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67 Cioè in quefto belliffimo ordine dell' Universo.

68 Greature ragionevoli dotate d'alto, anzi ancor di mediocre intelletto veggono i veftigi, per cui rintracciare, conofcere, e lodare ec.

69 L'ordine ora detto dell' univerfo, effendo fatto tutto a glo. ria, e manifestazione di Dio, e delle fue grandezze: Universa propter femetipfum operatus eft Domiuus.

70 Inclinate, e propense a questo tal ordine tutte le creature, le quali fono, fecondo che hanno fortito diverfa condizione, a Dio lor principio più, o meno vicine, cioè più, o meno partecipi delle fue perfezioni: accline voce antica, dice la Crufca, e potea dire an. cora antichiffima, perchè v'era ai tempi di Pacuvio, e di Nonnio. 71 A diverfi fini.

72 Questo istinto porta il fuoco alla sua sfera fotto il Concavo del Cielo Lunare.

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73 Cuori, cioè anime mortali, quali fono quelle de' bruti, i quali dall' iftinto fono moffi, e ancor promosi al bene loro con facevole, così conviene fpiegare per pura forza, parlandofi in appreffo delle foftanze ragionevoli, che che ad altri ne paja.

74 Denfior his tellus, elementaque grandia traxit, Et preffa eft gravitate fui: vedi Ovidio nel 1.1. delle Metamorf.

75 Nè folamente le Creature irrazionali.

76 Iftinto stimola, 77 Volontà libera.

78 Ordina, e difpone sì mirabilmente.

79 L' Empireo immobile, quieto, e contento del fuo immenfo fplendore.

30 Nel quale, e fotto al quale, ficcome più alto, e pù ampio di tutti gli altri Cieli, fi volge, e fi ruota quell' altro Cielo il più proffimo all' Empico, cioè il primo Mobile, che però fi ruota con maggior fretta di tutti gli altri Cieli inferiori da Levante a Ponente, per far egli il giro maffimo, e effendo il più rimoto dall' affe del mondo.

81 E ora a quel Cielo Empireo ci fpinge, e porta la virtù di quell' ordine, e istinto dice corda per continuare la metafora dell' arco. 82 Che tutto ciò che muove, l'indrizza al fuo fine conveniente, in cui goda la fua quiete.

83 Mal adattata, e difpofta, qual farebbe per efempio il cristallo a rifpondere, e acconfentire all' intenzione dello Statuario. 84 Così da quefto corfo verfo il Cicle Empireo fi arrefta, e da quefta ftrada fi diparte la Creatura, che ha libertà piena di piegarfi altrove, fe bene da naturale inftinto fpinta così verfo il Cielo. 85 Quefta congiunzione mi pare una particella del verfo riempi tiva al fentimento importuna: a toglierla rimane meno difficile la fintaffi, continuando beniffimo il fenfo della terzina precedente, fe fi unifca con fe l'impero primo i cioè: fe quell' iftinto naturale verfo il Cielo vien deviato, e torto da un piacere, che con ingannevoli fembianze lo picga, e l'affeziona alla terra, accadendo ciò, ficcome accade, che fuoco di nube, il quale naturalmente andreb. be all'insù, tuttavia egli è contro la fua natura costretto a cadere, e venire all' ingiù.

86 Effen.

86 Effendo quefto un falire poetico, e fantastico, potrà depor. fene ogni ammirazione: per altro fuor di poefia farebbe vano lo fperare, che i noftri corpi saliranno all'Empireo per virtù di quest' iftinto, dovendofi ciò fperare per quel, che dice S. Paolo 1. Cor. 15. Seminatur in infirmitate, furget in virtute; cicè con quella soprannaturale agilità, di cui faranno dotati i Corpi degli Eletti nella refurrezione, come s'insegna nella Dottrina Cristiana.

87 ·Privo d'impedimento; perchè purgato de' terreni affetti ti foffi in terra fermato, non altrimenti che farebbe maraviglia, fe la fiamma giacesse, e ftagnafle in terra senza muoverfi all'insù.

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Sale il noftro Poeta nel corpo della Luna; dove come fu giunto, muove a Beatrice un dubbio, e questo è intorno alla cagione dell' ombre, che dalla terra in essa fi veggono: il qual dubbio ella gli rifolve pie

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namente.

r Voi, che 2 fiete in picccioletta barca,
Defiderofi d'ascoltar, seguiti

Dietro al mio legno, che cantando varca,

Tornate 3 a riveder li voftri liti:

Non vi mettete in pelago, che forfe

Perdendo me rimarrefte 4 fmarriti.

L's acqua, ch'io prendo, giammai non fcorfe:
Minerva fpira, e conducemi Apollo,

E 6 nuove Maife mi dimoftran 17 Orfe.
10 Voi 8 altri pochi, che drizzafte 'l collo
Per tempo al pan degli Angeli, del quale
Vivesi quì, ma non fen' vien fatollo,
Metter potete ben per l'9 alto fale

15

20

Voltro navigio, 10 fervando mio folco
Dinanzi all'acqua, che ritorna eguale.
Que' gloriofi, che paffaro a Colco,

Non 11 s'ammiraron, come voi farete,
Quando Jaton vider 12 fatto bifolco.
La 13 concreata e perpetua fete

Del 14 deiforme regno cen' portava
Veloci 15, quafi come 'l Ciel vedete.
Beatrice in fufo, ed to in lei guidava:

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E for

E forfe in tanto, in quanto 16 un quadrel pofa,
E vola, e dalla noce fi difchiava,

25 Giunto mi vidi, ove mirabil cofa

30

35

Mi torfe'l vifo a fe: e però 17 quella,
Cui non potea mi' ovra effere afcofa,
Volta ver me sì lieta, come bella:

Drizza 18 la mente in Dio grata, mi diffe,
Che n'ha congiunti con la prima ftella,
Pareva 19 a me, che nube ne copriffe
Lucida fpeffa folida e pulita,

Quafi adamante, zo che lo Sol feriffe.
Per entro fe l'eterna 21 margherita

Ne ricevette; com' acqua 22 recepe
Raggio di luce, permanendo unita.
S'io 23 era corpo, e quì non fi concepe,
Com' 24 una dimenfione altra patìo,
Ch' effer convien fe corpo in corpo repe,
40 Accender ne dovria più il difio

45

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Di veder quella effenzía, in che fi vede,
Come noftra natura e Dio s'unìo.
Li 25 fi vedrà ciò, che tenem per fede,
Non 26 dimoftrato, ma fia per fe noto
A guifa del 27 ver primo, che l'uom crede.
Io rifpofi: Madonna, sì devoto,

Quant' effer poffo più, ringrazio lui,

Lo qual dal mortal Mondo m'ha 28 rimoto.
Ma ditemi, che fon 29 li fegni bui

Di quefto corpo, che laggiufo in terra
Fan 30 di Gain favoleggiare altrui ?
Ella forrife alquanto; e poi : S'egli erra
L'opinion mi diffe, de' mortali,

Dove chiave di fenfo non 31 differra, 55 Certo non ti dovrien punger li ftrali

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65

D'ammirazione omai: 32 poi dietro a'sensi
Vedi, che la ragione ha corte l'ali.
Ma dimmi quel, che tu da te ne penfi.
Ed io Ciò che n'appar 33 quafsù diverfo,
Credo che'l fanno i corpi rari e denfi..
Ed ella: Certo affai vedrai fommerfo

Nel falfo il creder tuo, fe bene afcolti
L'argomentar, ch'io li farò 34 avverso.
La fpera ottava vi dimoftra molti

Lumi, 35 i quali nel quale, e nel quanto

No

Notar fi poffon di diverfi volti

Se 36 raro e denfo ciò faceffer tanto
Una 37 fola virtù farebbe in tutti

Più e men diftribuita, ed 38 altrettanto; 70 Virtù 39 diverfe effer convegnon frutti

75

80

Di principi formali, e quei, 40 fuor ch'uno,
Seguiterieno a tua ragion distrutti

Ancor 41 fe raro foffe di quel bruno

Cagion, che tu dimandi, od 42 oltre in parte
Fora di fua materia sì digiuno

Efto Pianetta, o sì come comparte

Lo graffo el magrò un 43 corpo, così questo
Nel fuo volume cangerebbe 44 carte.

Se 45'l primo foffe, fora manifefto

Nell' ecliff del Sol, per trafparere.

Lo lume, come in altro raro 46 ingefto.
Quefto non è però è da vedere

Dell' 47 altro: e s'egli avvien, ch'io l'altro 48 caffi,
Falfificato fia lo tuo parere.

85 S'egli è, che quefto raro non 49 trapaffi,
Effer conviene un termine, da onde

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95

Lo fuo so contrario più paffar non laffi:
E indi l'altrui raggio fi si rifonde

Così, come color torna per 52 vetro.
Lo qual diretro a sè piombo 53 nafconde.
Or dirai tu, ch' el fi dimoftra 54 tetro
Quivi lo raggio, più che in altre parti,
Per 55 effer li rifratto più a retro.
Da quefta iftanzia può diliberarti

Efperienza, fe giammai la pruovi,

Ch 56 effer fuol fonte a'rivi di voltre arti,
Tre fpecchi prenderai, e due rimuovi

Da te d' 57 un modo e l'altro più rimoffo Trambo li primi gli occhi tuoi 58 ritruovi; 100 Rivolto ad effi fa, che 59 dopo 'l doffo

105

Ti ftea un lume, che i tre fpecchi accenda
E torni a te da tutti ripercoffo:
Benchè nel 60 quanto tanto non fi ftenda
La vifta più lontana, 61 lì vedrai
Come convien, ch' egualmente rifplenda.
Or come a i colpi degli caldi rai

Della neve riman nudo 'l 62 fuggetto,
E 63 dal colore, e dal freddo primai,

Così

110.

120

Così 64 rimaso te nello 'ntelletto
Voglio 65 informar di luce sì vivace,
Che ti tremolerà nel fuo afpetto.
Dentro 66 dal 67 Ciel della divina pace
Si gira un 68 corpo, nella cui virtute
L'effer di 69 tutto fuo contento 70 giace.
115 Lo 71 Ciel feguente, ch' ha tante vedute,
Quell' effer parte per diverfe effenze
Da lui diftinte, e da lui contenute,
Gli 72 altri giron per varie differenze
Le diftinzion, che dentro da fe hanno.
Difpongono a lor fini, e lor femenze
Quefti 73 organi del Mondo così vanno,
Come tu vedi omai, di grado in grado,
Che di fu prendono, e di fottó 74 fanno.
Riguarda bene a me sì com' io vado
Per quefto loco al ver, che tu difiri
Sì che poi fappi 75 fol tener lo guado.
Lo 76 moto e la virtù de' fanti giri.
Come dal fabbro l'arte del martello,
Da' beati motor convien che fpiri.
130 E'l 77 Ciel, cui tanti lumi fanno bello,
Dalla, 78 mente profonda, che lui volve,
Prende 79 l'imago, e 80 faffene fuggello.
E come l'alma dentro a Si vostra polve
Per differenti 82 membra, e conformate
A diverse potenzie, 83 fi rifolve ;
Così 84 l'intelligenzia fua bontate
Multiplicata per le ftelle spiega,
Girando 85 sè fovra fua unitate.
Virtù 86 diverfa fa diverfa lega

125

135

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Col preziofo corpo, che l'avviva,
Nel 87 qual, fi come vita in voi, fi lega.
Per 88 la natura lieta, onde deriva,

La virtù mifta 89 per lo corpo luce,
Come letizia per pupilla viva.

145 Da 90 effa vien ciò, che 91 da luce a luce
Par differente, non da denfo e raro:

Effa è formal principio, che produce,
Conforme 92 a fua bontà, 93 lo turbo e 'l chiaro.

AN

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