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tate dal fulmine. Di contro poi, e là appunto dove si ristringeva la valle, presentavasi al pellegrino la fronte di una fitta e rusticana palizzata, nel cui mezzo stava un cancello pur formato di pali, quasi una bertesca a graticola. -Eccoci alla sacra valle: esclamò con pieno entusiasmo Piccarda. Oh! quanto sei bella, oh quanto cara! deh, come teneramente si commuove il cuor mio! O valle ombrosa dell'ombra del Signore, io ti saluto! A Nella e a Giovanna pari emozione dimostravasi ir viso; tutti poi un desiderio premeva di vedere da presso il romitaggio, e senza addarsene incitavano il cavallo.

Le solitudini sacre al ritiro di quei fortunati che dimentichi della vita materiale solo pensano all'eterna, fanno provare sì religiose impressioni a chi le visita, che non vi ha persona anche rotta ai vizii, la qual non ne parta compresa di salutevol tremore. Il sublime silenzio che vi regna, la vergine natura che in tutta la sua maestà vi giganteggia, le memorie vive ed eloquenti delle sante geste di quegli archimandriti che le scelsero quasi porto di salute per le anime di coloro, che dietro ad essi nudaronsi di roba e di affetti, ti fanno palpitare il cuore, inarcare le ciglia, gelare l'accento sul labbro, ed una voce ti suona in petto e dice: oh quanto è buono lo star quivi!

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E tu, bella Toscana, di tre incliti santuari vai fastosa è retaggio de' forti e pii tuoi padri ; è argomento di lor fede, ed esempio a te. - Li vorrai tu vendere al giudeo?

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La voce di Dio è un dolce sibilo di aura lene, la quale meglio si sente nella solitudine che fra il rombazzo delle frenesie mondane: e quando piace al celeste Padre di favellare al cuore d'un'anima, egli l'apparta dal mondo e la conduce in solitudine. Meglio tra i cerri e i faggi, diceva un Solitario, d'aver conosciuto Iddio e sentito il suo linguaggio di fuoco, che non tra i libri dei sa pienti.

Alcuni filosofanti famosi di mala fama e devotissimi del patriarca di Ferney hanno stomaco anco oggi, anzi oggi più che mai, di predicare la croce addosso a quei venerabili ritiri, e stolti o furbi insigni appellare coloro che vi si nascondono: e perchè tanta scelleranza più non si vada continuando fu decretato che i monasteri si chiudano e se ne vendano i beni: l'Umbria e le Marche informino (1). Hanno messo in un fascio san Macario, Antonio ed Ilarione, con i bràmini-asceti dell'India, e gli hanno detti pazzi nei loro digiuni e macerazioni. Se sia stoltezza od anzi fior di virtù sublimissima non è necessario dimostrare: non sarebbe ridevole chi si arrangolasse a provare che il sole è splendente? e se altri dicesse bugiardo l'asserto, che cosa varrebber le parole con chi ha scemo l' intendimento, e il cuore putrefatto? Per ciò poi che all' ontosa comparazione si riferisce, è mestieri aggiungere lo schiarimento del fine ultimo che i filosofanti innocentemente e sempre omettono, e dire: che gli anacoreti e i cenobiti cristiani hanno inteso ed intendono di imitare, il meglio che ad uomo è dato, Cristo redentore nel cammino della croce che d'altra parte i vecchi ed i moderni bràmini-asceti o, come dicevanli colà, i Giogni, si aspreggiano un dato tempo ne' deserti per uscirne poi esenti da ogni legge umana e divina: fanno digiunare la carne per aguzzare l'appetito di lei, e poterla quindi saziare a misura della fame che tollerò.

Tocchi al cuore da quella dolce malinconia erano già smontati dai lor cavalli i pellegrini, quando al ci golio del cancello che si apriva, rivolsero gli sguardi e videro venirsi incontro a lenti passi un vecchio monaco. Come prima quegli ebbe visto la comitiva inchinolla cortese e li salutò dicendo la pace del Signore sia sem.

(1) Se l'autore di questo racconto vivesse ancora, potrebbe invocare la testimonianza del beatissimo regno fatto e compiuto della intera Italia.

pre con voi, o fratelli. Poi dato un cenno ad altro più giovane monaco che dietro a lui sopravvenne, si trasse innanzi alcuni passi fuori della chiostra, in oneste accoglienze trattenendosi. L'altro abbrancate le redini di alcuni palafreni se li condusse dietro avviandosi coi donzelli a destra lungo la esterna parte dello steccato. Frate Ugo intanto, così nominavasi il vecchio, inteso di lor nobile condizione e del pio desiderio che li aveva condotti lassù, lasciolli un istante per rientrare a darne contezza al l'Abate.

Che cappa ruvida, mio Dio! sembra proprio cu. cita con gli stecchi (disse Nèlla congiungendosi davanti al petto le palme e avvallandovi sopra la fronte in atto di maraviglia e di compassione). Poveri frati, s'intende patire!

Che te ne pare, sorella? soggiunse Piccarda. Non dire però, poveri frati, ma felici beatissimi uomini, più mille cotanti di un re sul trono. Perciocchè, vedi, sotto quelle aspre cocolle, dentro da quelle membra che per lunga astinenza sono vizze magre e fredde, alberga uno spirito il quale beasi gli occhi nella celeste chiaritudine, e nei raggi si scalda dello eterno Amore; di che gode quella dolcezza, che non gustata non s'intende da noi miserabili figli del secolo. Sotto quelle ispide apparenze vi ha un paradiso. Non poveri loro, ma poveri noi, che viviamo contínui in mezzo a quelle pompe, dalle quali facemmo sacramento di staccarci per sempre quando il sacerdote ci rimondò nell'onda del san Giovanni.

Corso frattanto insieme con Rossellino si avanzò nel recinto; dietro li seguirono i compagni, eccetto le donne. Ammiravano con edificazione la dura povertà delle celle disposte in due ordini, in mezzo alle quali sorgeva l' Oratorio. Ma quali celle! quale Oratorio! Quelle erano con. teste per la più parte di virgulti tramezzati e sostenuti da lacere assi con i comignoli di paglia o di stipa. Dal

la parte occidentale avevano la porticciuola ed un per tugio sopra per attirare dentro un filo di luce: una croce di legno inalberata sull'angolo supremo dei tetti rendea viepiù venerabili quegli ostelli di penitenza. E l'Oratorio? Era un incastellato di rozze travi e tavole mal commesse, sul disegno stesso delle celluzze.

Mentre si stavano in osservando, comparve loro davanti frate Ugo e disse come l'Abate era nella selva in orazione: pure venissero seco infrattanto che li condurrebbe al prossimo casolare, colà avrebbero agio di riposarsi. Incontanente dietro la costui guida uscirono e trassero al luogo appunto dove l'altro monaco aveva condotto i cavalli anco le donne che, rimaste fuori guardavano con pia curiosità le cellette dagli intervalli dello steccato, li seguirono non senza grave rammarico di togliersi a sì religiosa veduta. Entrati nel casolare, che era un vasto capannone compartito in varie stanze ad uso dei pellegrini, furono invitati da frate Ugo a sedere su certi scanni di faggio intorno ad un desco. Si assisero, ma le donne pregarono ad un tempo il monaco, volesse loro indicare a suo agio i luoghi santificati dalla presenza e dai miracoli del Gualberto. Sarà pago il vostro desiderio, rispose, se non che piacciavi ora sostenere un

momento.

Non molto dipoi uscirono da una camera vicina altri due monaci, l'un de'quali portava in un tersissimo piatto di faggio una candida e fresca giuncata, e in altra coppa aveva pomi selvaggi: l'altro recava una ruvida ma bianca tovaglia, due pani ed un orcioletto di quell'acqua limpida ond'è gran tesoro in quel fianco di Appennino. Distesa la tovaglia, imbandite le frugali vivande ecco quello che vi può dare la nostra povertà, soggiunse il buon vecchio: nel nome del Signore prendete questo cibo e appresso vi condurrò a vedere quanto è ammira. bile Iddio ne' santi suoi.

Pensi il lettore quali e quante grazie rendessero gli

ospiti ai monaci: maravigliavano della carità inestima bile, colla quale questi facevano da valletti e servidori alla mensa, ed osservavano che più la gioia rivestiva gli sparuti sembianti de' servi di Dio, quando accadeva loro di fare i più vili ufficii. E da tale maraviglia e riverenza a tanto aspetto di santità erano tutti compresi, che niuno di essi, nemmen Forese, avvegnachè buon catolli di carne rosolata avessero nelle bolge, non volle usarne quasi a mortificazione. Solo in sul fine dello asciolvere, più per farne copia e presente ai buoni frati, trasse il siniscalco due o tre ampolle di vecchia vernaccia: ma nè le preghiere degli uomini, nè quelle graziosissime di Piccarda e di Nèlla riuscirono a far sì che quelli ne assaggiassero gocciola. E pregato fra Ugo volesse accettare almeno alcuni confetti e alcune bocce di vino perchè gli apprestasse all' Abate, o volesse aggradire un po' di moneta per sopperire alle necessità dell' Eremo : dimi Iddio! disse il religioso; riempirei l'anima sua di atroce amaritudine, e forte me ne garrirebbe. Noi sovra tutti gli altri uomini se non vogliamo errare dobbiamo prendere esempio dalle bestie e massime dagli uccelli, i quali quando sono pasciuti son contenti, e non cercano se non la vita loro d'ora in ora, quando loro bisogna. Imperò le formiche non piacevano a S. Giovan-Gualberto, sì come gli altri animali, per la grande solleci tudine che elle hanno di congregare. E qui asseriva come la provvidenza del Signore giammai non fallisse alle preghiere dei monaci, e mai non avesse fallito fino dalla fondazione dell' Ordine. Poi soggiunse:

guar

Ne volete alcun esempio ? Dovete adunque sapere, miei cari e buoni gentiluomini, che quando il santo padre nostro Giovanni ebbe primamente adunata intorno a sè la povera famigliuola (ora ha più di dugento anni), grande penuria, e più assai che ora, sostenevano i nostri fratelli delle cose che al nutricare pertengono. La neve un dì era caduta in isformata maniera passò la prima

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