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costoro sarebbe sufficiente a conservar l'unione nel più piccolo borgo di Europa, per lo spazio di un anno e anche

meno.

La prerogativa del genere umano, secondo l'ordine primigenio, è l'infallibilità, che non procede già dall' ingegno dei singoli uomini separati o riuniti insieme, ma dall' Idea, che è loro comune. L'infallibilità, considerata nella sua radice, è obbiettiva, e nasce dalla ripugnanza che il vero ha di esser falso, e dalla medesimezza che esso vero ha seco stesso necessariamente. L'Idea è infallibile, perchè il vero è assoluto; ella è anzi l'infallibilità medesima, cioè la sostanza della cosa, e non una semplice partecipazione, essendo la fonte di ogni intellezione particolare, e l'essenza suprema dell' Intelligibile. Se l'ordine primigenio si fosse serbato intatto, l'universalità degli uomini sarebbe immune da errore, perchè l'Idea l'informerebbe, come l'anima informa e vivifica gli organi seco congiunti. Quando l'unità morale della specie venne meno, peri con essa il privilegio, che ne deriva: l' inerranza passò dal genere naturale al genere predestinato, e divenne una prerogativa di quella gran società, nel cui seno l'Idea rinnovata elesse perpetuo e visibile domicilio, per rimanervi ristretta, fin tanto che si avrà riunita e rincorporata tutta la nostra famiglia. Allora questa racquisterà coll' unità ideale il privilegio perduto per propria colpa, e sarà di nuovo infallibile, perchè immedesimata colla Chiesa.

Secondo alcuni scrittori il genere umano, nella sua condizion presente, è tuttavia privilegiato di questo gran dono, e costituisce l'autorità suprema, base di ogni certezza; tanto

che la Chiesa stessa viene ad essere immune da errore, in quanto si fonda nella universalità degli uomini e ne trae ogni sua virtù. Lascio stare che questo sistema pecca nella sua radice, come quello, che presuppone nel genere umano un' autorità indimostrabile, che si pone da sè medesima ; laddove il solo Vero autonomo è l'Idea, onde scaturisce quel lume di ragione, per cui ogni altra verità e autorità si dimostra. Ma ommettendo questo punto manifesto, dico che i prefati autori si appongono a credere, il vero genere umano essere infallibile; ma errano, stimando di poter trovarlo fuori della società ortodossa. L'essenza morale del genere umano non risiede negl' individui, ma nell' unità, che non può essere semplicemente collettiva, nè consistere in una mera aggregazione, ma dee ridursi ad una comunità organica, seco stessa perfettamente accordante. L'enerranza non dee nascere dal corpo, ma dall' anima, non dalla varietà discordevole, ma dall' unità armonica, non dall' aggregato degl' individui, ma dall' Idea, che l'informa. L' inerranza non dipende dal numero non si vogliono contar gli uomini, ma pesarli. Il vero genere umano è la Chiesa, la quale non risulta essenzialmente dalla quantità de' suoi membri. Se due o tre uomini, dice Cristo, sono riuniti nel mio nome, io sono nel mezzo di loro 1. Queste profonde parole chiariscono la medesimezza del vero genere umano colla Chiesa. Pogniamo che da un lato si trovino pochi uomini riuniti nel nome di Cristo, e collegati per legittima missione di sacerdozio al loro principio, che è quanto dire organati dall' Idea, come nella Cristianità primitiva, assembrata in Gerusalemme; e dall' altro, la moltitudine delle genti e delle

1 Matth. XVIII, 20.

stirpi, disgregate da una infinità di opinioni, destituite di tradizione autorevole, e di gerarchia legittima; chi vorrà negare che il germe essenziale del genere umano alberghi fra i primi? Certo sì, che nella universalità degli uomini si conservano molte reliquie del vero primitivamente insegnato, e naturalmente palese agl' intelletti; giacchè l'Idea e la tradizione non sono affatto spente. Ma siccome l'errore vi è frammisto al vero, non ci si trova unità di sorta; nè le parti buone si possono distinguere dalle ree, se non si possiede una regola, per fare la cerna, e un tipo di verità assoluta, con cui si possa paragonare quella farragine di opinioni svariatissime; il quale è l'Idea perfetta, che indarno si cercherebbe, fuori del sodalizio cattolico. Non si ha dunque a dire, esattamente parlando, che il genere umano, (il quale più non si trova,) dimostri l'autorità della Chiesa; ma si bene, che questa forma da un canto il genere eletto degli uomini, e dall' altro ci mette in grado di ripescare e ricomporre il Vero superstite nel genere della natura. L'autorità poi della Chiesa è chiarita dall' Idea; ma siccome l'Idea perfetta non si rinviene fuori del verbo cattolico, se ne dee inferire per questo verso che la Chiesa in sè riflettendosi, si prova da sè medesima. La Chiesa è l'Idea personificata, e vestita di un corpo esterno e sensato che la rappresenta, e rappresentandola, partecipa della sua intima evidenza, e s'illustra col suo splendore.

L'identità della Chiesa e del vero genere umano, in virtù dell' Idea inerente ad entrambi, è una prova gagliarda del cattolicismo; la quale mi sembra aver l'evidenza e il rigore di un pronunziato metafisico. Se la Chiesa è la riordinazione del genere umano, l' acattolico viene ad essere in istato ec

centrico, fuori della sua condizion naturale, ed escluso moralmente dal proprio genere: egli è rispetto all' Idea l'uomo eslege, insocievole, selvaggio, e corrisponde nell' ordine intellettuale a ciò che sarebbe materialmente l'uomo nutrito e cresciuto, fuori di ogni consorzio. La conversione dell' uomo alla Chiesa è dunque il ritorno dell' individuo alla spezie, del cittadino alla patria, del membro al corpo, della parte al tutto. Il dettato, che fuori della Chiesa non vi ha salvezza, bene inteso, è squisitamente razionale, perchè la salute è la vita dello spirito, e la vita non è immaginabile, nè possibile, venendo meno l' Idea, che la produce. E ogni qualvolta la Providenza, per modi straordinari ed incogniti, voglia comunicare il vero a chi, senza sua colpa, è fuori della società eletta, egli è chiaro che un tale individuo venendo iniziato alla verità, diventa issofatto membro di quel corpo, che serba per divin privilegio l'integro deposito delle verità ideali.

La Chiesa non potrebbe contenere virtualmente il genere umano, nè attuare successivamente questa potenza, se non fosse una e perfettamente ordinata. Il principio organico, informante ogni individuo e ogni aggregazione d'individui, è doppio; cioè obbiettivo e subbiettivo, comune e proprio, impersonale e personale. L'elemento obbiettivo, comune, impersonale, è unico per tutti gl'individui e per tutte le aggregazioni: non si può mutare, nè moltiplicare, senza assurdo: è assoluto, necessario, universale è l'Idea considerata in sè stessa e nella sua entità purissima. Questa unità suprema congiunge e armonizza tutto il creato, dalla totale esistenza, a cui diamo il nome di mondo o di universo, sino al menomo de' suoi componenti. Ella risiede nel tutto e nelle singole parti; e

senza uscir di sè stessa, senza spandersi o dividersi o moltiplicarsi, e in virtù dell' atto immanente creativo, ella diffonde per ogni dove l'attualità dell' esistenza, la forza, l'armonia, il moto, lo spirito, la vita. In quanto crea l'universo e lo regge, è l'anima del mondo, pigliando questo nome in senso assai più nobile, che gli stoici e i Platonici; in quanto alberga negli spiriti, è l'Intelligibile; in quanto produce, attua, determina, classifica le forze della natura, è l'essenza generica e specifica delle cose; in quanto finalmente informa le varie società degli uomini, dal piccol giro della famiglia fino alla società universale, è l'idealità del consorzio umano. L'elemento subbiettivo, essendo contingente, particolare, finito, varia secondo la diversità degl' individui, o delle universalità soggette al suo indirizzo. Tal è nell' uomo il principio pensante; nel popolo, il suo genio nazionale; nei corpi organici, l'archeo, la forza plastica, il principio di vita; negl' inorganici, quelle forze di vario genere, che compongono la natura. Applicando questi concetti alla società ecclesiastica, egli è manifesto che il suo principio obbiettivo è il capo invisibile, cioè l'Idea umanata, risedente nel mezzo di essa, fino all'esito dei tempi; laddove il principio subbiettivo in ordine alla società tutta quanta, è il capo visibile di quella, e rispetto alle società parziali, si estende di mano in mano a tutti i partecipi del sacerdozio. La gerarchia cattolica è l'organizzazione dei vari capi e delle comunità particolari, sotto un duce unico e supremo. E siccome questa gerarchia è il solo organismo, che esplicandosi e ampliandosi successiva mente, possa mettere in atto l'unità morale di tutta la specie, ne segue che il capo visibile di quella è il principio organico, da cui dipende l'unità futura del mondo. L'autorità pontificale è adunque la paternità spirituale e elettiva,

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