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Poi che parlando a dubitar m' hai mosso;
Come ufcir può 52 di dolce feme amaro,
Quefto io a lui: ed egli a me: S'io poffo

Moftrarti 53 un vero, a quel, che tu dimand
Terrai'l vifo, come tieni'l doffo.

Lo 54 ben, 55 che tutto'l regno, che tu fcandi
Volge e contenta, 56 fa effer virtute
Sua provedenza in quefti corpi grandi :
100 E 57 non pur le nature provvedute

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Son nella mente, ch'è da fe perfetta s
Ma effe infieme $8 con la lor falute
Perchè 59 quantunque quefto arco faetta,
Difpofto cade a provveduto fine,

Sì come 60 cocca in fuo fegno diretta.
Se ciò non foffe, il Ciel, che tu cammine
Producerebbe sì li fuoi effetti,

Che non farebbero 61 arti, ma ruine:
E ciò effer non può, 62 fe gl' intelletti,
Che muovon quefte ftelle, non fon manchi,
E manco 'l primo, che non gli ha perfetti.
Vuo' tù che quefto ver 63 più ti s'imbianchi?
Ed io Non già; perchè impoffibil veggio,
Che la Natura, in quel ch'è uopo, 64 ftanchi
115 Onde 65 egli ancora: Or di, farebbe il peggio
Per l'uomo in terra, 66 fe non foffe cive?
Sì, ripofs' io, e qui ragion non cheggio.
E 67 può egli effer, fe giù non fi vive
Diverfamente per diverfi ufici?

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No; fe'l 68 maeftro voftro ben vi fcrive:
Si venne deducendo infino a quici:

Pofcia conchiufe: Dunque effer diverfe
Convien de' voftri effetti 69 le radici;
Perchè 70 un nafce Solone, ed altro Serfe
Altro Melchifedech, ed altro 71 quello,
Che volando per l'aere il figlio perfe.
La 72 circular Natura, ch'è fuggello

Alla cera mortal, fa ben fu'arte ;
Ma non diftingue l'un dall' altro oftello.
130 Quinci addivien, 73 ch' Efaù fi 74 diparte
Per feme da Jacob; e vien 75 Quirino
Da sì vil padre, che fi rende a Marte.
Natura 76 generata il fuo cammino
Simil farebbe fempre a' generanti,

35

Se non vinceffe il provveder divino.
Or 77 quel, che t'era dietro, t'è davanti.
Ma perchè fappi, 79 che di të mi giova,
Un 70 corollario voglio, che t'ammanti.
Sempre 80 Natura, fe fortuna truova
140 Difcorde a fe, come ogni altra femente
Fuor di fua ragion, fa mala pruova.
E fe'l Mondo laggiù poneffe mente
Al 81 fondamento che Natura pone,
Seguendo lui avria buona la 82 gente
45 Ma voi torcete alla religione

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Tal, che fu nato a cingerfi la fpada,
E fate Re di tal, 83 ch'è da fermones
Onde 84 la traccia voftra è fuor di ftrada ?

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Delirante con tanto fuo pericolo di dannazione eterna dietro una turba di Deità bugiarde e lorde.

2 Che Venere adorata fpecialmente nel molle clima di Cipro. E vono qui diftinguerfi due veneri fecondo Platone, l'una impudi e terrena: e l'altra pura, e Celefte; nè importa qui il far enzione di qualche altra Venere, di cui fi faccia nelle mitolo e più copiofe ricordo.

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3 Co i raggi fuoi influiffe, e imprimeffe negli uomini l'amor lafci dal fuo Epiciclo, ch'è nel terzo Cielo, in cui ella fi volge el Sifterna di Tolemmaco chiamali Epiciclo quel piccolo cerchio cui fi tengono i Pianeti girando di moto proprio, a differenza del ircolo maggiore, che defcrivono girando rapiti dal moto comune. 4 Di preghiere, e canti di ringraziamento per adempir ciò, afi a quella Dea delle lafcivie promeffo in voto Vedi Virgilio nel lib. 1. dell' Encide.

6 E da

ch

da quefta Venere terrena, e impudica pigliayano il nome ella stella chiamandola pur Venere, benchè questa, fia pura, cele , da cui ora piglio il principio di quefto mio canto, e la quale gheggia il sole ora dalla parte di dietro, e come dalla nuca, or alla parte dinanzi, così portando il girare di quefto Pianeta intor Pal Sole; che però fi vede ora avanti al fuo nafcere, ora dopo fuo tramontare.

7 La parte di dietro del capo, e di qui accoppare, ch'è ucci col percuoter la coppa.

Per lo muoverfi, che fa, agitata dentro di quella

9 Cioè continuata, di un medefimo tenore, mentre va l'altra riando note.

10 Con maggiore, o minor velocità, fecondo, cred' io che più, meno participavano della vifione di Dio, ch'è la vista eterna 7 te li fà beati: o pure, come fanno le Stelle, chiamate dal Poe

E 2

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sa al Canto 2. verf. 115. del Parad. vedute: Lo Ciel feguente, il ha tante vedute; giacchè tra queste le più vicine al Polo FORD più tarde nel corfo, onde diffe nel Can. 8. v. 87. del Purgatorio Si come ruota più presso alla stelos e diffufamente nel fuo Convi vio, così di quegli Spiriti quelli andavan più lenti, ch'erano più vicini al centro di quella Stella.

11 Vifibili ne' loro, effetti; per efempio nel moto delle nuvole.

12 Veloci.

13 Il moto circolare comincinciato da' Serafini in più alto Cie lo giacchè da queft' ordine più vicino a Dio prendono tutti gli altri il circolare lor moto intorno a pio fermo, e ftabile lor me. tore, come vedremo al Cant. 27.

14 Si dolcemente fuonava, che mai dopo non fui fenza defide. rio di riafcoltarlo. Ofanna è dizione Ebraica compofta da of, che viene a dire fa falvi: ed ann a ch'è una interjezione di chi priega, come farebbe il noftro deb.

,

15 Gioifca, pigli di noi gioja, e contribuiamo al tuo godi mento.

16 Col terzo ordine Angelico de' Principati, dice il Landino, movendo gli Angiqli il Ciel della Luna, e gli Arcangioli il Ciel di Mercurio: il "Vellutello dice i Troni: la lite non par, cheme. riti si accurata difcuffione; pure perchè in favore del Vellutello può comparire effer Dante medefimo. che nel Convivio comes tando il primo verfo di quella fua Canzone tra tutte l'altre ven. ti, che compofte avea, la più nobile, ed eminente riportato qui fotto, afferma i Troni effer l'intelligenze motrici di questa sfera, che dice terza, conviene avvertire, Dante nel defcrivere in quefta terza Cantica gli ordini Angel ci non offervare quell'ordine, che prima, o poi quefto non l'accerto) gli piacque in quel fuo Comento tenere, e più diftintamente il notabil divario nel Canto 28. potrà vederfi.

17 Di un medefimo moto circolare, dentro un medefimo cerchio con un medefimo ardore di fanto affetto.

18 Principio della fopradetta fua Canzone, ch'è la prima del fuo convivio amorofo, o fia Comento, che aveva determinato comporre fopra 14. delle 20. in circa Canzoni morali, e d Amo re già da lui compofte; ma prevenuto dalla morte non potè paffare oltre la terza, come dice il Villani nel lib. 9. C. 735. !! fenfo di questo verfo è: voi, che rimirando in Dio, intendete qual dev' effere il moto del terzo Cielo, e intefolo in quel mo do appunto lo movete.

19 Quafi dimandandole licenza d'interrogare, e facendole rive.

renza.

20 Contenti per lo fuo confenfo, e certi di averlo ottenuto per lo non dubbiofo cenno, con cui corrifpofe."

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21 Efibendofi, e proferendofi con quelle cortefi parole: Tutti fem presti Al tuo piacer, perchè di noi ti gioi.

22 Dimmi chi fiete voi: il Daniello conofce un error di gramatica in quel dì del numero del meno, e fiete del numero del più ma io non ce lo vedo, potendofi una interrogare della cone dizine

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dizione di molti, tra i quali ancor effo fia; per efempio uno a ana Proceffione, che nell'anno Santo vada a Roma.

23 E di maggior copia di luce, e di qualità più bella per la nuova allegrezza aggiunta all'antica: fi fè più quanta, e più quale, cioè adorná più, e più grande.

24 E poichè apparve così fatta più lucente, e vaga a vederfi 25 Perchè viffe poco.

26 Perchè s'egli foffe vifluto più, averebbe ben governati ques gli Stati, che Rube.to fuo fratello, che in quelli fuccedette, pes la fua mala condotta aveva rovinati: Era questa buon' anima Car lo Martello Re d'Ungheria primogenito di Carlo il zoppo Re di Puglia, Principe virtuofo, e grande amico del noftro Poeta; l' infelicità delle imprete di Ruberto fo fratello minore vedila nel Villani lib. 9. Alcuni leggono i ch se più foffe ftato con interje zione espressiva di defiderio, non male acconcia a ciò, che fic gue; giacchè dál fuo mancar tofto molto avverrà di male, che fucceduto non farebbe, fe più lungamente viveva.`

17 Forfe allude a quell'intra in gaudium Domini tui.

28 Il baco di feta, che in qualche parte di Toscana si dice bi. gatro, in qualche altra filugello,

29 E te ne diedi io motivo, e tu ne avefti ragione d'amármi affai, e ti afficuro, che sé rimaneva nel mondo più lungo tem. po, io ti moftrava del mio fincero amore ben altro, che frondi di parole cortefi e larghe promesse: te ne averei i frutti fatti próvare in fatti foprabbondanti.

30 La Provenza, la quale di verfo Podente giace alla riva finitra del Rodano, dopo aver ricevute l'acque del fiume Sorges che nafce in Valchiufa tanto illuftre, perche fu il nido, in cui macque :- Quella fénice dell' aurate piume. Petrarca

31 E quella punta d'Italia, che fi riempie di queste Terre mirafe, e Borghi, Bari, Gaeta, Crotona, le quali fong Città del Regno di Napoli.

32 Nel Mare Adriatico, dove a' confini dello ftato Ecclefiaftico e del Regno sbocca il Tronto, e il verde poche miglia, prima enzato nel Tronto.

33 Dell' Ungheria per cagione della Madre Maria figliuola del Re Stefano V. d'Ungheria, e Sorella del Re Ladislao IV. morto fenza di sè lafcfare prole mafchile.

14 Sicilia, detta così da i tre promontori Pachino, Pelore, Lilibeo.

35 St ricopre di caligine, sboccando fumo dai Mongibello. 36 Sopra il Golfo di Catania, il quale più che da altto vento - dominato da Eufro, che fpeffo lo gonfia, e vi fa tempefta. 37 Dovea diré Encelado in veće del fuo fratello Tifco, per hè a quello, e non a questo, se volea attenerfi all'opinione el fuo Maeftro Virgilio, fu rovesciato ad doffo da Giove il mon e Etna, attefo che Virgilio, immaginandofi di feguire in cio mero, Tifco lo mette fotto l'Ifola d'Ifchia: vero è però, ae Pindaro, a cui Ovidio fi fortofcriffe nel lib. 5. delle Trasfor azioni, afferisce effer fepulta il Gigante Tifeo forto il monte

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Etna. Il Petrarca fe la volle tener con 'Virgilio, quando can nel Trionfo della caftità: Non freme cosi'l mar quando s'adin Non Inarime allor che Tifeo piagne, Non Mongibel, s' Encel Sofpira,

38 Dunque la Sicilia, che in quella parte fumiea non per fofpirare di quel Gigante, che ftia anfando fotto quel monte ma per lo folfo, è bitume, che generandofi nelle fue vifcere, infiammandofi vien empiendo quel contorno di fumo, e di a ligine.

39 La Sicilia non fi farebbe ribellata alla noftra cafa, dando a Pietro Re di Aragona, ma avrebbe attefi, e afpettati come fro legittimi Re i difcendenti di Carlo I. mio Avolo, pati di luiper mio mezzo, e Ridolfo I. Imperadore, mediante la figliuola dit fo Clemenza mia Conforte.

40 Se la rapacità, e la fciaurataggine de' noftri Governatori, Ministri in Palermo, che fempre accuora cioè dà coraggio,dice Landino (e forfe in quefto luogo accuorare farà ben prefo in qut to fenfo) dà, e mette corraggio di follevarfi, e fcuotere il giog al Popolo angariato: ovvero affligge sì, che follevafi per difpera zione a fcuotere il giogo; e quefto mi piace più, non vedendo ne. celfità di mutare il proprio fignificato alla vocce accuorare se potea Dante, fe avesse volato fignificar ciò, dire fenza alcun cangiamen. to: che sempre incora, valendo l'isteffo incorare, che incoraggite e tanto più volentieri a questa feconda efpofizione m'appiglio quando che dall' accuoramento, cui non fa altro riparo trovati, ne nafce quel difperato furore, che fa animo anche a i più vili, e fomminiftra loro ardimento per ardue imprefe, dando ne i fol temerari attentati qualche fperanza di miglior forte.

41 Mora, mora, trucidandofi da i rebelli tutti i Francefi, ch erano nel Regno nel celebre Vespero Siciliano.

42 Se Ruberto mio fratello prevedeffe questo, cioè che l'avan zia de' Miniftri, e de' Principi partorifce fimili fconcerti.

43 Non fi prevarebbe per lo governo di Miniftri Catalani, gen te avara, e 'affamata; ma fi disfarebbe di loro.

44 Perchè i fuoi Uffiziali non ifmungeffero tanto, e irritalero i poveri popoli con le gravezze.

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45 Che veramente fon ridotti a tal mifero stato i suoi Sudditi che conviene, o ch'egli per fe medefimo, o per mezzo de' fuo Governatori provveda, che non s'imponga altro dazio, o gabell a i fnoi Popoli aggravatiffimi, fe non vuole, che gli facciano, co me fecero i Siciliani a Carlo primo quefto vuol dire con l'alle goria della barca, per lo troppo pelo fi affonda.

46 La natura di mio fratello, che dalla larga, e liberal natu de' fuoi Antenati degenerando difcefe, e nacque parca, cinclinat all' avarizia. Il Vellutello fa nome foftantivo, e appellativo quel pe ea, interpretando larga parfimonia degli Antenati di costui, non fa fenfo a propofito. Il Landino falta. Il Padre d' Aquino t duce: Artavit femper, pavitans cuftodia regni Sponte fua prolixa animum, che non tocca il fenfo dell' Autore, che qui fi fa via Ja queftione, cioè, come mai di buoni Antenatii difcendenti fi

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