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pietà il poeta narrò l'amore e la pena, mescolava il suono d'una tromba guerriera alle rime dell'amico, che avrebbe fra brevi anni ricovrato sotto il suo tetto.

Tale si ebbe termine questa giornata che gli antichi cronisti appellano memorabile e grandissima noi infausta, di luttosa memoria quanto era luttuosa per i prischi Romani quella della giornata di Allia. Quantunque non vi avesse allora il telegrafo, pure al dire di Gio. vanni Villani « la novella della detta vittoria venne in Firenze il giorno medesimo, a quella medesima ora che ella fu; chè dopo mangiare essendo i signori priori iti a dormire e a riposarsi per la sollecitudine e vegliare della notte passata, subitamente fu percosso l'uscio della camera con grida : levatevi su, chè gli Aretini sono sconfitti! E levati e aperto non trovarono persona, e i loro famigliari di fuori non ne sentirono nulla. E questo fu il vero che io l'udii e vidi, e tutti i Fiorentini s'ammirarono onde ciò fosse venuto, e stavano in sentore. » Lasceremo a messer Giovanni la malleveria del prodigioso asserto, e seguitiamo.

Calava la sera. L'aria andava sempre più ingombrandosi di grossi vapori che ampiamente incombevano sul piano di morte. Certi nuvoloni grigi poggiavano in cielo immobili, dando una tinta più funerea al moriente crepuscolo. Parevano giganti librati in aria a rimirare pen. sosi la distruzione di tante vite umane, cadute in quel dì per opera del ferro fratricida: pareva stessero a contemplare quanto crudele animale è l'uomo ! — o pietosi voleano nascondere agli astri tanta scelleranza.

In quel buio frattanto un guerriero ghibellino tra i mille che cercavano sottrarsi al braccheggiare dei cacciatori, trascinavasi a grande stento e spasimo lungo il ciglio d'un fossato ingombro di vetrici. Ora errava come l'uomo che va, nè sa dove riesca; ora sfinito e vinto sostava origliando e speculando il paese intorno, se scal. pito udisse di cavalli o luccicare scorgesse di arnesi. Le

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sue mani tremule dalla convulsione febbrile si recano invano quando alla ferita squarciatissima della gola, quando a quella della testa, ovvero all'altra del fianco, per arginare le poche once di sangue che nelle vene gli è restato. Egli che dianzi avea brunetto il volto colorito di quella gagliarda e nobile tinta, onde ai costumati sì abbella la faccia nell'esercizio dell' armi, è ora pallido, affilato, cascante tratto tratto nel proprio sangue.

Ah, la madre mia! va dicendo sospiroso ed interrotto; che dirà la madre? di qual atroce duolo impietrerà dentro all'annunzio ferale? E Giovanna? oh,. costei forse non ha cura di me, perchè le donne di mercantato matrimonio, sposate agli agi e alla potenza del castello, non hanno affetti pel marito. La madre, ah la madre è il balsamo della vita; sarebbe il conforto del moriente figliuolo !

E qui dimentico quasi della presente sventura si revoca in mente gli anni puerili sereni e lucidi; menati in seno alle ineffabili carezze materne. E i dolci trastulli che l'amorosa porgevagli, e la soave prece cui formavagli

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il cuore, e il pio ammaestramento ripensa il gemebondo preghiera, ammaestramento obliati. Torbide immagini d'ambascia e di spavento, i rimorsi ministri di Dio assalgono il meschino; lo crucia ardentissima la sete delle fauci; più mille volte quella di ristaurarsi all' infantile innocenza. Se il corpo avesse sangue egli lo verserebbe dagli occhi invece delle lacrime che giù gli diluviano strabocchevoli e amare. Miserere di me, va gridando a Dio, e Dio l'ascolta infinito in misericordia.

Quattro uomini d'arme galoppavano lontano lontano, e il rauco e cadenzato rumore s' appressava alla parte ove giace il guerriero. Punta la palma per sorgere ad immacchiarsi ovecchessia: egli aveva case di superba struttura, e dentrovi morbidezze e famiglia numerosa di servi or mendica col guardo una frasca d'ontano o di pioppo che alcuno schermo gli faccia! La palma intrisa in un brago di sangue fa un ultimo conato, e carpone s'asconde, mormorando accesissima prece a Dio e alla Vergine santa.

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Il cuore superbo del cavaliero, prosegue favellando poichè sentì divergere lo scorrimento degli inimici; il cuore superbo del cavaliero avrebbe aborrito poc'anzi di raccomandarsi al cavaliero o alla donna che per ricevute ingiurie avessero avuto ragione d'essere indignati : i superbi indignati avrebbero riso di cuore all'onta con che il primo si bruttava pregando: ma voi, buon Dio, voi Madonna tuttasanta, tenete altra via da quella degli uomini, e me lo dice questesso cuore; voi perdonate volentieri ed io perdonanza e mercè v' addimando, e dico: ho peccato!

Appresso tornava a tacere: quieto e tranquillo or l'avresti creduto, ma dentro nell' anima gli s'era ingaggiata una lotta non meno tremenda e paurosa di quella del giorno, e parava colpi, e scindeva ruinoso...

Il raro e appena sensibile squillo della campana di Certomondo ricordava allora ai cristiani la preghiera per

i fratelli che sono alla seconda vita, e molto maggiore occorreva il bisogno di carità in quella sera. Rompe il silenzio il giovane compunto: - ciarpa e pattume ? menzogna anzi e viltà coagmentati in uno, ecco il mondo.... Oh quanto mi consolerebbe in questo insolito duello la parola e la mano di quei santi monaci, che il mondo chiama ciarpa e pattume! Signore, accettate la brama del cuore: Maria Vergine potente, mi sarà scampo l'acceso desiderio se la vostra mano l' offera al benedetto Figliuolo !

Poi venne smarrimento di corpo e di spirito, indi un feroce parossismo lo fa trabalzare e corre corre lunga pezza sempre spasimando di sete e di rimorso. In questa guisa tanto trascorse brancolando, che appena potrebbe sembrar verisimile; se alcun grido mandò fu di lamento per la fiera arsura delle fauci, o di preghiera cordiale e di sommessione a Dio. Pervenne alfine ad una lunga riviera, e poich' ebbe sbramato il suo talento, quando credevasi rinfrancato cade supino presso alla corrente, un tremore convulso ripigliandogli le membra tutte. Lucido tuttavia dello intelletto s'ange e sospira a Dio, e sotto la ferrea maglia va frugando con incerte mani, pure sperando di trovare ciò che non aveavi da lungo tempo.

Ah! nemmeno un segno salutare! mormorava sconsolato; la madre mia nei giorni della innocenza con indicibil pietà mi appendeva al collo l'immagine vostra, o Maria il ghigno del secolo me la fece togliere di qua

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Pietosamente allora fe' delle mani

una croce sul

petto, e con affettuoso accento pregò : Perdono.... Maria.

E intenso di tal maniera fu lo sforzo d'affetto onde il pentito pronunziò quel sacro nome, che per la gola mandò di presente l'ultimo gitto di sangue e l'ultimo anelito.

Bella è la morte del guerriero che sotto l'ampio

padiglione del cielo spira col nome di Maria sulle lab. bra contaminati di fango sieno pure stati i suoi giorni,

Un bel morir tutta la vita onora.

E tanto più sei rapito in ammirazione e dentro all'anima deliziato di contento sovrumano, quanto quegli ebbe a trionfare nell' ultima ora più aspra tenzone.

Il cavaliero estinto era Buonconte figlio di Guido signore di Montefeltro (1).

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