Page images
PDF
EPUB

་་

a contemplarla nella sua purezza, se non facendo uno sforzo di astrazione, è uno dei punti più certi nel sistema dell' Autore, poichè lo ripete ed inculca a ogni poco. « L'idea dell' essere è l' idea generalissima, è l'ultima astrazione possibile, è quella idea, « tolta la quale, è tolto interamente il pensare, ed è resa impossibile qualsiasi idea 1. » Ella è « la più generale e la più << astratta di tutte le idee e tolta via la quale, ogni altra idea, « ed ogni pensiero ci è reso impossibile mentre ella soprastà << nella mente, anche tutta sola e nuda come la si giunge a contemplare a forza di astrazioni 2. L' essere è ciò che rimane nelle << idee nostre, dopo che s'è fatto sopra di esse tutte le astrazioni possibili: l'ultima delle quali ci dà appunto l'essere solo e « puro, il quale rimosso, ogni idea è distrutta 3. »

[ocr errors]

Se l'ente ideale non è altro che un concetto astratto, se ne dovrebbe dedurre per primo conseguente, ch'esso è una semplice forma dello spirito nostro. Infatti, che cos'è un concetto astratto, se non un nostro proprio pensiero? L'astrazione, per aver luogo, ha certo d'uopo di un concreto, in cui la facoltà astraente si eserciti; ma il concetto astratto, che è il risultato di questo lavoro, non è altro, come astratto, che un parto dello spirito, il quale ripiegandosi colla riflessione sull' intuito, ch'egli ha del concreto, e considerando esso concreto non in sè stesso, ma nel proprio atto intuitivo, lo spoglia mentalmente delle proprietà, che lo concretizzano, e ne fa un' astrattezza. L'idea astratta è dunque di sua natura subbiettiva, e non esiste fuori del pensante, che la possiede. Fuori del pensante, v' ha e vi dee essere l'obbietto concreto, la cui notizia si richiede per acquistarla; e quindi l'astrazione ha un valore obbiettivo, in quanto si riferisce al concreto, che l'ha prodotta; ma presa in sè medesima,

[blocks in formation]

e come semplice astrazione, non è, nè può essere, se non subbiettiva. Questo solo discorso basterebbe per impedirci di assentire al Rosmini, che considera l'idea astratta dell' ente possibile, come il Primo psicologico; giacchè da un lato tale idea è riflessa e presuppone di necessità l'intuito immediato dell' Ente concreto e assoluto, e dall' altro lato ripugna che il concreto non preceda logicamente l'astratto, e l'intuito la riflessione. Ma ciò, che c' importa ora di notare, si è l' insussistenza obbiettiva dell' ente ideale, secondo il concetto del Rosmini; insussistenza, che è inseparabile dalla subbiettività, benchè questa venga da lui espressamente negata, come vedremo nel seguito.

[ocr errors]

L'ente ideale del Rosmini non è adunque il pensiero di un qualche essere particolare sussistente, e nemmeno di un sussistente determinato. Egli replica altrove il medesimo : « La semplice « idea dell' essere non è percezione di qualche cosa di sussis«<tente, ma intuizione di qualche cosa possibile: non è che l' idea « della possibilità della cosa. Ciò che costituisce un'idea pura « è quell'ente ideale, dove non entra niuna concrezione e per dirlo in una parola, dove niente si trova di ciò che appar« tiene alla sussistenza... Dall' essere in universale non solo è esclusa la sussistenza, ma ben anco ogni differenza e determinazione di specie et di generi 3. » Dal che segue, che uno dei caratteri dell' ente ideale è l'indeterminazione ". Egli è solo posteriormente, che noi osserviamo l'ente prendere quelle « molte determinazioni, che ravvisar si possono negli esseri reali. Quindi noi diciamo, che in quella essenza dell' ente si contiene « la possibilità delle cose; il che non vuol dire altro, se non che « non v' ha ripugnanza fra quella idea dell' ente indeterminato,

[ocr errors]

"

[ocr errors]
[ocr errors]
[blocks in formation]

་་

«e le sue determinazioni e realizzazioni. Insomma, dall' osservare, che l'ente è privo di determinazione... noi poscia concludiamo... esser possibili (pensabili) una quantità indeterminata « di esseri ideali e reali, cioè di determinazioni e realizzazioni « della nostra idea 1. » Questa indeterminazione è la nota principale, che distingue l'ente ideale dalle cose reali somministrateci dalla sensazione e dal sentimento, le quali sono circoscritte e determinate dall' azione, che le produce. « V'ha egli nulla, «< che abbia la più lontana somiglianza con un tale essere ideale « nelle nostre reali sensazioni? Anzi la loro natura consiste nell' « opposto esse sono tutte perfettamente determinate. Perocchè « venendo prodotte da oggetti realmente esistenti; questi oggetti, come pure gli effetti loro, devono essere forniti di tutte «<le determinazioni e qualità particolari colle quali solo possono «realmente e attualmente esistere. Quindi fra l'idea dell' ente possibile universale e la sensazione, v' ha una vera contrarietà, sicchè l' una esclude l'altra; essendo essenziale all' idea dell'ente universale e meramente possibile, la perfetta indeterminazione; ed essendo all' incontro essenziale alle sensa«zioni, ed agli oggetti, che le producono, la perfetta determina«zione, che gl' individui, e faccia sussistere 2. Essendo l'essere oggettivo essenzialmente, è diverso essenzialmente ed opposto «al soggetto, che lo percepisce, e costituisce con ciò l'intelletto, >> ciò una potenza che non ha rispetto a sè stessa, e che vede le cose fuori di ogni luogo e tempo.... Essendo l'essere indeterminato, egli non può determinare cosa alcuna, ma bensì ri« cever egli le determinazioni, di cui le cose presentate sono << fornite 3. » Si avverta di passaggio, come dalla nota d'indeterminazione l'autore deduca in questo luogo la oggettività dell' ente ideale, quando tal nota risultante dal concetto di possibilità

་་

[ocr errors]
[ocr errors]
[ocr errors]

"

་་

1 N. Sag., p. 125, 126. Vedi ivi, da carte 120 a 126. 2 Ibid., p. 56.

Ibid., tom. III, p. 52,

prova il contrario, giacchè l'indeterminato è tale perchè possibile, e il possibile per sè stesso non è se non il pensabile; e vedremo, che l'Autore stesso discorre altrove in questo modo. Si consideri eziandio, quanto sia difficile l'accordare questa opposizione tra l' idea e il sentimento con quella similitudine fra l' ente reale e l'ideale, di cui si parla in altro luogo 1.

L'illustre Autore specifica altrove più minutamente in che consista l'indeterminazione dell' essere ideale. Imprima egli paragona l'idea di questo alla celebre tavola rasa di Aristotile. «La tavola rasa è l'idea indeterminata dell' ente, che è in noi « dalla nascita. Quest' ente, che concepiamo essenzialmente, non « avendo alcuna determinazione, è come una tavola perfetta«mente uniforme, non ancora tracciata o scritta da carattere « alcuno. Ella perciò riceve in sè qualunque segno e impres«sione che in lei si faccia; il che vuol dire, che l'idea dell' «<ente comune si determina ed applica egualmente a qualunque " oggetto, forma, o modo ci si presenti, mediante i sensi esterni « od interni. Adunque ciò che veggiamo fin dal primo nostro « essere, non sono caratteri; è un foglio di carta bianco, ove « nulla era scritto, e nulla quindi leggervi potevamo questo foglio bianco ha la sola suscettibilità (potenza) di ricevere qualunque scrittura, cioè qualunque determinazione di esis«tenza particolare 2. » La proprietà dell' ente ideale è adunque di non aver termini. « L'essere da noi intuito per natura, è pre<< sente al nostro spirito in uno stato imperfetto.... Ciò che manca « alla perfezione dell' essere da noi intuito per natura, sono i « suoi termini. Noi concepiamo quest' attività, che si chiama « essere, ma non veggiamo, dove ella riesca, a che ella si ter«mini: come se noi sapessimo bensì che un uomo lavora, ma « non sapessimo che cosa quell' azione dell' uomo ha per oggetto

[ocr errors]

1 N. Sag., p. 24, not. 3, p. 114-119. 2 Ibid., tom. II, p. 118, e ivi not. 4.

{

«e per termine, se lavora una statua, una pittura, od altro. Non « capendo dunque noi per natura ove termini quell' attività, «< che concepiamo e chiamiamo essere, avviene che 1° l'intui«<zione di questa attività non ci può far conoscere per sè sola ve« runa causa reale, perchè le cose reali sono altrettanti termini « di quell' attività, che si chiama essere. 2o L'essere da noi « intuito per natura, è indeterminato, che viene a dire privo de' «< termini suoi; universale, in quanto che è atto a ricevere tutti que' termini, ch' egli non ha; possibile, o sia in potenza, in quanto che non ha un atto terminato ed assoluto, ma solo un principio di atto: in somma, si raccolgono in questa sola osser«vazione (che ciò che noi veggiamo per natura, è la prima attività, ma priva de' termini suoi, co' quali solo ella si natura, «e formasi una real sussistenza) tutte quelle qualità, che noi « nel corso di quest'opera abbiamo attribuite all' essere in uni«versale 1.» «Noi veggiamo l'essere per natura: fatto primi

[ocr errors]

་་

[ocr errors]

་་

[ocr errors]
[ocr errors]
[ocr errors]

genio. Questa vista dell' essere però è imperfetta e questa imperfezione consiste nel veder noi quell' attività che si chiama « essere, nel suo principio, ma non ne' suoi termini, ne' quali « ella si compisce e si assolve. Quindi l'essere, non veggendolo « noi compito ed assoluto, egli è l'essere comunissimo, cioè « un essere, che può terminare in infinite cose, o essenziali a lui, o anco non essenziali. Questi termini dell' essere da noi percepiti, sono le cose reali. Il nostro sentimento od una sua modificazione che noi proviamo, è uno dei termini dell' essere <«< da noi intuito naturalmente. Pel sentimento adunque noi co«nosciamo le cose, o sia i termini dell' essere stesso... Quando << noi abbiamo veduto l'essere terminato in un sentimento, noi « abbiamo percepito (mediante il senso) un essere individuale, « ed è ciò che chiamammo percezione individuale. Ma quando noi « consideriamo quel sentimento (termine dell' essere) unicamente «< come possibile a rinnovellarsi un indefinito numero di volte,

1 N. Sag., tom. III, p. 117, 113.

« PreviousContinue »