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privi del ben dell' intelletto, colpeggiavauo nelle tenebre, e del mal bruciato incenso dolgonsi ora nel reame di esse tenebre. Fuemero! (qui il monaco scese nell'avello da un lato, e rovesciatasi indietro l'ampla manica del braccio destro si tolse in mano il teschio) dentro di que sto cranio quante volte ti brillò il pensiero della gloria terrena! che è, dimmi della tua gloria? Quante volte questa tua bocca formulò preghiere ai numi falsi e bu giardi avevano occhi ed orecchie, ma non vedevano nè udiano, aveano narici e non odoravano, mani e non palpavano, piedi e non camminavano, non usciva parola dalla bocca di loro. Dentro di cotesto torace scompagi. nato e corroso, quante mai volte d'odio palpitasti contro il prossimo tuo! I tuoi piedi passeggiavano un giorno queste montagne, o incitavano l'ardente corsiero: tu andavi a rincacciare gl' inimici di Roma o forse a 'trucidare gl'innocenti seguaci del Nazzareno dov'è la tua gloria e il premio de' tuoi sudori? Lo dio Au gusto, del cui tempio eri per avventura pontefice (1), qual guiderdone ti dà ora nell'ambito Olimpo? Lo dio Augusto morì come te, e piange eternamente con te! Cadesti, e invece di esser posto da' parenti sotto la custodia degli angeli santi del vero Iddio, con vile obolo t'accomandarono a Caronte (2). Infelice cavaliero ! e più infelici noi, o fratelli, se la sera meditando l'inferno del pagano cavaliero qui sepolto non ci affatichiamo a cansare l'inferno del reprobo cristiano. Anche a lui è vero non mancarono aiuti per alzarsi alla grazia della Fede, perciocchè Dio vuol salvi tutti gli uomini e che vengano al conoscimento della verità; il verbo divino è luce vera che illumina ogni uomo nascente a questo mondo; ma

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(1) I Sestumviri augustali furono un collegio di sacerdoti addetti al servizio dei templi eretti in onore di Augusto.

(2) Gli antichi ponevano in bocca al morto un obolo, pensando che questo dovesse servire pel nolo della barca di Caronte. V. Dialoghi di Luciano.

qual differenza fra la misura stretta di luce che fu data all' infedele, e la pienezza onde ne fummo donati noi fi gli dell' Evangelio di Cristo! Il paragone è quello dell'ombra d'un oscuro carcere colla luce smagliante del pieno meriggio.

Ciò detto, collocò al suo posto il teschio e uscito dal sepolcro vi soprappose il coperchio; poi soggiunse con voce affettuosa e grave: fratelli cristiani, meditate l'inferno se vi preme non cader nell' inferno!

Dietro i contadini che cogitabondi uscivano dall'androne si avviarono frettolose le fanciulle, pallide e gravi nel pensiero della vita avvenire.

La mattina appresso ringraziarono con affetto i buoni ospiti, e ripresero il cammino.

Dalla villereccia sua dimora, più volte Piccarda scrisse al padre lettere piene d'alta riverenza ed amore filiale; non ebbe giammai sillaba di risposta, non saluto da persona di casa tranne i furtivi ma cordialissimi di Nella traboccante sempre d'angoscia pel malo trattamento di lei. Continui erano gli sforzi della buona cognata per ottenere il ritorno della fanciulla, ma erano sforzi contro cuor di granito : l'inefficacia di sue premure facevale conte piangendo a Piccarda, ed ella rimandava a lei di. cendo: non si pigliasse tanta pena, sè esser degna di tribolazione peggiore; e poi Iddio vegliare sopra di lei, e la mutazione dei cuori stare in mano dell' Eccelso.

I Donati avevano detto agli amici che la damigella si era ritirata in una villa per vantaggiare la sua salute alcun poco scaduta: la verità però del fatto non si potè oggimai più occultare, ed essi guadagnaronsi maggiore cumulo d'odio; la fanciulla ammirazione grandissima ed

encomî.

Essa per più d'un anno dovè continuare il soggiorno al podere di Bellavista.

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1 tempo! quel vecchio alato dal cipiglio terribile porge tuttodì un salutevol disinganno agli uomini, e gli uomini non rinsaviscono.

O martiri della gloria bugiarda e della ambizione; o potenti che poco e per poco potete, e voi o adoratori del ricco metallo di California, quando sarà che facciate mente? Volgetevi indietro e guardate la traccia lacrimevole del tempo per le mute rovine dei secoli . . . la è come quella dell' uragano per il deserto! Guardatene l'enorme falce che egli ruota col poderoso braccio, e l'instancabile remeggio dell' ali, onde ad ogni momento distrugge intorno a sè i viventi e le opere universe dei

viventi. Tu, o stolto, che agogni levarti sulla cervice de' tuoi fratelli per contristarne lo spirito immortale, tu impianti l'edifizio della pretesa tua felicità sopra l'arena del lido: attendi un batter d'ala del vecchio, ed egli slancerà la furia delle onde contro il lido, e l'edifizio tuo per manco di base si rovescerà sfiancato nel ribollente gorgo.

E quale vanti scopo supremo, che buono sia veramente, nel tuo cotanto trafelare? Sei come l'uomo che va, nè sa dove riesca; come l'uomo che si gittò improvvido sulla groppa dell' onagro in piena balìa della indomita bestia tu scorrazzi rapido le pianure, travalichi fossati e torrenti, t'innalzi ai colli, poggerai per avventura anche alle estreme bricche delle montagne campato lassù in aria quasi girifalco, ma

Sia fausta la mossa,

La corsa sia lieta

Terribil la meta
Terribil sarà (1):

perciocchè prima o poi, imprecandotelo gli uomini, il fulmine della maledizione di Dio pur ti coglierà, e giù a scavezzacollo tombolerai nella valle, osceno ammasso di carname tra i piè degli angustiati. I quali allora, asciugate le lacrime, alzeranno gli occhi al balzo di tua rovina, e mirando ai repenti scheggioni contaminati di sangue e lordume, ad una voce grideranno:

T'addormi alla fine,

Superbo avvilito!
Ti fossi addormito

Dal primo tuo dì.

Aspetti la gloria del sepolcro ? Oh! ma chi non lascia eredità di santi affetti e l'esempio di virtuose geste, ha poca gioia dell' urna : quella che tu appelli gloria e potenza morrà con te: col tuo cadavere scenderà essa

(1) G. Rossetti, Salterio.

lenzuolo di morte, nella tomba, e in breve i vermi sorti dalla putredine avranno divorato tutto; quindi questi, mancato il pascolo, si consumeranno a vicenda come gli uomini nati dai denti del dragone di Cadmo; poi terminerai in un pugno di cenere! Ma almeno questa cenere accerchiata di splendidi marmi che racconteranno la tua potenza, rimarrà questa cenere? Nè la cenere durerà nè il marmo, perciocchè nei sepolcri

Il tempo con sue fredde ale vi spazza

Fin le rovine.

E invero non vi ha ora nè l' una nè l'altro di messer Simone e di messer Corso. Tanto meglio; da qualche pietoso interessato non sarammi così data riprensione o biasimo di turbare realmente le ceneri dei defunti: seb. bene stolto sarebbe quel biasimo, come stolto l'uomo, il quale rampognasse l'anatomico che sta intento ad incidere e investigare le membra de' morti, affine di recar salute ai vivi.

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