Page images
PDF
EPUB

LA COMMEDIA 1553

[merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][graphic][merged small][merged small][merged small][merged small]
[merged small][ocr errors][merged small][ocr errors][merged small][merged small]

Il Comento che per tre edizioni consecutive è venuto alla luce sotto il nome del Costa e mio, esce ora col mio nome soltanto; non già che io abbia avuto la vanità d'esser solo; chè non potrei ad ogni modo dar gran peso a siffatti lavori, dove so che mola è la fatica, poca o nulla la gloria; ma perchè se numerosissime erano fin qui le aggiunte e i cambiamenti d'ogni maniera da me fatti alle note di quel valente Filologo, tanti altri ve ne ho fatti ora all'occasione di questa nuova ristampa, che il comento di lui può dirsi quasi sparito, non essendoci rimasto che certe annotazioni comuni, quali trovansi, parola più, parola meno, in tutti i comenti, e che io ho lasciato stare ogni qual volta ho creduto non si potesse far meglio. Vero è, che non amando io ingannare, come non mi piace d'essere ingannato, debbo confessare, che chi si metta oggi a comentar Dante, ben poche volte interpretando od osservando può dire con verità primus ego. Il comento alla Divina Commedia si lavora da cinque secoli, e letterati molti e di molto ingegno vi han dato mano in tutti i tempi; e tanto per la illustrazione istorica, quanto per la spiegazione del senso sì letterale che allegorico sono state scritte migliaia e migliaia di pagine, talchè può dirsi, che in questa materia si patisce più del troppo che del poco; per che tutta la lode che oggi rimane a un comentatore, quando cose nuove difficilmente si posson dire, è il criterio della scelta, e il modo dell' esporre. Ma che dunque? mi potrebbe taluno rispondere: non ci sarà egli più nulla da fare dopo di te? È omai tutto chiaro in Dante? — Adagio un poco; chè per istringermi ragionevolmente colla prima domanda, bisognava ch'io mi fossi dato vanto d' aver sempre veduto e scelto il meglio; e questo io non l'ho detto, nè lo presumo. Alla sc

conda rispondo senza esitanza, che molto anzi rimane dell'oscuro e del dubbio nella Divina Commedia; ma dico al tempo stesso, che tali oscurità e dubbiezze sono di tal natura, che i comentatori non possono, e forse non potranno mai, dileguarle: ed eccone in poche parole il perchè. Primieramente, le imagini o finzioni composte e presentateci dall' Alighieri non sono sempre, o almeno non appaiono a noi, così certe e definite, che non si possano volgere in tutto o in parte a più e diversi sensi : quindi la divisione degl' interpreti secondo lo spirito o la preoccupazione di ciascuno, la qualità dell'ingegno, degli stec. Manchiamo in secondo luogo di molte notizie particolari riguardanti la vita di lui; conosciamo poco gli uomini con cui ebbe che fare; non ci è chiaro abbastanza, e per ogni rispetto, l'andamento delle cose di quel tempo, certe opinioni, certi usi; perlochè sono las ati alla congettura e al forse parecchi passi, che per più e migliori cognizioni sarebbero manifesti. In terzo luogo, è da considerare la natura delle parole, che non essendo numeri, non rendono sempre un'idea certa e immutabile, ma divenute talvolta col variare dei tempi e degli usi capaci di più significazioni, tengono sovente sospeso tra l'una e l'altra l'interprete. E a tutto ciò s'aggiunga l'incertezza del testo in tanta diversità dei codici, de' quali non ne trovi pur uno, per quanto pregevole sia, che non porti più qua più là degli errori palesi, e men felici lezioni; tanto che non potendo un comentatore dar tutta la fede ad un solo, e quello seguire da capo a fondo, è costretto a comporsi un testo raccolto da cento manoscritti e stampati; i quali sebbene non presentino altra differenza che di parole, pure queste non di rado son tali da torturare il cervello, senza che si possa dopo tutto uscire affatto del grave dubbio se si abbia in nessuna delle note lezioni la genuina dell'Alighieri. E questa è forse la sorgente più ampia delle dispute e delle gare dei letterati; così che io son d'avviso che se la fortuna impietosita di tanto loro arrotarsi tirasse fuori oggi o domani dalle tenebre dove si giace il codice autografo del gran Poeta, sarebbe risparmiato per questo solo lato un buon terzo del lavoro a chi comenta, e altrettanto di noia a chi legge.

« PreviousContinue »