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nuovo ha un grande attrattivo per lo spirito nostro, mentre facciam parte di questo perfettibile universo, e sottostiamo al corso del tempo. Io mi confido che nelle cose dette, e in quelle, che andrò soggiugnendo, il lettore troverà, che se chi scrive non dee star contento alle cose dette dagli altri, io avrò per avventura adempiuto a quest' obbligo mezzanamente. Nè vorrei avvertirlo e pregiarmene, se non mi confidassi altresi che le mie conclusioni abbiano sostanzialmente quella forza, che viene dal solo vero, e che la novità loro si appoggi alla instaurazione scientifica dei principii più antichi e venerandi, che abbiano regnato sopra la terra. Fuori di questo le innovazioni filosofiche sono almeno assai pericolose. Egli è vero ch'elle partoriscono agli autori una certa celebrità passeggiera e frivola, più appetitosa ai palati volgari di quella modesta approvazione, a cui aspirano gli amatori dell' antichità legittima. Ma la lode non è desiderabile, quando non può essere scompagnata dal rimorso in chi la dà, e in chi la riceve.

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L'analisi testè fatta della formola ideale ha messo in luce, quanto sia importante il dogma della creazione nell'ontologia e nella psicologia medesima. Questo solo principio può spiegare la dualità primitiva, e le dualità secondarie, che ne conseguono; può spiegare, (ciò che più importa,) come le dualità di ogni sorta coll' unità si colleghino. Le quistioni dell' individuità, delle relazioni correnti fra l'individuo e gli universali, dell'esistenza dei corpi, e degli spiriti creati, dei vari generi di evidenza e di certezza, dell'origine delle idee, dei giudizi sintetici e razionali, della natura del raziocinio, e altre moltissime, ne dipendono totalmente. Le ricerche psicologiche della cognizione e attività umana, e le dottrine

teologiche intorno ai divini attributi, come l'immensità, l'eternità, e simili, non possono nè anco essere acconciamente fatte, quando non abbiano per base quel dogma unico e supremo. Se questo si trascura o ripudia, il panteismo è inevitabile; e il panteismo conduce allo scetticismo, all'immoralismo, all'ateismo, e agli altri mostri della filosofia eterodossa. L'avere gli antichi savi smarrita, e i moderni impugnata l idea di creazione, partorì tutti i traviamenti della scienza razionale nelle varie età. Gl'ingegni meglio condizionati, privi di questo sussidio, non poterono risolvere i problemi più capitali dello spirito umano; onde le parti buone della filosofia loro riuscirono inette a metter radice, e furono a capriccio alterate o dismesse; il che produsse quel variare continuo della scienza e quell' alternare dei sistemi più opposti, che si vede ancora ai nostri giorni. Imperocchè si vuol notare, che se bene alcuni filosofi ammettano il dogma della creazione, niuno gli assegna il luogo conveniente tutti il confinano in un grado secondario, e lo reputano uno sterile corollario, anzichè un principio fecondo di scienza. Ora il valore scientifico di una verità non dipende solo dal riconoscerla, ma dal collocarla in quel luogo, che le appartiene, secondo l'ordine necessario del reale e dello scibile. Un assioma, che si toglie dal sommo della scienza, per metterlo alla coda, riesce affatto infecondo, e quindi inutile pel lavoro scientifico. Il principio della creazione, che occupa il secondo luogo nella formola ideale, è il primo per tutto ciò che spetta alla scienza universale dell'uomo e della natura, e costituisce il solo anello legittimo fra l'Ente e l'esistenza. Senza la creazione l'anello è rotto, ed è impossibile il salire dal mondo a Dio, o il discendere da Dio al mondo. E rotto questo anello delle realtà, ogni questione speciale se ne risente ogni dogma

manca di fulcro, e porge occasione a difficoltà insolubili; imperocchè l'armonia non può essere nelle parti, quando manca nel tutto. Quindi ne nascono quell'impotenza e quel disordine intimo, che travagliarono la filosofia dai tempi di Diaimini e di Capila ai nostri; disordine, che essendo un tristo privilegio delle scienze speculative, fece spesso maravigliare i dotti e i non dotti, ma non fu mai spiegato da

nessuno.

Gli eclettici francesi si confidano di poter rimediare a questo difetto; ma l'ecletticismo, che è l'anarchia volontaria e ridotta a sistema, dee esser certo una bella medicina per l'anarchia involontaria e fatale, che turba la scienza. Se volete riformare e rifondare la filosofia sovra una salda base, risalite ai principii, cercate qual sia il primo passo, che lo spirito umano fece fuori del buon sentiero, richiamate la speculazione al segno, e le darete quella consistenza e fermezza, onde si vantaggiano le altre discipline. Altrimenti i rimedi torneranno vani, o accresceranno il male, in vece di alleviarlo; com'è accaduto all' eclettismo, che dopo aver giovato ad alcune parti affatto secondarie della filosofia, uccise in fine la scienza. La filosofia è morta in Francia, e boccheggiante nel resto di Europa: quella poca di speculazione, che corre tuttavia nei libri e per le scuole, somiglia al rantolo di un moriente, o al moto galvanico di un cadavere. Uno dei più antichi traviamenti della filosofia è senza dubbio l'aver dismesso il dogma della creazione; il che tolse a quei maravigliosi ingegni di Platone e di Aristotile la buona fortuna di cogliere perfettamente il vero, e influi sinistramente in tutte le parti della loro dottrina colla prepostera e assurda ipotesi della materia eterna. Ma questo errore non fu nè

anco il primo; e prese la sua origine dal metodo vizioso, cioè dal travolgimento della formola ideale, come vedremo più innanzi. L'abolizione del psicologismo, e la restituzione di un ontologismo forte e profondo, è la sola tavola, che possa campare la filosofia europea da un intero naufragio.

Ora, che abbiamo in disegno abbastanza chiara e distinta la formola ideale, ragguagliamo con essa i principii della filosofia moderna, per compiere i cenni dati nel precedente capitolo.

La formola ideale, perduta da tutte le nazioni, salvo una sola, fin dai tempi antichissimi, fu rinnovata perfettamente, e ripromulgata dal Cristianesimo. L'Evangelio colle sue dottrine ravvivò gli animi e gli spiriti ridestò l'ingegno filosofico; influi salutevolmente nella stessa filosofia de' Gentili; e lo splendore della scuola alessandrina si dee in parte attribuire all'efficacia delle idee cristiane, benchè da lei combattute; essendo privilegio del vero il riscuotere l'omaggio eziandio de' suoi nemici. Che se per qualche rispetto le opinioni platoniche turbarono la Chiesa; egli è non meno indubitato che le dottrine cattoliche migliorarono quelle dei nuovi alunni di Platone. Tuttavia la setta alessandrina, per ciò che spetta ai principii, non si scostò essenzialmente dalla filosofia gentilesca; si può anzi considerare, come l'esplicazione più perfetta, a cui potesse condurre la formola guasta del vero primitivo, redato dalla greca e orientale cultura. Laonde non avendo essa voluto ricevere la formola cristiana, andò declinando dopo Proclo, e riuscì solo a evitare lo scetticismo, avviluppandosi e imbarbogendo con Damascio nella

ricerca dell'incomprensibile. L'ingegno umano, in cui la filosofia non può mai perire affatto, si era fin da principio appigliato alla formola ortodossa; e dopo alcuni tentativi, deboli e imperfetti, come tutti i principii, dopo l'opera di alcuni scrittori, come Clemente di Alessandria, Giustino, Origene, Atenagora, Lattanzio, e altri, nei quali si vede ancora una certa fluttuazione, non già di fede, ma di scienza, fra la dottrina gentilesca e gli ordini cristiani, trovò in sul finire del quarto secolo un uomo, che si può considerare, come il creatore della filosofia cattolica. Santo Agostino è il Pitagora e il Platone ad un tempo della vera filosofia moderna; poichè fece egli solo, rispetto all'epoca cristiana, ciò che quei due luminari dell'antichità aveano fatto in diversi tempi, riguardo alla filosofia greca. Egli fu il primo, che trasse dalla formola della nuova rivelazione la sintesi scientifica delle verità ideali distinse, non disgiunse, la filosofia dalla teologia : considerò queste due discipline, come unite indissolubilmente, come del pari necessarie alla compiuta esplicazione dell' Idea divina ne studiò le attinenze ne determinò i limiti ne dichiarò i punti fondamentali: riferi alla formola cristiana i veri progressi della sapienza gentilesca, continuando per tal modo il corso della tradizione scientifica; e fece un'opera di mole si stupenda, con tale perspicacia e profondità, tal forza e vigoria d'ingegno, tanta elevatezza di mente e bontà di giudizio, che vince in chi lo legge e studia attentamente le forze medesime dell'ammirazione. Egli si dee perciò considerare, come il fondatore di quella scienza, a cui non si addice il nome speciale di filosofia più che quello di teologia, poichè entrambe le abbraccia; scienza, che io chiamo ideale, come quella, che esprime compitamente l'Idea al doppio lume della ragione e della fede; e a cui dò

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