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primitivo 1; il che è una prova novella della sua sagacità filosofica.

Se non che, la formola cartesiana, intesa nel primo modo, e a tenore del panteismo, non esprime nè anco un vero o un fatto primitivo. Non esprime un vero; perchè, secondo i panteisti, il vero primitivo è questo : l'Ente esistente è; come toccheremo fra poco. Onde lo Spinoza pose in capo al suo sistema la realtà apodittica della sostanza unica, e non le assegnò l'attributo del pensiero, se non nel seguito del suo processo ontologico. Potrebbe parere che, giusta Amedeo Fichte, il quale innesta il panteismo sul proprio spirito, la proposizione di Cartesio debba aversi per primigenia; se non che, il Fichte tiene per primigenio l'animo, come oggetto assoluto, e non come soggetto finito e cogitativo. Vero è ch' egli introduce fra l'animo oggettivo e l'animo soggettivo una relazione speciale, che ripugna al principio panteistico; secondo il quale, l'oggetto assoluto non può esser animo o spirito, piuttosto che altra cosa. Contraddizione avvertita da Federigo Schelling, che tentò d'innalzarsi a un assoluto del pari sovrastante alla dualità circoscritta del reale e dell' ideale, dello spirito e della natura; dal quale assoluto egli fa germinare ogni essenza. La formola cartesiana non esprime nè anche un fatto primitivo; sia perchè, a ragguaglio di un rigido panteismo, non vi son fatti, tutto essendo necessario; e perchè, se si vuol dare il nome di fatto al fenomeno, come fenomeno, cioè all' apparenza del contingente, il fatto primitivo sarà quest' esso : l'Ente esistente produce od emana, come suoi attributi, il pensiero e l'estensione; ovvero: il pen

1 Vedansi le note 21 e 23 di questo volume.

siero e l'estensione sono attributi della sostanza unica. Ma quando il Descartes dice: io penso, cioè il mio pensiero è, egli indica una specialità o individuazione del pensiero universale, che non può essere riputata per un fatto primitivo, eziandio nel senso dei panteisti. Quindi è, che lo Spinoza fece del pensiero in genere un attributo speciale di Dio, e dell' animo umano un semplice modo dell' attributo cogitativo.

Ora, se la proposizione cartesiana, presa letteralmente, contiene il panteismo, e il Descartes tuttavia non è panteista; se intesa in qualunque modo, ella non esprime un vero, nè un fatto primitivo, e tuttavia il filosofo francese vuol per essa significare un vero e un fatto primitivo; possiam conchiuderne che le idee filosofiche di questo grand' uomo erano molto confuse, e che fin dal principio del suo processo egli non sa quel che si dica (49).

Benedetto Spinoza vien tenuto comunemente per discepolo di Cartesio, perchè comentò e modificò da principio il sistema di questo filosofo, e gli diede un rigore scientifico, di cui mancava (50). Certo un filosofo sommo può esser discepolo di un pensator mediocre; anzi ciò sempre accade, salvo il caso rarissimo, ch' egli sia alunno di un altro sommo. Ma ad ogni modo, il tirocinio è solo apparente; imperocchè gli uomini straordinari sono per lo più unici, o almen primi maestri di lor medesimi. Non compariscono però mai solitari e isolati nella storia: i lor pensamenti, falsi o veri che siano, vengono apparecchiati dalla lunga, e si collegano colle preterite generazioni per via de' libri o dell'orale insegnamento. E in questo commercio degli ingegni non coetanei, v'ha convenienza d'indole e d'opinioni fra chỉ dà e chi riceve; giacchè

il consorzio intellettuale corre solo fra simili e pari: gli spiriti si appaiano come gli uomini, e i sangui per così dire, si riscontrano, eziandio nelle cose dell' intelletto. Lo Spinoza, che trasse dal Descartes il suo psicologismo (51), sviato da questo falso metodo, frantese la formola mosaica del vero ideale, e rinnovò diciassette secoli dopo Cristo, quello splendido errore, in cui caddero le nazioni orientali, fin da' tempi antichissimi. Nè fu il primo della sua nazione a professare il panteismo, che pare non infrequente fra i più illustri maestri israeliti del medio evo, ed è rinnovato dal Salvador ai di nostri 1, come fu professato dai Cabbalisti nell' età più antica. Singolare destinato, ma non fortuito, che i savi di un popolo illustre, depositario de' libri sacri, dove la creazione è

1 Hist. des Instit. de Moise, part. 2, liv. 1, chap. 1. Il Salvador confessa che lo Spinoza non è immune da errore. Ma in che consiste il suo torto?«< Nell' avere usato un vocabolo, che ricorda la semplicità chi« mica, contrapponendo alla sostanza incorporea degli spitualisti asso«<luti, la sostanza reale, cioè Dio. » (Ibid.) Vedi, se si può essere più benigno! Del resto, il Salvador biasima Pietro Bayle, che accusò l'ateo olandese di materialismo, e approva il disprezzo, con cui Beniamino Constant parlava degli argomenti usati da esso Bayle in tal proposito; senz' avvisare che il Constant copiava in questo, come in molte altre sentenze del suo libro sulla religione, gli autori tedeschi. I quali, essendo quasi tutti infetti di panteismo, non è meraviglia, se hanno voluto procacciare allo Spinoza una fama di spiritualismo, che non gli conviene per nessuna guisa: egli è bensì da stupire che chi è in grado di leggere le opere spinoziane, e giudicar da sè, ami meglio ripetere gli altrui giudizi, come oggi si suol fare da molti scrittori francesi. Che il panteismo dello Spinoza sia pregno di sensismo e di materialismo, è cosa chiara a ogni lettore sufficiente e imparziale, che lo legga con attenzione, e non ne parli per udita, come oggi si fa in generale, secondo l'avvertenza dell' ingegnoso sig. Salvador. Vedi la nota 21 del nostro primo volume.

insegnata nel modo più espresso, sogliano chiuder gli occhi a questo gran vero, dacchè hanno voluto dimezzarlo, ripudiando la redenzione, che compie l'atto creativo e l'esalta ad infinita eccellenza (52).

La filosofia dei moderni Tedeschi ha molta analogia con quella degli antichi Orientali, e sarebbe assai curioso il riscontrare le principali sue scuole colle sette antichissime della Cina e dell' India. Ma, senza entrare per ora in questo amplissimo tema, mi contenterò di notare che la speculazione germanica si può distinguere in tre epoche. La prima, che risplende pel gran nome del Leibniz, il quale è, senza fallo, uno de' migliori ontologi della età moderna, è tradizionale, cattolica e ortodossa; e il vero vi prevale talmente all' errore, che poche scuole in altri tempi le possono essere pareggiate o antiposte. La seconda, che è psicologica ed eterodossa, si connette col processo religioso dei protestanti, e col metodo filosofico dei Cartesiani. Ella si suddivide in due periodi; nell' uno de' quali Emanuele Kant si attiene al solo soggetto; nell' altro, Amedeo Fichte tenta di trarre l'oggetto dal soggetto, assegnando a quest' ultimo un valore assoluto. La terza epoca, capitanata dallo Schelling e dall' Hegel, comprende varie scuole, che vorrebbero essere ontologiche, ma non potendolo, sdrucciolano nel panteismo, dopo un vano conato di riforma ortodossa. Ne' tempi più prossimani alcuni scrittori di celebrità meno grande, come, per esempio Carlo Krause, vollero fondare schiettamente l'ontologia sulla psicologia, (senza accorgersi che ciò era già stato fatto,) purgando il panteismo dalle tristi conseguenze, che ne derivano. Ma tali tentativi, benchè sinceri, ingegnosi e dottissimi, non possono avere consistenza veruna; onde giova il conghiet

turare e sperare che l'eterodossia razionale degli Alemanni si accosti alla sua fine. Certo la vera speculazione non potrà rivivere in Germania, nè altrove, finchè gl' ingegni non si risolvono a cercarne le basi colà, dove si trovano e si serbano perennemente. L'eresia, per un equo giudizio del cielo, è destinata ad uccidere colle proprie mani gl' infelici parti, che ammorbano e contristano il mondo.

I panteisti di Germania sogliono quasi tutti fondare i loro sistemi nell' idea di assoluto. Ma l'assoluto, di cui ragionano, è un composto dell' Ente e dell' esistente, e importa la confusione dei due termini estremi della prima formola; la distinzione accurata dei quali è, si può dire, la chiave di tutto lo scibile. Perciò l'ontologismo di questi filosofi è solo apparente e cuopre in sostanza l'opinione contraria. L'Hegel e i suoi consorti sono veri psicologisti, e il loro assoluto, la loro idea, che si va obbiettivamente svolgendo e sgomitolando, (quasi che il moto progressivo della mente umana, si debba attribuire all' oggetto infinito della cognizione,) è un composto di sensibili spirituali e corporei, come l'essere esteso e pensante dello Spinoza, differendone solo in quanto l'idea di forza o causa vi è sostituita a quella di sostanza. Vero è che nell' assoluto di costoro si trova per qualche modo l'Idea; ma essendo ella confusa col concetto dell' esistente, che la distrugge, ne sorge una contraddizione intima, che dai primi principii si stende fino alle ultime conseguenze, e fa che tali sistemi, per quanto gli autori siano ingegnosi, non possono avere un valore propriamente scientifico. Il panteismo infatti è un ludibrio d'ingegno, un trastullo d'immaginazione, una sintesi poetica, non un sistema serio e dottrinale. Il filosofo dee occuparsene, non tanto in ragione del

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