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abili ad insegnare, anzichè a discoprire; parlatori facondi, e buoni professori ; ma pensatori mediocri ; e quindi più atti a far buoni discorsi, che buoni libri; perchè ad improvvisare nei crocchi e sulle cattedre, basta una bontà mezzana, che non è sufficiente allo scrivere, il quale è un pensato parlare. Non credo che dalla loro scuola, fecondissima di volumi, siano uscite molte scritture, che possano ragionevolmente promettersi la vita di un secolo. Parimente costoro si mostrano valorosi nell' analisi, imbelli nella sintesi; se non che, il metodo analitico non potendo, senza il concorso del sintetico, toccar la cima della perfezione, essi non sogliono conseguirla, eziandio nell' uso del primo; onde riescono accurati e chiari, anzichè sagaci o sottili, e più eccellenti nella forma, che nella sostanza delle loro investigazioni. Usati a riporre il vero nella mezzanità pratica, confondono e ripudiano sovente la logica colla esagerazione, la perfezione coll' eccesso; hanno paura della verità medesima, quando si mostra troppo rigida, difficile, e rimota dalla volgare apprensiva degli uomini. Onde, se professano un razionalismo temperato, non osano essere veramente ideali e platonici; se son cristiani in modo vago e perplesso, si spaventano alla severità cattolica. Insomma, per esprimere il buono e il reo di questa classe con una sola parola, io direi che il contrassegno di questi autori, nel bene come nel male, è l'aurea mediocrità di Orazio; trovandosi nel loro novero fra le diverse qualità d'ingegni, molti dotati di una mezzanità felice, pochi che s'alzino sopra questo segno, niuno infimo, niuno sommo.

L'altra classe di filosofi francesi ha il cattivo, senza il buono della prima, e accoppia a minor sufficienza d' in

gegno e di dottrina una presunzione e un' audacia incredibile. Essa si compone per lo più di giovani, ne' quali l'immaginazione soverchia il buon giudizio, e di uomini inesperimentati, maturi d'anni, ma teneri di cervello, in cui la puerizia della ragione e dell' ingegno è perpetua. Costoro vogliono essere innovatori assoluti, e creare una filosofia nuova, una società nuova, una letteratura nuova, una religione nuova, rivolgendo dalle radici tutti gli ordini morali e sociali degli uomini. A questa classe appartengono i partigiani della democrazia schietta, della comunione dei beni, del progresso continuo, del Cristianesimo umanitario, e certe sette speciali, che fanno professione di voler rifare di pianta le cose umane; alle quali sette farebbe meraviglia il vedere accostarsi alcuni nomi di riputazione non affatto volgare, se non fosse troppo evidente che gli uomini grandi dell' età nostra sarebbero stati assai piccoli in altri tempi ; quasi individui di statura ordinaria, che nel paese de' pigmei paiono giganti. A misurare il decadimento delle lettere e delle scienze speculative in Francia, da cento anni in qua, (il quale va tuttavia crescendo in modo spaventevole, e condurrà in meno di un altro secolo quel bel paese a una vera barbarie, se i savi non vi riparano,) egli basta il por mente a coloro, che signoreggiano fra la turba dei loro paesani, e che vengono nell' opinione gallica, lodatrice immoderata delle cose proprie, levati alle stelle. Ma per tornare agli stravaganti, guardando alla grandezza e all' arditezza dello scopo, la loro scuola potrebbe parerti maggiore di tutte, se la sufficienza degli uomini rispondesse al proposito. Essi hanno grandissima penuria di retto senso e di quel giudizio, che è così necessario a cogliere il vero speculativo e il vero pratico nelle scienze e nella vita, come ad effet

tuare il bello nelle lettere e nelle arti; giacchè l' ingegno, senza il retto senso, non basta, come il retto senso, senza l'ingegno, non prova. Non sono neanco ricchi d'ingegno, o abbondevoli di dottrina: quello per lo più è volgare, questa falsa, indigesta, superficiale. Sono oscuri e confusi, anzichè profondi pigliano i paradossi per invenzioni : credono che l' insueto e l' inaudito per ciò solo sia vero ; e si rendono strani, non sapendo essere pellegrini. Non si piacciono altrove, che negli eccessi; e il moderato non va loro a grado, solo perchè è moderato. Non hanno quella limpidezza e aggiustatezza di forme, che è frequente negli altri scrittori : amano lo stile gonfio, poetico, affettato, lezioso: son dettatori di cattivo gusto, come pensatori di pessimo giudizio. Confondono, ragionando e scrivendo, lo sforzo col vigore, la profondità colle tenebre, la declamazione coll' eloquenza. Si dilettano sovrattutto dei neologismi; e quando hanno saputo inventare un vocabolo o una frase, che sa di barbaro, se ne rallegrano, come se avessero trovata una idea nuova. Sprezzatori dell' analisi, e inetti a metterla in opera, si sforzano di procedere col metodo contrario; ma leggieri e petulanti come sono, non vi riescono meglio; il loro raziocinare è un paralogizzare continuo, e i lor sistemi un guazzabuglio. I quali sono per altro poco contagiosi, perchè essendo sforniti di ogni vero pregio intrinseco ed estrinseco, e fondati in aria, dopo un breve romore, cadono da sè. Ciò che manca sovrattutto a costoro è la virilità dell' ingegno e del sapere; onde hanno assai del fanciullesco, e si potrebbero chiamare con una frase di Cicerone, filosofi minuti e plebei; giacchè la plebe e i ragazzi si somigliano. E in effetto l'universale di questi scrittori, è di poca levatura, i più son da nulla, e i migliori non oltrepassano il mediocre.

I filosofi speculativi, che si chiamano volgarmente eclettici, appartengono quasi tutti alla prima, e più onorevole schiera. Alcuni di essi sono dotati di buono ingegno, e bene meritarono della filosofia, sostituendo al brutale sensismo, che signoreggiava, il razionalismo psicologico. Propriamente parlando, sono più scozzesi e critici, che eclettici; giacchè la sostanza delle loro dottrine appartiene alle scuole di Edimborgo e di Conisberga. Se non che, essi le perfezionarono con alcune analisi dedotte da altre fonti; e alcuni di loro, come il Maine-Biran, e il Royer-Collard, le arricchirono di osservazioni acute e recondite. Il Jouffroy può essere considerato, come il principe della scuola, e quest' onore gli si debbe, per l'aggiustatezza del suo procedere analitico, la chiarezza semplice ed elegante della esposizione, la modestia, la gravità, la sodezza del suo fare, e sovrattutto per quello schietto amor del vero, che riluce ne' suoi componimenti. Io lo predicherei per un perfetto analitico, se l'analisi potesse da sẻ sola ricevere la sua perfezione; se questo medesimo scrittore così perito nell' adoperarla, non mi provasse col suo esempio la necessità della sintesi, essendo incorso per difetto di tal sussidio in errori notabili. (35). Ma cotali peccati si vogliono imputare al metodo, anzichè al filosofo; perchè fuori dell' ontologismo, la scienza è incompetente a fondare la verità e la virtù, la certezza e il dovere, su basi inconcusse. Alla stessa cagione si vuol attribuire la leggerezza, con cui il Jouffroy discorre della religione e del Cristianesimo, degnissima certo del secolo, ma indegna di uno spirito così fino e così assennato 1. Si vorrebbe pure che nelle cose di fatto cgli fosse men ligio al costume corrente, e più solle

1 Consid. sulle dott. relig. di V. Cousin, pag. 129-132.

cito di quella esattezza, senza la quale l'erudizione è sempre inutile, spesso perniciosa 1.

Vittorio Cousin è un elegante e talvolta eloquente dettatore, e per abbondanza, splendore, brio, scioltezza e sanità di stile, uno de' primi scrittori francesi; ma non è filosofo. Mancagli a tal effetto la fecondità dell' ingegno, mancagli la forza e l'uso del meditare, e sovrattutto quella coscienza intellettiva, per cui lo spirito apprende fortemente il vero, penetra nelle sue viscere, lo esprime con semplicità energica, e comunica altrui quel vivo intuito, e quella profonda persuasione, che ne ha in sè. Egli non mente già al lettore e a sè stesso; e ogni qual volta significa sentimenti nobili, si vede ch' egli ne è penetrato, si vede che è capace di sentire il bello e di apprezzarlo; il che mi piace di notare espressamente, perchè lo studio delle parti ha procacciato a quest' uomo una folla di nemici, che si mostrerebbero ancora più degni di difendere la libertà, se fossero più solleciti della moderazione e della giustizia. Ma quando egli entra nel giro delle idee, siccome le dottrine, che espone, non sono sue proprie, ma prese dagli autori, egli le maneggia piuttosto a guisa di retore, per dar loro una bella forma, che a guisa di filosofo, per possederne e tragittarne in altri la verità intima ; e spesso anche le travisa e le altera, accadendo di rado che l'uomo penetri profondamente ed esponga fedelmente i concetti alieni, e si valga delle cose accattate, come delle proprie. Se per brio, vivacità, e un certo impeto cavalleresco di stile, egli scuote il lettore, riesce difficilmente a persuaderlo; giacchè le sue idee mancano di precisione e di

1 Teor. del Sovr., not. 31, 88.

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