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umani destini, regolati essendo da quella provvidenza e sapienza che tutto vede, e tutto dispone con possanza e soavità, con misura, numero e peso. (1) — A qualche altro, dopo averne letto un buon tratto, non piacerà forse quel continuo citare, quel riportare ad ogni poco interi squarci di altri; onde m' accuserà d'aver fatto un vestito di tutti i colori e d' essermi reso schiavo dell'autorità altrui. Ma, e come avrei dovuto fare altrimenti ? il più delle volte trattasi di fatti, entrati già nel dominio della storia, e di giudizi sul merito e sull'operato degli individui, massime di quei tre che formano come il soggetto principale di questo scritto. Ora, in quanto ai fatti, questi non si possono cavare dal proprio cervello come le favole, bisogna prenderli quali ci vengono riferiti da' testimoni e dagli storici degni di fede; quanto poi a' giudizi, dovea pure attenermi a quelli de'savi che hanno bene esaminato la cosa, e ne sono perciò giudici ben più competenti ch' io non sia. Dall' altro canto, non ho voluto fare il plagiario, come fanno non pochi, i quali vogliono comparire originali e sdegnano l'autorità altrui, mentre in fondo non fanno che copiare (2); nè ho voluto, come fanno altri, rimandare ad ogni tratto il lettore a vedere a leggere le opere corrispondenti; perchè son sicuro.

(1) Sapient: 8. 1; 11. 21.

(2) Sulla pretesa originalità d'alcuni scrittori, anche di cose scientifiche, dice a proposito il Balmes: « Scorrendo la storia delle umane cognizioni, e dando un'occhiata alle opinioni de' nostri contemporanei, si vede costantemente, che tutti coloro i quali si vantano per ispirito d'esame e libertà di pensare sono appena l'eco delle opinioni altrui. Se ben si guardi quel magnifico apparato che fa tanto fracasso nel mondo col nome di scienza, si scorge di leggieri non essere in gran parte che un composto d'autorità, e che se per sorte vi s' introducesse uno spirito d'esame pienamente libero, anche solo riguardo a quello che appartiene al raziocinio, l'edificio scientifico crollerebbe quasi per intero, e solo pochissimi rimarebbero possessori de' suoi misteri.» (Il Protestantesimo comparato al Cattolicismo ecc. vol. 1. pag. 54).

che non tutti hanno una biblioteca in casa, o se l' hanno non sarà dei libri indicati. Quindi ho preferito di riportare alla lettera ciò che ho creduto opportuno, a costo di qualche ripetizione, di qualche espressione o detto non sempre corrispondente, e di qualche ineguaglianza nello stile e nella lingua. A chi invece per quelle citazioni ecc. volesse darmi van-to d' erudito, risponderei che non lo merito punto; perchè, come bene osservava più d' un secolo fa quel capo ameno di Gaspare Gozzi, adesso con tanti libri che si hanno e questi ricchi d'indici e di tavole, un po' di erudizione può acquistarsi presto, ed a pochissimo prezzo. (1)

Ma dunque, mi si chiederà in fine, che cosa c'è di vostro in questo libro? non altro, ripeto, che l' aver messo insieme il meglio, per quanto ho potuto e saputo, che s'è detto e scritto di que' sommi colle cose antecedenti, concomitanti e conseguenti; e dato a tutto una certa unità, un cert'ordine, affinchè meglio producesse il suo effetto. E se in ciò fossi riuscito, mi terrei ben pagato della fatica spesavi attorno; ne mi dorrei gran fatlo de non pochi difetti, che certo vi troveranno gl' intendenti delle rispettive materie, massime dal lato letterario, chè, dice il proverbio, niuno dà quel che non ha.

Ragusa in Dalmazia, il di d' Ognisanti 1882.

کلمه

(1) Nell' Osservatore ecc. Dialogo tra Aristofane e Petrarca ecc.

CAPO I.

LA CREAZIONE DELL' UOMO E DI TUTTE LE COSE

E IL LORO FINE.

1.

Iddio crea tutte le cose visibili e in fine crea l' uomo, e lo arrichisce di doni naturali massime dell' intelletto, della volontà e del libero arbitrio.

elici noi cristiani cattolici, cui Dio medesimo si degnò di parlare nelle sante Scritture; le quali perciò, al dire dell' Apostolo Paolo, formano la nostra consolazione al presente e la nostra speranza delle cose avvenire. (1) Ed affinchè non errassimo circa il vero senso delle medesime ci die' per infallibile maestra la santa Chiesa. Per la qual cosa le verità più importanti a sapersi, più astruse a comprendersi e che tanto tengono occupata la mente dei filosofi, com'è ad esempio la creazione del mondo, la origine dell' uomo, il fine cui egli tende e va dicendo, per noi son facili e chiare. (2) Apriamo di fatto la sacra Genesi, e leggiamone a proposito la prima pagina: «Nel principio creò Dio

(1) Roman. 15. 44.

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(2) Dicea bene perciò in questo senso lean Paul : « La prima pagina del racconto mosaico ha più peso di tutti i libri in foglio dei naturalisti e dei filosofi. Hettinger. Apologia del Cristianesimo vol. 2. pag. 96.

il cielo e la terra. Ma la terra era informe e vôta, e le tenebre erano sopra la faccia dell' abisso: e lo spirito di Dio era portato sopra le acque. E Dio disse: sia fatta la luce. E la luce fu fatta. E Dio vide che la luce era buona e divise la luce dalle tenebre. E la luce nominò giorno, e le tenebre notte. E della sera e della mattina si compiè il primo giorno. Disse ancora Dio sia fatto il firmamento nel mezzo alle acque, e, separi acque da acque. E fece Dio il firmamento, e separò le acque che erano sotto il firmamento da quelle che erano sopra il firmamento. E fu fatto così. E al firmamento diede Dio il nome di cielo. E della sera e della mattina si compiè il secondo giorno. Disse ancora Dio: Si radunino le acque che sono sotto il cielo in un sol luogo e l' arida apparisca. E così fu fatto. E all' arida diede Dio il nome di terra, e le raunate delle acque le chiamò mari. E Dio vide che ciò bene stava. E disse: La terra germini erba verdeggiante, e che faccia il seme, e piante fruttifere che diano il frutto secondo la specie loro, che in sè stesse contengano la lor semenza sopra la terra. E così fu fatto. E la terra produsse l'erba verdeggiante e che fa il seme secondo la sua specie; e piante che danno frutto, e delle quali ognuna ha la propria semenza secondo la sua specie. E vide Dio che ciò bene stava. E della sera e della mattina si compiè il terzo giorno. E disse Dio: sieno fatti i luminari nel firmamento del cielo, e distinguano il dì e la notte, e segnino le stagioni, i giorni e gli anni. E risplendano nel firmamento del cielo e illuminino la terra. E così fu fatto. E fece Dio due luminari grandi: il luminar maggiore, che presedesse al giorno; e il luminar minore, che presedesse alla notte: e le stelle. E le collocò nel firmamento del cielo, affinchè rischiarasser la terra, e presedessero al dì e alla notte, e dividesser la luce dalle tenebre. E vide Dio che ciò bene stava. E della sera e della mattina si compiè il quarto giorno. Disse ancora Dio: Producano le acque i rettili animati e viventi, e i volatili sopra la terra sotto il firmamento del cielo. E crcò Dio i grandi pesci e tutti gli animali viventi e aventi moto, prodotti dalle acque secondo la loro specie, e tutti i volatili secondo il genere loro. E vide Dio che ciò bene stava. E li benedisse dicendo: cre

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