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e conoscibili. Invece di dire, niente trovarsi nell' intelletto, che non sia prima nel senso; il che è fuor di dubbio, se s' intende in un certo modo; sarebbe assai più proprio lo stabilire l'adagio contrario, affermando, non darsi nulla nel senso, che non sia stato prima nell' intelletto, come dichiarerò altrove 1. Non si creda però che questa sentenza conduca all'idealismo ontologico. Gl' idealisti dicono che la sensazione è l'idea trasformata, e le negano ogni realtà, come sensazione. La cagione del loro errore consiste nella formola della loro ontologia, di cui la formola psicologica è la versione e la copia. Siccome essi disdicono all' Idea la virtù creatrice nel giro delle cose reali, sono eziandio costretti a negarla negli ordini del conoscimento. Ma di ciò in altro luogo.

Il predominio del sensismo nell' età moderna è una delle cause più principali delle angustie, a cui è ridotta la filosofia presente (29). Se si leggono le opere rimasteci di alcuni filosofi illustri dell'antichità, o si cerca di ricomporre coi frammenti superstiti i sistemi degli altri, e quindi si paragona il concetto, ch' essi avevano della filosofia, con quello che noi ne possediamo, senza fare avvertenza all'ordine dei tempi, altri sarebbe inclinato a credere che gli antichi sono moderni e che i moderni e converso sono antichi, ovvero che il progresso dello spirito umano è fatto a ritroso, come quello dei granchi. Leggasi la sola Metafisica di Aristotile, e si consideri quante quistioni vengono trattate profondamente, o almeno toccate da quel gran savio, che a' di nostri sono, non già trascurate, ma ignorate, e nè anco presentite

1 L' Hegel dice altrettanto, ma in un senso panteistico, differentissimo dal nostro.

dalla più parte di que' filosofi, che hanno per così dire in pugno la scienza, e ne sono riputati principi. Che diremo dei filosofi arabici, indiani, cinesi, contuttochè ci siano conti così imperfettamente? V'ha più sostanza ideale negli Upanisadi e nel Taoteching, che in nove decimi dei filosofi francesi, dai tempi di Abelardo sino ai nostri. Che diremo dell' antichissima sapienza, tralucente nei simboli, negli arricordi, nelle favole dell' India, della Persia, della Caldea, della Fenicia, dell' Egitto, delle pelasgiche, elleniche, celtiche e germaniche popolazioni? Perfino nelle ruine americane si possono subodorare i vestigi di un filosofare superiore per alcune parti a quello del nostro secolo. Le vaste dimensioni, e per dir così, le proporzioni enciclopediche e colossali della filosofia, furono conservate eziandio nel medio evo, per quanto lo comportava la rozzezza dei tempi, atteso l'autorità suprema che ci aveva Aristotile, e la larghezza dell' Idea cattolica.

Ma ai di nostri la filosofia, fuori di Germania, si riduce a due o tre punti di psicologia, anzi per molti, alla sola quistione dell' origine delle idee. La qual quistione è, senza dubbio, di momento; ma non può essere trattata a dovere, nè acconciamente risoluta, se non dopo parecchie altre, e segnatamente dopo molti teoremi ontologici; giacchè non si può conoscere la genesi delle idee, se non si conosce prima la genesi delle cose, essendo quella a rispetto nostro la derivazione e l'espressione di questa. I Tedeschi sono in parte immuni da questi difetti : il loro metodo, se non è veramente, si sforza di essere ontologico; il cerchio delle loro cognizioni spazia ampiamente, ed è talvolta vizioso per soverchia grandezza, come quello, che usurpa le giuridizioni delle altre discipline. Se non che, la filosofia ger

manica è rosa dal tarlo del panteismo, che impedisce l'ingegno de' suoi cultori di portare condegni frutti. Ma tornando ai sistemi, che signoreggiano nelle altre province d' Europa, dico che la loro meschinità e grettezza a ragguaglio degli antichi, è un effetto del sensismo, che ne vizia le radici. Laddove i migliori filosofi dell'antichità gentilesca tengono più del cristiano, che del pagano; i moderni ritraggono assai meno dall' Evangelio, che dalle false religioni precorse alla sua promulgazione. Il che non è difficile ad intendersi, se si considera che le dottrine, verbigrazia, dei Platonici e dei Pitagorici, erano rivi assai meno discosti dalla sorgente della rivelazione primitiva, che il psicologismo e il sensismo moderno non sono dai fonti cristiani. Quelle erano tradizionali, per quanto le tenebre del gentilesimo il consentivano questi sono eterodossi per essenza, e hanno rotto ogni legame colla religione. La libertà sfrenata, onde si pregiano, è il verme che li divora, e gli adduce a vergognosa morte.

I sensisti, collocando nei sensibili la base di ogni conoscenza e di ogni esistenza, oltre allo spiantare la speculazione, tagliano i nervi del discorso e del sapere in generale, e nocciono a tutta l'enciclopedia. Può parere a prima fronte che il loro modo di filosofare conferisca alle scienze osservative e sperimentali, come quello che converte la filosofia medesima in una disciplina dello stesso genere, e ne fa per così dire un ramo della fisica. Ma il contrario accade, chi consideri attentamente. Senza entrare nell' intima ragione delle scienze naturali, il che vorrebbe un lungo discorso, mi contento di notare che esse, come ogni altra disciplina, richieggono nei lor cultori un abito d'ingegno sagace e profondo,

che penetri addentro, quanto meglio è possibile, nelle viscere del suo oggetto. Ora il sensismo, che di sua natura se ne va tutto in superficie, (giacchè i sensibili sono la corteccia delle cose,) dee ingenerare nello spirito de' suoi cultori una disposizione contraria alla profondità, e renderlo a lungo andare simile a sè medesimo. E cosi è veramente; tanto che non si può immaginar nulla di più frivolo e superficiale, che questo sistema, eziandio ne' libri de' più ingegnosi fra' suoi seguaci. Nè i sensisti, (parlando in generale,) hanno propriamente ingegno; ma bensì spirito; che è la disposizione più connaturale alla loro foggia di filosofare. Leggi gli scritti del Condillac, dell' Helvetius, del Cabanis, del Tracy, e non ti potrai dolere che non siano spiritosissimi; e anche troppo ; ma l'ingegno, cioè la profondità e la virilità del pensiero, al tutto manca. I loro sistemi sono lavorietti arguti, sottili, ma miscroscopici e delicatissimi, che non hanno più consistenza di un ragnatelo, e se ne vanno con un soffio. Quindi è, che la nota più insigne del sensismo, se hai l'occhio solamente alle forme, è la fanciullezza: ci trovi l'aria, le fattezze di un bambino; e bene spesso anco l'innocenza; perchè ti accorgi che que' buoni filosofi sono per lo più uomini della miglior pasta del mondo, e non hanno il menomo sospetto della maravi gliosa vanità dei loro sistemi; come ragazzi, che congegnano le mulina di paglia, e i castellucci di carte, colla gravità e colla premura, che gli uomini mettono nei negozi. Insomma il sensismo è il bamboleggiare, o piuttosto il rimbambire, della filosofia, e non ha maggior momento di un giuoco ingegnoso, com'è, verbigrazia, quello degli scacchi. Anzi io reputo che i buoni scacchisti siano più difficili a formare e a trovare degli eccellenti sensisti, e che la società umana si vantaggi tanto meglio dei primi, che dei secondi, quanto l'opera di quelli

è più squisita, e il passatempo lontano da ogni peri

colo (30).

La scienze storiche sono oggidi in voga, sia perchè la quantità dei materiali archeologici e filologici, di cui possiamo disporre, è maggiore che per l'addietro, e perchè versando esse sui fatti, paiono avere più saldezza delle idee in un secolo propenso a chimerizzare o a dubitare, e perchè in fine gustano meglio agli spiriti sodi, che in questa inopia di buone dottrine, non si risolvono a pascersi di fummo e di vento. Perciò la predilezione per la storia indica sanità di giudicio; forse talvolta con qualche debolezza; perchè gl' ingegni forti non amano per lo più di fermarsi nei fenomeni, sapendo camminare e spaziare con passo spedito e sicuro nel mondo razionale, non meno che in quello dei sensi. Che se il sensismo potè favorire da un lato gli studi storici, nocque loro dall'altro, non solo per l'abito superficiale, di cui informa gl'intelletti, ma eziandio per una ragione speciale, risultante dalla sua intima natura. La qual ragione si è, che il sensista giudica del passato e del futuro dal presente, perchè il presente è la sola dimension del tempo, che faccia impressione nella virtù sensitiva. Ond' egli è poco atto a conoscere ed apprezzare quanto gli occorre di alieno dagli ordini attuali, e manca onninamente di quella dote, per cui l'uomo sa trasnaturarsi all'uopo e trasferirsi collo spirito in tempi e luoghi remoti, di genio e di opere dall'uso nostro differentissimi; manca di quel senso profondo dell'antichità, senza il quale la storia dei popoli vetusti, ancorchè se ne sappiano i particolari eventi, è un enigma impenetrabile. Per la stessa cagione, egli è inclinato a rigettare il maraviglioso e lo straordinario, che esce fuori del consueto tenor di natura. Ma quello, che

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