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turità e la copia de' cibi unita all' ozio: guardivi Iddio, dice l'Evangelio, dal gravare il cuor vostro nella crapula e nella ebrietà! Non sai che la gola è cominciamento di tutti i vizii, e distruzione di tutte virtù ? Che quando il ventre per ghiottornìa si distende, alla virtù dà commiato? Che le più munite città caddero al suolo per opera dei cuochi ? Così il vecchio, e Forese

a lui:

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Se a voi aggrada il digiunare, a me no per fermo. E andossene. Simone e Corso, tuttochè di mal animo, gli tennero dietro nella sala da pranzo.

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uando la buona donzella rientrò nel paterno palagio vi ebbe trovato un cambiamento maraviglioso; tutti in festa, tutti per lei. Il padre e Corso ad ogni momento le andavan facendo mille graziose proteste: sè come buoni cristia. ni non aver mai inteso di negare i pii desiderî di lei, non volersi opporre alla sua vocazione, tolga Iddio! Esser mestieri d'altra parte rassicurarsi che la scelta dello stato debba renderla felice; se il cielo ha destinato di volerla, ed essi gliela concedono: il cielo bensì non parlare d' ordinario a fanciullette incostanti e leggiere, a spiriti inesperti che non conoscono il mondo. Oh, diceva Simone con gravità senatoria; bisogna conoscerlo che cosa sia questo mondo, e poi dire se porti il pregio d'abbandonarlo così alla brusca. Egli è l' Eden, vi è l'albero buono e l'albero cattivo; basta guardarsi dallo stendere la mano al pomo vietato, poi si può star bene nel delizioso giardino, e rispondere all'alto fine per cui Iddio vi ci ha posti; no non accade uscirne! Che

volle il Creatore da Adamo e da Eva? Forse che sloggiassero di lì per non offenderlo? Volle anzi vi stessero a tutto bell' agio, purchè facessero le sue comandamenta; non le fecero, e solo allora ne li sbandeggiò. Con queste e simili sofisme pretendeva lo stolto vecchio di vincere la prova, e alle parole aggiungeva quanti mai lacci si potessero trovare, e vezzi e lusinghe e profferte sfoggia. tissime. Aveva giurato le consentirebbe tuttociò di che ella lo richiedesse; dimandava solo come in compensazione che anche ella non si mostrasse schiva di compiacerlo se alcuna volta, per ben di lei, la metteva in quelle strade nelle quali potesse più a dentro prender cognizione del mondo: poi lo fuggisse pure a sua posta. Voleva condescendenza reciproca : leggesse pure le vite de' santi, visitasse i romitaggi, usasse co' religiosi e alla chiesa quanto e il meglio le piaceva; ma ove egli le facesse gustare nell' ore del sollazzo la lettura delle amene avventure dei cavalieri, o le maschie geste delle eroine di Roma e di Grecia, non ne indegnasse; non torcesse il labbro se alcuno specchiato e letterato gen. tiluomo, per compassione della sua ignoranza e del suo inganno, le si offerisse a guida, o le volesse prestar libri; se i fratelli suoi la presentassero alle allegre brigate, non le spiacesse udire il novellare, perciocchè le novelle e gli apologhi illustrano l' umano cammino colla face della prudenza; non dispettasse i viaggi alle città che hanno voce di savie e valorose, dove più magnifici sono gli spettacoli e il lusso più gaio; le villeggiature infine, i delicati conviti, i geniali passeggi, il dire burlevole non le fosse tanto in uggia come per lo passato.

Simone Donati teneva con Piccarda il modo infernale che, già tempo, nella stessa città, aveva tenuto un cotal Lotario de' Bardi con Berta sua figlia: tal modo Ferrante Gonzaga tenne due secoli appresso con suo figlio, onore della italiana gioventù. Quei padri, per quanto stette in loro, furono micidiali del proprio sangue. Erano

di quegli uomini burbanzosi guardanti d'alto in basso, che avvegnadio plasmati dello stesso fango, onde in Adamo fu plasmato anche il meschino, che non ha pane nè veste nè tetto, sognano imbecilli di avere nelle vene un sangue purissimo, celeste. E sempre nemici al vero avvisano mattezza il magnanimo gitto degli agî e delle morbidezze; credon, vezzeggiando i protestanti, bestemmia o grulleria la parola d' abnegazione cristiana. Berta di Lotario conte di Vernio era una savissima fanciulla favoreggiata anch'essa d'ogni copia di doni che la grazia dispensa e la natura. Anche a lei nella età delle illu. sioni danzavano in mente vaghe di lusinghe le ore future; ma chiuse tosto gli sguardi e fermò di lasciar tutto per dedicarsi ai veramente nobili servigi di Dio. Aperse l'animo alla madre, donna certo non malvagia; ma come di leggieri lo splendore de' natali, la carne e il sangue fanno grave impiccio alle tendenze celesti dello spirito, così questa matrona più amava l'effetto materiale delle virtù di sua figlia, che non quello verace ed eterno. Pure gettando via il serto nuziale che con molta compiacenza le tesseva, sospirò e la benedisse pel chiostro. Venne al padre la fanciulletta trepida e supplichevole, ma un duro niego e minacce e rampogne cocen. tissime la resero elingue.

Era lo spirito di Belial che tentava contrapporsi allo spirito di Dio.

Se non che lo spirito di Dio, il quale giurò che non darebbe lunga fluttuazione al giusto, vinse prima le minacce poi gl'incanti delle lusinghe: Berta fu impalmata a Cristo, e santa la dicono le generazioni.

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E Ferrante Gonzaga? Perdoni il lettore la breve digressione : Ferrante Gonzaga lacero le membra e lo spirito se ne sta a respirare un po' d' aria fresca ad un balcone del suo castello. Alla vista delle valli lom. barde, dei colli verdeggianti d' olivi e di gelsi di questo cielo vorrebbe mettersi ad ilarità; ma i ri

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morsi ministri di Dio gli mutano in inferno il paradiso di natura. Sono verdissime come smeraldo l'erbe de'poggi e della pianura, ma al suo sguardo rassembrano spruzzate ancora di quel sangue, col quale esso le macchiò per servire alle voglie d'imperante straniero. Limpide sono le onde dell'Oglio, del Mincio e del lago di Garda, fioriti e olezzanti i loro margini; ma egli vede di sangue le acque, di sangue i fiori. Terso come terso cristallo è il cielo del suo orizzonte, solo giù lungo la schiena della penisola ha una nube, ma è una nube va. gamente rosata; a lui sembra una furia, un fantasma di sangue che sorga di là, e s'elevi gigante alle stelle, e a lui s' affacci dalla cintola in su, e in tuono truce gli dica: O uomo di sangue, quando vo' tu morire? Allora il guerriero si chiudeva con ambe le mani gli occhi per involarsi alla vista dello spettro carnefice; lasciava il balcone e prendendo per mano il fanciullino, che pieno di vezzi infantili gli scherzava d'intorno, diceva fremendo: tu compirai l' opera mia a dispetto del cielo e della terra! E in quel punto più magnifici e più gloriosi che mai disegnava gl' imprendimenti. Ma erano disegni di magnifica follia, chè male e sciaguratamente si avvisa chi colla stolta ragione del secolo tenta indagare la ragione inscrutata dell'Assoluto: questa si dilunga da quella più ( e più all'infinito) che non si dilunga dall' ultimo abisso l'ultima sfera. Il marchese pensava di far brillare il suo primogenito nell' impero de'vassalli e nel consiglio dei re; egli capitano di guerrieri, al quale spesso tenne luogo di prodezza il numero, a cui fu cagione l'utile, e un diritto il versare il sangue umano, e una gloria il non aver pietà; pensava di condurselo seco nei fieri cimenti, dove audace spronando il cavallo a traverso i fulmini della morte, animasse egli colla voce e col brando i combattenti, sdruscisse e ponesse in volta le falangi inimiche, cioè le italiane, per conto del pa drone tramontano o trasmarino : cose tutte che acca.

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