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minuzzo e sparpagliò in membra isolate, ciascuna delle quali, vivendo segregatamente, attinse dal clima, dalle qualità del paese, dal modo di vivere, e dalle altre condizioni del suo stato sociale, una impressione forte e specialissima, che influendo nella struttura organica, a lungo andare la modificò, e fece in essa una impronta difficile a cancellarsi. Cosicchè ciascuna di queste varietà generiche si suddivide in varietà speciali, e queste via via in altre più speciali ancora, ciascuna delle quali ha verso il cerchio che abbraccia la stessa medesimezza, e verso la varietà soprastante la stessa dissomiglianza, che hanno le varietà più generali, così nel loro ampio giro, come verso l'unità primigenia di tutto il genere umano. Pertanto, se coloro che inferiscono diversità di principio da quelle differenze più scolpite, ragionassero dirittamente, dovrebbero sentir lo stesso delle varietà secondarie, e condursi di mano in mano a stabilire che gli abitatori delle varie parti di una provincia e talvolta di una città, non abbiano avuto un principio comune. Nè qualche singolarità organica, radicalmente diversa, com'è il tessuto pigmentale, che il Malpighi trovò nei Negri, e il Flourens ultimamente nella stirpe rossa di America 1, è di momento in questo proposito, come mostrerò altrove. Il vero si è, che mancata nel genere umano l'unità dell' Idea, la diversità prevalse così nei corpi, come nelle condizioni morali degli uomini; onde nacque la dissimilitudine delle razze : la quale non è altro, che il predominio della varietà sull'unità organica e originale della specie umana. Se tutte le membra dell' umana famiglia avessero mantenuta l' union primigenia, le influenze locali

1 Journ. des sçav., novemb. 1338, pag. 655, 636.

sarebbero state vinte, o almeno modificate dall' unione morale e dalla colleganza reciproca delle nazioni, e la concordia degli spiriti sarebbe prevalsa sulle condizioni geografiche. Perciò di mano in mano che la civiltà e la religione riescono a scemare la divisione, vedesi per esperienza che la diversità delle stirpi diminuisce in modo proporzionato; la quale verrà meno del tutto, col cessar dello scisma, e col ricomponimento dell' unità primordiale. Una varietà ben contemperata di fattezze e di forme esprimente un perfetto ed unico esemplare, rappresenterà di nuovo nel volto dei popoli fratelli l'unità del comun padre, e la celeste origine 1.

Rotta l'unità del genere umano, e alterata la perfezione della natura nella più nobile delle sue opere, un consiglio di misericordia intervenne, e prese ad instaurare in modo sapientissimo quell' armonia, ch' era stata distrutta. Ancorchè la religione nol dichiarasse, il contrario non sarebbe credibile la sola durata dell' uomo sulla terra, la conservazione della vita organica, basterebbono a mostrare che la possibilità di ottenere il proprio fine non è tolta alla nostra specie. Imperocchè tutto concorre a chiarirne che la vita terrestre è un aringo di prova, e non può essere soltanto uno stato di pena e di ricompensa. Altrimenti, come la brevità della vita, e i mali che la travagliano, concorrono a render l'uomo assai meno felice che misero, converrebbe argomentarne che fossimo un popolo di riprovati,

1 Un autore moderno, il sig. Courtet de l'Isle, ammette l'unificazione successiva e l'unità finale delle stirpi, ma nega l'unità primitiva; sentenza ripugnante, fuori dei dogmi del panteismo, che è quanto dire contraddittoria, fuori della massima contraddizione.

e la terra un inferno. Il che non consuona nè coll' arbitrio, onde siamo dotati, nè colla legge morale, che splende agli occhi nostri, nè col corso di una vita sfuggevole, che rimuove il concetto di uno stato definitivo, nè con quel misto di beni e di mali, con quel potere di perfezionarci, e quei generosi istinti, che sono il nostro retaggio. Le induzioni razionali cospirano adunque colla voce autorevole della religione a persuaderci che l'uomo scaduto può risorgere, e ripigliare il suo stato primiero. E siccome, quando egli godea di questo stato, doveva per la perfettibilità essenziale della sua natura, aspirare e giungere a una maggiore eccellenza; cioè alla perfezione intellettiva e morale, per mezzo della scienza e della virtù; negli ordini presenti l'instaurazione umana ci apparisce composta di due parti, l' una delle quali è il ritorno allo stato primitivo, e l'altra il passaggio da questa bontà iniziale a quella perfezion superiore, che fu il termine proposto originalmente alla nostra specie. Questi due corsi, l'uno di sapiente ritorno verso il primo principio, e l'altro di animoso indirizzo verso l' ultimo fine, si richieggono del pari al vero perfezionamento nella nostra condizion presente. Le teoriche del progresso, che corrono oggidì, ammettono il secondo corso e negano il primo, presupponendo che lo stato vizioso e imperfetto della nostra natura sia originale e primitivo. Presupposto ragionevole, secondo i dogmi del panteismo tedesco, da cui muovono quelle teoriche, ancorchè nol sappiano i loro fautori; imperocchè i panteisti moderni, ammettendo una esplicazione successiva dell' Assoluto, per cui si migliorano di mano in mano le sue forme, son costretti di considerare l'imperfezione, come lo stato primigenio di tutti i fenomeni. Perciò, secondo costoro, il corso universale delle esistenze va dalla

varietà all'unità, dal caos all' ordine, dal male al bene, dall' età di ferro all' età dell' oro; la quale, diceva Enrico di Saint-Simon, ci stà dinanzi agli occhi, e non appartiene al passato, ma all' avvenire. Il qual pronunziato, fuori del panteismo, è assurdo, come avremo occasione di dichiarare altrove. Il solo concetto razionale, che aver si possa del perfezionamento umano, c' induce a considerare l'uomo presente, come scaduto, e obbligato di ritornare al suo principio, per potere conseguir l'alta sorte, a cui fu destinato dalla Providenza.

E tale è in effetto l'idea cristiana; giacchè il Cristianesimo, considerato in tutto il corso de' tempi, dagli ordini, che l'hanno apparecchiato, sino a quelli, che ne condurranno l'effettuazione a compimento, è l'instaurazione perfetta dello stato primitivo dell' uomo, e l'indirizzo di lui verso il suo stato finale. La quale instaurazione, intendendo a sanar la natura, e a ritirarla verso i suoi principii, dovea effettuarsi per un atto simile a quello, che diede l'esistenza a essa natura, cioè per un atto creativo; giacchè un corpo esizialmente infermo non può trovare in sè stesso il farmaco e la guarigione. Ora l'atto creativo, superiore alla natura, è la radice del sovrannaturale; perciò la riforma dell' uomo, essendo un effetto della virtù creatrice, è sovrannaturale nello stesso modo. E veramente la redenzione ci è rappresentata dal Cristianesimo, come una creazione seconda, con cui l'Onnipotente rinnovella, ritirandole verso il loro principio, e sublimandole a maggior perfezione, le opere della creazione prima. Basti qui l'accennare queste idee, sulle quali ci rifaremo altrove, e ne mostreremo l'esatta e mirabile corrispondenza coi primi e più indubitati principii della mente nostra.

Ogni colpa morale è la perturbazione dell' ordine ideale, che dee correre fra le potenze umane. Il qual ordine nasce dalla signoria dell' Idea, che è il principio sovrano, onde ogni unità, ogni bellezza, ogni armonia pigliano il loro nascimento. La perfezione morale consiste nel mettere ad effetto in noi medesimi questo legittimo signorato, nell' esprimerlo, dentro e fuori, coi pensieri, cogli affetti e colle opere, nell' attuarlo con ogni nostro potere nelle cose esteriori, accordando quel piccol mondo dell'arte, onde siamo autori, coll' armonia universale del mondo. Un' azione è virtuosa, quando l' Idea vi predomina, ne è la regola e il fine è viziosa, quando l' Intelligibile è subordinato ai sensibili, e l'uomo entra per via di essa in contraddizione col principio ideale, e coll' ordine dell' universo. Ora, siccome la prima colpa fu la subordinazione dell'Idea al senso, donde nacque l'offuscamento successivo delle verità ideali; così l'instaurazione dell' uomo emanceppò essa Idea, restituendole il suo legittimo imperio sulle cose sensibili, e rendendo alle illustrazioni della mente il lor primiero splendore. Ma la colpa, viziando l'individuo, avea pure alterata tutta la specie. I moltiplici errori, sottentrati all'unità del vero, aveano dispersa l'umana famiglia in una moltitudine di popoli ignoti o discordi fra loro, di fattezze, di lingua, di costumi, di opinioni, di culto, di vita disparatissimi. L'unione del genere umano era venuta meno coll' integrità dell' Idea, governatrice di si vasta mole. Conseguentemente, la divina riforma sarebbe stata imperfetta, nè avrebbe ottenuto il suo intento, se provvedendo all' individuo, avesse trascurata la considerazione dell' universale; da cui l'essere delle parti dipende per molti rispetti. Perciò il Cristianesimo intese eziandio a ristabilire il principato dell' Idea nella so

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