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que la cognizione ideale traligni nell' individuo e nella specie, ella non può mai tornare in nulla assolutamente. E per ciò che spetta all' individuo, egli è chiaro, che se l'Idea riflessa potesse andare in dileguo, dovrebbe eziandio venir meno l' intuito di essa; e perciò il pensiero non sarebbe più pensiero : il che, fuori dell' annientamento assoluto, non è possibile a verificarsi. L'Idea è adunque immortale a rispetto nostro, com' è eterna in sè stessa; e la filosofia, che è l'esplicazione ripensata dell' Idea, e nacque colla riflessione del primo uomo, dee essere perpetua. Errano perciò a gran partito coloro, che le assegnano una cuna e una tomba, facendo quella più recente del principio, e questa meno remota del termine prestabilito da Dio all'umana stirpe.

Ma benchè la notizia dell' Idea non possa estinguersi affatto, ella può oscurarsi, e si oscurò fin dai primi tempi, per quelle stesse cagioni, che l'alterarono in appresso, e testè addussero le scienze filosofiche a quello stato di declinazione, in cui sono ancora al presente. La colpa affievoli l'energia dell' arbitrio, la fiacchezza del volere scemò il vigore dell' ingegno, e l'ingegno affralito nocque alle altre potenze, peggiorando per ogni verso la condizione intrinseca ed estrinseca dell'individuo e della società tutta quanta. La civiltà, che risiede sostanzialmente nell'integrità della cognizione ideale, cominciò a scadere coll'ottenebrarsi di essa al culto sottentrò la corruttela, poi la rozzezza, la barbarie, e presso alcune popolazioni più colpevoli o più miserande, una fiera e brutale selvatichezza. Quell' immenso intervallo, che corre dallo stato civile, proprio dell' uomo primitivo, allo stato silvestre, venne misurato da un successivo decadimento del vero; tantochè chi potesse

avere una storia esatta delle vicende sostenute da un popolo qualsivoglia nel trascorrere lo spazio posto fra que' due termini, troverebbe che ogni suo passo verso il bene o verso il male, ogni progresso o regresso in quella lunga vicissitudine, può determinarsi esattamente col grado di luce o di tenebre, a cui egli partecipava coll' intelletto. Lo stato selvatico, quando si desse a compimento, importerebbe l'estinzione assoluta dell' Idea, e la morte del pensiero; giacchè, se lo stato di riflessione è contrario alla natura, e l'uomo che medita è un animal depravato 1, come afferma il più illustre nemico dell' incivilimento, la perfezione del vivere selvaggio dovrebbe sbandire affatto la cognizion riflessiva; colla quale mancherebbe eziandio l'intuito; essendo impossibile, fuori di un vizio organico, il separare affatto queste due potenze. La salvatichezza assoluta sarebbe adunque lo stato ferino : nel quale l'uomo si troverebbe ridotto alla condizione dei bruti, dotati d'istinto e di senso, ma non di ragione, perchè destituiti di ogni participazione intellettiva e morale all' Idea.

L'Idea alterata, l'unità del genere umano scapitò a proporzione, e gli ordini sociali vennero offesi nelle parti più vive e più essenziali della loro natura. All'unione primitiva succedette lo spartimento in stirpi, nazioni e lingue 2; e l'umana famiglia, divisa dalla sua fonte, fu sparpagliata in una moltitudine di piccoli rivi, divergenti o rissanti fra loro. Lo smembramento politico della nostra specie era certo conforme ai disegni della Providenza; giacchè senza di esso,

1 ROUSSEAU, Disc. sur l'orig. de l'inég., part. I. 2 Gen., X, 5, 20, 31.

l'uomo non avrebbe potuto coltivare e padroneggiare la terra, di cui era stato investito dal supremo signore. Ma la concordia fra le genti non sarebbe perciò mancata : i popoli, come gl' individui, avrebbero avuto, l'uno per l'altro, pensieri e amor di fratello : le loro comunicazioni sarebbero state intime, frequenti, pacifiche, animate dalla benevolenza e dalla giustizia: gli aiuti scambievoli : ognuno avrebbe partecipato ai beni di tutti: l'idea di un commercio universale, e accomunante a ogni punto del globo i beni delle altre parti, si sarebbe verificata tra le varie genti: la lontananza non avrebbe partorita l'obblivione, nè il vicinato la discordia : si sarebbero ignorati in perpetuo i due maggiori ostacoli della società universale, l' isolamento e la guerra. Questi beni sarebbero nati spontaneamente dalla sola conservazione dell' Idea, che, in qualità di principio organico e vitale, animando quella gran macchina del genere umano, e come legge morale e suprema, governandola, ne avrebbe resa perenne l'unità e l'armonia. Sotto la signoria assoluta dell' Idea ogni divisione morale tornando impossibile, le varie nazioni avrebbero reso imagine di molte repubbliche ordinate da un solo legislatore, e collegate insieme, sotto l'imperio civile di un solo principe.

I popoli muoiono, come gl' individui, quando si scioglie il loro composto organico; onde nel linguaggio ordinario, i cui traslati sono spesso squisitamente filosofici, perchè esprimono analogie vere, si parla della morte delle nazioni. Una nazione muore, allorchè perde il suo genio proprio e natio, o dimentica l' Idea comune, che le dà l'essere, la muove, l'informa, e costituendo la parte più nobile del suo animo, si richiede per la conservazione della stessa

indole speciale, che la distingue dagli altri popoli. Spenta l' Idea, e con essa ogni principio di concordia, di amistà, di unione, l'organismo si dissolve, e l' aggregazione si sfascia in tante parti, quante sono le province, i comuni, le famiglie, gl' individui; le quali parti, come corpicelli disgregati, non potendo stare da sè, disperdonsi, cercano un nuovo centro di organamento, si accozzano con altri popoli, si mescono, si confondono con essi, e pigliano il loro nome; giacchè il nome antico, sciogliendosi il conserto organico a cui apparteneva, cade in disuso e perisce. La perdita del nome antico è per ordinario il segno esteriore e infallibile della morte, che sottentra all' agonia e alla lenta dissoluzione dei popoli; conciossiachè il nome di un popolo ne esprima l'esistenza individuale. Ora ciò che succede alle nazioni in particolare, incontro pure a tutta la stirpe. Il genere umano si spense ai tempi di Faleg 1, perchè allora si sciolse la società universale; e la morte inflitta da Dio agl' individui, come pena della trasgressione originale, toccò per la stessa causa a tutta la specie dei trasgressori. Il fatto di Babele, che gl' ingegni leggeri dei giorni nostri stimano favola, fu l'esito definitivo di quella dissoluzione, il cui germe era nato col primo fallo, e cresciuto colla trascuranza delle verità razionali. Da quel punto in poi, la società universale cessò di essere un fatto; e anche ai di nostri, quando nominiamo il genere umano, non facciamo altro, che esprimere un'astrazione dei filosofi, una memoria e una speranza degli uomini religiosi, o una chimera dei cosmopoliti. Il genere umano è tuttavia in potenza, non in atto e come cosa effettiva, non si trova più altrove, che nel vocabolario. Tuttavia, benchè

1 Gen., X, 25.

disciolto l'originale consorzio, durano ancora alcune reliquie di essa le comunicazioni tra i popoli, sebbene non siano mai state universali, furono sempre più o meno estese : e benchè spesso contaminate dalla cupidigia e dalla discordia, lo stato di guerra, per un benigno risguardo della Providenza, venne interrotto di tempo in tempo da qualche respiro di pace: la civiltà intese sempre più o meno ad educare questi preziosi avanzi, e ad accrescerne l'estensione e l'efficacia. Il diritto delle genti, perfezionato dalle nazioni cristiane, non fu mai affatto dimentico, eziandio dai popoli più fieri ed alpestri; il che prova che si ebbe sempre un sentore dei legami morali e nativi delle nazioni, e che il divorzio assoluto ripugnò sempre al retto senso dell' universale. Ora questa larva della società primitiva, sopravvissuta alla scissura dei popoli, si riscontra a capello in grado ed in forza colle reliquie superstiti delle verità ideali. Smarrita l'integrità dell' Idea, mancò il vincolo dell' unità comune; ma siccome il lume ragionevole non venne affatto spento, non fu pure al tutto annullata l'antica concordia. Una voce sorda risuona ancora in tutti gli animi, che grida loro, gli uomini essere fratelli, e mesce di qualche amore gli odii implacabili e funesti delle nazioni; come una luce spirituale balena tuttavia alle menti immerse nell' ombra della morte 1, quasi barlume superstite nella pupilla del cieco, o languido crepuscolo del giorno primitivo.

La varietà delle razze, onde alcuni argomentano diversità di origine, tenne dietro necessariamente alla perdita dell'unità ideale. Estinto il principio organativo, la specie umana si

1 Luc. I. 79.

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