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la sostituzione del sensibile all' intelligibile, come primo principio, onde muove la filosofia.

I sensibili sono di due specie, cioè spirituali ed intrinseci, materiali ed estrinseci. Gli uni sono semplici modificazioni del nostro animo, gli altri si riferiscono a certe proprietà de' corpi. I primi si percepiscono col sentimento, vale a dire col senso intimo; i secondi si apprendono coi sensi esterni e colle sensazioni. Non ci vuole un grand' uso di meditare, nè un esame troppo profondo di questa doppia classe di affezioni, onde ravvisare che le sensazioni non possono stare senza il sentimento, nè i sensibili esterni senza gl'interiori. Il filosofo eterodosso dee dunque considerare il senso intimo, e l'apprensione, che l' uomo ha di sè, come la base di tutti gli altri sentimenti, e la riflessione psicologica come la facoltà da usarsi, chi voglia por mano a filosofare. Per questo rispetto, l'eterodossia speculativa ci apparisce, come la sostituzione del sensibile interno all' intelligibile, qual primo principio, e della riflessione psicologica alla ragione, quale strumento principale, o almeno iniziale, della filosofia.

Questo sistema, che muove dal senso intimo, per indi trarre e fabbricare tutto lo scibile umano, si può distinguere acconciamente col nome di Psicologismo. La denominazione di sensismo sarebbe opportuna, se l'uso comune non la rendesse equivoca, come quella, che spesso si adopera a significare un sistema alquanto diverso, almeno in apparenza, che mette la radice del sapere, non già nel sentimento interiore, ma nella sensazione. Il vocabolo di psicologismo non ha tale ambiguità, ed esprime colla sua testura il principato, che questo sistema conferisce alla psicologia su

tutte le scienze; nel che consiste il vizio principale di esso. Infatti i psicologista pone il sensibile interno, come base del discorso filosofico; e quindi si sforza di trarre gli oggetti esterni, le sostanze, le cause, la notizia dell' ordine mondiale e morale, e infine l'Idea stessa; senza addarsi che la sola notizia anticipata di tutte queste cose chiarisce l'assurdità del di lui procedere; imperocchè, pensandole, prima di dedurle dal sentimento, egli dà a vedere di conoscerle per altra via. Ma non avvertendo o non curando questa contraddizione, e le altre che incontra ad ogni passo, egli si travaglia a cavare dal senso intimo tutta l'ontologia; con che successo, il vedremo. Definisco adunque il psicologismo un sistema, che deduce l'intelligibile dal sensibile, e l'ontologia dalla psicologia. Chiamerò Ontologismo il sistema contrario, che insegna ed esprime a capello il cammino opportuno a chi vuol rettamente filosofare (7).

La propagazione, se non la prima introduzione, del psicologismo, che oggi possiede, non ostante qualche mostra contraria, la filosofia di tutto il mondo civile, e costituisce l'eterodossia moderna, si dee attribuire a Renato Descartes (8). Quest' uomo celebre fu, senza dubbio, un matematico illustre (9), e un fisico non affatto volgare pel suo secolo ; benchè da questo secondo canto l'immaginativa pregiudicasse in lui gravemente al giudizio, e non permetta di paragonarlo, non che pareggiarlo, a Galileo (10). Ma il valor del geometra, come anche la perizia del fisico, sono qualità differentissime dall'ingegno filosofico; onde spesso si scompagnano ;e se mancassero esempi di sommi matematici, riusciti assai meno che mediocri, quando si posero a filosofare, il Descartes basterebbe a provarlo (14). Non trovo menzione nella storia di una cele

brità così immeritata, come quella, che si è conceduta a quest' uomo nelle scienze speculative. I mali fatti dalla sua penna, come filosofo, sono enormi e non calcolabili; nè perciò mi meraviglio che sia famoso; potendosi mostrar nel male una virtù d'intelletto incredibile, e accadendo di rado che gli uomini grandemente funesti siano dotati di uno spirito volgare. Bensi mi stupisce che Cartesio abbia potuto sollevare il mondo, e meritare presso la sana posterità quella trista gloria, che si suol dare ai dissipatori della civiltà, e ai distruttori delle nazioni, con una forza da fanciullo e una perspicacia filosofica assai meno che comunale. A rendermi capace di un fatto così straordinario, non mi basta la grande e bene acquistata sua riputazione nelle matematiche. Il sommo ingegno, e le stupende scoperte del Newton, non valsero a salvarlo dal riso, quando volle intromettersi di teologia, e di sacra ermeneutica; tuttavia il Comento sull' Apocalisse è cosa assai più seria e grave nel suo genere, che il Discorso sul metodo, e le Meditazioni. La qualità di Francese, l'avere il Descartes cominciato a introdurre nella sua patria l'uso di scrivere in vernacolo cose di scienza, e la frivolezza propria dell'età moderna, spiegano in parte la cosa, ma non bastano a far comprendere come un popolo, da cui uscirono il Pascal e il Malebranche, e un secolo, che nel suo finire sorti dal Cielo l'autore della Teodicea, abbiano potuto stimare il Descartes degno del titolo, non che del credito, di filosofo segnalato (12). I suoi errori e i suoi difetti sono tali, che arguiscono il mancamento delle qualità più comuni, richieste allo speculare. Egli non sa che sia logica : inciampa a ogni tratto : si contraddice nel modo più manifesto, quasi nella stessa pagina, senza accorgersene, e senza porre in opera alcun artificio per coprire o coonestare i suoi meschini paralogismi. Il che, se prova

la semplicità del suo animo, arguisce del pari quella del suo ingegno. Le sue dottrine sono un miscuglio di cose disparatissime, accattate qua e là da vari sistemi, e cucite insieme, senza industria logicale, e senza che l'involatore dia il menomo indizio di aver conosciuta la natura de' suoi furti (13).

Il contrassegno speciale del Cartesianismo è la leggerezza. Il progenitore della filosofia moderna portendeva, qual dovesse riuscir la sua prole; se non che, in questo caso Orazio ha torto, e i figliuoli furono in gran parte migliori e più consistenti del padre. Il metodo e la dottrina sono egualmente frivoli. Il metodo consiste nel dubbio assoluto; imperocchè l'ingegno profondo del Descartes crede di poter dubitare di tutto, e non gli cade nè anco in pensiero, che la folle impresa seco stessa ripugni, e sia impossibile a verificarsi. Ciò non ostante, egli stabilisce alcune regole pratiche, da seguirsi costantemente, e da sottrarsi a quel dubbio universale; quasi che un uomo, che dubita di ogni cosa, possa ammettere certe regole, una pratica, un soggetto d'applicazione, e avere quelle notizie, che s'inchiudono nelle eccezioni del Descartes; le quali son di tal sorta, che comprendono tutta la scienza da lui ripudiata nello stesso tempo. E che certezza, o che probabilità possono aver tali regole? Giacchè nulla di certo si può tenere da chi dubita di tutto, e nulla di probabile da chi non ammette qualche cosa di certo; la verosimiglianza presupponendo il vero; e i probabili generali o particolari non potendo consistere, senza alcuni principii assoluti ed universali. E non solo il Descartes pretende di accordare il suo scetticismo colla professione di galantuomo; ma lo stima eziandio conforme a quella di uomo pio e cristiano. Or come si può essere pio, senza credere a Dio e alla sua parola? Come

si può essere cristiano e cattolico, senza prestare assenso ed ossequio alla rivelazione esteriore, alla Bibbia, alla Chiesa, agli ordini del sacerdozio, ai riti della religione? Egli sarebbe assai curioso e piacevole a sapere, come abbracciar si possano con quella ferma persuasione, in cui consiste la fede, e mettere in pratica con quell' ardore di zelo, che compone la carità, i dogmi e i precetti divini e ecclesiastici, senza ammettere la propria esistenza, e quella del mondo esteriore 1. La ripugnanza è così palpabile e chiara, che un ragazzo se ne sarebbe accorto; tantochè i coetanei del gran filosofo, che conosceano il suo valore nelle matematiche, non potendosi acconciar nell' animo che l' applicatore dell' algebra alla geometria mancasse del senso comune, presupposero che il dubbio cartesiano fosse una semplice fizione usata dall'autore, per esporre scientificamente la tela primaria dello scibile. Ma questa benigna interpretazione non si può accordare colle parole usate da esso Descartes, nel proporre il proprio sistema, nè sovrattutto colle risposte ch' egli fa agli opponitori; dalle quali risulta chiaramente che il suo dubbio era affatto serio, e che il valente filosofo era così atto a connettere, che stimava di poter adempiere al debito dell' uomo pio ed onesto, senza sapere di essere al mondo (14).

Anche gli scettici dubitano di tutto; e nel loro novero si trovano uomini molto ingegnosi. Ma lo scettico assoluto non pretende di essere buon cristiano, nè aspira a creare un sistema dogmatico di filosofia. Non che ignorare, o dissimularsi la contraddizione intrinseca e inevitabile della sua sentenza, egli se ne compiace, come di un pregio relativo e

1 Vedi la nota 19.

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