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Terra omnium terrarum alumna, eadem et parens, numine Deum electa, quæ cœlum irm clarius faceret, sparsa congregaret imperia, ritusque molliret, et tot populorum discardes, ferasque linguas, sermonis commercio contraheret : colloquia et humanitatem homini daret breviterque, una cunctarum gentium in toto orbe patria fieret. PLIN. Hist. III. 3.

MORALE E CIVILE

DEGLI ITALIANI

PER

VINCENZO GIOBERTI.

SECONDA EDIZIONE, CORRETTA E ACCRESCIUTA DALL' AUTORE,
COLL'AGGIUNTA DI UNA NUOVA AVVERTENZA.

PUBLIC

BRUSSELLE

DALLE STAMPE DI MELINE, CANS E COMPAGNIA

LIBRERIA, STAMPERIA E FONDERIA DI CARATTERI

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AVVERTENZA

PER LA SECONDA EDIZIONE.

Dando alla luce questa ristampa del mio Primato, ne ho ritoccato in alcuni luoghi lo stile, e leggermente modificata la forma. Quando uscì fuori per la prima volta alla luce, non mi parve a proposito il capitolarlo, o altrimenti distinguerlo, non già per incuria o pigrizia, ma per motivi dedotti dall' indole del mio discorso. Il quale procedendo, (sovrattutto nella prima parte,) per modo oratorio, anzichè didascalico e rigorosamente scientifico, non mi parve capace di quelle divisioni, che rompono il corso naturale dei pensieri e l'impeto degli affetti; onde credetti opportuno di dare allo scritto mio tal forma, che ne esprimesse, per cosi dire, sensatamente la tessitura e la continuità intrinseca. Vero è che tal considerazione militava assai meno per la seconda sarte, al cui soggetto non ripugnavano gli andari del metodo insenativo; se non che, da un lato l'unità dell' opera non comportava

una tal dissonanza nella esterna economia de' suoi membri; e dall' altro lato, indicando nella tavola finale le partizioni sommarie del mio lavoro, mi sembrava di aver supplito bastevolmente al difetto. Dico che mi sembrava, ma ora conosco di avere errato, e fo questo cenno a semplice scusa, non a giustificazione del fallo da me commesso. Imperocchè la mia lontananza dall'Italia non mi permetteva di sapere che molti de' mici compatrioti, benchè forti e gagliardi di animo, sono fievoli e delicatissimi di lena e di polmoni; e che quantunque dotati di esemplar tolleranza nella vita pratica, tuttavia recano una grande impazienza nelle loro letture, e vogliono libri, o più tosto libretti, minutissimamente trinciati in articoli, paragrafi, punti, numeri, versetti, e che so io, tanto che altri li possa recitare ad alta voce, stando supino e senza rifiatare, come si fa dei periodi e dei capiversi di una gazzetta francese. Mosso da tali avvertenze e dalle giuste querele del pubblico, io mi sono fin d'ora adoperato al possibile per acquetarle, distinguendo con alcune rubriche i sommi capi del mio ragionamento. Ma siccome questa ammenda è più atta a mostrare il mio buon volere, che a cancellare interamente il peccato appostomi, stò preparando una terza edizione del mio lavoro, nella quale esso sarà partito in qualche migliaio di capitoli, e ciascuno di questi suddiviso in altri membretti, per modo che anco gli asmatici e gli arrocati di professione potranno leggerlo alla spedita, senza doversi umettare la gorgia coi centellini.

Quanto alla sostanza, la presente ristampa non contiene aggiunta di sorta, salvochè qualche raro cenno accessorio di poche parole, e una o due citazioni a guisa di note. Ne ho bensì levato via un pezzo, che pur mi stava a cuore; ed ecco la cagione del cambiamento. Quando a principio dettai il mio libro, credetti di non poterlo meglio conchiudere, che registrando i nomi di parecchi miei nazionali, che onorano la comune patria col culto delle buone dottrine e delle buone lettere. Non ebbi già con questo intenzione di fare una rassegna di tutti gli scrittori italiani del mio tempo, che sono degni di encomio, e tampoco di portare alcun giudizio sul grado rispettivo di stima dovuto alle opere loro: volli solo chiarire col fatto, che per quanto l'Italia sia oggi scaduta, non si può dire che in ordine ai nobili esercizi dell' ingegno sia morta. Ma io non pensai che per tale intramessa potevo incorrere al cospetto di molti nella presunzione veramente ridicola e intollerabile di

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