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intorno a cui si può solo conghietturare, egli è certo che la miscredenza italiana di quei rozzi tempi, se non ebbe origine, crebbe e fu nudrita specialmente nelle corti; prima nella reggia imperiale di Federigo secondo; poscia nei palagi dei tirannelli italiani, e in particolare degli Ezzelini, degli Angioini, dei Visconti, degli Sforzeschi, dei Medici, dei Farnesi, dei Gonzaghi e degli Estensi. La civiltà, che tira a corruzione, quando i miglioramenti sensibili prevalgono ai morali e i fatti alle idee, suol partorire una spezie di sensismo speculativo e pratico, poco alieno dall' empietà; il quale nasce per ordinario nelle classi signorili, a cui colla coltura abbondano i sussidi della corruttela. Onde si vede che la declinazione delle credenze religiose in Italia cominciò principalmente da coloro, che fomentarono la disunione di essa, e che dopo averla smunta e tiranneggiata, vi chiamarono i forestieri, e misero il colmo alla servitù della patria.

Fra i filosofi del medio evo, molti trascurarono la tradizione scientifica, movendo dalla filosofia arabicogreca, cioè dall' Aristotile dei Soriani e dei Califfi, come da unico o quasi unico loro antecessore. Ma all' incontro la ragione prescrive che non si salga filosofando a un antico anello, o al primo capo della catena scientifica, senza riandare gli anelli interposti e legittimi della tradizione; altrimenti il filo tradizionale si rompe, e la scienza dietreggia. Un altro errore degli Scolastici fu l'antiporre Aristotile a Platone, meno eterodosso per più rispetti dello Stagirita. Ora non si può errare impunemente nelle dottrine, specialmente filosofiche; onde non è da stupire, se il culto eccessivo del Peripato generò il nominalismo, e quella setta ambigua dei concettuali, (come oggi si suol chiamare,) non diversa sostanzialmente dall' altra fa

zione; le quali spianarono la via a tutti gli errori della filosofia moderna, e furono il sensismo e il psicologismo dei bassi tempi. I filosofi italiani del secolo quindecimo e del seguente, aggravarono il male, annullando le tradizioni cristiane, e ritirando la luce delle verità ideali verso le ombre del gentilesimo. Perciò l'opera loro, utile, anzi mirabile, rispetto all' erudizione, fu in filosofia un vero regresso. Il che tanto è vero, che chi voglia ritessere al dì d'oggi la tradizione della scienza, può quasi lasciarli in disparte, (dal Bruno in fuori,) e risalire agli Scolastici.

Ho fatta questa breve intramessa, per mostrare, come in Italia il terreno era in parte preparato a ricevere il seme luterano, e a farlo germogliare con rigoglio e celerità maggiore, che non avea fatto nella Germania medesima. Parlo delle classi colte e guaste, non dell' universale, che si mostrò sempre avverso alle novità licenziose. I due Socini recarono a perfezione il principio protestante, adoperandolo a distruggere l'ontologia cristiana, come Lutero se n'era prevalso a sovversione dei riti e degli ordini cattolici. Il monaco sassone avea combattuta la gerarchia e la tradizione : i due gentiluomini sanesi mossero guerra all' Idea stessa, e vi sostituirono un nominalismo e un sensismo immascherati alla razionale, e temperati soltanto da quei rudimenti o simulacri ideali, cui la dotta gentilità avea salvi dalla ruina del vero primitivo. Perciò, mentre i Protestanti pigliavano dai pagani scrittori gli accessori e la facondia, i Sociniani ne rinnovavano sostanzialmente gli spiriti e le dottrine. Imperocchè il Socinianismo, ripudiando il sovrintelligibile ideale e rivelato, oscura, per necessità di logica, l' intelligibile, lo spoglia di quella purità e perfezione, che ridonda dai dettati

evangelici, riduce la sapienza di Cristo all' angusta misura di Socrate e di Platone, e sostituisce insomma all' Idea splendida e adequata della Cristianità cattolica l'Idea manca e caliginosa della filosofia gentilesca. Le verità sovrarazionali della rivelazione vengono serbate da esso pure in sembianza, come semplice linguaggio ed espressione dell' intelligibile, a fine di stabilire un' armonia apparente fra l'aristocrazia sociniana e la moltitudine, e formare una dottrina essoterica a uso solamente del volgo. (20).

Il primo passo nella via dell' errore venne fatto dai Tedeschi: il secondo dagl' Italiani: il terzo ed ultimo fu opera dei Francesi, in cui prevale il genio celtico. Nel secolo sedicesimo la Francia non era abbastanza culta, da poter entrare in una via, che richiede una certa abitudine di speculazione; nè Calvino, in ordine ai dogmi ideali, fece altro, che copiar Lutero. Ma nella età seguente il Descartes diede l'ultima mano al principio protestante, traportando la semenza funesta dalle dottrine religiose nel campo delle filosofiche. E veramente il processo cartesiano nella speculazione, consuona a capello col metodo protestante nelle credenze; giacchè la via dell' esame introdotta da Lutero è la mera analisi applicata alla religione. Ora l'analisi, se non è preceduta dalla sintesi, importa il dubbio, annienta la fede, e dai particolari ai generali salendo, tiene una via contraria al progresso razionale. Il discorso analitico e l'esame, adoperati senza una sintesi anteriore, ripugnano del pari ed essenzialmente alla fede e alla ragione; convengono alla psicologia e alle altre scienze seconde, (benchè anche queste abbiano d'uopo di una base sintetica,) non all' ontologia, che è la scienza principe e suprema. Il vero ideale, intuitivo e rivelato, è di sua natura

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assiomatico, e si riduce a corpo di scienza, deducendo e non inducendo, sintetizzando e non analizzando, e procedendo in somma per modo affatto diverso dalle scienze naturali e dalla filosofia secondaria: l'analisi può solo venire appresso, e se vuol precedere, non può giovare altrimenti, che a guisa di semplice apparecchio. La sintesi primitiva costituisce in religione la fede cattolica, e in filosofia la fede razionale verso l'Idea: ella è la cognizione del vero contemplato nelle analogie, o in sè stesso, per mezzo del verbo ieratico. Quando l'animo del fanciullo cattolico, formato e disposto dalla doppia instituzione del Catechismo e della grazia, della Chiesa e di Dio, giunge a quel grado di cognizione, che gli permette di dire sentitamente, e con pieno arbitrio io so e credo; egli acquista la doppia fede dell' uomo e del cristiano. La sufficiente notizia del vero intelligibile e sovrintelligibile, ch'egli ha ricevuta dalla parola educatrice, rende intima la sua persuasione, e l'ossequio ragionevole. Avendo apprese dal magistero ecclesiastico le verità razionali, e i dogmi arcani della religione, egli ammette quelle in virtù della loro propria evidenza, e guidato dalla luce che diffondono, crede all'autorità della favella rivelatrice, che l'esprime e l'accompagna, crede ai misteri incomprensibili, per la guarentigia autorevole degl' insegnatori. Così l'uomo, che per la grazia del primo rito era già abitualmente cristiano, riesce tale in atto, piglia libero possesso dell' Idea perfetta, ed entra con essa alla cittadinanza spirituale, conferitagli nel celeste regno. Niuno può determinare l'istante preciso, e il modo speciale di questa operazione in ciascuno individuo; giacchè la verità assoluta e moltiforme del Cristianesimo può influire nello spirito per mille diverse guise; e l'impressione divina, che accompagna ed accresce l'efficacia di quella, può attemperarsi in vari modi

all' indole speciale del fanciullo, e alle condizioni, in cui è collocato. Ma ciò che è manifesto si è, che la fede cristiana e la fede razionale nel fanciullo bene instituito non vengono mai precedute dall' analisi, dal dubbio, dall' esame, e che il metodo cartesiano e protestante ripugna del pari alla religione e alla natura. Nei due casi si annulla la fede collo scetticismo, a fine di poterla rifare coll' esame : si rinunzia al possesso di un dono così prezioso, ricevuto dall'educazione, e s'incorre nel grave rischio di non poterlo ricoverare, come colui che trovandosi aver fra mano un gran tesoro, necessario alla sua vita, eleggesse di scagliarlo in mare, per avere il diletto di ripescarlo, faticando e nuotando con pericolo di annegarsi. E veramente la fede, che è l'innocenza dello spirito, è come quella dei costumi assai più facile a conservare, purchè si adoperi la debita vigilanza, che a racquistare, quando si è perduta. La fede è la vita delle anime; le quali, a guisa dei corpi, non possono destarsi dal sonno mortale, e risorgere senza miracolo.

Se non che, il Cartesianismo aggrava ancora la mano, ed accresce il vizio del processo protestante. Il quale nel suo cominciare è scettico verso la rivelazione, ma riconosce almeno l'autenticità della Bibbia, che dee guidarlo alla cognizione di quella, e tutte le verità morali, che sono connaturate allo spirito dell' uomo. Laddove lo scetticismo del Descartes è generale, e comprendendo tutti i veri, nè facendo sparagno condizionato di alcuni, se non con una clausula assurda e ridevole, si toglie ogni sussidio opportuno a riedificare la scienza. Lutero e Cartesio s'accordano a volere rifar il vero colla disamina; ma l'uno ristringe l'opera sua ai dommi rivelati, l'altro l'allarga alla verità universale

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