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di, cosicchè è vero il dire che cominciamo a ricercare la stima per desio di benessere reale, e con sacrifizio di reale benessere continuiamo a ricercarla (1).

Della quale proposizione resterà di leggieri persuaso chiunque rifletta che ogni bisogno, il quale non ha un limite fisico, tende a crescere indefinitamente, e finisce per divenire insaziabile; così non è mai sazio d' abiti il damerino, di libri il bibliomane, di potere l'ambizioso, d'oro l'avaro, ecc. Per uguale ragione vorrebbe l'uomo innestare l'idea della propria persona in tutte le menti, procacciarle ovunque credito e rinomanza, e spingerla sulle ultime cime della gloria; quindi si preferisce l'estesa alla buona riputazione, come lo prova la storia di Manlio Capitolino e di Erostrato.

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(1) Tacito dice de' Germani: «< Hanno un solo spet<tacolo, ed è in ogni adunanza lo stesso. Giovani ignudi, << ai quali piace un tal giuoco, si lanciano d'un salto << tra il menar delle spade e dell' aste. Dall' esercizio « venne l'arte, dall' arte la leggiadria di questo giuo« co, in cui, benchè tanto pericoloso, non cercan « guadagno o altra mercede, fuorchè il solo piacere « de' riguardanti, ossia la loro approvazione ». (De moribus Germanorum, cap. XXIV. )

§ 10.

Ella è talmente conficcata e ribadita l'idea della stima sul sentimento della felicità, che resiste, per così dire, ai colpi della morte quindi ciascuno desidera che la sua memoria si presenti ai posteri con onore, benchè in quell'epoca non gliene possa tornare alcun utile e freme scorgendo da lungi la nube dello scredito abbassarsi sul suo sepolcro (1).

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La sensibilità allo scredito dopo morte è un carattere luminoso che l'uomo dai bruti eminentemente distingue. Ognuno

(1) Il gladiatore vicino ad esalare l'ultimo spirito si guardava dal dare segni di debolezza, e dall' alleviare il dolore con un sospiro, per tema d'essere fischiato dal popolo circostante.

Succede nel sistema morale ciò che succede nel sistema fisico; allorchè, per es., una forza qualunque ci stacca la mano dal braccio, ci cagiona una sensazione immediata, tormentosissima, senza che v'abbia parte il presentimento di non poterne più far uso. In morale, allorchè abbiamo associata l'idea della felicità ad un oggetto o segno qualunque, la distruzione di questo ci cagiona un dispiacere immediato, comechè non si presenti al pensiero la perdita del vantaggio

reale.

sa che in tutti i tempi facendo rispettare il credito, l'onore, la gloria degli illustri defunti, i legislatori animarono i vivi ad imitarli (1).

S 12.

Siccome al racconto d' un atto virtuoso dieci mani applaudono, mentre a quello d'un atto vizioso cento volti sogghignano, perciò più allo sprezzo siamo noi sensibili che alla stima; altronde la stima è conforme, lo sprezzo è contrario ai nostri desiderj; ora, supposta la stessa intensità, la forza opponente più vivamente sul nostro animo agisce che la forza assecondante.

(1) In secoli barbari trasse profitto dall' accennata disposizione il commercio. Infatti egli pare che pria di Teodorico re de' Goti (anno 493-526), affine d'impegnare i figli a pagare i debiti de' genitori, si lasciasse ai creditori il diritto di opporsi alla sepoltura di questi, diritto che Teodorico distrusse nel cap. 75 del suo celebre editto: Siquis autem sepeliri mortuum quasi debitorem suum adserens, prohibuerit, honestiores bonorum suorum partem tertiam perdant, et in quinquennale exilium dirigantur; humiliores casi fustibus perpetui exilii damnum sustineant. (Canciani, Barbarorum leges antiquæ cum notis et glossariis ecc., tom. I, pag. 10, col. 1.)

S 13.

L'incomoda sensazione che accompagna l'abbassamento forzato del corpo, serve a spiegare il dispiacere dell' abbassamento morale o dello sprezzo (1). Infatti, anche non pensando ai beni visibili di cui ci priva, nè ai mali che ci pone sulle spalle, è fuori di dubbio che lo sprezzo reprime gli slanci dell'amor proprio il quale, simile ai vapori elastici, vorrebbe sempre salire in alto. L'uomo, abitualmente sitibondo di lodi, d'omaggi, di rinomanza, si vede da chi lo sprezza tolta di bocca quella tazza cui sperava dissetarsi. Mentre il desiderio di primeggiare sugli altri induce a far mostra d'ogni maniera di perfezioni, l'uomo sprezzato sente ciascuno protestare contro di esse, e adul

(1) Egli è si vero che l'abbassamento fisico è l'immagine dell' abbassamento morale, che presso i Romani passare sotto il giogo era il colmo del disonore. Il giogo, come tutti sanno, era l'unione di tre picche o chiaverine, due delle quali piantate in terra perpendicolarmente, venivano congiunte nelle loro estremità superiori dalla terza, il che formava una specie di porta più bassa dell' altezza d' un uomo ordinario, e sotto d'essa si facevano sfilare i vinti ad uno ad uno quasi ignudi, il che accresceva le immagini dello sprezzo e portava al colmo il disonore.

terate dichiararle e false. Egli deve quindi provare per lo meno il dispiacere che prova il negoziante allorchè vede le sue cambiali perdere il 70, '80, il 90 per cento, e quindi affatto dalla circolazione commerciale rigettate.

S 14.

Se lo sprezzo si risolve in detti che espongono al ridicolo, l' uomo spregiato si sente ferito nel più vivo dell'animo. Immaginate una persona che, correndo rapidamente, venga di quando in quando e d'improvviso arrestata pe' capelli, e avrete una debole idea delle punture che prova l'uomo esposto al ridicolo. Sapendo per esperienza con quanta facilità le idee derisorie possano da ciascuno ripetersi, con quanto piacere vengano accolte, con quanta celerità si trasmettano, chi sa d'esserne oggetto, si finge tosto d'essere circondato da più spettatori, ed arrossisce come se fossero realmente presenti. Senza uscire di casa, egli riceve nella sua immaginazione tutti gli strali che vengono lanciati contro di lui in tutta la città, e nella solitudine gli pare d'essere alla berlina. In questo stato

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