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un Italiano ideò e fondò in occidente, e cui svolsero in diverse guise e fecondarono altri Italiani, o se anche stranieri, ispiratisi certo al senno e alla virtù di Roma. Innanzi di por mano a disfare un' opera di mille anni, per verità, sarebbe convenevole si provasse almeno come il sincrono fratismo sia inutile per tutti i rispetti, e si proponessero ordinamenti da scusare l'abolizione di quello. Imperocchè la cultura e la civiltà non si forma davvero nè si vantaggia col solo distruggere i monumenti della coltura precedente; come per fermo non meriterebbe il nome di valoroso architetto chi atterrasse una vecchia fabbrica e non avesse in mente un edifizio migliore dell'antico.

Innanzi tratto rammentino i demolitori altre cose: e primieramente, che la loro idea di distruzione, oltre che anticattolica, è antitaliana perchè provenne dagli stranieri, da que' medesimi tanto in oggi plauditi e che, non è un secolo, spogliarono e diroccarono i nostri con. venti nella foggia stessa che ci dissipavano ogni altra gentilezza, e toglievanci sangue, denaro e libertà: che d'altra parte l'idea di creazione venne da' nostri, cioè da Benedetto di Norcia e Francesco d'Assisi. Rammentino che quando una istituzione qualunque si diffuse per l'universo, durò secoli e secoli, non già per opera della violenza ma per ispontaneo concorso degli uomini, bisogna pur confessare che essa risponde ad un bisogno non fortuito, ma essenziale della famiglia umana, e non deesi per conseguente abolire senza sopperirvi con nuovo e migliore ordinamento. Riflettasi inoltre che l'istitu zione d'ordini proficui e duraturi in qualunque ma. niera non è cosa da ogn' uomo, e molto meno da uomini spogli di fede religiosa: le istituzioni sono un rag. gio della potenza creatrice e richieggono il benigno ri. guardo della eterna Provvidenza. Ricordino finalmente che il distruggere è agevole ad ogni fatta di persone; il fondare e fabbricare pe'secoli, malagevole anche ai valenti.

A chi non vuol più monasteri tocca dunque il dimostrare quali fatti di grandezza proporzionata suppli ranno in lor vece; ma fatti di cui la storia ci porga sufficiente malleveria. È vero che molte cose intentate finora possono effettuarsi in avvenire; ma è giusto eziandio che siaci permesso di differirne la lode finchè non ne avremo un buon saggio (1).

Noi intanto seguitiamo la nostra narrazione.

(1) Quando l'autore scriveva tali cose non era stato distrutto in Italia ciò che i barbari stessi ed i vandali avrebbero rispettato.

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icemmo a principio come la Neghittosa fosse una delle taverne più frequentate di Firenze. Aveva a basso quattro o cinque saloni a vol. ta, con pareti condotte alla grossiera e senza scialbatura, tinte soltanto del fumo che usciva dalla prossima cucina. Queste erano le stanze de' bevitori plebei; sopra si trovavano altrettante sale per i così detti signori, i quali pure, allora come ora, non sdegnavano di recarsi a gustare le vivande mer. cenarie.

Spiacemi dovere avvilire così il racconto, e dar fastidio più che mai al gentil leggitore conducendolo in una taverna; ma se anche di là potessimo trarre qual. che insegnamento utile per la vita, vaglia questo per accattarmi indulgenza.

Un giorno sugli ultimi del novembre nelle ore me. ridiane la Neghittosa era straordinariamente popolata : cagione dell' aumento di concorso fu la ghiaccia e fitta pioggia che cadeva in compagnia d' un vento molestis

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simo. Sono quei giorni in cui lo spirito umano sente per entro a sè una indefinibile malinconia: l'uomo di studio chiude il libro o posa la penna, ed esce di casa al ritrovo degli amici; l' officiale, o come dicesi oggi con voce non italiana, l' impiegato, sbadiglia a banco, e di

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.. e in terra genuflesso, facendo croce delle braccia

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momento in momento guarda l'orologio; il servitore insiste per aver comandi da eseguire per la città; l'artiere accagionando l'oscurità dell'aria, che non gli permette di fare il lavoro con tutta esattezza, getta via gli arnesi, accende il sigaro e se ne va. Perfino gli animali mostrano uggia e sonnolenza in quelle giornate, e il tuo cane russa nel covile, il gatto dormiglia presso al focolare, il cavallo sta alla greppia col muso basso e coll'occhio aggrottato. Anche Farinata, il terribile berroviere di casa Donati, tanto fece e tanto disse, che ottenne d' uscire a portare qua e là parecchie ambasciate, le quali tutte in breve tempo ebbe fatte, e trovandosi presso alla Neghit

tosa aprì l'usciale ed entrò. La borsa, come possiamo congetturare, aveva più gaia assai fin da quando prese l'incarico di maestro di vocazione: un soprabbere vi entrava a grande agio. Inoltratosi nel primo salone, a basso s'intende, guardò in giro lunga pezza; non v' avea amico, nè conoscente, nè persona che gli dicesse: vieni da noi. Un fanciullo che lo mirò nell'atto che si svolgeva dal viso il becchetto la sciarpa d'allora impaurito mise uno strido e si cacciò tra' ginocchi del padre. Ragionamento generale di questa prima adunanza si era un romoroso miracolo avvenuto in que' giorni a Parigi, intorno al sacro Corpo di Cristo, maltrattato da un ebreo.

S'inoltra nella seconda sala e burbero si pianta nel mezzo, squadrando attentamente i sembianti: a destra favellavano della morte di Papa Niccola d'Ascoli acca. duta parimente in que' giorni, e sebbene buon uomo il pontefice fosse stato, era bersaglio di qualche razzente epigramma, perchè molto avea favorito i ghibellini. A sinistra poi un anfanone raccontava per filo e per segno lo spaventoso incendio della città di Noyon, narrato a lui la mattina stessa da Bindo suo amico, mercante di panni franceschi, che poc' anzi era tornato di Francia.

Volge a mancina e mette il piede in altra stanza; qui più alto il fracasso, più sgangherato il ridere erompente dai commensali del centro: ridevano d'un cotal Gonn lla buffone, che in forma di medico capitando a Boncastaldo arcò certi gozzuti, ed empiuta la borsa se n'andò con Dio, lasciandoli col danno e colle beffe. In un'altra brigatella si ragionava di lana; in un'altra di seta; più oltre d'inimicizie faziose; accanto a questi si diceva dei cento progetti intorno alle superbe fabbriche da erigersi in breve, cioè il tempio di Santa Croce, il palazzo de'Signori e Santa Maria del Fiore. La maggior parte di questa gente erano artieri, v'era qualche notaro e qualche possidente di campagna. In altra sala si trattava della

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