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fria alla divina giustizia in unione al Cuor di Gesù Cristo per impetrar da lui misericordia pe' peccatori... Onde fece alla fedelissima sua serva la grazia speciale di darle Francesco appunto per guida ne' nuovi patimenti che avrebbe dovuto sostenere per amor suo. » (1) Venendo a' giorni nostri, « io non conosco altra vita, scrive fra gli altri l'illustre Anatolio de Segur, di alcun santo o di qualche grand' uomo più bella e più attraente di quella di S. Francesco d'Assisi; non ne conosco alcuna meglio appropriata ai nostri tempi. Essa parla di povertà ad un secolo materialista, amante delle ricchezze sino alla follia; essa parla d' umiltà ad un secolo orgoglioso, in cui l'invidia e l'ambizione confondono tutte le condizioni di persone e corrompono tutti i cuori ; essa parla di ca rità ad un secolo freddo, che più non conosce nè l'amor di Dio, nè l'amor degli uomini ; essa parla di miracoli ad un secolo scettico, che più non crede al soprannaturale e pretende di rigettare eziandio i miracoli del Vangelo. Tutte queste virtù cristiane che mancano a noi, e la privazione delle quali ci rovina e il cui rifiorimento soltanto può salvarci, la vita meravigliosa di Francesco le mostra in atto in un grado sublime e sopra un teatro incomparabile; ed io credo che chiunque la leggerà con dirittura di mente e semplicità di cuore vi troverà vive e dolci emozioni, come pure insegnamenti celesti. La ingenuità del caro Santo lo farà sorridere, l' amore di lui per la natura e per tutte le creature di Dio lo commuoverà, l'umiltà e la passione di lui per la santa povertà, sua donna e sua signora, lo riempiranno di stupore e meraviglia; la compassione di lui pe' peccatori e la immensa carità per tutti gli uomini il colmeranno di tenerezza; i suoi trasporti d' amore verso Dio, le sue lagrime, i suoi gemiti inenarrabili sulla passione del Salvatore e la sua conformità a Gesù crocifisso il distaccheranno dalla terra e l'innalzeranno sino al cielo. » (2) La Civiltà Cattolica nell' annunziare la traduzione in italiano delle tre Vite più antiche del Santo in latino, dice in poche parole la mede

(1) Languet Vita della B. Magherita ecc., vol. II, pag. 302.
(2) Storia popolare di S. Francesco ecc., pag. 1.

sima cosa: «Godiamo assai, cosi essa, che in questo secolo, il quale andrà distinto fra gli altri per un culto più universale e più animalesco della materia, si vada sempre più accendendo tra i figliuoli della chiesa la divozione al Serafico Patriarca S. Francesco, i cui luminosissimi esempi di un totale disprezzo ed abbandono di tutti i beni del mondo sono il più efficace antidoto contro il materialismo presente. » (1)

E per fermo, se S. Francesco coll' ammirabile apostolato suo e de' suoi figli riuscì nel medio evo, siccome abbiam veduto, a riformare i costumi, a riaccendere la pietà e la fede, e ad arrecare felicità e pace ai popoli che n'eran bisognosissimi, e perchè non potrà fare altrettanto anche al presente? Non potendo egli farlo più a viva voce, il farà senza manco col suo possente aiuto e patrocinio presso il trono dell' Altissimo, e a mezzo di noi suoi figli; adoperandoci di far sempre meglio conoscere a tutti le sue straordinarie virtù e meriti, sopratutto col ricopiarle in noi medesimi per quanto ci fia dato e teniamci pur sicuri della riuscita, chè le medesime cause producono sempre i medesimi effetti. Il frate Minore, a qualunque ramo ei appartenga del grand' albero che ricuopre tutta la terra, tanto solo che ritragga dello spirito del suo serafico Padre, ovunque si mostri per esercitare il suo apostolato, scuote tosto e trae a sè la moltitudine della gente, la quale non sa resistere a quella semplicità di modi, a quella povertà, a quel disinteresse, a quella popolarità insomma che piace a tutti, ai dotti ed agl' ignoranti, ai poveri ed ai ricchi, e in tutti i tempi e in tutti i luoghi. In un libro che non ha che fare col nostro soggetto, ed è scritto con uno spirito poco cattolico, si leggono queste belle parole a proposito: « I Francescani in epoche di violenza e di orgoglio diedero il più luminoso esempio di umiltà e d'abnegazione. La famiglia francescana, a preferenza delle altre, fu sino a' nostri giorni amica soccorrevole agl'indigenti e a tutti quelli che le umane disgrazie spingono a cercare conforto in qualche cosa, che vada al di là della vita pre

(1) Anno 1879, vol. I, pag. 559. E il medesimo ripete in occasione della rivista dell'opera del Prudenzano S. Francesco d'Assisi e il suo Secolo, anno 1882, vol. III, pag. 87.

sente. Francesco non era un rigido asceta; penetrato di amore infinito e d'impareggiabile dolcezza di animo, abbracciava nella sua inesauribile compassione tutto il mondo creato. » (1)

Si dirà forse qui da qualcuno: tutto bene, ma l'Ordine francescano, come tutti gli altri, s'è ridotto omai ad avere sì picciol numero di Religiosi da parere vicino a spegnersi; quindi la società e la chiesa non potranno ripromettersi da esso valido servigio ed aiuto, di cui pur troppo hanno bisogno. Non può negarsi no, che in paragone ai tempi andati i Francescani presentemente non sien pochi, massime dopo che la rivoluzione li ha scacciati dal loro centro e dispersi qua e là; ma, stiamone pur sicuri, essi mai verranno meno affatto, vi saranno finchè durerà il mondo, come Cristo medesimo promise solennemente a S. Francesco. « I Frati, scrive l'illustre Abate Tosti, accompagneranno la chiesa sino alla consumazione dei secoli. S. Benedetto e S. Francesco, e con questi io tocco di qualunque religiosa compagnia seguitatrice de' consigli evangelici, belli della bellezza di Cristo estetico, nell' ordine morale sono i veri Padri della nostra cara Italia. Quegli le schiuse i celesti verzieri della verità che tanto ci sublima: innocente, l'avviò a cogliere i fiori santi della scienza e delle arti ; questi l'accolse peccatrice, e le fe'gustare il bene de'frutti santi.» (2) Benchè pochi di numero, tuttavia i Francescani presi insieme, superano di gran lunga qualunque altro Ordine regolare, son sparsi su tutta la faccia della terra, ed occupati ne' svariatissimi ministeri dell' apostolato cattolico, con gran frutto spirituale de'fedeli e della civil società. (3)

(1) Viaggio pittoresco dalle Alpi all'Etna, di tre Tedeschi ecc., pag. 206. (2) Riportato dal P. Palomes

Storia di S. Francesco ecc., vol. II, pag. 191. Ed un altro egregio Napolitano, il Duca di Maddaloni, chiude la sua Leggenda del Poverello di Assisi con queste precise parole: « I conventi dei Minori risorgeranno, perocchè essi sono i padiglioni del popolo. Nulla ch' è necessario può perire, nè dalla terra d' Italia potrà mai cacciarsi in esilio lo spirito del suo gran cittadino, che fu Francesco, il nostro Poverello d'Assisi.»

(3) Per esempio, a non considerare che i Francescani occupati nelle Missioni estere, essi sono assai numerosi. In fatto, da una statistica del 1865, stampata in Torino dal cav. Giacinto Marietti si rileva, che i Missionari cattolici solamente dell' Italia, sparsi nelle cinque parti del mondo, erano in tutti non meno di 2055; ebbene, di questi 1055, cioè più della metà, apparteneano all' Ordine francescano, ripartiti cosi : Minori Osservanti 368, Minori Riformati 215, Minori Alcantarini 1, Minori di S. Bonaventura 11, Minori Cappuccini 447, Minori Conventuali 13. E presentemente forse non sono in minor numero, poichè molti cacciati dall'Italia, se ne andarono alle estere missioni.

Insisteranno altri: sì, ma il secolo presente non vuol più sapere di Frati di niuna sorta. Fa d'uopo distinguere, se per secolo s'intendono i rivoluzionari ed i governi ammodernati. più o meno dominati da quelli, la cosa è davvero così e non altrimenti; anzi, come vediamo tutto giorno, non solo non li vogliono, ma li spogliano, li scacciano e vorrebbero affatto annientarli. Nè potrebbero costoro operare altrimenti, essendochè i Frati, come vedremo anche meglio più avanti, colle loro virtù e buon esempio sono un continuo rimprovero della loro vita tutta sensuale e terrena, ed un forte ostacolo alla esecuzione de'loro iniqui disegni, di sterminare cioè dal mondo la religione cattolica. Ma per questo appunto v'è più che mai bisogno de'Frati, e Iddio li sosterrà e guarderà senza manco dai loro nemici. Questo adunque è per noi Religiosi tempo di prova, onde se ne sapremo approfittare, emendandoci dei difetti che pur troppo abbiamo, ridonderà a nostro spirituale vantaggio. Se poi per secolo s'intende la moltitudine e la maggioranza de' fedeli, oh questi. vogliono si i Frati, e li amano e li rispettano adesso come una volta e sempre! Prova ne sia l'indegnazione che mostrano e la resistenza che oppongono ogni volta che questi pacifici abitatori de'chiostri ne vengono ingiustamente scacciati, benchè a nome della legge e della libertà, come si fece ultimamente in Francia. Ed anche ciò è naturale poichè essi veggono nei Religiosi i loro benefattori ne' bisogni, i loro amici nella sventura, e quasi altrettanti angeli tutelari, che colla preghiera e coll'opera ne procurano il bene spirituale e sovente anche temporale. Tanto solo adunque che dal canto nostro siamo animati del vero spirito serafico, sopratutto dallo spirito di povertà e distacco dalle cose mondane e terrene, che fu sempre il distintivo del francescano, e per cui sempre ei fu accettevole e benefico a tutti, possiam tenerci sicuri dell'avvenire. In questo senso appunto scrivea anni sono un bravo Sacerdote Terziario: «Se noi ameremo a fede la povertà, se porremo ogni di più affetto a ben conoscerla e stringerla al cuore, perchè ella informi le nostre menti e le opere, noi come non indegni figli di tal madre,

cresceremo il retaggio della santa gloria de'padri, e gli apostolati dell' umiltà saranno l'apostolato di tutti noi. Oh! quando i popoli ci rivedranno abbracciati colla povertà e rinfuocati di celeste amore per lei, eglino ci seguiranno pentiti e purificati dal pentimento. Le mirabili conversioni e i prodigi del secolo decimoterzo non saranno no una semplice memoria al secolo decimonono, ma una speranza invitta e perenne, anzi una gloria nuova. E questo secolo, riconoscente, dovrà dire de'Minori e della povertà come disse il decimoterzo:

La lor concordia, e i lor lieti sembianti,

L'amore a maraviglia, e il dolce sguardo
Facean esser cagion de' pensier santi. (1)

6.

Si tocca in particolare dell' apostolato a' giorni nostri del P. Lodovico da Casoria, del P. Andrea da Quarata e della Suor Anna Lapini.

Affinchè in realtà si vegga che eziandio in pieno secolo decimonono i veri figli di S. Francesco sanno rinnovare sì i prodigi di carità e di zelo del medio evo, con grande vantaggio spirituale e temporale della chiesa cattolica e di tutto l' umano consorzio, giova qui toccar brevemente di tre almeno e italiani; non già perchè non vi sieno altri, resisi pure assai benemeriti e famosi per uno od altro apostolato in ogni parte di mondo, ma perchè le opere di questi tre sono svariatissime, eminentemente umanitarie e durature. Quali insomma le vuole, e spesso anche le applaude, la società presente, tanto schifiltosa peraltro e usa a gridar la croce addosso a'poveri Frati, e cacciarli, se volete, come oziosi e non punto all'altezza de'tempi. Essi sono il P. Lodovico da Casoria Min. Rifor., il P. Andrea da Quarata pure Min. Rifor. e la Suor Anna Lapini, Terziaria.

(1) Enrico Attanasio S. Francesco e le Missioni, ecc., pag. 41.

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