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ogni volta, che dava l' ubbidienza ad alcuno de' Frati. (1) E così ciascuna coppia se ne partì per la parte di mondo toccatale. Dopo qualche tempo desiderò Francesco di rivedere i suoi figli; ed essi, mossi tutti da celeste ispirazione, eccoli in breve tempo intorno a lui, tutti lieti e contenti, raccontandosi a vicenda il successo della loro missione. Vedendo allora egli che il Signore ogni di più accrescea il numero de'suoi compagni, scrisse brevemente e secondo che dettavagli lo spirito di Dio una Regola, o forma di vita, servendosi sopratutto del santo Vangelo, alla perfetta osservanza del quale egli unicamente intendea. (2) Onde determinò di recarsi insieme co' suoi a Roma, affine di chiederne al Papa l'approvazione. Erano undici di numero, se ne partirono dunque alla volta di Roma, e nel viaggio si aggiunse loro un nobile cavaliere; sicchè formossi per tal guisa il simbolico numero di dodici discepoli, in conformità ai dodici apostoli scelti da Cristo. Giunti in Roma, si presentarono al Sommo Pontefice; e Francesco esposegli ingenuamente il suo santo divisamento. Quegli, lieto di vedere intorno a sè questi novelli apostoli, dai quali, secondo le visioni già avute, riprometteasi davvero un grande sostegno per la Chiesa, avutone prima maturo consiglio, acconsenti alle loro dimande. Onde, dopo molte esortazioni ed ammonimenti, die' loro la sua benedizione, dicendo: « Andate, fratelli, col nome del Signore, e secondo ch' egli si degnerà d' ispirarvi, bandite a tutti la penitenza. Quando poi Dio onnipotente v'avrà aumentato di numero e di grazia, mi darete questa lieta novella; ed io vi concederò più che non fo ora e più sicuramente v' affiderò cose maggiori. » (3) E di fatto cinque anni dopo fu data da Francesco questa lieta novella, ma ad un altro Pontefice, ad Onorio III succeduto ad Innocenzo; il quale perciò, celebrandosi allora il IV Concilio Lateranese, dichiarò dinanzi a tutti

(1) B. Tommaso, ivi pag. 59.

(2) Che in realtà questa Regola sia più opera di Dio che di Francesco, lo rivelò Ei medesimo a S. Brigida in questi termini: « La Regola di Francesco non è stata composta da mente umana ; ma io sono che l' ho formata : non contiene neppure una sola parola che non gli sia stata suggerita dal mio Spirito; e tale appunto ei l'ha data agli altri.» P. Candido Chalippe Min. Recoll. Vita del Padre S. Francesco ecc. vol, I. pag. 195.

(3) B. Tommaso, ivi pag. 67.

i Padri, avere egli solennemente approvato l'Ordine e la Regola di Francesco.

Sarebbe poco men che impossibile ridire qui i progressi am-. mirabili, che dopo la prima e massime dopo la seconda approvazione fece il picciolo stuolo del Poverello d'Assisi non solo in Italia, ma in tutta Europa, anzi in tutto il mondo conosciuto; vuoi nel crescere in sè stesso, vuoi in produrre frutti abbondantissimi nella vigna del Signore: tantochè pareano davvero tornati i tempi apostolici, quando tutti s'affrettavano ad arruolarsi sotto lo stendardo della croce. « Correano gli uomini, correano le donne, dice un testimonio di vista, non eran lenti i chierici, s'affrettavano i religiosi per vedere ed udire il santo di Dio, il quale parea a tutti uomo d'altro secolo. Ogni età, ogni sesso traea con desiderio a vedere le meraviglie che per mezzo del suo servo Iddio operava novellamente nel mondo. E certo pareva in quel tempo, che si per la presenza, sì per la fama di S. Francesco una cotal nuova luce venuta dal cielo in terra, sgombrasse tutta quanta la caligine delle tenebre, le quali aveano sì fattamente offuscato quasi tutte le contrade, che appena uno sapea più dove dovesse andare... Risuonava perciò da per tutto un rendimento di grazie e una voce di lode per guisa che molti, gittato lungi da sè le cure del secolo, per la vita e per gli ammaestramenti del beatissimo Padre Francesco, riconobbero sè stessi, e si volsero ad amare e temere il Creatore. Incominciarono molti del popolo, nobili e plebei, chierici e laici, compunti da divina inspirazione, ad accostarsi a S. Francesco, desiderosi di mettersi perpetuamente sotto la disciplina e gl' insegnamenti di lui; i quali tutti l'uomo di Dio, non altrimenti che ruscello di grazia celeste, copiosamente fecondando colle acque de' superni carismi, adornava il terreno de loro cuori d'ogni fiore di virtù. (1) Ciò avveniva in ispecial modo per opera del santo Patriarca, ma il medesimo era de' suoi figli; perchè erano informati del medesimo spirito e menavano il medesimo tenor di vita. « Costoro, dice di essi pure un testimonio

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(1) B. Tommaso, ivi pag. 75.

di vista, si studiano di ricondurre la povertà e l'umiltà della primitiva Chiesa, adempiendo non solo i precetti, ma eziandio i consigli del Vangelo... Vengono mandati a due a due; non portano nè sacco, nè pane, nè denaro, nè scarpe; poichè non è loro permesso di posseder nulla... Non usano nè pellicce, nè lini, ma solo tonache di lana con cappuccio, senza cappě, nè alcun altro vestimento. Se vengono invitati a mangiare, mangiano di quel che trovano; se si dà loro qualche cosa, niente serbano pel dì seguente... Ancor più ammirabile si è la loro predicazione; il loro esempio eccita al disprezzo del mondo non solamente genti volgari, ma anche nobili personaggi, i quali lasciando le città, le loro terre, i loro grandi possedimenti, si riducono a vestire l'abito dei Frati Minori, vale a dire, una povera tonaca ed una corda per cintura. Si sono talmente moltiplicati in poco tempo, che non avvi provincia della cristianità, in cui non abbiano dei loro Frati. » (1)

Per avere però un'idea più chiara di sì prodigioso incremento e di quale spirito fossero tutti animati, torniamoci per un momento alla memoria il secondo Capitolo generale, celebratosi in S. Maria degli Angeli vicino ad Assisi nel 1219, non più di dieci anni dall'incominciamento dell'Ordine. Al comando del santo Patriarca si partiron tosto da tutte le parti del mondo alcuni Religiosi d'ogni convento; i quali giunti al luogo designato, ascendeano a ben cinquemila e più, come ce ne assicura lo stesso S. Bonaventura, d'ogni nazione e lingua, militando tutti sotto lo stendardo del Poverello d'Assisi. E siccome il convento era affatto incapace a tutti contenerli, si fecero nel campo vicino de' letti di graticci e di stuore, donde si disse poscia il Capitolo delle Stuore; e l'esercito de'cavalieri di Cristo s'accampò intorno al suo duce. Venne a presiedere al Capitolo il Cardinale Ugolino, Protettore dell'Ordine e grande amico del santo Patriarca; il quale trovò ove quaranta, ove cento, ove ottanta insieme dei Religiosi convenuti, tutti occupati nel ragionar di Dio, della loro eterna salute e della conquista del mondo a Cristo. Alla qual vista,

(1) Giacomo di Vitri, citato dal Rohrbacher, Storia Univ. ecc. vol. 9. pag. 398.

affatto nuova e fuori d'ogni umano pensiero, il santo Cardinale versò lagrime d'allegrezza, e disse a Francesco: « Veramente questo si è il campo e l'esercito dei cavalieri di Dio. »> Francesco, mosso da un sentimento di gratitudine verso il Signore, che aveagli così moltiplicata la famiglia die' sfogo al suo cuore con un discorso meraviglioso sulla vanità delle cose mondane, sulle preziosità delle celesti, sull' amore da aversi alla Chiesa e massime sulla confidenza in Dio. Mancava a que' Religiosi ogni cosa necessaria alla vita; onde se ne stavano alla Provvidenza, come gli uccelli dell'aria, e la Provvidenza non si scordò di loro; poichè e signori e popolo della città e terre vicine recarono su carri e cavalli ogni cosa necessaria. E intanto molti ecclesiastici e gentiluomini accorsivi, in vedere tanta lieta abnegazione e tanta amorevole concordia, diceano meravigliati : « Qui, qui ben si vede che la via del cielo è angusta, e che pei ricchi è difficile l'arrivarci. Noi ci lusinghiamo di conseguir la salute, godendo la vita e togliendoci ogni voglia; mentre questi buoni Religiosi si spogliano di tutto, e pur tremano! Ci piacerebbe di morir come loro, ma non vogliam vivere come loro; eppure qual si vive tal si muore... E oltre a cinquecento (mirabile a dirsi!) si gittarono ai piedi di Francesco, chiedendo di entrar nella sua famiglia; vi entrarono di fatto durante codesto celeberrimo Capitolo. Non parrà perciò profanazione lo applicare qui a Francesco ciò che nell'Ecclesiastico dicesi di Abramo: «O beato Francesco, il Signore ratificò nella tua carne l'alleanza... ti diede gloria nella tua stirpe, e ti moltiplicò i posteri come la polvere della terra; ha innalzato alle stelle la tua famiglia; ha disteso da un mare all'altro la tua eredità, dal fiume sino ai confini della terra. » (1)

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(1) cap. 44. Una delle principali ragioni di questa rapidissima diffusione dell'Ordine Serafico e del mirabile favore che i professori di esso riscuoteano ovunque, si era senza manco la loro popolarità, come osserva anche il Cantù. Erano membri, dic'egli, d'una repubblica che avea per sede il mondo, per cittadini chiunque ne adottava le rigide virtù; e scalzi, col vestito dei poveri d'allora, coll' idioma dei volghi, diffondeansi per tutto, al popolo parlando come esso vuole che gli si parli, con forza, con drammatica e perfino con volgarità, destando al pianto ed al riso col ridere e piangere essi stessi, affrontando e provocando i tormenti e le beffe. Storia Universale ecc. Lib. 12. cap. 5.

8.

Pel medesimo fine istituisce il Second'Ordine,

detto delle Povere Signore, che pure propagasi mirabilmente.

Dal momento che Adamo ebbe compagna Eva nella ruina del genere umano, e più dal momento che Cristo ebbe compagna Maria nella redenzione del medesimo genere umano, noi, come ci narra la storia vuoi sacra vuoi profana, a fianco di coloro che si proposero di ristaurare e migliorare la società, troviam sempre la donna; sia ch'essi fossero guidati a ciò dallo spirito del bene, sia dallo spirito del male. E la ragione, per poco che vi si ponga mente, n'è chiara: sì perchè la donna, vogliasi o no, è la metà del genere umano, per origine, natura e destino pari all'uomo, dunque dee essere a parte eziandio della sorte di lui; sì perchè, migliorata la donna, vien migliorata in gran parte e poco men che del tutto la stessa società, la quale incomincia a formarsi sulle ginocchia e tra le braccia della madre; sì perchè la donna colle sue grazie ed attrattive è uno strumento potente in man dell' uomo a qualunque impresa, anzi bene spesso il medesimo si fa guidar da lei. S. Francesco perciò, qual grande ristauratore della società cristiana, o meglio, qual destinato da Dio a richia mare essa società alla ristaurazione già fatta dal Redentore, dovea pure aver per compagna la donna nella grande impresa; e l'ebbe di fatto, e degna veramente di lui e del suo nobilissimo scopo.

Ortolana, donna piissima e nobilissima di Assisi, mentre era incinta pregò Dio che le desse di partorire felicemente; e n'ebbe in risposta: Donna, non temere perchè metterai al mondo senza alcun pericolo un lume, il quale lo rischiarerà assai. Partorì di fatto una bambina, cui fu imposto nome Chiara; e questa era proprio la donna destinata da Dio a compagna di Francesco. Passò essa l'adolescenza nell'umiltà, nel silenzio, tutta caritatevole e pura di mente e di cuore. Fatta adulta, appena ebbe la ventura di ascoltare i santi am

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