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la popolosa Ninive; arduo il travaglio e di pericolo pieno alzar libera la voce in corrottissima città: il perchè tentato volea cansaré la disastrosa missione, volea andare a Tarso e fuggire dalla faccia del Signore, cioè turare come l'aspide l' orecchio alla chiamata di lui che può tutto quello che vuole che gl' incontrò se il ciel vi salvi? Mirate spavento di tempesta! Si sarebb'egli salvato proseguendo il viaggio a Tarso? avrebbe perduto anima e corpo. Ah, messere! vel dirò con altro profeta: oggi che udite la voce del Signore che vuole a' suoi nobili servigi l'angelica vostra figlia, deh! non indurate il cuore. Rammentate Giona: rammentate Faraone... Predicatori in casa io diceavi non esser uso chiamarne, le sono cose da re, e noi non siamo re, nè suggetti a reame; figli noi ci gloriamo di libero reggimento. Si tronchino le noie scambievoli, padre Masseo. Se mia figlia, soggiunse squassando un campanello, sarà proprio chiamata di vera vocazione mostrerammelo in. dubbiamente, e reggerà alla prova! Andatevi intanto con Dio.

Un increspamento felino di labbra e di guance apparve e sparì sul sembiante dello spictato vegliardo. Sopravvenne il valletto a cui intimò: Pino, date

commiato al reverendo.

Frate Masseo si trasse il cappuccio e umilmente rispose partendosi: Dio vi tenga nella santa sua guardia.

Scese le scale con un tremito di ginocchia ed un abbattimento mortale, mormorando con intensissimo affetto queste parole: Signore Iddio, salvate quella innocente. Nè lo scherno nè la risposta altezzosa gli avean fatto tremare il cuore; godeva agl' insulti, all'arroganza fronteggiava colla umiltà: il suo infiacchimento procedette dalle parole reggerà alla prova.

E Simone di che cuore si rimase?

Fatte serrare le imposte ricadde nel seggio come corpo morto: un lavacro di sudore caldissimo gli cosperse

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la faccia e il petto: or fremeva di cruccio, or si stava depresso, discaduto, evirato. Uno dei primi pensieri che gli s' affacciarono alla mente fu quello di avere a sè subito la figlia, garrirla, farle una bravata da scottare, schiacciarle l'animo sotto il pondo dell' autorità paterna.

Ma adagio a' mai passi, diceva fra sè; non potrebbe per avventura essere un bel sogno, una creazione oratoria del padre spirituale? E poi in ogni caso quando si tratta di gravi consigli vuolsi bandire l'affrettamento e l'ira al veloce consiglio seguita penitenza, dice il filosofo. Niuna cosa può essere insieme affrettata ed esaminata, non può aver lode di diligenza e insieme pregio di pronto sbrigamento; calma dunque e poi calma. Io ci metto la testa che la dev' essere una giunteria concepita sotto lo scuro cappuccio, da farmi poi in qualche modo un tiro maestro... ma son volpe vecchia, il topo retorrido della favola !

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Cercava consolarsi, e l' ultima sua ipotesi o sospetto recogli all' animo un guizzo di rinfranco. Dicemmo pensatamente un guizzo, un lampo, chè la sua durata non

fu che quella del lampo, e poi più tenebre e più scoramento a dismisura. E andò tant' oltre la sua ambascia che fu forza piegasse il capo sul banco facendosi cuscino delle braccia.

Più lunga fantasmagoria e più tremenda che dianzi assalse di colpo il suo spirito; e qui novelli vortici di fuoco che si divoravano le sue preconcette speranze di famiglia; nuovi cataclismi, e sembianti truci e indragati, e diavoli che ridono alla sua sventura, e Farinata col pugnale brandito, e nappi d' arsenico sopra i deschi d'un refettorio, e strida e pianti. Strida e pianti veri e reali risonarono allora d' improvviso per le sale del palagio, e furon sì alti che scossero Simone. Egli sorse dallo scanno e si recò a vedere che cosa fosse avvenuto.

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ausa di quel domestico trambusto era Corso Donati. Allorchè il giovane toscano legge le storie patrie impallidisce tratto tratto al sentire la molteplice malvagità di Corso Donati e, per la usata tendenza di associare il turpe fisico al turpe morale, egli in testa se lo va fabbricando di aspetto cupo immite e spavaldo, e invero tale era l'abito ordinario del suo volto: tutto altramente però lo ritrova se lo prenda vaghezza di an. dare a vederlo in Firenze nella cappella del palagio del Podestà, dove il divino pennello di Giotto lo ebbe frescato accanto al ritratto di Dante e di Brunetto Latini (1):

(1) Per più d'un secolo questa cappella, ove sono mirabili dipinture, fu deturpata da un intonaco di bianco e ridotta al vile uso di dispensa da cucina. Nel 1841 a spese del regio erario quegli affreschi rividero la luce alle esortazioni principalmente dell'Ab. Melchior Missirini congiunti alla generosità di due stranieri, che furono l'inglese Seymour Kirhup e l'americano Enrico Wilde, i quali si profferivano di eseguire il tentativo a proprie spese. Nella parete che sta di faccia a chi entra, si rappre

gli apparirà piuttosto giovialone ed aperto con quei suoi occhi posati, con quella movenza calma e regolare e quella postura accademica. Perchè Giotto lo dipinse così? Perchè Corso era maestro in barattar sembiante; e di questa sua maestria si valse quando presentoglisi al ritratto : tanto ingannano i sembianti; tanto è cosa rara che sieno testimoni del cuore!

Fin dal momento che fra Masseo fu entrato dal pa. dre il tristaccio per un andito segreto girò alla retrostanza, e dietro ad una portiera di velluto cremisino si pose ad origliare. Accolse innanzi tratto col più lieto umore del mondo la contesa di biblica esegesi che stava per impegnarsi a buono tra il vecchio e il visitatore, e: guarda, diceva in sè, e' sembra gran cherico in scrittura!! dov' ha egli appreso mio padre quel suo dottrineggiare da preti? Ma forse da maestro Fiediritto quando garzone apparava la scherma. Invero mi ritrovo un padre sopraffino, e'sa affibbiarsi qualunque giornea gli venga tra mano: ho trent'anni di meno al vecchio e te lo darei imperadore di Fiorenza! Il buon umore però gli si fu tosto cambiato in rovello indicibile quando Masseo espose la sua buona novella: se ai primi istanti del colloquio solo a grande stento potè tenersi in petto lo sghignazzare affine di mantenersi celato, in processo cambiato materia, più grande sforzo ebbe ad usare per non eromper fuori a conciare il religioso con gli accenti del farnetico e del l'empio. Venuto a termine il dialogo, si recò difilato alle stanze delle donne o, a favellare più preciso, alle stanze dove usavano Nella, Piccarda e lor damigelle: madonna Aspasia schifava quell' onestissimo gineceo, e appellavalo per ischerno il couventino. A Corso pure, dacchè animi identici sogliono avere identici pensamenti, era soggiunto in mente, come a suo padre, che l'affare

senta il rendimento di grazie che fa il popolo guelfo alla Madonna per la vittoria di Campaldino.

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