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dannò qualunque siasi errore ed innovazione. Onde anche al presente in grazia appunto della vigilanza e delle cure incessanti dei Sommi Pontefici e degli altri pastori delle anime, assistiti in ciò senza manco dallo Spirito Santo, la teologia è scevra affatto di errori, ed è coltivata con amore anche in quei paesi ove sino a mezzo secolo fa lasciava molto a desiderare.

Dissi che il protestantesimo riuscì peraltro in parte nello scopo di danneggiare la teologia cattolica, poichè di fatto a forza di calunnie e di sarcasmi, solite armi dei nemici della verità e della religione, la mise in discredito presso il laicato, in quel modo che venia allora insegnata dagli scolastici ; e, quel ch'è peggio, da padrona ch'ell'era, la fece ancella e poco men che schiava, stabilendo, che non più il magistero infallibile della Chiesa, bensì lo spirito privato, o meglio la ragione individuale, avesse ad essere l'interprete indipendente della parola rivelata, ch' è la santa Scrittura, base e fondamento, come dicemmo, della teologia medesima. Onde da quel tempo in poi lo studio di questa scienza andò sempre diminuendo nei laici a seconda che il clero venia perdendo influenza nelle scuole, e il protestantesimo dall'altro canto, o meglio il razionalismo, si estendea e impossessavasi della scienza. Oggi poi che il Clero, come tale, è stato cacciato del tutto dalle pubbliche scuole, ed in quella vece l'istruzione è addivenuta un monopolio dello stato, la teologia pure ha dovuto ritirarsi nel santuario e ne'chiostri, onde ben può dirsi ch'essa non si studia più che dagli ecclesiastici : v'è qualche eccezione qua e là, ma è cosa di poco momento e di minor risultato. Dall' altro canto lo stato nell' avversare la teologia e bandirla dalle sue scuole non fa che agire a seconda de' suoi principi; e come no? esso ove più ove meno ha fatto divorzio dalla Chiesa e dalla vera religione, è pagano, a dir breve, se non colle parole col fatto, come dunque dovrebbe mantenere lo studio d' una scienza, la quale co' suoi insegnamenti gli sarebbe di continuo rimprovero, di aperta condanna del suo operato in ordine appunto a Dio ed alla Chiesa?... Anzi non solo la teologia, ma si vuol cacciare dalle scuole perfino il catechismo, ossia perfino gli stessi rudimenti della religione; e sempre a nome del progresso, della moderna civiltà, delle con

quiste della scienza... Tant'è, nella nostra stessa Italia, la quale è addivenuta grande sopratutto pel catechismo e per la teologia, s'è udito più volte in questi ultimi anni con iscandalo ed indegnazione di tutti i buoni in alcune aule municipali ed in alcuni congressi pedagogici, chiedersi l'abolizione del catechismo nelle scuole; e ciò da coloro medesimi, cui era affidata l'istruzione della gioventù, e perciò in gran parte l'avvenire eziandio della nazione! E se volete, anche in ciò costoro son logici, considerati i loro principi, poichè ammesso l' indiferentismo religioso, il quale infondo riducesi all' ateismo, il catechismo pure diventa cosa inutile e fastidiosa. Proprio come di cea l'Uttini anni sono in rimprovero a costoro : « Il catechismo, ecco un vecchio mobile di casa, polveroso, abbandonato là in un cantuccio, nè da molti veduto mai senza ricever esso un atto di dileggio. Se non viene ancora gettato fuori di casa, egli è per un resto di pudore e di venerazione instintiva che conservasi per i nostri buoni vecchi. » (1)

Da questo bando dato nelle scuole alla scienza teologica, e dall'esservi stato introdotto invece il razionalismo, due gravissimi mali fra gli altri ne son derivati per legittima conseguenza, l' ignoranza cioè della religione medesima, che pur si seguita a professare almen colla bocca, e l'arroganza nel voler poi giudicare delle sue verità e de'suoi alti misteri. Sì, l' ignoranza in fatto di religione è tanta a' giorni nostri presso il secolo, che proprio c' è da impensierirsene, da piangerne! E come no? si voglia o non si voglia, per chiunque non s'è ancor dichiarato bestia, l'affare più importante, anzi il solo veramente necessario su questa terra, si è, al dire di Cristo medesimo, il procurare la salvezza dell'anima; salvata la quale tutto è salvato, ancorchè si fosse perduto tutto il mondo, ed al contrario perduta questa, tutto è perduto, ancorchè si fosse acquistato tutto il mondo. (2) Ma, e potrassi condurre a salvamento quest'anima senza saper la via da percorrere ed i mezzi da usare? e ciò non mica per incapacità od impotenza, ma per non curanza e poco men che per disprezzo? Ignoranza poi che trovasi non solo

(1) Citato dall'Alfani Il Carattere degli Italiani pag. 29.

(2) Luc. 9, 25.

nella gente idiota e volgare, anzi questa d' ordinario tanto solo che non sia guasta, saprà molte cose apprese nel semplice catechismo e ne userà a bene per un certo cristiano buon senso ma bensì tante persone, che vantano, ed hanno in realtà, una certa coltura, in tante che disimpegnano pubbliche cariche ed uffici, che sono addette perfino all' educazione ed all' istruzione della gioventù... Si, costoro non san nulla di religione, o se ne sono formati in mente un concetto sì storto, sí leggiero, ch'è peggiore della stessa ignoranza; eppure Leibnitz, ancorchè protestante, dicea, che « il vero uso del sapere è di conoscere ognor più le verità della religione. » Dall'altro canto, questi medesimi sono appunto quelli, che o ne' giornali, o ne' romanzi, o nelle scuole, o ne'ritrovi, ovunque insomma s'imbattono con voi, vi discorrono e sentenziano della religione cattolica e de' suoi astrusi e profondi misteri con quella medesima franchezza e leggerezza insieme con cui vi parlano del teatro, della moda, della politica, delle novelle del giorno. Proprio qui è il luogo di ripetere di costoro quel detto del Principe degli Apostoli : bestemmiano le cose che ignorano; (1) e l'altro del Gran Vescovo d' Ippona: l'uomo carnale non ha altro modo d'intender le cose se non l'esperienza de' propri sensi. (2) Questi medesimi son quelli che con un tono da cattedratici pretendon poi di dar lezione al Papa, ai Vescovi, a tutto il Clero cattolico circa le cose di religione e il governo della Chiesa; e per soprappiù li accusano d' imprudenza, di non conoscere i tempi, di non sapersi adattare al moderno progresso, quasi che la religione avesse a mutare come l'abito e la moda ad ogni nuova stagione. Questi medesimi son quelli, i quali, tenendo omai per fermo, che i trovati della scienza moderna abbiano finalmente colto in fallo la religione e la fede, onde si trovino in contradizione fra loro, se s'imbattono in qualche ecclesiastico gli muovon tosto mille dubbi ed obbiezioni, non mica per averne la soluzione, ma piuttosto per confondervi, per farvi ricredere una volta. Il che alcuni fanno con un'aria di aperto disprezzo, altri di compassione, come a gente illusa, secondo essi, e piena tut

(1) II. 2, 12.

(2) Sermo de tempore 151.

tavia dei pregiudizi medioevali. Ora, come comportarvi con costoro? se vi sforzate con sode ragioni a provare ch'essi sono in errore, che non hanno esatto concetto di ciò che dicono, per la ignoranza appunto di sì fatte cose, e più per la loro presunzione ed orgoglio, non vi comprendono, non vi badano. Se invece stimate cosa più prudente il tacere e non far caso di quanto essi dicono a carico vostro, prendono da ciò motivo di ritenere che dunque han ragione davvero; e perciò vie più si insuperbiscono. Ecco sì gli effetti prodotti, ove più ove meno, nell'intelletto per essersi bandito lo studio della teologia e della religione dalle scuole; che se si considerassero poi gli effetti prodotti nella vita pratica, ma non è qui il luogo di farlo, farebbero spavento!

3.

La filosofia dopo che si volle separata ed emancipata dalla teologia addivenne cosa secondaria e piena di errori.

Sorte senza manco peggiore toccò però alla filosofia, separata che fu dalla teologia. Alcuni, come si disse, dànno tutta la colpa di tal separazione a Lutero e suoi seguaci, per aver essi stabilito come sommo criterio di verità il libero esame; altri poi a Cartesio, venuto dopò un mezzo secolo e più, il quale pose a fondamento dell' edifizio scientifico il dubbio metodico. Onde in questo senso dice il Gioberti, che « Le dottrine di Cartesio sono il protestantesimo applicato alla filosofia. » (1) Sia come si voglia, egli è certo che incominciò dall' uno e si compì dall'altro, con questa avvertenza però, che quegli fece ciò direttamente e con cattivo fine, e questi indirettamente, appigliandosi ad un nuovo metodo, certo non buono, ma che si vuole sia stato poi alterato e spinto agli eccessi da' suoi seguaci. (2)

(1) Del Primato morale e civile ece., vol. 2, pag. 47.

(2) Il Balmes a mo' d' esempio, scusa in parte il Cartesio, dicendo: «Il dubbio di Cartesio fu una specie di rivoluzione contro l'autorità scientifica, e quindi venne portato da molti all' esagerazione. Non possia mo però negare che le scuole abbisognavano d'una scossa che le destasse dal letargo in cui giaceano. L'autorità di alcuni scrittori s'era innalzata più del dovere, ed era necessario un colpo come quello della filosofia di Cartesio per rovesciare gl' idoli. » Il Criterio, in una nota in fine.

Il fine di Lutero era di distruggere la dottrina cattolica, la sana teologia; dovea dunque adoperarsi a separare la filosofia dalla teologia, perchè quella rende a questa grandi servigi, mostra cioè ragionevoli i motivi di credibilità, scioglie a rigore di logica tutte le difficoltà che mai si posson muovere dagli avversari, onde dispone gli stessi dotti e filosofi ad aderire alla fede e ad amarla. Senonchè non potendo esser mai vera opposizione tra la sana filosofia e la sana teologia, ossia tra la ragione e la fede, e Lutero volendo pur trovarcela pel suo scopo dovea separar la filosofia dalla teologia, affinchè così lasciata quella in balìa della sola ragione, la ragione sapesse poi, diciam così, creare a poco a poco una filosofia, anzi quante filosofie avesse voluto, le quali si opponessero alla fede, alla dottrina rivelata. E perchè, come abbiam detto e provato più volte, nelle opere degli scolastici, in ispecialità in quelle dell' Angelico, gli stessi protestanti vedeano questo bel connubio, quest' alleanza della fede colla ragione, ne venne fuori il grido: Togliete Tommaso e dissipereremo la Chiesa romana. Cel dicono essi medesimi, il Merle d'Aubignè fra gli altri, riferito dal P. Mauro Ricci, dice di Lutero: «< I primi avversari, ch' egli assaltò, furono que' famosi scolastici, ch' egli stesso avea studiato, e che tiranneggiavano allora tutte le scuole. Gli accusò di pelagianismo e sollevandosi con forza contro Aristotele, che teneva il primo scanno, e contro Tommaso d'Aquino, s'intese a gittarli, l'uno dopo l'altro, dai loro seggi: quello dal trono della filosofia e questo dall' altro della teologia,» (1) E in quanto a guastare la fi losofia vi riuscì davvero, poichè resasi l'umana ragione libera e affatto indipendente dalla rivelazione, ogni filosofo di qualche grido formossi sì una propria filosofia a seconda delle proprie vedute, e spesso a seconda della vita pratica menata o che intendea menare; e s'ebbe più o meno seguaci secondo la potenza d' ingegno, le novità che seppe introdurvi, e le circostanze dei tempi e dei luoghi più o meno favorevoli. Onde ne venne in modo speciale, lo scetticismo, benchè indiretto, di Cartesio, il panteismo di Spinosa, il sensismo e il materialismo di

(1) Dante Alighieri Cattolico, Apostolico, Romano ecc., pag. 349.

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