Page images
PDF
EPUB

sostanzialmente un solo, e che la prima cosa dee anche essere la prima idea. Nè in vero il negozio può procedere altrimenti; giacchè ogni cosa è un concetto, e ogni concetto è una cosa; onde, essendo certo che il Primo psicologico dee produrre comechessia tutti i concetti, e l'ontologico tutte le cose, i due Primi vogliono di necessità accozzarsi e fare un Primo unico. L'aver disgiunti i due Primi partori il psicologismo, e rovinò la filósofia tutta quanta, come si parrà dal progresso del nostro ragionamento. La riunione dei due Primi in un solo ci porge il Primo filosofico, che è veramente assoluto, cioè principio del reale e dello scibile.

I filosofi, che attesero alla ricerca del Primo psicologico, o per organare il Primo ontologico, o per rispondere a un quesito di psicologia, (comprendendo, com'è conveniente, nel loro novero, eziandio gl' institutori delle religioni,) si distinguono in un gran numero di sette, che sono differentissime, se non sempre nella sostanza, almeno nella forma. Non imprenderò a fare un novero esatto di tutte le idee, che furono battezzate per prime, perchè ciò vorrebbe opera lunga, nè si richiede strettamente al mio proposito. Ma non credo di scostarmi dal vero, riducendo le principali di queste idee alle seguenti: l'Uno, il Necessario, l'Intelligente, l'Intelligibile, l'Incomprensibile, il Bene, l'Infinito, l'Universale, l'Immenso, l'Eterno, la Potenzialità assoluta, l'Atto puro e libero, la Causa, la Sostanza, l'Assoluto, l'Identico e l' Ente. Ora un' analisi spedita, che ciascuno può far da sè, dimostra che i tredici primi concetti non possono essere psicologicamente primitivi. Lo Spinoza ei moderni panteisti di Germania hanno dato maggior voga alle idee di Sostanza, di Assoluto e di Medesimezza. Ma elle sono

secondarie, poichè sono relative; e l'una ha rispetto alle qualità o ai modi, che la presuppongono; le due altre importano l'idea stessa di relazione in genere, esprimendone la privazione. Ora un concetto relativo, risultando da due concetti anteriori, non può esser primo. Rimane adunque il concetto di Ente; il quale costituisce il Primo psicologico, e quindi il Primo filosofico, secondo l'avvertenza, che abbiamo premessa.

Che l'Ente sia il Primo filosofico è sentenza, come vedremo altrove, risalente ai tempi primitivi. Fra i moderni, che ne fecero professione espressa, il più illustre è, senza dubbio, Niccolò Malebranche, negletto da' suoi nazionali, i quali antepongono le fantasie germaniche, o le frivolezze del Descartes, alle dottrine del più gran filosofo, che la Francia abbia avuto sinora (37). Non parlo di alcuni Tedeschi, che l' hanno risuscitata, ma solo in apparenza, alterandola e screditandola colle fole del panteismo. Ai di nostri, l'illustre Antonio Rosmini, nel suo Nuovo Saggio sulla origine delle idee, rinnovò in parte l'antica sentenza, e recò nella quistione, che fa il tema principale del suo libro, una profondità e acutezza d'ingegno, non frequente al di d'oggi. Come analisi psicologica, il suo lavoro intorno all' origine delle idee vince in perfezione quelli de' suoi precessori, e giovò senza dubbio alla scienza; niuno avendo fatto sinora un esame così compiuto e sagace del Primo psicologico, per quanto soggiace alla riflessione. Ma questa non basta alla scienza speculativa, non basta alla stessa cognizione analitica dello spirito, la quale non può cansar gli errori, nè ottenere il suo intento, anche nel giro meramente sperimentale, se non

si appoggia ai principii e alle conclusioni di una disciplina più eccelsa. Cosa, che al parer mio, non ha fatto il Rosmini; il quale procedendo, secondo gli ordini del psicologismo, arricchi, come osservatore analitico, il sapere di nuovi acquisti, ma gli nocque, come ontologo, non ritraendolo a quell' altezza, in cui i migliori antichi collocato l'avevano. Il che non scema punto della giusta lode, che gli è dovuta; giacchè lo scapito in questo caso si dee attribuire al metodo, e il guadagno all' ingegno; onde l'uno è colpa del tempo, e l'altro, merito del filosofo. Che se taluno mi chiedesse, perchè l'inclito Autore abbia seguito un metodo vizioso; risponderei che non è dato ai migliori spiriti il vincere affatto le preoccupazioni del loro secolo. Esporrò le ragioni, che mi fanno parlare in questo modo; sapendo che ho da fare con uno di quegli uomini, che non si offendono di chi dissente dalla loro opinione, per amor del vero, ed espone le cause del suo dissentire 1. Suppongo che il lettore conosca l'opera dell' illustre psicologo; altrimenti non potrebbe comprendere il mio discorso; giacchè mi è forza assoggettarmi a una concisione rigorosa, e ristringere in brevi formole gli altrui ragionamenti.

La dottrina del Rosmini, per ciò che spetta al mio soggetto, si può ridurre a questa proposizione fondamentale; che il Primo psicologico non è identico al Primo ontologico. In ciò consiste sostanzialmente, al parer mio, tutta la parte erronea del suo sistema. Ma siccome questa maniera di par

1

Queste parole, se non fanno molto onore alla mia perspicacia nel conoscere i Rosminiani, chiariscono la lealtà e cortesia del mio procedere; e perciò le serbo. (Nota della seconda edizione).

lare è diversa da quella dell'illustre Autore, e oltre al principio, mi è d'uopo esaminare alcune delle sue conseguenze, ridurrò la teorica rosminiana ai quattro punti seguenti:

1° Tutte le idee sono originate dall' idea dell' ente1.

2o L'idea primitiva dell' ente rappresenta solo l'ente possibile 2.

3° La percezione dell' esistenza reale delle cose create è opera di un giudizio, per cui si fa una equazione fra l'idea dell' ente possibile, e l'apprensione sensitiva 3.

4° Il concetto della realtà dell' Ente assoluto, cioè di Dio, non si ha in modo immediato e per intuito, ma solo in modo mediato e per dimostrazione 4.

Esaminiamoli.

I. Tutte le idee sono originate dall' idea dell' ente. Accetto questo primo pronunziato colle limitazioni, che accennerò in appresso, e non potrei esprimere in questo luogo, senza premettere altre cose.

2

1 ROSMINI, N. Sag. sull' orig. dell' id., sez. 5. Milano, 1857, tom. II.

Ibid., part. 1, cap. 2, 3; part. 2, cap. 5; part. 6, cap. 2, tom. II et al. passim.

3 Ibid., sez. 5, part. 2, cap. 4; part. 4, 5, tom. II. sez. 6, part. 3, tom. III et al. passim.

↳ Ibid., sez. 5, part. 2, cap. 5. oss. 4, part. 6, cap. 2, tom. II, sez. 6, part. 5, cap. 5, sez. 7, tom. III et al. passim.

II. L'idea primitiva dell' ente rappresenta solo l'ente possibile. Se quest' asserzione fosse vera, ne seguirebbe che l'idea del possibile precede quella del reale; il che è in prima contrario all' ordine psicologico. Imperocchè, secondo il processo naturale dello spirito, l'astratto susseguendo al concreto e nascendo da esso, la cognizione concreta del reale dee precedere la cognizione astratta del possibile. E quando altri affermasse che nel primo atto dello spirito occorre un ordine diverso, e che il principio dell' esercizio intellettivo si fa in un modo particolare, osservo che questo modo, qualunque siasi, dee conformarsi all' ordine logico. Ora secondo quest' ordine, il possibile presuppone il reale, perchè, senza qualcosa di reale, non si può concepir nulla di possibile. Se niente è in effetto, niente può essere. Una potenza, che consistesse in una mera potenzialità, senza un atto precedente, non sarebbe una vera potenza, ma nulla. Quindi è, che Iddio dicesi atto puro, e nella sua attualità semplicissima s' inchiude il suo infinito potere. Nè si può affermare che la cognizione di questa verità sia opera del discorso risalente dall' idea del possibile a quella del reale; poichè anzi lo spirito discende dal concetto del reale a quello del possibile. In prova di che, suppongasi che noi non abbiamo effettualmente altra idea, che quella del possibile, e mi si dica se questa possibilità, come tale, è reale o solo apparente. S'ella è una mera apparenza, il principio dello scibile è distrutto, e lo scetticismo è inevitabile. Se all'incontro è reale, egli è chiaro che il primo concetto non rappresenta una possibilità mera, ma una realtà. Imperocchè un possibile reale, come possibile, è reale assolutamente, se non si riferisce ad una realtà anteriore, onde sia l'astratto; il che è contrario al caso presente, poichè parliamo del primo

« PreviousContinue »