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che dalle anime vergini si prova all'aspetto di cosa veneranda.

Orò buona pezza il vecchio; quindi ad un tratto alzata la fronte e fissato le due penetranti pupille nel volto di Maria, pregolla ad alta voce con soave orazione. Indi s' alzò, uscì, e tutti nel casolare gli tennero dietro.

Piccarda innanzi tratto inchinossi al santo uomo e gli ebbe baciata la croce che pendevagli dal rosario. Si assisero e gli fecero di sè una corona. Quivi tutti, salvo. chè Corso il quale con nero cipiglio pensava pensava, tutti a profondere mille cortesi parole al buono eremita, e Piccarda più che altri compassionava quasi piangendo la grande macilenza di lui, ed osava pregarlo rimettesse alcunchè dell' asprezza onde martoriava il suo corpo.

Oh, figliuola mia! rispose l'Abate, la tenerezza del cuore vostro mi dà tentazione. Tutte le asperità della mortificazione e della penitenza che io potessi durare è ben poco a petto alle grandi mercedi che ne sono dal buon Padre celeste impromesse. Molto più che io non faccio, dovrebbe l'uomo sempre affliggere e macerare il corpo suo, e volentieri patire ogni ingiuria, tribolazione, angoscia, dolore, vergogna, dispregio, avversità e persecu zione per amore del nostro buon maestro e Signore Gesù Cristo, il quale ci diede l'esempio in se medesimo. Im. perocchè dal primo dì della sua Natività gloriosa per infino alla sua santissima Passione, sempre portò tribolazione e dolore. E poi, che credete, messeri ? Io vegnendo dal secolo a questa santa solitudine ho tramutato il vi. vere faticoso e duro del lavoratore con quello dolce e leggieri di chi non fa nulla. Imperciocchè da giovanetto per guadagnarmi la vita io portava la cesta del letame, o tapinavami tuttodì a cavar sassi, e poscia levarmeli sulle spalle scabri e taglienti com'erano, e ministrarli ai muratori, dai quali ritraeva la scarsa mercede di un cotidiano tozzetto di pan duro: appena per le feste m'era

dato tormi una satolla di minestra. Qui, la Dio mercè e dei nostri benefattori, è raro che abbiamo diffalta del necessario: di fatica poi nulla. Il perchè voi vedete . Era venuto il colpo per messer Corso, onde fa

vellò :

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Abbiatemi scusato, padre, se il dir vostro inter. rompo; voi parlate come un angelo! e dite bene che a quale esce dalla vita faticosa, che il povero trae nel secolo, per riparare nel chiostro, sembra dolce e leggiera quella che quivi si mena: e al vostro detto potreste aggiungere che non d' altri che di coloro, i quali dalla divina Provvidenza in basso nascimento furon posti, si vogliono alcuni da lei tratti e chiamati a professare gli evangelici consigli. E la verità di ciò si pare da quello che Gesù Cristo medesimo si piacque di fare vivendo in questa terra. I suoi miracoli erano sì grandi e strepitosi che somma nominanza avea tutti averian voluto seguirlo grandi e popolani ma egli col fatto disse riciso ai grandi che non li volea dietro, e solo ad alcuni figli del popolo si volse e disse: venite e seguitemi.

Indi con gran compiacenza volgendosi a Piccarda continuò : e tu persisti nel proposto a te certo non dicevole di renderti monaca? non senti? fa d'uopo esser poveri per ottenere la chiamata alla professione della povertà del Redentore. Questa che voi vedete, padre, è mia sorella ed è l'unica rimastami: Iddio l'ha arric chita di nobiltà, di ricchezza, d'avvenenza e di belli costumi si vede chiaro che dessa è posta da Dio in sì alto stato, perchè ora alle nobili donzelle sia specchio, poi alle gentildonne nel matrimonio; questa nettamente ogni savio e discreto uomo direbbe essere la sua vocazione l'affermerete voi stesso, non è vero?

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Il padre al furbesco ed ipocrito ragionare del cava. liere turbossi dentro e la turbazione gli si fece manifesta sul volto: alcuni istanti si tacque, indi riprese:

L'angiolo delle tenebre si veste talora da angiolo

di luce e inganna i cristiani: guardate, bel cavaliero, che anche voi non inganni e tradisca. (Qui Corso bestemmiando in segreto pensò: ecco un altro fra Masseo di Santa Croce!). Verbo a verbo io non risponderovvi, chè lunga opra sarebbe, solo dirò che Iddio creatore e signore dell'universo e di tutto quanto in esso si cape, chiama della sua santa chiamata or questo or l'altro senza guardare chi essi sieno, più gentili che non gentili, o più ricchi che poveri. Come la rugiada cade sul poggio e nel piano, e così la vocazione sul gentiluomo e sul poverello discende. Quello che è da dire si è, che maggior premio avrà in cielo quegli che ha abbandonato le ricchezze, gli agi e gli onori, di colui che, qual mi son io, nulla avea da lasciare nel secolo. Sì, mio pro' cavaliero: la celestiale ispirazione alla perfezione evangelica non è presente che ai soli figli del popolo faccia il signore. Il maraviglioso nostro beato messer Pietro, che per la mirabil prova del fuoco fu detto igneo, era figlio a quel nobilissimo Desiderio Aldobrandesco, il quale per lo santo imperadore Arrigo allorquando colla imperadrice Cunegonda passava per irsene a pigliare la corona da Papa Benedetto VIII -- fu preposto al contado di Soana. Il giovanetto era stato allevato con tutte le morbidezze d'una corte; ma vestito che ebbe a sette anni la sacra cocolla, faceva a gara con i più provetti nello esercizio delle umiliazioni. Il perchè voi lo avreste veduto, al cenno del santo patriarca che allor vivea, pascolare su questi monti un branchetto di pecore, indi tornato a casa, governare i due asinelli del monistero, e con tanto amore e sollecitudine strigliarli e pulirli, che nato sembrava d' uno stalliere, non già d'un conte.

-A sette anni, mio venerabil padre, non puossi avere avuto contezza di che sia il vivere nobile e cittadinesco: segregatemi un fanciullo di cotesta età nella solitudine, e auseravvisi tanto, che penserà essere celestiale vocazione a quello stato ciò che in lui diventò una seconda

natura. Ma quando il garzone e la donzella sono in quella parte di vita pervenuti, donde possono cercare e scorgere lo splendido orizzonte che gli attende; per fer. mo io dico non esservene pur uno che si tolga dal vi vere natio. E questa mia sorella è già pervenuta in quella parte di vita, e tutto le si schiera davanti il fulgido andamento del suo avvenire.

La risposta dell' Abate al capo seguente.

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dite, messere, quanto vada lungi dal vero il vostro avviso e seguitò.

Vivea nella vostra città un gentiluomo cui rallegravano due figli, Ugo nominato il primo, l'altro Giovanni. Non è a dire quanto splendore di gloria, massime di quella che si acquista fra le armi, fregiasse questa famiglia; erano i baroni più potenti che si avesse Toscana. Il figlio maggiore era ito poco oltre il ventesimo anno, quando per la furia degli odj civili da un prossimo suo parente fu nottetempo soprapreso e crudelmente morto. Pensate il dolore, l'ambascia non consolabile, onde fu colto al cuore il misero padre, il dolore e il disdegno del fratello Giovanni! Rimasero lunga ora muti, freddi alla impensata jattura, quasi la folgore d' Id. dio gli avesse rasentati alle chiome. Rimessi del primo stordimento, ricovrata la mente e l'energia, entrarono padre e figlio nell' orrendo proposito di vendicare il sangue col sangue.

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