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in tanto suscitò tra'suoi seguaci dei valorosi ed invitti campioni, che ben muniti delle armi della santità e della scienza divina, si posero animosi alla custodia e difesa di codesta rocca; fra'quali si segnalarono nel medio evo S. Francesco d'Assisi e S. Tommaso d' Aquino, siccome vedemmo. Nè l'opera loro finì con essi, chè molti e in ogni tempo si schierarono sotto la loro bandiera, e posero in pratica nel combattere gli ammaestramenti dagli stessi condottieri ricevuti; sicchè dopo ciò il tener lontano il comune nemico ed anche batterlo e sbaragliarlo, si rese vie sempre più facile e sicuro.

Ma appunto perchè Cristo tolse a Satana tanto di quel potere, che questi avea sul genere umano prima della sua incarnazione, Satana e suoi seguaci rivolsero sempre le armi contro il medesimo Cristo, come ad autore principale delle loro sconfitte, e per conseguenza eziandio contro della rocca da Cristo edificata. Qua sì in ultimo tenderono sempre tutte le persecuzioni, tutte le eresie, tutte le scisme; sebbene invano, poichè l'ultima e completa vittoria non può essere incerta e dubbiosa tra' due capi: essa sarà senz'altro di Cristo, perchè Cristo è Dio, e Dio è onnipotente. Onde tutta codesta guerra feroce che gli si fece sempre e gli si fa tuttora, anzi adesso forse più che mai, non serve che a rendere vie più splendida la sua infinita potenza. « Il Salvatore di tutte le genti, osserva qui a proposito uno scrittore vivente, disse poco prima di andare a morte, accennando agli effetti ch'essa avrebbe prodotto sino alla fine dei secoli: Quando sarò levato da terra, trarrò a me tutte le cose. -(1) Bene, cominciate dal momento che fu crocifisso, che cosa vedete voi là sul Calvario? Cosa incredibile, ma tutto il mondo che si aggira attorno al suo patibolo, a lui mirando e occupandosi di lui: il mondo giudaico e il mondo pagano, che componevano tutto l'antico mondo! Là, su quella vetta, è tratto da una misteriosa forza irresistibile quel doppio mondo; ogni ordine e qualità di persone, plebe

(1) Joan. 12, 32.

e magistrati, sacerdoti e laici, abitanti di città e forestieri, maschi e femmine, buoni e malvagi, i quali mirando al Crocifisso, chi lo compiange, e chi lo bestemmia e maledice. E, predicato poi che fu codesto Crocifisso a tutte le genti, che cosa vedete voi in tutti i grandi e piccioli avvenimenti della storia, all' infuora dello stesso fatto? voglio dire l'umanità tutta quanta che si occupa di lui, o riconoscendolo come figliuolo di Dio, o rinnegandolo e combattendolo per farne perire le dottrine ed il nome. Nè oggi avviene altrimenti da quello ch'è stato fin qui: la grande lotta che si sta combattendo tra la società e la Chiesa bisogna esser ciechi per non vedere che essa non è altro che un girare di tutti i popoli intorno alla Croce di Cristo, come intorno ad una bandiera, chi per rifugio e difesa, chi per gittarla a terra, e sperderne la memoria! massimamente quelli che guidan la folla, massimamente quelli che esercitano l'intelletto, benchè mostrino di badare ad altro, e'di beffarsi di Cristo e della sua Chiesa. Chi non è cieco, ripeto, vede che il Crocifisso di diciannove secoli fa, è la loro cura secreta, il loro amore o il loro odio! l'indifferenza è un vanto stolto e falso. Sono adunque diciannove secoli che si avverano ogni dì in tutto il mondo quelle sue parole: Quando sarò levato da terra, trarrò a me ogni cosa. Dunque quel che resta ancora di durazione del mondo non potrà essere altro! » (1)

Giunta poi la fine del mondo, e datasi l'ultima e decisiva battaglia, che sarà però la più terribile e sanguinosa, Cristo, vincitore dell' antico avversario, scenderà un'altra volta dal cielo, affine di far giudizio di tutti gli uomini, che gli appartengono per legittima conquista; premiando con premio eterno coloro che furon suoi fedeli seguaci e combatterono valorosamente per la sua gloria, per la sua legge; e gastigando con eterna pena que'che sdegnarono di seguirlo, o peggio gli si ribellarono, gli mossero guerra, istigati a ciò dal tentatore maligno. Cel dice apertamente ei mede

(1) P. Marcellino da Civezza, Min. Oss,vol. VI, pag. 806.

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Storia delle Missioni Francescane, ecc..

simo: «Verrà il Figliuolo dell' uomo nella sua maestà, e con lui tutti gli angeli, e sederà sopra il trono della sua maestà. E si raduneranno dinanzi a lui tutte le nazioni; ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecorelle dai capretti; e metterà le pecorelle alla sua destra e i capretti alla sinistra. Allora il Re dirà a quelli che saranno alla sua destra: Venite, benedetti dal Padre mio, prendete possesso del regno preparato a voi sin dalla fondazione del mondo; imperocchè ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi deste da bere, fui pellegrino e mi ricettaste, ignudo e mi rivestiste, ammalato e mi visitaste, carcerato e veniste da me... Dirà poi a coloro che saranno alla sinistra: Via da me, maledetti, al fuoco eterno, che fu preparato pel diavolo e pe'suoi angeli; imperocchè ebbi fame e non mi deste da mangiare, ebbi sete e non mi deste da bere, ero pellegrino e non mi ricettaste, ignudo e non mi rivestiste, ammalato e carcerato e non mi visitaste... E anderanno questi all' eterno supplizio, e i giusti poi alla vita eterna.» (1) E così finirà il gran dramma, la grande scena delle umane cose, rappresentatasi su questa terra; di cui siccome noi pure fummo spettatori e partecipi, dovremo eziandio, vogliasi o no, essere spettatori e partecipi alla distribuzione di codesto premio, di codesta pena. La Dio mercè noi siamo ascritti alla milizia di Cristo, abbiam combattuto e combattiamo sovente le sue battaglie; ma ciò non basta a riprometterci con sicurezza il premio e la corona, come ce ne avvisa l' Apostolo Paolo; (2) fa d'uopo altresì combattere secondo le leggi, vale a dire, coraggiosamente, proporsi sempre un retto fine ed usare il debito modo: pensiamoci adunque e seriamente finchè Dio ci dà tempo.

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