli in fondo di Maremma : tenete a mente che il benefiziato vivea tuttavia, e nessuno imperciò senza

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peccato il benefizio non poteva dimandare. Corre, divora la strada, e trova messere il patrono in atto di recarsi alla caccia. Quindici o venti cani gli saltellavano intorno ardenti di slanciarsi alla macchia; sei o sette compagni acconciavano i verrettoni nel turcasso: erano per uscire. Belacqua dice al signore, come qualmente essendo morto il cherico che a Siena la prebenda sua godeva, gliela dimanda per suo figlio che pure è cherico studiante al semenzaio da molti anni, e si fa onore.

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Bene sta, risponde il messere non mi seccate di vantag gio da cavaliere d'onore il benefizio è vostro. Dopo la scarica di ripetuti ringraziamenti Belacqua chiama da parte non visto un servo che parea in peggiore arnese degli altri, e gli dice: togli dieci lire guarda di farmi fare un verso per ricordo, io sono uomo di mente grossiera, e poi rammentati del proverbio spagnuolo: parole e piume se le porta il vento.

Ottenne tutto e rivolò a Siena. Dicea fra sè per la

strada e se non fosse morto costui? Anime sante del purgatorio, aiutatemi, son rovinato. Giugne in città, fugge alla casa del cherico il cherico era morto. Poco mancò che non morisse anch'egli d'allegrezza, com'è detto: il dolce pensiero che la cappella dal grosso podere fosse sua, senza principio di dubbio sua, assolutamente sua, gli ridonò la vita.

Senza prendere nemmanco una ciotola d'acqua lasciò Siena, e di passo più gagliardo che mai s'incamminava a Firenze. Menan vampo le antiche memorie della stupenda velocità di Filippide che in due giorni percorse cento quarantadue miglia e mezzo; lievano a cielo Ani. sti spartano e Filonide corriere del magno Alessandro, che in poco più d' un giorno fecero cento cinquanta miglia, ma codosti eran fegati senza milza e per mestiere ausati al correre fino da bambini. Se sapeste che aghera educazione aveano da fantolini costoro, come gli adde. stravano a durare ogni maniera fatiche, e persino a patire la fame! Sentite, per recarvene un cenno fuggitivo, sentite ridevole e ad un tempo fiero trovato che met teano in opra quelle lionesse di mamme per dare la colazione ai ragazzi: pigliavano il tozzo del pane e rampicando alla vetta di uno stile lo appiccavano; indi chiamatili dicean loro: chi vuol mangiare sel guadagni colla freccia o col sasso. E vi giuro che i fanciulli erano certi di non sdigiunarsi finchè col sasso lanciato o colla freccia scoccata non avessero imberciato nel tozzo e gittatolo a terra. Chetatevi tutti! potrei qui dire a quelli antichi, come a noi già ha detto Farinata. Belacqua sì, quell' uomo pigro che parea proprio fratello della pigri. zia, avvezzo invece da un anno all'altro a non cansarsi dalla stazzone, o almeno dal borgo natio, Belacqua è da reputarsi la maraviglia degli antichi e moderni corritori. Quest'uomo così fatto percorse in un giorno ottanta intere miglia !

Se da un lato queste lautezze di provento diletica

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