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moderni, per un mero lavoro dell' intelletto individuale, non se ne può cogliere il vero significato, e si debbono abbracciare, come plausibili, le chiose più assurde. Così, verbigrazia, il sig. Cousin non ha colto l'idea dell' Eutifrone, ch' egli crede esprimere una spezie di conflitto tra la morale filosofica e astratta, qual è intesa dai moderni e singolarmente dal Kant, e la religione positiva 1. Laddove questo dialogo rappresenta la lite della vera religione colla falsa, della morale ontologica del monoteismo rivelato colla morale psicologica e variabile del politeismo. Il Santo di Platone e di Socrate non è l' Onesto astratto dei moderni, ma l' Onesto concreto, cioè il Divino considerato nella coscienza. Quando Socrate diceva che il bene non è santo, perchè piace a Dio, ma piace a Dio, perchè è santo, non contrapponeva già a Dio una idea astratta, ma a fronte del vero concetto di Dio collocava una falsa nozione di esso. Socrate mette a riscontro la vera Divinità, cioè l' Ente, cogl' iddii di Eutifrone, i quali hanno la ragione delle esistenze, e sono le forze personificate della natura. I filosofi anteriori aveano cercato il Divino nella natura; Socrate lo cerca nella coscienza, e in ciò sembra distinguersi dai Pitagorici e dagli Eleatici. Ma se varia, per cosi dire, il luogo, non varia l'oggetto delle sue investigazioni; e chi crede che la base della sua filosofia sia meramente subbiettiva, e ch' egli muova dalla morale schiettamente psicologica, mi pare alieno dalla vera intenzione del gran savio ateniese. L'ontologia della morale è il punto, donde piglia le mosse la filosofia socratica, come le dottrine anteriori s' iniziano dall' ontologia della natura.

NOTA 26.

Abbiamo veduto altrove che il Descartes ammette nell' uomo certe idee ingenite, le quali non hanno alcun valore fuori dello

1 OEuv. de Platon, tom. I, p. 3-7.

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spirito. La sua opinione è espressa chiaramente in questo luogo dei Principii : « De même, le nombre que nous considérons en général.... n'est point hors de notre pensée, non plus que « toutes ces autres idées générales que, dans l'école, on comprend sous le nom d'universaux, qui se font de cela seul que « nous nous servons d'une même idée pour penser à plusieurs «choses particulières qui ont entre elles un certain rapport. « Et lorsque nous comprenons sous un même nom les choses qui sont représentées par cette idée, ce nom est aussi univer« sel1. » Il Descartes è adunque concettualista, cioè fautore di una opinione, che è essenzialmente una spezie di nominalismo. Egli è adunque chiaro che le sue idee innate differiscono al tutto da quelle di Platone.

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NOTA 27.

Il Thomas è piacevolissimo, quando, lodati a cielo gli errori fondamentali, e il pessimo metodo del Descartes, aggiunge con piglio eloquente : « Ferai-je voir ce grand homme, malgré la circonspection de sa marche, s'égarant dans la métaphysique, « et créant son système des idées innées ? » Tal è il valore filosofico di questo retore, che al parer suo, il solo torto del povero Descartes è di aver tramescolato col suo sistema qualche poco di vero. E quel parlare della circospezione del metodo più temerario e spensierato, che sia giammai caduto nella mente di un uomo, non è eziandio un bel trovato rettorico? Nel resto il Thomas dà un saggio sufficiente del suo nerbo filosofico, quando dice che i sistemi metafisici del Leibniz « semblent plus faits « pour étonner et accabler l'homme, que pour l'éclairer. » Pochi libri sono così atti a étonner e ad accabler chi legge, come la scienza di questo gonfio scrittore, che pur era, (sia lode al vero.) uno dei migliori uomini del suo tempo.

1 Les princ. de la phil., part. 1. OEuv., tom. III. p. 99, 100.

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NOTA 28.

«De dire je pense, donc je suis, ce n'est pas prouver proprement «l'existence par la pensée, puisque penser et être pensant est

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la même chose; et dire je suis pensant est déjà dire je suis. Cependant vous pouvez exclure cette proposition du nombre « des axiomes avec quelque raison, car c'est une proposition de «fait, fondée sur une expérience immédiate, et ce n'est pas une proposition nécessaire, dont on voie la nécessité dans la con« venance immédiate des idées. Au contraire, il n'y a que Dieu qui voie comment ces deux termes moi et l'existence sont liés, c'est-à-dire pourquoi j'existe 1. »

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NOTA 29.

Il secolo diciannovesimo, checchè si creda e si dica da molti, è la legittima continuazione del precedente, non meno per la leggerezza degli spiriti, la frivolezza del sapere, l' egoismo degli animi, la bassezza de' sentimenti, che pel sensismo signoreggiante nella pratica e nella speculazione, nelle scienze e nelle lettere. La moda e il bisogno di novità fanno si, che molti gridano contro l' età trascorsa, e vanno a caccia di nuovi sistemi, cercando di ringiovanire quel vecchiume enciclopedico; ma se le apparenze variano, la sostanza è tuttavia la stessa. Il psicologismo e il sensismo dominano in filosofia e in religione: il Jouffroy e il Cousin, per ciò che spetta al principio generale della loro filosofia, sono discepoli del Condillac, come il Condillac del Locke, e il Locke di Cartesio. Nè l' aver trapiantato in Francia le idee scozzesi e germaniche giovò gran fatto, per modificare essenzialmente gli ordini e il processo delle scienze speculative, poichè

1 LEIBNIZ, Nouv. ess, sur l'entend. hum., liv. 4, chap. 7. Raspe, p. 376, 377.

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quelle erano viziate dalla stessa origine. Che se fra i due secoli corre qualche divario, credo che non torni ad onore dei nostri coetanei; e che quanto gli scrittori della età passata sottostanno a quelli della precedente, tanto alcuni di essi avanzino quelli della nostra. Il Rousseau e il Montesquieu non reggono a paragone del Pascal e del Bossuet; ma qual è lo scrittore francese dei nostri tempi, che possa per ingegno, facondia, virtù di logica, e abilità eziandio nei paradossi, pareggiarsi a chi scrisse il Contratto sociale, e la Ragion delle leggi?

NOTA 30.

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«Je me rappelle toujours le ridicule auquel s'est exposé Sénèque en prenant la peine de réfuter les Stoïciens qui avaient

prétendu autrefois que les vertus fondamentales étaient des ani« maux. Qu'on examine de près cette absurdité toute grossière, tout incroyable qu'elle paraît au premier coup d'œil, et l'on << trouvera qu'elle n'est pas plus déraisonnable que les différents « dogmes qui, de nos jours, ont reçu l'approbation des savants 1. » Ciò è vero principalmente, se si parla delle opinioni e dei dogmi, che hanno corso nelle scienze filosofiche.

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NOTA 31.

« Ce qu'il faut aux jeunes gens, messieurs, ce sont des livres savants et profonds, même un peu difficiles, afin qu'ils s'ac« coutument à lutter avec les difficultés, et qu'ils fassent ainsi l'apprentissage du travail et de la vie; mais en vérité c'est pitié que de leur distribuer sous la forme la plus réduite et la plus légère quelques idées sans étoffe, de manière à ce qu'en

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1 STEWART, Ess. phil., trad. par Huret, ess. 4.

« un jour un enfant de quinze ans puisse apprendre ce petit

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livre, le réciter d'un bout à l'autre, et croire savoir quelque « chose de l'humanité et du monde. Non, messieurs, les hommes «forts se fabriquent dans les fortes études; les jeunes gens qui

parmi vous se sentent de l'avenir, doivent laisser aux enfants «et aux femmes les petits livres et les bagatelles élégantes: ce « n'est que par l'exercice viril de la pensée que la jeunesse

française peut s'élever à la hauteur des destinées du dix-neu«vième siècle 1. » Ho voluto riferire queste belle e sapienti parole del sig. Cousin, tra perchè mi paiono degne di essere intese e meditate non meno dalla gioventù italiana che dalla francese, e perchè non si potrebbe condannare in modo più espresso quella furia di generaleggiare a vanvera, e quella falsa filosofia della storia, che oggi sono in voga per tutti i paesi civili di Europa.

NOTA 32.

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Napoleone mori cattolico. Se si ha da credere al sig. Thiers, ciò accadde, perchè « quoique élevé en France, il était né au « milieu de la superstition italienne; il ne partageait pas ce dégoût de la religion catholique si profond et si commun chez « nous à la suite du dix-huitième siècle 2. » Questo passo è delizioso, e me ne fa ricordare uno di Tacito, (a cui lo storico francese non può avere per male di essere paragonato,) il quale dopo avere scritte queste mirabili parole de' Giudei : « Gli Egizi << adorano molte bestie e figure formate i Giudei un solo Iddio contemplano con la mente sola; e tengono profani quei che « di materie mortali, a fogge di uomini, fanno le immagini degl' Iddii; il loro stimando sommo, eterno, non mutabile, non « mortale. Però in loro città, non che ne' tempj, non vedresti

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1 COUSIN, Introd. à l'hist. de la phil., leçon 11.

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2 Hist. de la rév. franç. Paris, 1859. Direct., chap. 5, tom. III, p. 465.

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