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con frangia d'oro, e d'oro erano pure le nappe agli an. goli dei bianchi cuscini che miravansi nella parte superiore: a basso nel gradino erano due altri cuscini di velluto. Sulla mensa dell'altare avevan posto un gran piatto d'argento, il vaso dell'acqua lustrale, l'aspersorio ed il libro delle benedizioni.

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Tutto in breve fu messo in pronto, e il prete congedava il servo dicendogli che i messeri suoi ognor che stimassero tempo da venire, sarebbero i ben venuti e i bene accolti : quando un rumore, un gemito sordo e tumultuoso, il quale confondevasi col suono de' sacri bronzi, alzossi di repente e ratto ebbe svegliato l'attenzione di quei che erano in chiesa. I gridi moveano dal corso degli Adimari, e ad ogni istante vie meglio distinti e dolorosi appressavansi. Il famigliare di Nèlla primo di tutti senza esitare un istante volò a vedere che si fosse quel turbinio, e dietro a lui uscirono i meno paurosi, o vuoi i più curiosi. Anche il Sere ed i cherici s'affacciarono alla porta, ma visto la mala parata e il gran tumulto che sboccava in piazza, smarriti rientra rono di subito. Questo Sere ottimo sacerdote, aborriva i tumulti quali che si fossero, e li fuggiva con più sollecita cura di quel che non si facesse poi il suo successore Neri degli Abati, il quale lasciò al popolo pessimo esempio di rabbia faziosa. Udivansi venire frattanto grandi voci che così alla smozzicata dicevano: il leone! il leone! il Guardamorto! la stia! il leone! Nel tempo medesimo con lunghi ohimei sofficcavansi in chiesa rapidissime alcune donne; poi altre ed altre, e fanciulle e vecchi tutti col bianco degli occhi orrendamente dilatato per lo spavento. Chi si ripara ai confessionali e chi dietro l'altare o sull'ambone; molti in sagrestia, altri cacciatisi da ambe le parti dietro le imposte della chiesa, nella insania del terrore facevano gagliardi sforzi per congiungerle insieme, ma invano; chè la fiumara dei sorvegnenti impediva quell'opera e invece rendevali mal

conci di contusioni e di ferite. Alto sulle teste della turba irrompente vedevansi agitare liuti, arpe, trombe, maggi e fiori, i quali oggetti di letizia erano ora d'impaccio ai fuggenti. Il tempio santo di Dio tra per la molta sua oscurità e per quelle grida or alte or fioche che metteva la gente, come se un aspide o un basilisco la cacciasse, rassembrava una bolgia dantesca. Altro non udivasi in quel nabissare che le parole: leone, stia, Guardamorto, un bambino, tre bambini, cinque bambini!

Ma se non era un aspide o un basilisco, un leone era davvero l'artefice, direbbe Omero, di quella fuga e di quello inestimabile spavento. Dalla sua stia o serraglio, posto là presso la torre detta allora del Guardamorto, rimpetto al fianco australe del S. Giovanni, era scappato per mala guardia di chi lo custodiva un fierissimo leone. Perchè i leoni a Firenze? Ogni popolo nei tempi antichi e un poco anche nei moderni, sì nelle false come nella unica vera religione, ha avuto sempre i suoi pregiudizi e le sue superstizioni; onde Firenze repubblicana aveva le sue e i suoi, ed uno dei princi pali si era la premurosa conservazione di questi animali, nel modo stesso che serbavasi a Roma il fuoco sacro dalle Vestali. Credevano che dalla fisica lor floridezza e più dalla loro fecondità la floridezza dipendesse e l'accrescimento del comune.

Il leone s'era incamminato primieramente verso la chiesa di S. Maria Maggiore, indi retrocesse e vicino alla colonna di S. Zanobi si posò alquanto. Con quel nobile atteggiamento che è proprio del re della foresta egli stava guardando gli impauriti fiorentini. Molti levavano alto le gambe, non pochi d'altra parte armatisi di zagaglie, di chiaverine e di mazze d'arme facevano a discreta distanza una rispettosa corona a quel biondo, il quale poi alzossi lentamente e dato una volta intorno all'edifizio del Battistero, s' introdusse pel corso degli Adimari. La gente armata lo seguiva e per ridurlo al

serraglio chi metteva fuori uno, chi altro progetto. Altri diceva sarebbe stato proprio all'uopo il braccio d'un paio di butteri di Maremma che con quelle lacciaie non danno giammai in fallo: chi poi per disbrigare più nettamente la bisogna diceva, non esservi migliore partito che cucire la giubba addosso alla belva con quattro o cinque ver. rettoni tratti da mano maestra; ma a questo argomento i più gridavano al sacrilegio, alla follia, alla rovina della città. Il leone fra tanto scompiglio procedeva ad agio con altiero e tranquillo sembiante, senza per anche dar mostra di voler fare un buon pasto di carne umana. Giunge in Or San Michele: quivi fu vista cosa oltre. modo orribile e pietosa. Una regazzetta inconsapevole di quanto fuori interveniva balzò improvvisa dal suo uscio, che era dietro ad uno svolto del corso: ella aveva un fanciullino lattante in braccio. Traversava in fretta la strada per recarsi da una sua maestra presso la Badia, ma visto appena il leone, tremò, allibì, diè un alto strido e tale una vertigine la prese che in mezzo alla via lasciossi cadere di collo la creatura: ebbe appena fiato di ripararsi nella più prossima soglia. Allora il leone mandò un gran ruggito, e colla coda sferzandosi le anche, quasi per ispronare se medesimo a crudeltà, fu in due salti addosso al bambinello e se lo ghermì. Cento e cento urli ad un tratto percossero l'aria in sì orrenda maniera che parve un tuono: - poi silenzio mortale. La belva accosciatasi posò leggermente una zampa sul petto del pargolo, alzò la fronte e intorno guardò. Questa scena muta e oltre ogni dire angosciosa continuò per qualche minuto. Provocare con grida e peggio con ferite, parea lo stesso che esporre il fanciullo a presentissimo pericolo di essere maciullato nell'istante; il perchè non sapendo che farsi gli spettatori tacevano.

Ma che non può amore di madre! Ella seppe ben che farsi. In quel silenzio d' inenarrabile ambascia s'udì dietro la calca uno strido disperato: sgombrate il passo!

-Si
Si fe largo
duccio in balia

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comparve, e vide il povero suo Orlan del leone! Non gridò più, non si per

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cosse, non si stracciò i capelli, cose tutte che il volgo delle donne avrebbe fatto, ma di gran foga, con occhi sbarrati, intenti, lucidi come di cristallo, si fece dinanzi al leone, e quasichè si trattasse di fare la cosa più semplice del mondo gli trasse il fanciullo dalle branche e via . . . . Un nuovo urlo d'orrore e ad un tempo di plauso risuonò per la strada e per le finestre. Il generoso animale senza pur muoversi vibrò alla donna un' occhiata quasi d'altissima maraviglia, poi quieto ed umile si voltò per tornarsene alla propria stia. Veggendo allora il custode come fosse buon fare: Marco! Marco ! disse con blanda voce al leone pur appressandosi; e quello riconoscendo la voce e l'uomo si lasciò così un pochetto palpare, e persino tollerò che gli fosse posta la musoliera (1).

(1) Il fatto accadde alcuni anni innanzi.

La gente che aveva seguito l'andamento della bestia, poich'ebbe la paura un poco quieta si portò al duomo di san Giovanni per render grazia al Santo Patrono. Molti andavano ripetendo come visibilmente fossesi rinnovato il miracolo di Santo Donato di Scozia quando per la virtù delle sue orazioni costrinse un lupo a restituire incolume un bambino a sua madre. Altri dice. vano questa la debb' essere stata opera di qualche buon frate minore, il quale da S. Francesco abbia ottenuto di raumiliare e convertire il leone, com' esso una volta con. vertì e dimesticò il grande e feroce lupo che disertava la città d'Agobbio.

Il valletto, visto la fine di quel dramma e tornatosi alle case di Nèlla, diè contezza dell' accaduto ai padroni. All' udire il caso fortunoso la donzella sciolse nuovamente il freno alle lacrime: colpa non sua ma delle ubbìe del secolo, essa prendevasi tuttociò a sinistro augurio. Presto poi si potè calmare alle savie ed amorose parole della buona sua genitrice, la quale inoltre, dacchè si appressava l'ora del dipartire, le soggiugneva: Oh la mia soave figlia! tu vai a marito, ascolta l'estrema parola di colei che ti amò d'intensissimo affetto, che ingegnossi di farti prospera dell' anima e del corpo, che agogna e prega a te perenne ed eterna questa ventura! E qui la pia seguitava con santi conforti.

Poco appresso le donne udirono al portone uno scalpitio di molti cavalli: lo sposo e il corteggio delle dame e dei cavalieri venivano a condurre la donzella alla sacra funzione. Essa circondata dai genitori e dalle amiche gli attendeva nella sala principale del palagio. Entrarono e dalla nobile comitiva staccatasi con bel garbo una giovinetta di oltrammirabile avvenenza, ammantata d'una vesticciuola di scarlatto, e con in cima al capo una candida benda spiegata in quel modo par. ticolare che usavano allora le femmine, staccatasi, dico, da loro s' inoltrò dirittamente a Nèlla e soave la baciò

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