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l'epiteto di cattolica, perch' egli è vano il cercarla fuori della società divina, privilegiata di questo nome. La quale scienza, dopo aver valicati felicemente i tempi barbari, e vinta col suo splendore quella densa caligine, fu infine offuscata e poscia spenta nella metà di Europa dalla pervicacia di un Tedesco, e dalla furia di un Francese.

Ho detto che la scienza ideale e cattolica abbraccia la filosofia e la teologia, ed è perciò la sola disciplina perfetta nel giro delle cognizioni razionali. Ella è infatti la sola, che meriti il nome di realismo nel vero senso di questa parola; intendendo per esso una dottrina esprimente tutta la realtà ideale, per quanto è conoscibile naturalmente o sovrannaturalmente dagli uomini. L'Ente e le esistenze considerate in relazione coll'Ente, per via della creazione e della redenzione, sono l'oggetto di questa disciplina. La filosofia sola dimezza di necessità la realtà ideale, poichè ignora i sovrintelligibili rivelati. La teologia, senza la sua compagna, contiene bensì gli elementi integrali della ragione stessa, in virtù della formola rivelata; ma non ne abbraccia l'esplicazione scientifica. Uopo è adunque congiungerle insieme, per ottenere un perfetto realismo. Il che venne fatto maestrevolmente dalla Chiesa, nè poteva pur essere tentato fuori del suo seno. La scienza cattolica comprende la sintesi più vasta, che sia dato all'uomo d'immaginare: essa sola ammette tutti gli ordini di verità, senza menomarne e sbandirne nessuno. Essa è, come dire, l'universo ideale, che corrisponde all' effettivo; essa è quel mondo intellettivo, popolato di schemi e di paradigmi eterni, nel quale ogni vero trova il suo luogo, come ogni esistenza ottiene il suo grado nell' ampio giro del creato. E non solo è la somma, ma pur anche la

gerarchia dei veri, che vi son tutti coordinati con euritmia squisita; e quindi posti nel loro debito sito e riguardo, e insieme collegati, secondo quelle attinenze reciproche di subordinazione e di maggioranza, ch' essi hanno in natura. Cosicchè le due note scientifiche della disciplina ortodossa riseggono nella totalità dei veri e nella loro armonia. E come, secondo la bella dottrina di Platone, di santo Agostino e del Malebranche, lo spirito vede le idee in Dio, cioè nell'Idea stessa; così pure, giusta la scienza cattolica, lo spirito contempla l'Idea nella Chiesa, perchè l'Idea non può essere ripensata, senza il concorso della parola, e il verbo cristiano è la sola riflessione schietta e adequata del mondo ideale.

Avvertasi ancora che la scienza cattolica è la sola, che dir si possa ordinata e libera, e ch'ella possiede unitamente queste due parti, perchè, senz' ordine, non si trova libertà verace, e senza libertà, l'ordine non può sortire la sua perfezione. L'ordine vuole una regola e un'autorità, che lo mantenga : la libertà richiede che si lasci allo spirito umano l'esercizio legittimo delle sue potenze. La regola scientifica risulta dai principii e dal metodo. Ora la Chiesa mantiene i veri principii e il vero metodo dello speculare, conservando inalterabile il deposito affidatole delle verità razionali, e mettendolo in sicuro co' suoi oracoli. Imperocchè, se il metodo vizioso guasta la formola ideale, il primo vizio metodico, come proveremo, procede da un primiero oscuramento di essa formola. L'autorità mantenitrice ed esecutrice della regola è la gerarchia cattolica, in cui il potere, vario e uno ad un tempo, si sparge e riunisce; poichè, senza conserto gerarchico, non v'ha organismo sociale, nè autorità di sorta. La scienza cattolica è anco libera, poichè il campo delle sue

speculazioni è amplissimo fra tutti, e salvo i capi fermati dal magisterio legittimo, l'ingegno umano può spaziarvi a piacimento. E questa limitazione è tanto propizia alla libertà, quanto avversa alla licenza; giacchè la scienza non può esser libera, se non è ben sicura della propria esistenza, e se vien piantata su base incerta e vacillante. L'uomo inoltre è destinato principalmente, non a speculare, ma ad operare in ogni istante della sua vita, e la speculazione vuol essere indirizzata all'azione. Ora, se la scienza avesse il diritto di porre in dubbio o rigettare le verità, in cui si fonda ogni vivere pubblico e privato, l'operare diverrebbe impossibile, e crollerebbe tutto il mondo civile. Affinchè la scienza non contraddica all'azione, bisogna che l'una non ischianti, nè offenda le radici dell' altra; bisogna che quella stia contenta a dichiarare ciò che questa dee possedere, e si astenga dal folle ardimento di spiantar l'edifizio, per avere il diletto di rifarlo. La storia mostra chiaro quali siano stati gli acquisti dello spirito umano, quando egli ebbe lasciata la via legittima; poichè in vece della libertà e della quiete, trovò la licenza, o la tirannide e la discordia. La tirannia e la discordia signoreggiano presentemente nel campo pacifico delle dottrine, e la filosofia è oggimai ridotta a quello stato intestino di guerra, che un filosofo considerò, come la condizione originale e legittima degli uomini. I sensibili sono in lotta cogl'intelligibili, questi coi dogmi superiori ogni ordine di verità è a conflitto cogli altri: ciascuna delle speciali discipline, che compongono l'enciclopedia razionale, vuol padroneggiare a discapito delle sue sorelle; e in questa civil tenzone, se altri vince per qualche tempo, la vittoria è data dal caso o dalla forza. Perchè mai, a cagion di esempio, il Locke e il Condillac ebbero il sopravvento in Francia,

il Kant e lo Schelling in Germania? Chi mirasse solamente al vero ideale e al pregio intrinseco di questi sistemi sarebbe impacciato a rispondere. Or che si dee pensare della filosofia in un tempo, che il trionfo di questa o di quella opinione non dipende dal vero, ma solamente dalla moda, dalle passioni, dall' indole nazionale, dall'ingegno, dalla facondia o ciarlataneria degli autori, e simili cagioni?

La filosofia cattolica fiori, appoggiandosi alla base inconcussa di questo pronunziato : Iddio è, e crea l'uomo e il mondo; dunque l'uomo e il mondo sussistono realmente. Il suo processo era essenzialmente ontologico; e se nel medio evo fu anche in uso il metodo contrario, gli si diede però solo un luogo secondario, e la realtà dell'Ente venne tenuta, non pure come un dogma dimostrativo, ma eziandio come un vero assiomatico. Ma ciò che salva principalmente gli Scolastici dalla nota di psicologismo, a cui per qualche rispetto può parer vicina la loro forma didattica, si è, che per essi l'ontologia risedeva sovrattutto nella religione. La filosofia era soltanto la metà della loro scienza, e occupava il secondo luogo la religione le andava innanzi, spianava la via, e il suo fare era schiettamente sintetico. Veniva quindi la speculazione, che ritesseva i dettati della prima; onde le stesse verità, che religiosamente avevano il valore di un assioma, erano trattate di nuovo sotto la forma di un teorema. La quale scusa non si potrebbe applicare a nessuno dei psicologisti moderni, posteriori al Descartes, giacchè per essi la filosofia fa una scienza da sè, ed è affatto separata dal dogma teologico. Non si vuol però negare che l'uso di procedere psicologicamente, dettato da buona intenzione, non abbia a lungo andare fatto dismettere la sintesi, almeno per ciò che

spetta alla filosofia prima. Il costume di convertire le verità intuitive in dimostrative, senza risalire all' intuito, e senza avvisare che l'analisi somministratrice dei principii generali, onde muove il raziocinio, presuppone una sintesi anteriore, scemò la forza e l'evidenza della stessa dimostrazione, sostituendo allo splendore diretto delle verità ideali una luce riflessa o rifratta. Ma la cagion precipua, per cui tralignò il senno scolastico, fu il nominalismo; il quale nacque dal predominio delle dottrine ioniche di Aristotile sul genio doriese e socratico del Platonismo nella tradizione della scienza. E il prevalere della scuola peripatetica rese la filosofia scolastica inferiore a quella dei Padri, viziò la tradizione scientifica, e quindi pregiudicò alla stessa tradizione religiosa, e alla diritta esplicazione della formola cristiana. Imperocchè la dottrina ideale dei Padri, per ciò che spetta alla mera filosofia, si rappiccava alle tre antiche forme della sapienza quasi ieratica degl' Italogreci, cioè alla scuola italica, all'ateniese dell'Accademia, e all'alessandrina; nelle quali si serbavano i vestigi del primitivo ontologismo assai più che nelle altre. All'incontro, gli Scolastici, venerando Aristotile, come assoluto e infallibile maestro di color che sanno, ruppero il filo dell'insegnamento scientifico, e posero in contraddizione il dogma religioso, onde pigliavano i loro principii, col sistema esplicativo, che professavano, e di cui si dicevano continuatori. Infatti Aristotile, benchè ricevesse in parte l'eredità platonica, fu eterodosso e psicologista intorno ai principii e al processo metodico; onde, per questo rispetto, le sue dottrine hanno più similitudine con quelle della setta ionica ed atomistica, che colla sapienza italogreca. Egli colloca la base della realtà e della scienza nell'individuo, intendendo sotto questo nome, non

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