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«< incertain par lui-même et de nos sens et de notre pensée 1. Come? Questa è la teorica della visione in Dio, che menò tanto romore nel mondo, e levò si alto la fama del Malebranche? Ella non si riduce ad altro, che al noto paralogismo del Descartes, cioè a dire, che l'autorità divina comprova i dettati dei sensi e della ragione 2? Ce qui veut dire..... No, signor Cousin, ciò non vuol dir questo; e il ragionamento che attribuite al Malebranche ha tanto da fare colla sua dottrina della visione ideale, quanto il gennaio colle more. Sapete, che vuol dire non il discorso del Malebranche, ma il vostro? Che voi non avete lette, o che avete solamente scorse con una leggerezza incredibile le opere di questo grand' uomo, che malmenate con tanta disinvoltura. Se le aveste lette, avreste veduto che la teorica della visione ideale è tutta una filosofia; ch'essa è il compimento necessario della dottrina di Platone, di santo Agostino 3, di san Tommaso, e della parte più sana della filosofia alessandrina; ch' essa contiene un compiuto sistema sulla natura, sulla origine e sulla legittimità delle nostre cognizioni; e che se questo sistema è solo abbozzato negli scritti del vostro illustre compatriota, tale abbozzo può tuttavia sfidare tutti i sofisti del mondo. Se l'aveste letto, non direste, come fate, in un altro luogo, che la visione in Dio è una ipotesi teologica, un Deus ex machina, e non la mettereste in ischiera coll' idealismo del Berkeley, e coll' armonia prestabilita del Leibniz'. Il Malebranche si propone la quistione : come l'uomo può conoscere gli oggetti? E servendosi del metodo di esclusione, egli prova che non si possono conoscere altrimenti, che mediante

1 Hist. de la phil. du XVIIIe siècle, leçon 11.

. 2 Non si confonda il paralogismo del Descartes, coll' argomento circolare, com' è inteso dal Malebranche ed esposto ne' suoi Trattenimenti.

Intorno alla convenienza della dottrina malebranchiana con quella di santo Agostino, vedi la bella opera di Sigismondo Gerdil, intitolata : Défense du sentiment du P. Malebranche, etc.

4 Introd. à l'hist. de la phil., leçon 12. — Hist. de la phil. du XVIIIe siècle, leçon 5.

un intuito immediato, benchè imperfettissimo, della divina natura. «Nous assurons,» dic' egli, qu'il est absolument néces

<«<saire que les idées que nous avons des corps, et de tous les << autres objets que nous n'apercevons point par eux-mêmes, « viennent de ces mêmes corps ou de ces objets; ou bien que « notre âme ait la puissance de produire ces idées : ou que Dieu « les ait produites avec elle en la créant, ou qu'il les produise « toutes les fois qu'on pense à quelque objet ou que l'àme est « en elle-même toutes les perfections qu'elle voit dans ces corps: « ou enfin qu'elle soit unie avec un être tout parfait et qui ren« ferme généralement toutes les perfections intelligibles ou toutes « les idées des êtres créés 1. » Egli passa quindi a rassegna partitamente queste varie opinioni, le esamina con diligenza, e prova, che non reggono a martello, salvo l'ultima, ch' egli abbraccia come la sola possibile, veduto che le altre si debbono rigettare. E non solo impiega in questa discussione tutta la seconda parte del terzo libro della sua grande opera, ma ripete, espone sotto vari aspetti, e difende largamente la medesima dottrina negli Éclaircissements, nelle sue controversie coll' Arnauld e col Regis, negli Entretiens, e nelle altre sue scritture. Certo, lo ripeto, la teorica del Malebranche è lontana dalla perfezione scientifica; ma così difettuosa com'è, tutta la filosofia francese non ha nulla, e tutta la filosofia moderna assai poco, che le si possa paragonare. E il sig. Cousin, che ha fatto alla sua patria il tristo dono del panteismo germanico, e si professa eclettico, cioè raccoglitore del fior de' varii sistemi; non consacra a questi sublimi pensamenti che pochi periodi, nei quali non mostra pur di conoscere l'autore, di cui ragiona.

NOTA 55.

Debbo però notare, per amor del vero, che il sig. Cousin ammette la preesistenza di una filosofia, almeno bambina.

1

* MALEBRANCHE, Réch. de la vér., liv. 5, part. 2. chap. 1, tom. II, p.

64, 65.

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Comme nous savons, messieurs, le jour, le mois, l'année dans laquelle la philosophie grecque a été mise dans le monde, de « même nous savons avec la même certitude et avec beaucoup plus de détails encore le jour et l'année où la philosophie moderne est née... Le père d'un de vos pères aurait pu voir celui qui a mis dans le monde la philosophie moderne... Cet homme «c'est un Français, c'est Descartes. Son premier ouvrage écrit en français est de 1657. C'est donc de 1657 que date la philosophie moderne 1. » Il sig. Cousin ha scambiato la fede di battesimo con quella di mortorio, e confusa una larva col vero; poichè la vera filosofia è perpetua, quanto la riflessione dell'uomo, e non ebbe cuna, come non avrà sepolcro.

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NOTA 36.

Il processo fondamentale del Cristianesimo è ontologico e non psicologico.

Esso non dice, come il Descartes : l' uomo è, dunque v' ha un Dio. Ma bensì: Iddio è, dunque l'uomo esiste, cioè è in Dio, e ha il suo essere da Dio.

Non dice coi psicologi dei di nostri, che l' umano ingegno tragga dalle sue facoltà il concetto dell' Essere sovrano, e crei Iddio in un certo modo a imagine propria, ma c' insegna all' incontro, che Iddio crea l' uomo a sua imagine e somiglianza.

:

Non dice l'uomo ha in sè una legge morale di bontà e di giustizia; dunque Iddio è giusto e buono. Ma dice: Iddio è giusto e buono; dunque l'uomo è tenuto ad imitare la sua bontà e la sua giustizia.

1 COUSIN, Introd. à l'hist, de la phil., leçon 2.

Non dice l'uomo è libero; dunque è obbligato alla legge del dovere. Ma dice : v' ha il dovere, v' ha una legge obbligatoria; dunque l'uomo è libero.

Non dice l'uomo è malvagio; dunque si dee ammettere un primo fallo. Ma dice: il primo fallo è un fatto rivelato; dunque l'uomo è malvagio.

Non dice l'uomo è impotente; dunque sono necessarie la grazia e la redenzione. Ma dice: la necessità della grazia e della redenzione è un vero rivelato; dunque l'uomo è da sè solo impotente.

Non conchiude dalla necessità ed efficacità della grazia alla predestinazione gratuita, ma da questa a quella. Il qual processo si vede manifesto nelle opere di santo Agostino.

Non dice ragiona, esamina e credi; ma bensì: credi, esamina e ragiona.

:

Non dice trova il vero dubitando; ma, trova il vero apprendendo.

Non dice insegna alla Chiesa, ma impara dalla Chiesa.

Non dice: muovi da te stesso, per giungere a Dio; ma parti da Dio, per arrivare a te stesso: non cominciare colla filosofia, per giungere alla religione, ma fa il contrario.

Non si vuol già inferire che il Cristianesimo disapprovi il processo psicologico. Anzi lo ammette, e prescrive in ispecie l'uso di alcuni dei capi summentovati, ma come un processo secondario, che dee susseguitare, e non precorrere al processo ontologico.

Il sig. Lamennais nella sua teorica della certezza 1, confonde il processo ontologico col psicologico, e gli rigetta entrambi, per sostituirvi il mero processo autoritativo. Ma il metodo autoritativo, senza una base ontologica è impossibile; e il voler fondare l'ontologia prima sull' autorità, è una manifesta petizion di principio.

NOTA 37.

Ecco diversi passi del Malebranche, in cui egli espone la sua dottrina della visione ideale, considerandola sotto i suoi vari rispetti. Il lettore non mi saprà mal grado di metterglieli innanzi agli occhi, e riunire, come in un solo quadro, i principali concetti dell' illustre autore.

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Théodore. L'idée de l'être sans restriction, de l'infini, de la généralité n'est point l'idée des créatures ou l'essence qui leur convient, mais l'idée qui représente la Divinité, ou l'essence qui lui convient. Tous les êtres particuliers participent à l'être; « mais nul être particulier ne l'égale. L'être renferme toutes choses, mais tous les êtres et créés et possibles avec toute leur multiplicité ne peuvent remplir la vaste étendue de l'être. « Ariste. Il me semble que je vois bien votre pensée. Vous défi«nissez Dieu comme il s'est défini lui-même en parlant à Moïse : « Dieu c'est celui qui est. L'étendue intelligible est l'idée ou l'archetype des corps. Mais l'être sans restriction, en un mot l'Être, c'est l'idée de Dieu; c'est ce qui le représente à notre esprit tel que nous le voyons en cette vie 2. »

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« La notion de l'Être infiniment parfait est profondément

gravée dans notre esprit. Nous ne sommes jamais sans penser

1 V. il II tomo dell' Essai sur l'indiff. en mat. de rel., e la Défense de l'Essai.

2 MALEBRANCHE, Entret. sur la métaph., la relig, et la mort, entr. 2, tom. I, p. 46, 47.

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