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portò ben tosto i suoi frutti. Ella cominciò a conquistare il romano imperio, e poi i barbari, che lo distrussero : l'antica cultura e la succedente rozzezza, mescolate e incorporate insieme per opera sua, partorirono una civiltà novella. Da questa usci l'Europa cristiana, in cui si vide una civil colleganza di nazioni disparatissime, informata dall' Idea perfetta, e animata da uno spirito di vita morale; spettacolo nuovo alle umane generazioni. L'Europa, che per tanti secoli fu cattolica, e tornerà tale, come prima il protestantismo, secondo Arianesimo, sarà spento, adombra nel suo piccol giro quella congiunzione universale, a cui mira il Cristianesimo sopra la terra, ed è la prima esplicazione sensibile ed esteriore del germe organico, in cui si acchiude l'unità del mondo.

La piccolezza e la segregazione della Chiesa giudaica, ristretta fra i termini di un solo popolo, la resero poco nota o affatto sconosciuta a parecchie nazioni cultissime degli antichi tempi. Non si vuol già credere che il più illustre ramo semitico non abbia avuto bene spesso un salutare influsso nelle tradizioni gentilesche colle sue dottrine; che anzi ciò è reso indubitato da molti indizi e fatti curiosi, e poco avvertiti, che riferirò altrove. Ma quest' azione fu per lo più solamente indiretta; nè l'elemento ebraico potè predominare in quei luoghi medesimi, che penetrò; e non è anche verosimile che vi abbia serbata la sua interezza e purità primigenia, poichè vi entrò piuttosto per opera del caso e di tumultuose vicissitudini, che pel corso regolare della tradizione. Perciò la visibilità della Chiesa giudaica fu più tosto un tipo che altro, se si paragona con quella del consorzio cristiano; il quale, oltre alla grandezza e allo splendore che lo rendono cospicuo, inviò sempre i suoi figli

nelle parti più remote del globo, e fece ovunque risonar la voce de' suoi pacifici banditori. Oltrechè, essendosi la Chiesa immedesimata con una grandissima porzione del mondo civile, e avendovi spenta ogni antica superstizione, le nazioni moderne, che appartengono alla civiltà cristiana, hanno verso la rivelazione un rispetto diverso dalle gentilesche. Queste ignare, o non curanti del popolo depositario del vero nella sua pienezza, non possedevano di esso vero altro che poche e scarse reliquie, provenienti dai fonti primitivi della rivelazione, per opera di una tradizione volgare, non governata da ordini speciali, e sottoposta a tutti gli effetti del tempo, della ignoranza e della corruttela. Quelle all' incontro pigliando contezza del dogma ideale, e addomesticandosi seco, coll' aiuto del magistero ecclesiastico, da cui gli ordini gerarchici rimuovono, anche umanamente, ogni pericolo di falsificazione, sono in grado di conoscere la verità nella sua perfezione originale. Insomma presso le genti paganiche mancava colla instituzione di un tribunale autorevole il solo modo idoneo a custodire e travasare la notizia del vero primigenio, laddove le nazioni cristiane, possedendo a maravigliosa eccellenza questo mezzo efficace, mediante gli ordini gerarchici, possono risalire alla pura sorgente dell' Evangelio, per qualunque intervallo di luoghi e di tempi ne siano disgiunte. Dal che consèguita che l'ennica filosofia era costretta a travagliarsi su alcuni frammenti più o meno imperfetti del vero ideale, che è quanto dire sopra intelligibili sparsi, e non accozzati intorno ad un centro comune; laddove la sapienza cristiana può lavorare sull' Idea integrale e perfettamente organata. Questa distinzione contiene la chiave e l'interpretazione compiuta delle due epoche filosofiche.

L'integrità degli elementi ideali, che sono la base e il soggetto delle scienze speculative, ricerca adunque due cose; l'una, che tali elementi si ricevano dalla rivelazione, coi sussidi tradizionali; l'altra, che la tradizione sia sufficiente all' effetto, e quindi conservata ed espressa da un instituto gerarchico e continuo, il cui primo anello si connetta colla rivelazione. Le conseguenze di questa dottrina sono di grandissimo rilievo. Vedesi imprima che la filosofia vuol risalire fino alla rivelazione, per mezzo di una catena non interrotta d'orale insegnamento, incominciante non solo coi divini oracoli, ma eziandio colle pronunzie dell'autorità veneranda, che li ricevette dal cielo; tanto che il primo capo di essa catena dee abbracciare integralmente l' Idea espressa in modo acconcio e autorevole dal verbo ieratico. Apparisce in oltre che versando la filosofia nella lenta e successiva esplicazione degli elementi ideali, e questa esplicazione essendo opera dei vari filosofi, e delle varie scuole, succedentisi fra loro per modo, che le seguenti aggiungono alle precedenti, si dee ammettere, oltre la tradizione religiosa, che perpetua la sostanza integrale dell' Idea, una tradizione scientifica, che conserva e tragitta ai posteri gl' aumenti successivi della dottrina la qual tradizione adempie verso lo svolgimento scientifico dell' Idea l'ufficio esercitato dalla tradizion religiosa, rispetto agli elementi rivelati e integrali dell' Idea medesima. Infine, egli è chiaro che ogni sistema di filosofia, il quale rompa il filo dell' una o dell' altra di queste due tradizioni, e tronchi, alteri, sconfonda il religioso o scientifico deposito delle verità ideali, si dichiara illegittimo da se medesimo e indegno di appartenere agli annali progressivi della scienza. Se non che, il primo di questi traviamenti è assai più notabile e funesto del secondo; imperocchè,

quando si conserva l'integrità dell' Idea, sebbene si dismetta qualche anteriore incremento, non si nuoce alla sostanza delle dottrine, e il male si riduce a perdere un po' di tempo, e a dovere ritessere il lavoro già fatto; laddove, quando l'Idea è viziata, il male è gravissimo e scientificamente irrimediabile, poichè distrugge a rispetto nostro l'oggetto stesso delle ricerche filosofiche; onde non solo si dietreggia, come nell' altro caso, ma si annulla la base universale del sapere.

Lo storiografo della filosofia dee sovrattutto aver l'occhio a questa connessità delle dottrine filosofiche colla rivelazione, per mezzo delle formole definitive, che esprimono adequatamente le verità ideali. Tutti i sistemi si partono in due classi; e sono tradizionali o antitradizionali, secondochè s'intrecciano colla rivelazione, per via del verbo tradizionale, o ne discordano; e ortodossi o eterodossi, in quanto assentono o ripugnano alla formola determinativa e ieratica, corrispondente agli ordini rivelati, da cui piglian le mosse per ammetterli o per ripudiarli. I sistemi tradizionali e ortodossi mantengono intatta la sostanza del lume ideale, che presso gli altri s' infosca od eclissa più o meno notabilmente. I primi si debbono inoltre suddividere in due specie, l' una delle quali comprende i sistemi che serbano eziandio la tradizione scientifica, e gl' incrementi dottrinali anteriori, onde io li chiamerei progressivi, perchè in effetto conducono innanzi la scienza; l'altra abbraccia quelle teoriche, che hanno tronco da questo lato il filo tradizionale, (benchè conservino quello della tradizione religiosa,) e regressive si possono appellare. Questa divisione non quadra alla seconda classe summentovata, cioè ai sistemi etero

dossi; i quali, avendo smarrita la tradizione religiosa, non possono serbar la scientifica ; onde sono tutti di necessità retrogradi.

Non occorre avvertire, che applicando questa classificazione ai diversi sistemi, si vuole aver riguardo alla dottrina, che vi predomina, e alla somma di essa, non alle singole parti, al principale, e non agli accessori; imperocchè, tal è l'imperfezione dell' ingegno umano, che i filosofi eziandio più ortodossi e migliori, si scostano talvolta dalla tradizione legitlima della religione e della scienza. L'errore è sempre eterodosso; di maniera che, se la perfetta ortodossia filosofica fosse possibile, il savio potrebbe credersi immune da errore; pretensione che è forse più ridicola che rara nei fasti della scienza. Cosi intesa la detta partizione, io la giudico fondata e utilissima; e stimo, che bene usata nella storia della filosofia, la migliorerebbe d'assai, e le darebbe un aspetto novello. Avrò occasione di esemplificare più volte il mio concetto, nel decorso di questo ragionamento.

I sistemi eterodossi, non essendo fondati negli elementi integrali dell' Idea, sono sostanzialmente falsi; e siccome il falso non fa scienza, ne segue che non appartengono propriamente alle discipline filosofiche, ma solo alla storia loro. Vero è, che accessoriamente possono aver del buono, cioè in quanto il discorso degli speculanti non dissente dai semi tradizionali; il che avviene spesso anche ai più sviati; perchè il falso, come il vero, non si trova schietto a questo mondo. Ma ogniqualvolta l'errore prevalga, debbonsi annoverare alla schiera degli eterodossi. Lo storico della scienza dee considerarli, come traviamenti dell'ingegno, cioè ipotesi insussistenti,

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