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trine; l'una pubblica, cioè professata espressamente ne' suoi scritti; l'altra secreta e come dire acroamatica, versante nel mero panteismo, che per buon rispetto di prudenza egli non avrebbe osato pubblicare, (onde stette pago a gittarne i semi nella prima, velandone le conseguenze,) e di cui lo Spinoza fu poscia divulgatore. Questa opinione fu difesa ingegnosamente, fra gli altri, da Giovanni Regio, valente medico, in due opere; nella più recente delle quali 1 egli mostra le convenienze, che corrono tra alcuni dogmi del Descartes e quelli dello Spinoza; e tocca alcune circostanze, che non onorano gran fatto l'indole morale del primo di questi autori 2. Ma io confesso di non poter concorrere in questa sentenza; nè so credere Cartesio, non dico moralmente, ma intellettualmente capace di concepire un sistema, qual si è lo Spinozismo, che per quanto sia assurdo, mostra nel suo inventore una profondità e una forza d'ingegno non ordinaria. Cartesio, sommo matematico, mediocre fisico, inetto filosofo, e uomo ambiziosissimo, avrebbe forse osato per amore di celebrità professare il panteismo dell' Etica, (purchè senza rischio, giacchè non pare che aspirasse nessun genere di martirio;) ma non avrebbe mai saputo immaginarlo. Corre certo una stretta connessione fra il Cartesianismo e lo Spinozismo; e oltre alle attinenze indicate dal Regio, quella, che io specifico nel testo, mi pare fondamentale; ma non è questa la prima volta, che un filosofo abbia messi fuori alcuni principii dottrinali, senza conoscerne il valore, e senza penetrare le conseguenze chiuse nel loro seno.

L'opinione del Regio, fu, vivente ancora il Descartes, espressa sur un cartello (placard), stampato nei paesi bassi, l'anno 1647;

1 Cartesius verus Spinozismi architectus, sive uberior assertio et vindicatio tractatus, cui titulus: Cartesius Spinozæ prælucens, etc. Franequeræ, 1719.

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il qual cartello vien da esso Descartes attribuito al suo fiero e implacabile nemico Gisberto Voet 1. In questo scritto si stabiliva, come dottrina filosoficamente probabile, che il pensiero e l'estensione sono due attributi di una sola sostanza 2. Si dee ammirare l'accorgimento dello scrittore, qualunque siasi, che seppe avvisare i germi panteistici rinchiusi nel Cartesianismo, come prima usci fuori questo sistema. Nel resto, si trovano anche nelle prime opere di Cartesio alcuni tratti, che contengono o possono almeno suggerir l'idea dello Spinozismo. Così, verbigrazia, nei Principii, tradotti in francese dal Picot nello stesso anno 1647, ma già stampati latinamente nel 1644, l'autore così si esprime: Lorsque nous concevons la substance, nous concevons seule<<ment une chose qui existe en telle façon, qu'elle n'a besoin « que de soi-même pour exister. En quoi il peut y avoir de « l'obscurité touchant l'explication de ce mot, n'avoir besoin «que de soi-même; car à proprement parler, il n'y a que Dieu qui soit tel, et il n'y a aucune chose créée qui puisse exister << un seul moment sans être soutenue et conservée par sa puissance. C'est pourquoi on a raison dans l'école de dire que le « nom de substance n'est pas univoque au regard de Dieu et « des créatures, c'est-à-dire qu'il n'y a aucune signification de « ce mot que nous concevions distinctement, laquelle con« vienne en même sens à lui et à elles; mais parce qu'entre les « choses créées quelques-unes sont de telle nature qu'elles ne « peuvent exister sans quelques autres, nous les distinguons « d'avec celles qui n'ont besoin que du concours ordinaire de « Dieu, en nommant celles-ci des substances, et celles-là des qua«lités ou des attributs de ces substances 5. » Vedi pure quello, che ivi si discorre sugli attributi, sui modi e sul loro divario ‘.

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Il passo seguente delle Meditazioni è anche degno di avvertenza. « Lorsque je pense que la pierre est une substance, « ou bien une chose qui de soi est capable d'exister » ( si può egli parlare in modo più improprio?), « et que je suis aussi «< moi-même une substance; quoique je conçoive bien que je « suis une chose qui pense et non étendue, et que la pierre au « contraire est une chose étendue, et qui ne pense point, et qu'ainsi entre ces deux conceptions il se rencontre une no<< table différence, toutefois elles semblent convenir en ce point qu'elles représentent toutes deux des substances.... Pour « ce qui est des autres qualités dont les idées des choses corporelles sont composées, à savoir, l'étendue, la figure, la « situation et le mouvement, il est vrai qu'elles ne sont point << formellement en moi, puisque je ne suis qu'une chose qui << pense; mais parce que ce sont seulement de certains modes de << la substance, et que je suis moi-même une substance, il semble

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qu'elles puissent être contenues en moi éminemment 1. » In questo squarcio si contiene il germe di due panteismi parziali e paralleli, l'uno dei quali è obbiettivo e l'altro subbiettivo, l'uno teologico e l'altro psicologico, l'uno reso celebre dallo Spinoza e l'altro dal Fichte, congiunti insieme e confusi con una terza specie, cioè col panteismo cosmologico, e formanti con esso un panteismo interzato, vale a dire, psicologico, ontologico e assoluto, come quel dello Schelling e dell' Hegel. Mi contento di farne cenno a chi legge; il quale potrà pure avvertire nelle parole infrascritte il seme dell' egoismo panteistico. Cartesio, avendosi obbiettato, che l'uomo ha forse, senza saperlo, la virtù di conservarsi, di esser causa di sè stesso, e di essere per sè, risponde, « que si cette puissance était en lui, il en aurait nécessairement connaissance; car, comme il «ne se considère en ce moment que comme une chose qui pense, « rien ne peut être en lui dont il n'ait ou ne puisse avoir con« naissance, à cause que toutes les actions d'un esprit.... étant

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1 Medit. 3. OEuv., tom. I, 279, 280.

« des pensées.... celle-là comme les autres lui serait aussi pré« sente et connue 1. » La risposta è cattiva, e suggerisce l' instanza, che vi può esser nell' uomo un principio recondito, per cui il soggetto s' immedesimi coll' oggetto. Ma il tratto più curioso è il seguente: «Il est certain, que moi, c'est-à-dire mon « àme, par laquelle JE SUIS CE QUE JE SUIS, est entièrement « et véritablement distincte de mon corps 2. » Amedeo Fichte non avrebbe potuto esprimer meglio con una sola frase la sua apoteosi panteistica dell' animo umano. Con sei monosillabi Cartesio si deifica, e si aggiudica quasi il tetragrammato.

NOTA 50.

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Spinoza n'a fait que cultiver certaines semences de la philosophie de M. Descartes, de sorte que je crois qu'il importe effectivement pour la religion et pour la piété, que cette philosophie soit chatiée par le retranchement des erreurs qui sont « mêlées avec la vérité3. »

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NOTA 51.

Enrico Paulus nella prefazione alle opere dello Spinoza, fa due obbiezioni al panteismo di questo filosofo. Lo incolpa di aver confusa l'unità logica colla unità reale, e scambiata la legge del pensiero con quella dell' esistenza, (legem cogitandi pro lege existendi habet), trasportando di fuori nella realtà quella formale medesimezza dell' obbietto col subbietto, che ha luogo in esso noi, allorchè l'animo nostro, ragguagliando, sotto certi rispetti, cose diversissime, le confonde per così dire insieme, mediante

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3 LEIBNIZ, Op. omn., ed. Dutens, tom. II, part. 1, p. 245, 251-254.

l'operazion del giudizio 1. Questa censura è sostanzialmente fondata, e si riduce ad accusare lo Spinoza di sostituire il concetto astratto, intellettivo, riflesso e psicologico dell'ente possibile e generico, all' intuito concreto, razionale, diretto e ontologico dell' Ente reale e assoluto; sostituzione, che noi proviamo nel capitolo settimo essere la formola necessaria di ogni sorta di panteismo. Ma ella ripugna all' altra opposizione, che l'editore tedesco muove contro lo Spinoza; accusandolo di non aver premessa alla sua metafisica l'analisi psicologica della mente umana. Come mai egli non avvisa che l' Olandese fu indotto in errore appunto dal psicologismo? E che la sua ontologia panteistica è una conseguenza della psicologia cartesiana? Imperocchè la confusione menzionata dell' unità logica, astratta e riflessa coll' unità concreta, intuitiva e reale, non è possibile, fuori del metodo psicologico, che sale dall' astrazione intellettiva alla concretezza razionale, in vece di tenere il corso contrario. Il Paulus crede, che se lo Spinoza fosse camminato alla psicologica, avrebbe evitato il doppio fatalismo, divino ed umano, in cui è caduto. Ma il vero si è, che l'autor dell' Etica inciampò in questo grande errore, perchè non essendogli dato di poggiar logicamente dall' esistente all' Ente, senza negare la creazione, e tolta via la creazione, non potendosi salvare la contingenza, nè la libertà dell' arbitrio, che ne è inseparabile, egli non avrebbe potuto conchiudere altrimenti, senza uscire del metodo psicologico. Lo Spinoza fu adunque panteista appunto per aver tenuto quella via, che il Paulus lo accusa di avere abbandonato. Il che chiaro apparisce da ciò, che questi soggiunge. « Spinoza » dic' egli, « Deum intelligit substantiam constantem infinitis attributis..... ex

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quibus duo tantum, quod nempe cogitans sit atque exten<< sum.... cognita habere sibi visus est. Atque hæc ipsa duo attributa, per quæ tam claram de Deo quam de triangulo se << habere ideam professus est (epist. 60), unde demum vere

1 SPINOZA, Op. Ienæ, 1803, tom. II, p. vii-x1.

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